“Chi dirà ai bambini di Falluja che stanotte gli angeli erano distratti?”
mar 29th, 2010 | Di Maurizio Neri | Categoria: Cultura e societàdi Valentina Quaresima
“Angeli distratti”, tratto liberamente dal testo teatrale “Un canto per Falluja” di Francesco Niccolini,
è il primo impegno di “fiction” del regista Gianluca Arcopinto.
E’ approdato nelle sale nel novembre scorso, con un tempismo troppo perfetto per essere casuale: siamo, infatti, alla vigilia di un anniversario che vorremmo avere la codardia di dimenticare: il quinto anno di occupazione alleata dell’Iraq. E questo film arriva come un orologio a scandire il tempo delle nostre azioni e delle nostre coscienze
facendo il punto non solo sulla guerra in Iraq, ma un
bilancio generale della guerra con la G maiuscola.
“Chi dirà ai bambini di Falluja che stanotte gli angeli erano distratti?”, gli angeli che avrebbero dovuto proteggerli insieme ai loro genitori e alle loro case?
Nel novembre del 2004, Falluja, cuore del triangolo sunnita, fu teatro del più sanguinoso attacco delle forze statunitensi dall’invasione dell’Iraq. In quell’occasione le truppe americane, con l’aiuto dell’esercito e delle forze di sicurezza irachene (composte da sciiti e curdi peshmerga, in prevalenza), assediarono la città e la rasero al suolo. Fecero strazio, attenti agli ordini che venivano dall’alto a mo’ di zelanti ufficiali nazisti, di qualsiasi cosa avesse vita e moto. All’indomani della “Furia Fantasma”, sulle strade e tra le macerie delle abitazioni giacevano i corpi liquefatti di decine e decine di civili innocenti. Come trent’anni prima nella guerra in Vietnam, il napalm era stato causa di un disastro umano e ambientale di proporzioni apocalittiche, così a Falluja si ripeteva la sequenza; solo con qualche variazione sul tema: dal napalm al fosforo bianco; da California dreaming a Eminem.
Falluja e i fallujani sono diventati a caro prezzo (110 dollari al barile) il simbolo universale della violazione che ogni guerra produce, sia essa umanitaria, preventiva, di religione, o foriera di democrazia. La guerra, si sa, interviene a decidere per tutti; quello che non si sa è come, dice Italo Calvino, e quando dico io. Angeli distratti è “un film politico contro la guerra in cui tutti sono vittime, anche i soldati” dice il regista e aggiunge “è uno strumento per valutare la guerra come specchio del conflitto di classe”.
Seconda battaglia di Falluja. La città è sotto assedio. Un soldato (Aran Jones Bertetto) e una donna irachena (Rabie Hamid) per un’ora sono in ostaggio l’uno dell’altra.
E nella casa violata di lei che si fa spazio scenico, sono costretti a raccontarsi. Forse perché il silenzio in guerra diventa più assordante delle bombe. Forse perché la parola, in assenza di tutto, è l’unico strumento capace di dare voce alla memoria degli affetti, insomma, ne viene fuori che il soldato è in guerra per lo stipendio fisso, “sarà meglio di un videogame” gli avevano promesso, e che la donna, perso ogni riferimento affettivo dentro e fuori di sé, non può che rimettersi all’azione misericordiosa e giusta di Dio.
Non c’è più spazio nemmeno per la rabbia nei cuori delle madri e dei padri di Falluja.
Si fa largo soltanto una desolante rassegnazione. Falluja, esempio di resistenza nella prima battaglia dell’aprile 2004, è oggi una città blindata.
Per le strade distrutte, insieme agli occupanti aleggiano solo gli spettri dei vivi e dei morti. Niente angeli a proteggere la città delle moschee. Ad intervallare l’incontro drammatico dei due, le grida, gli insulti, le spiegazioni, sono le immagini di repertorio sulla strage, troppo vere anche per piangere. E poi, le testimonianze. Logan “lucky” Laituri che da militare a miltante di “Extremists for Love”, dice “ho paura di ciò che ho fatto per ignoranza” e come lui tanti soldati statunitensi che dal 2001, cioè dall’invasione dell’Afghanistan, ad oggi hanno deciso di obiettare e uscire dall’esercito con la speranza di rompere il sistema dall’interno; Simona Torretta, cooperante della ONG “Un Ponte per…”, che ha passato otto anni in Iraq, lavorando tra e con gli iracheni, prima di essere rapita insieme a Simona Pari nel settembre del 2004; uno dei medici che erano a Falluja quando si spalancarono le porte per l’Inferno, a dare soccorso alla popolazione civile irachena. Questo medico, come tanti altri, costretto all’anonimato chiede perché, costringendoci a ricordare che Falluja potrebbe essere uno dei tanti interrogativi irrisolti che la storia tracciata dai potenti ci lascerà in eredità. Infine, il racconto straziante di una delle tante madri di Falluja. Una delle tante ad aver perso i propri figli, ad averli visti morire sul proprio grembo. Chi avrà il coraggio di raccontare a queste madri che i loro figli sono morti perché gli angeli quel giorno erano distratti?chi dirà a queste madri che per noi, della parte buona, i loro figli sono solo alcuni dei tanti?
titolo Angeli distratti
nazione Italia
anno 2007
durata 75’
regia Gianluca Arcopinto
cast Aran Jones Bertetto, Rabie Hamid, Saraj u din M Roshan
produzione Lucky red, Man’è, Un Ponte per…
distribuzione Lucky red