Lega e appartenenza
apr 7th, 2010 | Di Redazione | Categoria: Primo PianoIn seguito al risultato elettorale si è parlato molto di Lega e del suo successo politico (anche se pure lei ha visto calare i suoi voti). Da più parti si evidenzia il suo carattere di insediamento nel “territorio” (parolina magica), la sua internità ai problemi della popolazione, la sua capacità di essere presente nella risoluzione di vertenze locali in merito a servizi, lavoro, sicurezza.
Da più parti si sottovaluta pericolo rappresentato dalla Lega.
In Europa la Lega è collegata con i movimenti xenofobi degli altri paesi, dai gruppi olandesi, ai “veri finlandesi”, allo Jobbik ultra-nazionalista in odor di vincere le imminenti elezioni in Ungheria …
Un mio amico filosofo, che passa parecchio tempo a Budapest [era in buoni rapporti con il defunto József Antall e collabora con la Biblioteca Nazionale di Budapest] per definire sinteticamente lo Jobbik, del quale ha conosciuto capi e capetti, usa l’espressione “immondizia” …
Ebbene, questo gruppo sembra essere in buoni rapporti con la Lega bossiana [e con Mario Borghezio, uno degli orchi leghisti più noti e più pittoreschi, che tiene i rapporti con i movimenti europei "fratelli"] evidentemente perché vi sono fra i due gruppi “valori”/ disvalori [e obiettivi] comuni.
Questi gruppi costituiscono, per i globalisti, una “valvola di sfogo” delle tensioni sociali, orientando le neoplebi verso falsi obiettivi e sviando la loro attenzione dal Nemico principale.
Mi spiego in breve e molto semplicemente.
La Lega agita il pericolo clandestini [in realtà, tutti gli immigrati, dal primo all'ultimo, anche se "regolari"] e non si occupa dei costi insostenibili delle utenze domestiche, dei prezzi e delle tariffe in crescita continua, a fronte dei redditi da lavoro che anzi decrescono in termini di potere d’acquisto, del prezzo fondamentale del sistema, quello del petrolio, dei servizi sociali in progressivo degrado, della riduzione delle risorse per la sanità e la pubblica istruzione, eccetera.
Ma quali interessi stanno dietro al peggioramento continuo delle condizioni di vita della parte maggiore della popolazione?
Lo Jobbik [partito fratello della Lega] non si occupa, in realtà, delle condizioni di vita sempre più difficili di buona parte della popolazione ungherese, colpita da liberalizzazioni selvagge e dall’applicazione dei precetti del liberismo selvaggio, ma “difende” le minoranze ungheresi che vivono oltre confine [ad esempio quella che vive in Slovacchia] e suscita un inutile “orgoglio nazionale”, con quale, per essere prosaici, nessuno si riempie la pancia …
Men che meno per questi gruppi tribalistico-xenofobi e/o nazionalisti in senso ideologico [dall'Olanda alla Finlandia] è importante il fatto che gli stati destinino/ abbiano destinato in piena crisi un’enormità di risorse a sostegno del “sistema bancario” [e della Grande Finanza] sottraendoli spietatamente al sociale.
Utili idioti [obnubilati] del capitalismo “transgenico” a scorrimento liquido dei capitali finanziari?
Vi renderete conto che a questa domanda è facile rispondere …
Per quanto riguarda gli operai che votano Lega – fenomeno, a quanto sembra, molto discusso e soprattutto di non facile e univoca lettura – va precisato che non pochi lo fanno sperando che la cacciata degli immigrati comporti una maggior disponibilità di posti di lavoro, e il federalismo fiscale portato alle estreme conseguenze “liberi” risorse a Nord [facendo però sprofondare definitivamente il Sud ...] che favoriranno la creazione di posti di lavoro.
Ebbene, è facile prevedere che non sarà così.
Nel caso di una attenuazione temporanea della crisi reale – e soprattutto della crisi della PMI – imprenditori piccoli e medi, padroncini, imprenditorelli e simili chiederanno a gran voce nuova forza lavoro extra-comunitaria da impiegare a basso costo [e non di rado in nero, per il massimo della flessibilità occupazionale e prestazionale] a scapito degli autoctoni, mentre le risorse “liberate” a Nord dai meccanismi [anti-redistributivi, di post sussidiarietà] del federalismo fiscale, non andranno certo a beneficio del Lavoro [dipendente o falsamente autonomo, parasubordinato], pur se nordista doc, ma a vantaggio del Capitale, ed in parte, con buona probabilità, a vantaggio di “clan” politici padani e delle loro clientele.
Se poi il federalismo fiscale si rivelerà edulcorato, una vera e propria bufala, il problema non si porrà nemmeno … ma vi saranno di certo, a carico di tutto il paese, i costi di tale operazione [quelli sì reali e già oggi stimabili!]
Per ora mi fermo.
Saluti anticapitalisti
Eugenio Orso
La Lega si considera l’emanazione del cosiddetto popolo padano, ed è percepita come se fosse l’espressione diretta, la trascrizione politica, di una ben determinata composizione sociale: il popolo interclassista dei produttori, forgiatosi nel crogiolo delle aree ad alta densità produttiva del Nord, che hanno preso il posto del ristretto triangolo industriale quali principali vettori dello sviluppo economico nazionale.
La Lega nasce e cresce impetuosamente dove si è insediato, dopo una brusca e rapida rottura rispetto al retroterra storico contadino, il capitalismo manifatturiero come modalità di lavoro e di vita e, sempre più, il consumismo come unico orizzonte di senso. Il leghismo è l’ideologia trasversale egemonica in luoghi dove il ciclo continuo lavoro-consumo è sempre più compresso sino a raggiungere una circolarità ininterrotta.
Il populismo leghista è l’espressione della democratizzazione molecolare degli “animal spirits” del capitalismo o, se si vuole, del compimento della mutazione antropologica pasoliniana. Il popolo leghista liberatosi, come di una pelle secca, delle appartenenze universalistiche (cattoliche o social-comuniste), concepisce il proprio territorio, il luogo della sua identità, come un’azienda quotata in politica e quale ganglio vitale dell’economia di mercato, intesa come l’arena di una lotta senza quartiere e senza regole. Di qui la necessità di liberarsi da “Roma”, da “Bruxelles” e da tutti quei poteri che non sono emanazione diretta del popolo e che vogliono imbrigliarlo con lacci e lacciuoli. Di qui, ancor prima e più concretamente, la lotta contro i nemici del popolo leghista: gli intellettuali, i dipendenti pubblici, i meridionali, i marginali, gli extra-comunitari, i rom, gli islamici, i cinesi: tutti coloro che hanno costumi di vita e credenze diverse; tutti coloro che non sono identici a noi.
Saluti anticapitalisti
Adesso la Lega dispone anche di una trasmissione propria sulla Rai, condotta da Paragone, “L’ultima parola”, va in onda il Venerdì alle 23,10 su Rai Due.
Ieri sera è stato uno spasso, quasi tutti i servizi erano contro le amministrazioni, naturalmente del Sud, amministrate dal centro-destra, il povero Bocchino non sapeva come difendersi, soltanto alla fine ha avuto il coraggio di attaccare la lega, accusandola di fare due facce, quella della piazza e quella di governo, dove vota tutti i finanziamenti, in questo caso, per i risanamenti dei comuni del sud.
Questa è forte, il Sindaco di Varese, leghista, ha detto che è andato in vacanza al Sud è non ha trovato un albergo, non stò scherzando, vedere la registrazione, tornando serio, questa è una trasmissione pericolosa.
Centuria Rossa
Si legge su un sito d’analisi francese:
“L’11 novembre 2009, Mario Borghezio, membro italiano del Parlamento europeo, [e notorio nazista padano, aggiungo io] aveva evocato la possibilità che i candidati ai posti di presidente e ministro degli esteri dell’UE, come Jan Peter Balkenende, David Miliband, Herman Van Rompuy fra gli altri, potessero essere quelli “dei gruppi occulti„ Bilderberg e Trilateral e non semplicemente quelli delle forze politiche dei paesi.
[Manco a farlo apposta - nota mia] Il giorno dopo, Herman Van Rompuy si recava al castello de Val Duchesse per una riunione del gruppo Bilderberg per dare, in un discorso, la sua visione circa la gestione dell’Europa e la necessità di centralizzare i flussi finanziari degli Stati membri”.
Ovvero, detto in parole povere: qui si vogliono appropriare del frutto della fatica dei lavoratori dei vari Paesi europei, siano essi di nascita o immigrati (perché chi altro crea la ricchezza? Babbo Natale?) per metterle a disposizione di oligarchie griffate “Europa” e, come se non bastasse, propense a far da maggiordomo alla finanza statunitense, in difficoltà e quindi famelica.
Pensate allora cosa succede se solo si lascia loro aperta una possibilità di mettere le mani sul malloppo europeo.
Il nazi-padano Borghezio si pone la domanda (pro domo, localistica e reazionaria, sua).
In ciò è una perfetta piccola riedizione dei nazisti teutonici che ponevano simili problemi ai Tedeschi asfissiati dalla crisi economico-finanziaria, politica e valoriale della Repubblica di Weimar (dove la sinistra, cioè i Socialdemocratici, si era incaricata di uccidere Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht).
Vogliamo lasciar perdere le lezioni della Storia? Va bene. Ma come si vuole spiegare allora il radicamento “popolare” della Lega? Non si riesce a vedere che i nazipadani dicono e fanno dove invece la sinistra non arriva nemmeno a porsi il problema? Come si può allora pensare di potere cambiare di segno le risposte reazionarie proposte dalla Lega?
E poi ci si lamenta che la Lega stia conquistando tutte le vecchie roccaforti rosse?
Ma sì! Ma noi raccontiamoci che c’è l’impero delle multinazionali!
Quanto è post-moderno! Quanto è post-strutturalista! Quanto è à la page!
Piero Pagliani
Il successo della nuova galassia europea xenofo-nazionalista-populista[qui inteso in senso spregiativo] della quale la Lega Nord è una delle principali formazioni, in termini di quozienti elettorali e di accesso al potere, deriva e deriverà ancor di più in futuro, se le cose peggioreranno, da quanto segue:
1) Fallimento dell’Europa dell’Unione, che si conferma un club monetario, commerciale e globalista piegato alla dominanza dei grandi interessi privati, e l’ostilità crescente delle popolazioni che devono sopportarne le politiche [neo]liberiste.
2) Irrazionalità della reazione popolare ad una sorta di futura “colonizzazione” dovuta ai consistenti flussi migratori, i quali sono generati dalle necessità del “Mercato” e del Capitale transgenico contemporaneo.
3) Vuoto culturale che si sta allargando, dall’Italia all’Ungheria, dall’Olanda alla Slovacchia, una progettualità inesistente e il preannuncio di un “cedimento strutturale” futuro dell’Unione – amplificato dal moltiplicarsi di eventi di crisi degli stati, come nel caso della Grecia – alla quale non possiamo prevedere cosa farà seguito.
4) Interventi penalizzanti da parte degli USA [indipendentemente dal "colore" delle amministrazioni] che cercheranno di mantenere il più a lungo possibile il loro ruolo di lonely superpower, di prestatore di ultima istanza e di “unico popolo indispensabile” sulla faccia della terra.
Saluti antixenofobi
Eugenio Orso
Per passare dalla teoria ipoteticamente alla pratica, qual’è la vostra posizione nei confronti dell’immigrazione.
Per quanto mi riguarda bisognerebbe lanciare la parola d’ordine: “unità fra lavoratori italiani e immigrati, riduzione e controllo dell’immigrazione”
Cosa ne pensate?
Gennaro Scala
Penso che un po’ di cose siano state scritte in questo redazionale sulla questione immigrazione. Il numero 4 di Comunismo e Comunità, pronto da vari mesi e purtroppo non ancora disponibile causa vari motivi, contiene un mio scritto di commento politico sui fatti di Rosarno (datato gennaio). Qui affronto più direttamente la questione (ti anticipo, Gennaro Scala, che sei stato citato). Detto stringatamente: giustissima la parola d’ordine dell’unità tra lavoratori italiani e immigrati, fuori da questa condizione c’è solo la guerra di tutti contro tutti; meno giusta (a parer mio), anzi sbagliata, l’altra che tu proponi: la riduzione dell’immigrazione. Ovvio che mi piacerebbe pensare ad una forte riduzione dell’immigrazione, sarebbe l’indicatore di una radicale inversione di tendenza alla scala internazionale, ma questa più che una parola d’ordine può essere l’auspicio di tutti gli anticapitalisti (e antimperialisti). Sulla questione del controllo: mi sembra un’idea astratta che praticamente non avrebbe nessuna applicabilità, non perché l’immigrazione è un fenomeno “naturale” ma perché la sua risoluzione – e quindi, anche il controllo – richiederebbe una ben diversa situazione dei rapporti di forza internazionali. Come scritto nel redazionale, l’immigrazione (come la stiamo vivendo noi) può crescere solo in un quadro di completa sregolatezza del mercato del lavoro; tutti i vari “regolatori”, per primi i leghisti, temono, come il vampiro teme la luce del sole, che il rapporto di lavoro sia normato da un quadro severo di regole a tutela dei diritti dei lavoratori. Questo mi sembra un punto qualificante dell’intervento politico contro l’ideologia leghista (che non è solo della Lega, ma è trasversale ai concorrenti schieramenti): sputtanare l’ideologia dei “liberisti” che hanno distrutto (e continuano in questa direzione) tutto il quadro normativo precedente basato sull’idea della difesa del lavoro “subordinato”. Bisogna insistere sulle contraddizione del fronte nemico per dimostrare agli stessi lavoratori italiani che la difesa del lavoro “italiano” fatto da questi mestatori altro non è che lurida propaganda: utile alla ulteriore sottomissione del lavoro al capitale.
Anche Costanzo Preve si è detto contro “l’immigrazione selvaggia”. A mio parere, è sbagliata sia un’ipotetica completa chiusura, sia la completa apertura. Chi emigra non è un uccello che migra dalla Pianura padana all’Africa del Nord, ma si sposta da una struttura sociale ad un’altra. Tale passaggio sarà sempre sottoposto a regole. L’apparente mancanza di regole dell’immigrazione degli anni passati è stata dovuta alla richiesta di manodopera sottomessa e ricattabile. Essa era infatti connessa con regole punitive con non servivano a limitare l’immigrazione ma a renderla ricattabile.
Secondo me bisogna puntare a regole giuste e trasparenti connesse con la capacità effettiva di fornire una sistemazione dignitosa. La presenza di tali regole prevede la possibilità di farle rispettare e quindi l’espulsione per chi non le rispetta. Lo so che questo sembra molto “cattivo”, ma la mancanza di tale “cattiveria” porterà ad esplosioni di violenza peggiori di quella di Rosarno. Di cui saranno responsabili anche coloro che parlano in modo irresponsabile di immigrazione.
Gennaro Scala
[...] This post was mentioned on Twitter by Rodolfo Monacelli, Rodolfo Monacelli. Rodolfo Monacelli said: n seguito al risultato elettorale si è parlato molto di Lega e del suo successo politico http://www.comunismoecomunita.org/?p=869 [...]
Ciao Gennaro.
La questione immigrazione per me resta una questione estremamente importante quanto spinosa. Spinosa perchè mette in gioco diversi piani del discorso.
Credo che l’obiezione di Antonio alla possibilità di rivendicare (da anticapitalisti) un controllo dei flussi migratori sia molto sensata. D’altro canto capisco benissimo che le classi dominanti giocano una loro partita specifica sull’immigrazione selvaggia, attraverso un complesso gioco di leggi e contro-leggi (repressione-regolarizzazione successiva) utili ad attirare gli immigrati e poi schiavizzarli.
Come muoversi in questo quadro complesso in cui sono le classi dominanti a tenere le fila della situazione?
1-sicuramente invocando e reclamando l’unità di lotta tra lavoratori immigrati e italiani e di conseguenza pari diritti e pari condizioni di lavoro.
2- sicuramente denunciando in senso antimperialistico tutte quelle operazioni che concretamente vanno a creare nel mondo i presupposti per le emigrazioni di massa (emblematici i casi dell’Europa orientale, Albania e Romania in primis).
3- denunciando la logica perversa delle leggi sull’immigrazione senza per questo dover affermare “frontiere libere, libertà per tutti e tutte” che è un’affermazione irresponsabile e che richiama alla mente e anche alla realtà l’idea progressistico-capitalista dell’immigrazione
4- è però possibile fare una reale pressione su governi capitalistici affinché regolamentino l’immigrazione in maniera non capitalistica, cioé prescindendo dalle loro strategie? Questo è il punto per me più difficile da digerire e su cui ho anche discusso svariate volte con validissimi compagni. Al momento non ho una risposta chiara, ma ho l’impressione che ben di più varrebbe, in tal senso, l’azione sociale di rivendicazione dei diritti che a sua volta avrebbe come ricaduta (come ben dice Antonio) la diminuzione dei flussi migratori di sfruttati-sottopagati non più utili al capitalismo nazionale.
NOTO CHE IN QUESTO PROFLUVIO DI COMMENTI NON CE NE è UNO CHE TRATTI LA QUESTIONE TENENDO CONTO DELLA STORIA D’ITALIA almeno dalla Rivoluzione Francese in poi. NON SONO CONTRO I COMMENTI IN Sè. OGNI COMMENTO SENZA IL VAGLIO DELL’ESPERIENZA STORICA HA LO STESSO VALORE DEI MIRACOLI. ( O DELLA MADONNA.) C’è CHE LI VEDE E CHI NO! INDUBBIAMENTE LA LEGA è UN FENOMENO MOLTO PIù SPONTANEO DI TUTTI GLI ALTRI PARTITI, INVENTATI AL MOMENTO OPPORTUNO DA CHI INTENDEVA SERVIRSENE ( E SE NE è SERVITO! ) IL FUTURO DELLA LEGA? E’ NELLA SUA SPONTANEITà. NEL SUO INTERPRETARE CERTI UMORI. POSITIVI O NEGATIVI…LO DIRANNO I NOSTRI NIPOTI. IN OGNI CASO, è L’EUROPA CHE STA NASCENDO CHE CREA QUESTI FENOMENI, CHE SONO SPONTANEI COME LE RAGIONI CHE DETERMINANO L’ACCORPAMENTO DI PAESI ( NAZIONI) COME UNA VOLTA LE NAZIONI NACEVANO DALL’ACCORPAMENTO DI MICROSTATI. A MAGGIOR GLORIA DEL GRANDISSIMO DIO PRIAPO.
Egregio Vitale, non ci conosciamo, e me ne dispiaccio. Invece di sbraiterare contro chi scrive i suoi commenti senza citare la storia d’Italia non sarebbe meglio intervenire per dare un contributo proprio a partire da questa storia (d’Italia)? Grazie.
x Antonio … mi invieresti l’articolo, il quale, se ho capito bene, non si trova nell’ultimo numero della rivista?
grazie
gennarolasca@yahoo.it
Ciao Gennaro, il numero 4 della rivista sarà messo sul sito, scaricabile in pdf, li troverai anche l’articolo di Catalano, a presto.
Caro Giorgio, sarebbe più costruttivo entrare nel dibattito con argomenti che aiutino l’analisi, non criticando quelli degli altri, e non a gamba tesa(il maiuscolo e non solo).
Come ti ha risposto Maurizio, il mio articolo lo trovi in questo sito. Mi fa piacere sapere cosa ne pensi. A presto
Antonio C.
io sono italiano e a20 anni cioè 26 anni fa sono stato in maremma araccogliere pomodori . lavoravo in nero per 750 lire a casetta così era per tutti . extra comunitari nonerano tantissimi ma cerano ,sopratutto dal nord africa.lavoravano molto meglio di noi itagliani ma nessuno lo faceva pesare e chi era in difficoltà veniva aiutato. si eravamo operai .ora non siamo operai ma macchine di produzione .ingrassate a dovere dove lunica speranza è riscattarsi col super lavoro oppure col grattaevinci. in questa regione lombardia dove la condivisione è un tabù. ma sopratutto che quella schiera di movimentisti di estrema sinistra degli 70 80 adesso sono i piu avversi allapossibilità di condividere con una delle più eclatanti cavolate le origini .di chi o