Imperiarcato e sociopatia
feb 22nd, 2024 | Di Thomas Munzner | Categoria: Politica InternazionaleOtto Dix, Sturmtruppe geht unter Gas vor (Assalto con i gas), 1924
Imperiarcato e sociopatia
di Piero Pagliani
Dopo aver preparato la trappola ucraina per anni e anni, per lo meno da quando lo stratega statunitense della Guerra Fredda, George Kennan, scongiurava di non farlo, di non allargare la Nato a Est, ed era il 1997, e dopo averne accelerato la messa a punto a partire dal golpe nazista della Maidan nel 2014, gli Usa, la Nato e tutto l’Occidente ci sono cascati dentro. Da soli. Ripeto: sono cascati dentro la trappola che avevano accuratamente preparato.
E ora non sanno come uscirne.
Si agitano senza un piano e continuano a chiedere agli ucraini di immolarsi per non fargli perdere del tutto la faccia, alimentare ancora un po’ il business della loro industria militare e dargli tempo per capire come scappare fuori dal pantano.
Nel frattempo per consolarsi si raccontano le favole da soli, come ha recentemente fatto su Foreign Affairs il capo della CIA, William Burns:
«L’obiettivo originale [di Putin] di conquistare Kiev e soggiogare l’Ucraina si è dimostrato folle e illusorio. Il suo esercito ha sofferto immensi danni. Almeno 315.000 soldati russi sono stati uccisi o feriti» [1].
Ex analisti militari americani e persino della CIA, preoccupati che ormai da tempo i servizi di intelligence raccontino solo quello che i politici neo-liberal-con voglio sentirsi raccontare, dicono tutt’altro, in base ai dati: la Russia non ha mai cercato di prendere Kiev (aveva dislocato lì meno di un ventesimo delle truppe necessarie a farlo).
Volevano solo esercitare una pressione politica (che a Istanbul stava per avere successo, e la guerra sarebbe finita subito) e distrarre l’attenzione da quanto stavano preparando nel Donbass (che si rivelò utile quando Johnson vietò a Zelensky di firmare gli accordi di Istanbul). E in base alle informazioni dei contatti che ancora hanno negli apparati di sicurezza americani, questi analisti parlano di max 35.000 caduti russi (nessun dato sui feriti) a fronte di un numero di soldati ucraini uccisi nell’ordine di varie centinaia di migliaia (se mandi allo sbaraglio civili con una divisa e un fucile contro reparti specializzati nemici, senza copertura di artiglieria e senza copertura aerea, il risultato non può essere che questo e la scoperta che 3,4 milioni di maschi ucraini in età da militare risultano all’anagrafe ma non risultano abitare da nessuna parte, perché nascosti chissà dove per evitare di essere mandati al macello – il presidente ucraino Voldymyr Zelensky ha appena chiesto al Parlamento di Kiev, la Verkhovna Rada, di estendere la legge marziale e la mobilitazione generale per altri 90 giorni, sino al 14 maggio 2024. Sarebbe la nona volta. Sembra che in questa tornata sia prevista anche una massiccia mobilitazione di donne. Nella frattempo ha licenziato il capo dell’Esercito, Valery Zaluzhny, mettendo al suo posto il generale Oleksandr Syrsky, già comandante delle forze di terra, più propenso di Zaluzhny alla “difesa fino all’ultimo uomo” della linea fortificata da cui doveva partire la famosa controffensiva di primavera, invece di salvare le forze rischierandosi in posizioni più arretrate).
Ovviamente Burns parla anche dei presunti “danni economici irrimediabili” subiti dalla Russia: «Nel frattempo l’economia della Russia sta soffrendo una battuta d’arresto di lungo periodo e il Paese sta segnando il suo destino di vassallo economico della Cina».
Peccato che la Russia crescerà il triplo dei Paesi europei e anche più degli USA [2].
E peccato che Burns in storia, in logica e in geopolitica sia un asino: se una superpotenza militare collabora con una superpotenza economica, nessuna delle due è vassalla dell’altra. Per il semplice motivo che i centri egemonici storicamente concentrano su di sé il predominio politico, quello militare e quello economico – sostanzialmente i tre “varna” fondamentali superiori: sacerdoti (brāhmaṇa), guerrieri (ksatriya), mercanti e artigiani (vaisya) – predomini che attualmente sono suddivisi tra Cina, Stati Uniti e Russia. È quindi del tutto fuorviante ragionare solo in termini di signore-vassallo come fa Mr. Burns.
Come possiamo rubricare i suoi svoli di fantasia? Cantarsela e suonarsela da soli? Automedicarsi? Vivere in un universo parallelo?
Perché questa ignoranza? Perché questi errori di valutazione? Perché questi errori di parallasse?
Ci sono varie ragioni. Ho già discusso altrove i motivi sistemici che hanno spinto l’Occidente a cercare di sbarazzarsi della Russia come ostacolo nel futuro scontro tra Stati Uniti e Cina e al mantenimento del predominio americano in contrasto a un nuovo ordine mondiale di tipo multipolare [3]. Un ostacolo, la Russia, che è stato sottovalutato in modo clamoroso dagli strateghi occidentali legati al pensiero politico che, propriamente, viene oggi chiamato non più solo “neo-con” (neoconservatore) ma “neo-liberal-con” (essendo largamente bipartisan). Una sottovalutazione che si sta dimostrando un’immane tragedia per gli Ucraini, una tragedia con ben pochi precedenti, una tragedia voluta e prevista [4].
Qui citerò invece un altro motivo, se vogliamo meno “strutturale”, un motivo che può essere sfuggente perché vi siamo immersi anche noi fino al collo: la lettura distorta degli eventi storici, la lettura diciamo “piaciona”, autogratificante, ideologica.
Se si vuole riscrivere la Storia a proprio uso e consumo, va bene. Si può anche riscrivere la Matematica [5]. Ma poi se ne pagheranno le conseguenze, per generazioni a venire.
Negli Stati Uniti lo hanno già fatto. Se si descrive il generale Patton come un genio militare e si sostiene che sono stati gli Alleati a sconfiggere il nazismo in Europa, e se lo si scrive non solo nelle sceneggiature di Hollywood ma anche nei libri di testo di West Point, e se in aggiunta i manuali tattici e operativi si basano sulla prima guerra mondiale, sul punto di vista tedesco della seconda e sulla Guerra del Golfo, il disastro se ci si scontra con un nemico come la Russia è assicurato.
Perché si parte da premesse false: infatti è un dato storico che l’80% della Wehrmacht fu distrutto sul fronte orientale. E i grandi politici di una volta, da Eisenhower a Churchill, lo riconoscevano. Ed erano costretti ad essere onesti perché sapevano che scontrarsi con la realtà per averla manipolata ideologicamente, avrebbe condotto a un disastro. Il maresciallo Montgomery, comandante delle truppe britanniche durante la Seconda Guerra Mondiale, in un’audizione alla Camera dei Lord del 1962 riguardante lo scenario di una futura terza guerra mondiale avvertì: «La regola 1, alla pagina 1 del manuale di guerra dice: “Mai marciare su Mosca”».
Eppure con l’estensione della Nato a Est è successo esattamente questo. E il perché di quella “regola 1” è oggi capibile in tutta la sua drammaticità. Il già citato George Kennan la conosceva e l’aveva rielaborata e aggiornata. Di conseguenza nel 1997 sul New York Times ammoniva che questa espansione sarebbe stata un “fateful error”, un errore fatale [6].
Ora, è un po’ come il famoso “figliarcato”, per usare il termine salace di Paolo Crepet, che tuttavia interpreto in un senso più ampio [7]. Se non fai scontrare mai tuo figlio con la realtà, se gli dai sempre ragione, se gliela dai sempre vinta, se non lo metti mai di fronte ai suoi difetti e alle sue debolezze, una volta che deve affrontare il mondo adulto reale, il rampollo passerà dal delirio di onnipotenza alla depressione, alla fissazione, alla sociopatia (disturbo della personalità del cluster B secondo il DSM – Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders – assieme al disturbo istrionico di personalità e al disturbo narcisistico – li ritroviamo tutti nella propaganda e nell’uso smisurato di tecniche di PR).
Se dunque la Storia non è più studiata con criteri di verità ma di autocompiacimento (e adesso persino riscritta, insieme alla letteratura e alle scienze, secondo l’ideologia woke) poi, a parte il degrado della strumentazione tecnica, scatta implacabile il principio ex falso sequitur quodlibet dello Pseudo-Scoto. Dalla falsità posso far discendere tutto. Comprese altre falsità. Ma più che altro una contraddizione dopo l’altra e si perpetuerà una visione alterata della realtà che sbatterà il naso contro i fatti. E i fatti sono le cose più ostinate del mondo diceva Woland nel “Maestro e Margherita”.
Così succede dove vige l’imperiarcato, perché da esse si generano bias cognitivi.
E ci si mette in trappola da soli.
Cosa che sta succedendo anche in Medio Oriente.
Se si dà corda senza alcun limite a uno Stato come quello di Israele la cui ideologia dominante è l’espansione continua, il diniego dell’umanità dell’altro, l’apartheid e il genocidio come mezzi, beh, insomma, la Storia ci dovrebbe dire dove si va a finire.
In Medio Oriente basta una scintilla perché decenni di Storia vengano al pettine. Perché quando si lasciano incancrenire i problemi oltre ogni limite e decenza non può essere che così.
E ora la marina della UE, in una parvenza di autonomia nella sudditanza, dovrebbe andare dove si è già incagliata quella anglo-americana. Ti tiro un missile. Io allora te ne tiro un altro. Allora io te ne tiro due. E io te ne tiro un altro, tanto da qui non mi muovo, e continuo con la mia chiusura selettiva antisraeliana dello Stretto di Bab al-Mandab. Sono 10 anni che noi Houthi veniamo bombardati e non ci muoviamo. Volete provarci veramente voi? Prego, accomodatevi!
Ti tiro un missile e aspetto che tu me ne tiri un altro. Che grande strategia!
E siccome basta una scintilla, ecco che un drone è andato a chiedere conto della presenza illegale in Siria della base americana di al Tanf, schiantandosi sulla Torre 22, un avamposto in Giordania di questa base [8]. Tre morti e una trentina di feriti.
Cosa faranno gli Stati Uniti? Hanno già scatenato una “rappresaglia multipla”, come è stata definita da Biden. Una rappresaglia perché qualcuno li vuole scacciare dalla casa in cui sono entrati illegalmente con la forza. Perfetto. Poi parlano di “ordine internazionale” e “rule of law”.
Ora negli Stati Uniti c’è chi pensa a come disimpegnarsi dal Medio Oriente (un esercizio ricorrente) e chi invece vorrebbe allargare il conflitto al di là di ogni misura e limite (anche questo un esercizio ricorrente): “Hit Iran now. Hit them hard” scrive su X (Tweeter) il senatore della Carolina del Sud, Lindsey Graham:(ehi! Nikki Haley è stata governatrice della Carolina del Sud. Bella gente amano votare i carolini).
Sì, dai! Bombardiamo l’Iran. Così gli iraniani per prima cosa attueranno la chiusura (selettiva) dello stretto di Hormuz da dove passa il 30% del petrolio. E in contemporanea raderanno al suolo le basi statunitensi in tutta l’Asia Occidentale. Un bersaglio ricco e numeroso [9].
E Teheran ha tutti i mezzi per poterlo fare.
Così la nostra economia andrà ancora più speditamente a picco. Già gli USA ci hanno tagliato via dal gas e dal petrolio russi costringendoci a comprare il loro GNL al triplo e a volte al quintuplo di quanto costa da loro, così che molte aziende europee si sono già involate oltre Atlantico.
Adesso, per questioni “ambientali” (scusate, mi viene da ridere), Washington ha imposto restrizioni alle esportazioni. E’ quindi facilmente prevedibile un altro esodo di aziende europee: visto che c’è il riscaldamento globale, si può produrre solo negli Stati Uniti. Soltanto il Sole24Ore può scrivere che la stagnazione che sta colpendo la Germania, la “locomotiva d’Europa”, è una “sorpresa” [10].
E comunque anche l’economia reale degli Stati Uniti sta soffrendo. Poi le statistiche e l’economia fittizia raddrizzeranno le cifre e daranno una mano a Biden. Ma la desolazione in America la sentono.
A proposito, vi ricordate il film “La seconda guerra civile americana”? Ebbene di fatto è scoppiata nel Texas dove la Guardia Nazionale ha esautorato le guardie federali dal controllo delle frontiere per bloccare il flusso di emigranti e 25 stati repubblicani hanno promesso di inviare la loro guardia nazionale se quella texana dovesse scontrarsi coi federali [11]. Il governatore del Texas, Gregg Abbot, ha accusato l’amministrazione Biden di aver fatto passare 8 milione di clandestini, con tutto che le pattuglie avevano fermato nel 2022 e nel 2023 circa 200.000 immigrati al mese.
Ora nel Texas gli immigrati clandestini possono essere arrestati.
Domanda: è un crimine l’emigrazione? No. Un “no” secco.
Altra domanda: può un Paese che sta andando a rotoli accogliere milioni di immigrati? No, se per “accogliere” non intendiamo permettergli di entrare per andare a fare gli schiavi nelle piantagioni o essere irretiti dalla malavita (perché devono pur campare).
Ma questo è il destino in economie sempre più bramose di profitto e la cui bramosia di profitto, che è ciò che manda a rotoli il Paese (una contraddizione reale), rovina interi strati sociali della propria nazione e di intere nazioni estere che non riescono a mantenere dignitosamente i propri giovani. Perché aveva ragione il tanto vituperato papa Ratzinger: il primo diritto è quello di non dover essere costretti a emigrare. Parole da non confondere col pelosissimo “Aiutiamoli a casa loro” di Salvini al quale non posso che ricordare le parole di Thomas Sankara, il grande presidente rivoluzionario del Burkina Faso ucciso nel 1987 in un colpo di stato sostenuto da Francia e Stati Uniti: «L’aiuto serve soltanto se aiuta a uccidere l’aiuto».
Ma Ratzinger fece tanto incazzare i buonisti (che solitamente nemmeno sanno chi è Sankara). E allora, cari buonisti, prendete voi un gommone, andate in Libia e poi passate i deserti e andate là da dove sono partiti gli emigranti. Così forse capirete quelle parole.
C’è una soluzione alle due risposte contraddittorie precedenti? Solo una società non basata sull’accumulazione senza fine. Per adesso dovremo arrabattarci tra buoni sentimenti, guerre tra poveri (volute), insicurezza sociale, crescita della delinquenza spicciola e sempre più violenta, pulsioni forcaiole, aumento del razzismo, nascita di ghetti poi difficilmente gestibili. Tutte cose interconnesse ma la cui radice sta altrove. Bisogna scovarla e rimuoverla. Non è necessario assalire il Palazzo d’Inverno (prima occorrerebbe per lo meno capire dov’è). Si può partire rifiutando le politiche di austerità e di privatizzazione e difendendo i servizi sociali (per tutti, immigrati compresi) a partire dalla Sanità Pubblica. E dovremo iniziare a ragionare sulla concomitanza di due fenomeni in diretto contrasto: il declino sistemico dell’Occidente e l’aumento dell’emigrazione in Occidente. Un vero e proprio contorcimento di ogni logica, che non può generare che drammatiche contraddizioni.
Sicuramente una cosa è chiara: tutte le promesse occidentali, le promesse di sviluppo, le promesse di progresso si sono rivelate fasulle o insostenibili. Non può considerarsi un mistero allora che la reazione a questa delusione della “modernità” sia il rifugio nel passato, addirittura in fedeltà premoderne. I nuovi fondamentalismi sono fenomeni sociali, non metafisici.
E qui dobbiamo allora affrontare l’altra parte della medaglia. Se da un lato al governo in Occidente c’è una selezione di sociopatici, di ignoranti e sovente di perfetti imbecilli, dall’altra c’è chi crede a loro, alla loro propaganda e li vota.
Non sto parlando di chi ha votato una destra che predica A piuttosto di una sinistra che predica B. Perché tanto fanno tutte e due C (in termini matematici: convergono). Sto parlando di una cosa molto più seria: di una profonda crisi morale e intellettuale della nostra società nel suo intero. E di questo degrado la mia generazione, la generazione sessantottina, è parte in causa. È parte attiva. E dovremmo vergognarci. E invece siamo sempre così supponenti, così arroganti, così saputelli mentre non siamo nemmeno capaci di vedere le cose che ci passano davanti agli occhi con chiarezza abbacinante. Sempre pronti a far la predica agli altri, sempre intenti a rimbalzare tra cattiva coscienza e falsa coscienza, a dichiarare che siamo gli stessi di prima mentre abbiamo tradito tutto ciò che potevamo tradire.
E sta arrivando il conto.