Cosa aspettiamo? I tempi per una nuova sinistra sono maturi…
set 11th, 2024 | Di Thomas Munzner | Categoria: Dibattito PoliticoCosa aspettiamo? I tempi per una nuova sinistra sono maturi…
di Nico Maccentelli
Dopo decenni di inciuci italici tra i piccoli soggetti della sinistra radicale, dopo il fallimento del Noveau Front Populaire in Francia, nonostante la vittoria elettorale (Melenchon non aveva fatto i conti con massoni ben più potenti i golpismo permanente di Davos…) e nell’era di una sinistra liberale che da Blair in poi ha assunto il ruolo internazionale di massima espressione del suprematismo atlantista, finalmente una nuova sinistra dalla Germania: il BSW di Sahra Wagenknecht.
Le elezioni regionali in Turingia e Sassonia, infatti, parlano chiaro:
A) vincono i partiti che rimettono al centro la sovranità nazionale poiché è chiaro anche alla popolazione meno acculturata e alle fasce più popolari che da tale sovranità passano i bisogni e gli interessi sociali della popolazione
B) il declino della sinistra neoliberale nelle sue varianti è determinato dal suo posizionamento a zerbino nei confronti del neoliberismo atlantista, europeista e guerrafondaio
C) se si afferma la destra più estrema è perché la sinistra non fa ciò che le masse popolari si aspettano, ossia tutelare i loro bisogni e interessi mettendoli al centro
D) non c’è alcuna affermazione di un chissà quale fascismo: gran parte dell’elettorato, così come chi si astiene, si è rotto le tasche di una politica asservita
E) vince anche una sinistra che non rinnega la propria vocazione, ossia la giustizia sociale e la lotta di classe per conseguirla e che non pratica i soliti inciuci come in Francia, individuando bene chi è il nemico principale e sapendo che non è la destra la forza favorita dagli imperialisti di Washington e Bruxelles
F) aver giocato la partita in modo coerente, senza infingimenti demagogici, quindi correndo da sola, alla fine pagherà per la sinistra sovranista, con una crescita di consenso che apre a nuove prospettive
E) se confrontate la strategia del fronte popolare che in Francia ha riportato Macron in sella per conto dell’oligarchia atlantista e quella di Sahra Wagenknecht, comprenderete quale sia la strada giusta per le sinistre europee che non si sono vendute e che hanno compreso quale sia l’essenza del potere dominante, al di là della vecchia e stantia visione di un fascismo ormai morto e che riaffiora in altre modalità e schieramenti
E’ indubbio che se si vuole ricostruire una sinistra antiliberista e che riprenda la sua antica vocazione di soggetto che afferma diritti sociali, bisogni delle masse poplare diventandone voce ed espressione polituca, occorre fare due scelte irreversibili:
1. Abbandonare ogni ipotesi di unità delle sinistre che comprenda la sinistra dem neoliberale con l’illusione di influenzarne la politca sia a livello centrale che periferico-amministrativo
2. Abbandonare la dicotomia meccanicistica destra-sinistra e una visione retrò di antifascismo divenuto ormai da salotto ed elettoralista, mentre il fascismo vero, o comunque l’autoritarismo è da un’altra parte… magari proprio quella che ritieni la tua
Questa operazione l’ha fatta molto bene la Wagenknecht, cha saputo riprendere la bandiera della giustizia sociale, del ripudio della guerra eterodiretta di USA e NATO e della valorizzazione dell’identità nazionale. Quest’ultima è una vera e propria bestemmia per i seguaci della cancel culture e del woke ossessivo, che ormai sono le salse più opportune per ogni “rivoluzione colorata” al servizio di Washington, dei suoi servizi di intelligence, dei suoi influencer, fondazioni e ong varie. Ma Sahra spiega molto bene quanto questo concetto sia di sinistra, distinguendosi dal nazionalismo becero e sciovinista della destra, che ci mette pure il razzismo e il suprematismo nazifascista classico.
Nella sua opera CONTRO LA SINISTRA NEOLIBERALE (Fazi Editore), ogni accusa di rossobrunismo viene rispedita al mittente, poiché l’identità di una popolazione in un dato territorio è un collante sociale di fronte alla turbofinanza e a un sistema che regola le filiere e il flusso delle merci alla bisogna. E che semmai l’integrazione è nel bilanciamento dei flussi in rapporto alle possibilità di integrazione e dei servizi per tutti (un welfare universale, il contrario della speculazione dei privati…) e non nelle mire di un borghesia capitalista che usa i migranti per fare guerre tra poveri, concorrenza tra forza-lavoro, senza integrare un bel nulla, salvo poi servirsi delle solite anime candide con lacrime false. Cosa c’è di progressivo nell’imporre nuove discriminazioni alla rovescia, nel cianciare di diritti delle minoranze, sostendo la forma delle e rovesciate e non invece la sostanza di un diritto alla casa e a un lavoro per tutti? Questa schizofrenia deve finire mandando a casa questa sinistra delle ztl. E gli elettori tedeschi lo hanno capito.
Il sovranismo è internazionalismo, perché liberare dalla devastazione anarcoliberista un paese significa indebolire il fronte capitalista e rafforzare i movimenti di massa anticapitalisti di altri paesi. Tanto più che la questione della ovranità nazioanle è stata affrontata nelle situazionoi specifiche da gran parte della sinistra mndiale antimperialista e anticolonialista: America Latina, guerra popolari in Cina e in Vietnam, Algeria, Nicaragua, in Europa quastione basca, irlandese, catalana, corsa… Sono solo glie esempi più evidenti, ma l’intero Noveento è stato fatto di queste rivoluzioni nazioanli anticolonialiste.
Ma oggi la sinistra liberale fino ai falsi anticapitalisti e falsi municipalisti, i disobba, sono con l’Ucraina dei nazi banderisti, non con i sacrosanti golpisti del Sahel. Oggi dunque, la rivoluzione post-sovietica passa per due prese di posizione:
– Il multipolarismo
– la decolonizzazione
Non importa il tipo di sistema che ci si trova in questo fronte. Importa l’accelerazione del declino del dollaro e dell’imperialismo atlantista. La lotta di classe nei singoli paesi non finisce, e i conti si faranno prima o poi con gli oscurantismi da medioevo e con le classi sfruttatrici dirigenti deipaesi che per convenienza hanno scelto il multipolarismo. Quello che conta è capire che dare mazzate all’imperialismo, da qualunque parte provengano significa aprire all’opportunità di processi rivoluzionari, significa avvicinarsi alla possibilità del socialismo, proseguire la lotta di classe a uno stadio più maturo, perché si aprono e si acuiscono altre contraddizioni. E quella tra proletariato e borghesia, tra compradores e campesinos sono sempre compresenti e un un fronte ampio nazionale non si smette la lotta di classe: ciò fa parte della battaglia politica interna per l’egemonia.
Dietro il mondo che ci sta aprendo la Wagenknecht non c’è nulla di rossobrunismo, ma tutto di riaffermazione degli interessi del 90% della popolazione, tutto dell’affermazione dello stato sociale, dei beni comuni, di una più equa redistribuzione della ricchezza sociale, della cooperazione pacifica tra i popoli e i paesi nel rispetto della loro storia e identità comunitaria.
Ovviamente come comunisti potremo anche andare oltre e dare analisi di classe e della situazione concreta più precise. Ma il dirittumanitarismo, la nuova falsa coscienza di una sinistra che ha abbandonato la suo vocazione originaria e primaria non è certo la cassetta degli attrezzi di una politca rivoluzionaria che incida sui rapporti di forza tra sfruttati e sfruttatori.