La guerra “russo – ucraina”

lug 17th, 2022 | Di | Categoria: Recensioni

                

 

Edoardo Wolken

La guerra “russo – ucraina”: libri e analisi per una controinformazione. 1. parte

Dal 24 febbraio di quest’anno l’opinione pubblica italiana è sottoposta al quotidiano martellamento “propagandistico” dei mass – media che presentano il gigantesco scontro geopolitico in atto, quello fra USA -NATO, schieratisi con l’Ucraina, e la Federazione Russa, in un’ottica manichea “buoni ucraini vs cattivi russi”.  Contro questa narrazione hanno preso posizione storici, politologi, sociologi e giornalisti – da Alessandro Orsini a Franco Cardini, dal generale Fabio Mini a Luciano Canfora, da Francesco Borgonovo a Carlo Formenti o Yuri Colombo – i quali, pur da prospettive scientifiche o ideologiche non sempre coincidenti e, anzi, a volte molto distanti, offrono una lettura diversa degli eventi.

Un contributo molto interessante alla comprensione delle vicende belliche, delle sue premesse e dell’inquadramento delle cause economiche e, in parte, anche ideologiche, è offerto dal saggio di Yurii Colombo “Svoboda. Ucraina fra NATO e Russia dall’indipendenza a oggi”[1]. Uscito in prima edizione nel 2018, il libro si è arricchito di un capitolo finale “Dall’ascesa di Zelensky all’avventura di Putin” che, come è giusto che sia, si concentra sui due protagonisti principali della guerra. L’autore è un giornalista marxista ed è  un ottimo conoscitore del mondo russo e della cultura slava. Dietro lo scontro, questa la sua tesi, si muovono forze economiche e politiche che lui considera “imperialiste” in egual misura: sia gli USA[2] che la Russia[3]. Prima di entrare nello specifico dell’analisi di Colombo, sarà il caso di mettere a fuoco alcune sue premesse che, seppur del tutto legittime per un trotzkista quale lui si definisce, non ci appartengono e, a nostro modesto avviso, rappresentano il limite di un saggio che, per molti aspetti, ci appare molto utile.

                                               Ucraina e questione nazionale.

Colombo sostiene che la questione nazionale ucraina, postasi immediatamente dopo la Rivoluzione d’ottobre e dopo il crollo degli Imperi che imprigionavano il popolo ucraino, sarebbe stata inizialmente ben analizzata da Lenin ma, con il “termidoro” stalinista, l’Urss si rivelò un Impero oppressivo delle varie popolazioni che ne facevano parte, fino a giungere all’Holomodor, cioè all’olocausto per carestia imposto da Stalin agli ucraini riottosi rispetto alla sovranità del PCUS. L’alternativa che Colombo suggerisce è contenuta in un articolo di Trotzki risalente all’aprile del 1939: il futuro dell’Ucraina non poteva e non potrà che darsi fuori dalla morsa dell’Urss (oggi Federazione russa) e dovrà essere il proletariato a condurre la lotta per l’indipendenza. Allora il nemico principale veniva individuato nello Stalinismo, oggi nel Putinismo, che del primo risulta essere poco più che una variante ancora più arretrata dal punto di vista sociale e politico.

L’irrealismo delle analisi di Trotzky – nel cui merito non possiamo qui entrare, ma che a suo tempo furono brillantemente decostruite sia da Costanzo Preve sia da Domenico Losurdo – viene in un certo senso ripresa da Colombo: U.S.A. e Russia sono Stati Imperialisti che hanno deciso di spartirsi l’Ucraina. Come, a suo tempo, fecero Hitler e Stalin. Tale prospettiva ci pare molto lontana da una valutazione complessiva delle forze politiche che, dopo il 24 febbraio, hanno preso una posizione netta a favore delle scelte della Russia, come la Siria o la Corea del Nord, o che hanno assunto una posizione di neutralità benevola, come la Repubblica Popolare Cinese.  E ci pare che lo stesso Colombo, in parte, non riesca nell’intento di mostrare la specularità di USA/NATO e Federazione Russa. Vediamo perché. Giustamente egli fa notare che il politologo USA Zbigniew Brezinnsky in un libro uscito negli anni ’90 The great chessboard avesse delineato la rilevanza geopolitica dell’Ucraina per gli Stati Uniti, che doveva essere inserita nella grande strategia atlantica di contenimento della Russia. E quindi tutta una serie di eventi drammatici, a partire dal golpe di Piazza Maidan del 2014, data di inizio degli scontri in Donbass, rientrano in un piano strategico elaborato da decenni da USA/NATO. Iniziative rispetto alle quali la Russia ha risposto sempre con azioni di difesa: a partire dalla guerra in Cecenia fino all’intervento in Georgia e all’operazione speciale in corso.  Circostanze, queste, ampiamente suffragate da fatti e documenti, e ripresa anche da altri studiosi come Orsini o Canfora, le quali dimostrano che la volontà di accerchiamento della Russia portata avanti mediante l’ingresso di molte nazioni nella NATO, e che rientrava nelle finalità di tutti i governi ucraini pre e post 2014, rappresenta una decisa volontà aggressiva degli USA. Aggressività che Putin aveva più volte denunciato pubblicamente, senza ricevere ascolto o considerazione alcuna da parte dei governi dell’U.E. e dell’Alleanza Atlantica. Ci pare quindi evidente, che l’intervento russo dell’Ucraina, svoltosi come è noto in diverse fasi ma che ultimamente si concentra principalmente nel sud e nei territori del Donbas, non possa assolutamente essere vista come espansionismo di tipo imperialista, ma semmai come “guerra preventiva di autodifesa”.

Colombo – il che rientra senz’altro fra le parti più interessanti della sua ricostruzione – non manca di sottolineare il coinvolgimento diretto nella politica interna ucraina recente dei partiti neonazisti come Pravi Sektor, o della Brigata Azov, sul quale glissano abilmente tutte le forze politiche e culturali che l’Occidente ha mobilitato per nobilitare la causa indipendentista ucraina. E non si capisce quindi perché, vista l’attenzione che dedica ai “crimini dello stalinismo”, abbia completamente rimosso il collaborazionismo di Bandera e di altri nazisti ucraini con la Wehrmacht, durante la seconda guerra mondiale, nonché le evidenti linee di continuità che segnano pesantemente la politica della “piccola Russia”.

Prima di chiudere vorremmo soffermarci brevemente su due punti: il primo di chiarificazione circa la nostra posizione sulla guerra Russo – Ucraina; il secondo, conclusivo, per evidenziare alcuni spunti di Colombo che ci trovano assolutamente concordi. Per quanto riguarda il primo punto: non si tratta di esaltare la figura di Putin in maniera acritica, ma di mettere in luce la “rottura” dell’egemonia planetaria degli USA che la politica della Federazione Russa sta mettendo in campo, favorendo un ordine multipolare. Questa linea politica, che è sostenuta anche dal Partito Comunista della Federazione Russa, si annuncia foriero di interessanti sviluppi, vista l’innegabile vicinanza con la Repubblica Popolare Cinese e con molte nazioni che da decenni sono vittime della politica estera di Washington, dall’Iran al Venezuela, solo per citare alcuni esempi. E veniamo all’ultimo punto, cioè una citazione dal saggio di Colombo: “Quando si riflette sui motivi dello scontro che oggi oppone il Paese slavo all’Occidente, non andrebbe dimenticato questo aspetto: oggi l’accesso al mercato russo e alle sue ricchezze è rigidamente controllato dal governo e dallo Stato. Il sogno di alcune potenze e grandi corporation di mettere le mani sul bottino delle sue risorse naturali e sulle sue imprese più profittevoli è, almeno per adesso, infranto”. Crediamo che non si sarebbe potuto esprimere con maggior efficacia le ragioni di un conflitto, cioè la trasformazione di quel che per USA/UE è un sogno in un incubo per tutti.



[1] Yurii Colombo “Svoboda. Ucraina fra NATO e Russia dall’indipendenza a oggi”. Castelvecchi 2022 (1 ed. 2018)

[2] Per un inquadramento generale della politica della “grande potenza imperialista” USA si veda Danile Ganser, Breve storia dell’Impero americano. Una potenza senza scrupoli, Fazi editore, 2021.

[3] Una ricostruzione oggettiva e approfondita della Russia è quella di Mara Morini, La Russia di Putin, Il Mulino 2020.

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