Nota in margine al manifesto di convocazione della prossima assemblea di Contropiano sul dopo elezioni
apr 15th, 2010 | Di Redazione | Categoria: Primo PianoCari compagni di Contropiano,
a proposito del manifesto di convocazione del convegno “E’ possibile avviare una controtendenza?” del prossimo 27 aprile a Roma, c’è un punto su cui a nostro avviso vale proprio la pena di riflettere e discutere. Nel documento si afferma che “… l’antiberlusconismo – del quale la sinistra è ancora entusiasta – non paga, neanche se riesce a trascinare con sé una parte dei poteri forti.”.
Continua qui: A Contropiano
Per quanto mi riguarda, circoscrivendo il discorso all’Italia e alla sua disperante situazione politica e sociale, ritengo che il primo passo per “liberare nuove forze” e per iniziare un difficile e lungo cammino “rivoluzionario”, preparando le basi per la vera alternativa, non potrà che essere la distruzione di quella oscenità sistemica che è il Pd …
Perché affermo questo, con una certa convinzione?
Perché è proprio la presenza di questa disgustosa “ameba” che contribuisce alla legittimazione del berlusconismo e alla sua affermazione, consentendogli di crescere come un tumore nel tumore – ossia nel corpo di una liberaldemocrazia crepuscolare ed esausta, che rende possibile qualsivoglia “deriva” – rappresentando il Pd un’alternativa, rigorosamente interna al sistema [riformismo di facciata, inane e ipocrita], molto debole e un’opposizione di comodo, o meglio ancora, un’opposizione ufficiale che fa comodo in primo luogo a Berlusconi, per reggersi in sella il più a lungo possibile [fino a raggiungere l’agognato "riparo" del Quirinale], e alla minacciosa Lega che lo tiene ben stretto per le palle, spremendole per ottenere maggior potere.
Quel “partito di plastica” che è il Pd non rappresenta di certo un vero pericolo, un concreto ostacolo per la “presa sulla società italiana”, la stabilità e l’espansione del raffazzonato schieramento di potere/ blocco sociale berlusconiano[-leghista].
Tolta di mezzo la camarilla burocratico-politica pidiina verrebbe meno, fra le altre cose, la legittimazione della maggioranza, il sistema si rivelerebbe – agli occhi di tutti – palesemente “monco”, privo di molti dei soliti alibi da sbandierare mediaticamente per intontire masse obnubilate, le attenzioni della martoriata “pubblica opinione” italiana potrebbero, quindi, rivolgersi direttamente verso l’esecutivo berlusconiano, ponendo spietatamente sotto i riflettori tutte le sue inefficienze, le non-politiche e le politiche sbagliate, e così anche un crescente ed insidioso malcontento, destinato a trasformarsi in vera e propria ira con il procedere della crisi economica e occupazionale, dell’impoverimento di massa.
La stessa Lega sarebbe costretta a venire allo scoperto e a mostrare in piena luce il suo vero volto, applicando più pesantemente le sue politiche dementi e punitive per gli strati sociali più bassi, per il meridione, per milioni di immigrati, scatenando inevitabilmente reazioni contrarie [e, si spera, autentici disordini], di natura politico-sociale, nello stesso nord del paese.
Questo processo – che rimetterebbe in movimento l’impaurita, passiva e sempre più degradata “società italiana” – potrebbe iniziare con uno sfaldamento del cartello elettorale pidiino, parte del quale potrebbe collegarsi con il “centro” opportunistico di Casini e altri, parte con alcuni settori della così detta sinistra radicale [sinistra e libertà, verdi superstiti, eccetera], parte potrebbe restare legato all’IdV [a quel punto in posizione totalmente subordinata] e parte mantenere una maggiore, ancorché inutile, autonomia.
Più spinta sarà la possibile, futura, atomizzazione del “partito che non c’è” e meglio sarà per una concreta, futura Prospettiva Rivoluzionaria …
Mi fermo qui, per ora.
Saluti anti-liberaldemocratici, anti-globalisti e anti-capitalisti
Eugenio Orso
È una tesi, la tua, Orso, interessante. Bisogna liberare forze nuove, scrivi, e questo non sarà possibile senza sbaraccare il PD. Esso rappresenta la legittimazione del berlusconismo, verissimo, come certo antifascismo può essere la legittimazione del fascismo. Penso, però, che la questione non si può porre come in molti nella sinistra estrema una volta facevano riguardo al Pci; il cui riformismo, secondo questi, impediva che le masse potessero aprirsi ad una prospettiva rivoluzionaria. Non mi convinceva allora questa tesi in presenza di un partito dichiaratamente “comunista”, non può convincermi ora in presenza di una forza dichiaratamente non comunista ma liberale e liberista, cioè capitalista. Il Pd non è una forza “riformista”, come si potevano definire i vecchi partiti del movimento operaio: è del tutto interna, come giustamente tu affermi, al mondo della riproduzione capitalistica. Rimango tuttavia dell’avviso che sia meglio sgomberare la strada degli equivoci ingombranti (e questo vale anche per Rifondazione o Federazione della sinistra, Sinistra e libertà ecc.), perché solo quando c’è aria pulita si può respirare bene e provare a scalare la montagna.
Ma, principalmente, il cammino da percorrere richiede che rinascano nella società forze in grado di riappropriarsi di un patrimonio teorico e politico all’altezza dei tempi anche se sempre in sintonia con i grandi ideali che il comunismo ha espresso nei due secoli passati. E questo può accadere se per prima cosa si accantonano ipotesi ormai del tutto prive di capacità propositiva sul piano sia dell’elaborazione teorica sia politica.
Un piccolo appunto, Orso: tu scrivi che le masse potrebbero così (se svanisce l’effetto pidino) rivolgersi “direttamente verso l’esecutivo berlusconiano, ponendo spietatamente sotto i riflettori tutte le sue inefficienze, le non-politiche e le politiche sbagliate…”. Scusa, lo so che potrò sembrarti pedante, ma penso che si debba smettere l’antico vizio della “sinistra” di rimproverare alle forze “padronali” di non saper ben svolgere il proprio lavoro. Porsi su questo piano (al di là delle intenzioni) tradisce una certa propensione all’interlocuzione che, non è il caso tuo, ha sempre contraddistinto il mondo cosiddetto riformista. Loro non fanno politiche sbagliate e inefficienti, fanno le politiche che devono fare, cioè politiche che sono in ogni caso sempre a difesa degli interessi della classe dominante.
Un saluto
Per Antonio Catalano.
La persistenza del Pd contribuisce in modo significativo a legittimare il berlusconismo – e alle sue spalle la Lega che avanza minacciosa , ad ampie falcate – perché di tratta di un “antiberlusconismo non propositivo”.
Ora, l’antiberlusconismo è pienamente legittimo, giustificabile, ed anzi, è un “imperativo etico”, ma non lo è certo nell’accezione pidiina e bassamente utilitaristica dello stesso, che consente al più un “gioco di rimessa”, per il quale non sembrano necessari l’elaborazione di vere proposte politiche e un collegamento con la realtà sociale.
Non a caso, sotto sotto si spera nella dipartita di Berlusconi come soluzione ottimale del problema, nel conseguente [e praticamente] certo sfaldamento del suo cartello elettorale, per “andare al potere” [qui si intende la pura occupazione dei posti di potere, fine a se stessa] senza sforzo alcuno e senza doversi occupare di fastidiosi problemi economici e sociali, della proposta politica che costa fatica e che sola potrebbe portare ad una stabile estensione del consenso.
Per quanto riguarda il vizio di rimproverare le forze “padronali”, le quali stanno semplicemente facendo “il loro mestiere” sono certo consapevole che dovrebbe essere rimosso, superato.
Per comprendere un poco meglio il mio discorso in proposito, se sei interessato, puoi consultare il mio blog, Pauper Class, in cui presento uno scritto abbastanza articolato [pur se comunque sintetico] su questo tema.
Resta il fatto che indubbiamento la persistenza del Pd è un ostacolo allo sblocco della situazione italiana, che se resterà bloccata ancora per qualche annetto – magari con Berlusconi che riesce a raggiungere il “riparo” del Quirinale e la Lega che continua nella sua avanzata devastatrice – porterà il paese alla cancrena …
Saluti anti-sistemici
Eugenio Orso