Il Capitalismo e le Guerre Yankee

ott 25th, 2022 | Di | Categoria: Politica Internazionale

 

IL CAPITALISMO E LE GUERRE YANKEE

 

Il capitalismo, come, forse,  tanti sanno, è la dottrina che giustifica lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Se fino all’800, inizi del Novecento, lo stato alfiere di tale dottrina era la Gran Bretagna, con il suo impero coloniale, vediamo come, appena finita la Seconda guerra Mondiale, essa sia stata sostituita dagli U.S.A. Con la fase di decolonizzazione globale, grazie soprattutto ai Movimenti di Liberazione Nazionali dei vari popoli, non vi è stata la possibilità per gli U.S.A di creare un impero su modello di quello britannico, ma più subdolamente ha instaurato regimi fantoccio, tramite colpi di stato in tutti i continenti, tranne in quei paesi dove vi era il pieno sostegno sovietico-cinese. Così facendo ha creato lo stesso un impero, dando la parvenza di libertà ed allo stesso tempo derubando delle materie prime i paesi che via via cadevano sotto i colpi del burattino di turno, manovrato dal grande burattinaio yankee: arricchendo i Quisling locali e impoverendo interi popoli.

I paesi dell’est europeo, l’allora U.R.S.S. e la Cina fino al 1991 hanno svolto una funzione di freno all’imperialismo americano, oltre a sostenere tutte le lotte anticoloniali,  poi la debacle del blocco sovietico ha fatto in modo che la Nato (sostanzialmente il braccio armato dell’imperialismo americano) sia riuscita ad inglobare anno dopo anno quasi tutti i paesi dell’est europeo fino ad arrivare all’Ucraina, cioè alle porte di Mosca. La Russia, dopo il crollo dell’U.R.S.S., ha perso per alcuni anni l’intera classe dirigente, trovandosi nelle mani di alcuni traditori che hanno cercato di traghettarla nell’orbita yankee, con il solo scopo di impossessarsi di un immenso territorio e delle sue infinite risorse naturali. Con l’ascesa dell’attuale Presidente Putin, gli americani si sono trovati di fronte ad un’enorme ostacolo: infatti il Presidente Putin ha ridisegnato la Russia come superpotenza a tutti gli effetti ed ha bloccato sul nascere qualunque tentativo di distruggerla, tramite guerre per procura (vedasi Cecenia) e ridando al popolo russo il posto che gli spetta nel mondo, allo stesso tempo lanciando segnali agli U.S.A. e all’Europa di non provare ad allargare la Nato oltre quanto fosse stato fatto (i patti stipulati ,dopo la caduta dell’U.R.S.S., fra l’allora governo russo e gli yankee sono stati violati più e più volte).

Il capitalismo yankee, tramite la Nato e i collaborazionisti europei, ha/nno fatto orecchie da mercanti ed ha/nno iniziato fin dal 2001, con la scusa dell’”attacco” alle torri Gemelle di New York, di accerchiare la Russia in una stretta mortale, che le avrebbe impedito qualunque tipo di mossa. Ed ora cerchiamo di sfatare un falso mito: dal 1945 ad oggi si sono succeduti negli U.S.A. numerosi presidenti, sia repubblicani che democratici. Ebbene, tutti hanno almeno iniziato una guerra se non più, ma d’altronde il capitalismo di questo necessita per sopravvivere. Ovviamente i democratici yankee hanno i loro nemici nel mondo, così come i repubblicani yankee, e pertanto ogni presidente americano ha fatto la guerra contro quella cultura/popolo che riteneva essere il nemico principale, ovviamente sempre con lo scopo di “esportare democrazia”.

Vediamo questa differenza soprattutto dopo la caduta del blocco sovietico: i repubblicani facendo guerre contro paesi arabi o musulmani, i democratici nei confronti di paesi patriottici. Ovviamente tenendo d’occhio geo politicamente la Russia e avendo entrambi (repubblicani e democratici) un grande nemico come la Cina. Lo stesso presidente Trump, non è esente da tale disegno: l’assassinio del Generale Souleimani, iraniano, è l’esempio più eclatante. Quest’omicidio ancora attende giustizia: l’assassinio di colui che ha reso possibile la creazione di un Fronte di Resistenza dal Libano all’Iran, passando per Siria e Iraq non deve essere dimenticato.       E poi non dimentichiamoci che Trump è “l’incarnazione” del capitalismo, come Berlusconi lo è in Italia. Oggi, nel 2022, ci troviamo in una situazione drammatica a dir poco: il globo è stato attraversato per due anni da una psico pandemia, che ha ridotto, soprattutto in Italia, i diritti costituzionalmente garantiti; la Nato (North American Terrorist Organization) ha “bussato” alle porte di Mosca, creando una guerra per procura in Ucraina, alla quale quasi tutta l’Europa ha obbedito ciecamente e supinamente, facendosi alfiere dei dis-valori capitalistici yankee; i vari popoli europei non riescono a trovare, al loro interno, referenti per una Resistenza a tutto questo.

In questo contesto bisogna pure inserirci una crisi energetica ed economica, creata a tavolino dalla finanza capitalista, che trova nella speculazione il mezzo con cui affamare popoli, rendendo ricchi l’elité globalista. In Italia, dopo che per due anni si era riusciti a creare un minimo di massa critica di Resistenza, pur se frammentata, ma unita su determinate parole d’ordine, già ad inizio di questa estate, pareva quasi del tutto sparita. Dopo le elezioni del 25 settembre e la nascita del governo ultra atlantista Meloni, si deve ricominciare a tessere le fila per ricostruire una nuova Resistenza che troverà le sue parole d’ordine in due chiari slogan:

GIUSTIZIA SOCIALE

NO AL CAROVITA

FUORI DALLA NATO

DA QUESTA RESISTENZA AD OLTRANZA DEVE VENIR FUORI UNA NUOVA IDEA FORTE DI SOCIALISMO E COMUNITA’ CHE, SENZA RINNEGARE NULLA DEL PASSATO,SEGNA UN SOLCO FRA LA STORIA E UN FUTURO SEGNATO DA UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO,CHE SEGNERA’ LA FINE DEL CAPITALISMO.

 

EMANUELE FANESI

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