Discorso di Wladimiri Putin alla Conferenza di Monaco di Baviera sulla Politica di Sicurezza

mag 8th, 2022 | Di | Categoria: Cultura e società

Discorso di Wladimiri Putin

alla Conferenza di Monaco di Baviera

sulla Politica di Sicurezza

11 febbraio, 2007

 

Molte grazie cara Signora Cancelliera Federale, Signor Teltschik, signore e signori!

 

Sono veramente grato per essere stato invitato a una così significativa conferenza che riunisce statisti, ufficiali militari, imprenditori ed esperti da più di 40 nazioni.

 

La struttura di questa conferenza mi permette di evitare l’eccessivo formalismo e la necessità di parlare nei tortuosi termini diplomatici, compiacenti ma vuoti. La configurazione di questa conferenza mi consentirà di dire quello che penso realmente sui problemi della sicurezza internazionale. E se i miei commenti sembrassero indebitamente polemici, aspri o inesatti ai nostri colleghi, vorrei chiedere loro di non aversene con me. Dopo tutto, questa è solamente una conferenza. E spero che il Signor Teltschik non vorrà accendere il segnale rosso dopo i primi due o tre minuti del mio discorso.

 

Perciò. Si sa bene che la sicurezza internazionale va molto più in là delle questioni relative alla stabilità militare e politica. Comprende la stabilità dell’economia globale, il superamento della povertà, la sicurezza economica e lo sviluppo di un dialogo tra civiltà.

 

Questo indivisibile carattere della sicurezza, universale, è espresso con il fondamentale principio che “la sicurezza di ciascuno è la sicurezza per tutti”. Come disse Franklin D. Roosevelt pochi giorni dopo lo scoppio della II Guerra Mondiale: “Quando la pace è stata rotta da qualche parte, la pace di tutti i paesi è ovunque in pericolo.”

 

Oggi queste parole rimangono attuali. Incidentalmente, il tema della nostra conferenza – crisi globali, responsabilità globale – esemplifica questo.

 

Solamente due decadi fa il mondo era ideologicamente ed economicamente diviso e fu l’enorme potenziale strategico di due superpotenze che garantì la sicurezza globale. Questa situazione globale ha spostato i problemi economici e sociali più acuti ai margini dell’agenda della comunità internazionale e del mondo. E, proprio come ogni guerra, la Guerra Fredda ci lasciò con la miccia accesa, parlando figuratamente. Mi sto riferendo agli stereotipi ideologici, ai doppi standard e ad altri tipici aspetti di pensiero per blocchi della Guerra Fredda.

 

Ma il mondo unipolare che era stato proposto dopo la Guerra Fredda non ebbe luogo.

 

La storia dell’umanità certamente ha vissuto periodi di unipolarismo e ha visto aspirazioni alla supremazia mondiale. Ma cosa non è capitato nella storia del mondo? Tuttavia, che cosa è un mondo unipolare? Comunque si voglia abbellire questo termine, alla fine si riferisce ad un certo tipo di situazione, ovvero a un centro di autorità, un centro di forza, un centro decisionale.

 

È un mondo nel quale c’è un padrone, un sovrano. Ed alla fine questo non solo è pernicioso per tutti quelli compresi in questo sistema, ma anche per il sovrano stesso, perché distrugge se stesso dall’interno. E questo certamente non ha niente in comune con la democrazia. Perché, come voi sapete, la democrazia è il potere della maggioranza alla luce degli interessi e delle opinioni della minoranza.

 

Incidentalmente, alla Russia – a noi – danno continuamente lezioni di democrazia. Ma per qualche ragione quelli che ci insegnano non vogliono imparare loro stessi.

 

Io considero che nel mondo d’oggi il modello unipolare non solo sia inaccettabile ma che sia anche impossibile. E questo non solo perché se ci fosse una singola leadership nel mondo d’oggi – e particolarmente in quello d’oggi – le sue risorse militari, politiche ed economiche non basterebbero. E, cosa ancora più importante, il modello stesso sarebbe viziato, perché alla sua base non ci potrebbe essere alcun fondamento morale per la moderna civiltà.

 

Con ciò, quello che sta accadendo nel mondo di oggi – e noi abbiamo appena incominciato a discutere di questo – è un tentativo di introdurre negli affari internazionali precisamente questo concetto, il concetto di un mondo unipolare.

 

E con quali risultati?

 

Azioni unilaterali, spesso illegittime, non hanno risolto alcun problema. Hanno invece provocato nuove tragedie umane e creato nuovi centri di tensione. Giudicate voi stessi: le guerre così come i conflitti locali e regionali non sono diminuiti. Il Signor Teltschik ha ricordato questo molto blandamente. E non muoiono meno persone in questi conflitti- ne stanno morendo anche più di prima. Molte, significativamente molte di più!

 

Oggi noi stiamo assistendo ad un uso quasi illimitato di eccesso di forza – forza militare – nelle relazioni internazionali; forza che sta sommergendo il mondo in un abisso di conflitti permanenti. Di conseguenza noi non abbiamo l’energia sufficiente per trovare una vera soluzione per nessuno di questi conflitti. Anche trovare un accomodamento politico diviene impossibile.

 

Stiamo assistendo ad un disprezzo sempre più grande per i principi fondamentali della legge internazionale. E’ un dato di fatto che norme legali indipendenti stiano diventando in modo crescente più legate al sistema legale di uno stato. Primo fra tutti, gli Stati Uniti, che hanno oltrepassato i loro confini nazionali in ogni modo. Questo è visibile nelle politiche economiche, governative, culturali e dell’istruzione che impongono alle altre nazioni. Bene, a chi piace questo? Chi è felice di questo?

 

Nelle relazioni internazionali noi vediamo sempre più il desiderio di risolvere i problemi che si pongono secondo pretese questioni di convenienza politica, basate sul clima politico corrente.

 

E naturalmente questo è estremamente pericoloso. Come si vede dal fatto che nessuno si sente sicuro. Io voglio enfatizzare questo – nessuno si sente sicuro! Perché nessuno può percepire la legge internazionale come un solido muro che lo proteggerà. Tale politica incentiva ovviamente una corsa alle armi. Il dominio della forza incoraggia inevitabilmente diversi paesi ad acquisire armi di distruzione di massa. Inoltre, si profilano significativamente nuove minacce – sebbene fossero ben note anche prima – ed oggi minacce come il terrorismo hanno assunto un carattere globale.

 

Io sono convinto che siamo giunti a quel cruciale momento in cui dobbiamo pensare seriamente all’architettura della sicurezza globale.

 

E dobbiamo procedere cercando un equilibrio ragionevole tra gli interessi di tutti i partecipanti al dialogo internazionale. Specialmente dal momento che il panorama internazionale è così mutato e muta così rapidamente- con cambiamenti alla luce dello sviluppo dinamico in diversi paesi e in regioni intere.

 

La Signora Cancelliera Federale ha già menzionato questo. Il Pil combinato, sistema per acquisire parità di potere, di paesi come l’India e la Cina, è già più grande di quello degli Stati Uniti. Ed un calcolo simile del Pil dei paesi del BRIC- Brasile, Russia, India e Cina – supera quello complessivo dell’EU. E secondo esperti in futuro questo gap potrà solo aumentare.

 

Non c’è nessuna ragione di dubitare che il potenziale economico dei nuovi centri della crescita economica globale andrà inevitabilmente a convertirsi in influenza politica e rafforzerà il multipolarismo.

 

In relazione a ciò, il ruolo della diplomazia multilaterale sta aumentando significativamente. Il bisogno di principi come apertura, trasparenza e prudenza nella politica è incontestabile e l’uso della forza dovrebbe essere una misura veramente eccezionale, comparabile all’uso della pena di morte nei sistemi giudiziali di certi stati.

 

Invece oggi noi stiamo testimoniando la tendenza opposta, vale a dire una situazione nella quale paesi che si oppongono alla pena di morte anche per assassini e altri pericolosi criminali, stanno partecipando apertamente ad operazioni militari che è difficile considerare legittime. E come dato di fatto, questi conflitti stanno uccidendo persone umane – centinaia e migliaia di civili!

 

Ma allo stesso tempo sorge la domanda se noi dovremmo essere indifferenti e distaccati rispetto ai vari conflitti interni ai paesi, ai regimi autoritari, ai tiranni ed alla proliferazione di armi di distruzione di massa. In realtà questa era anche la domanda centrale posta dal nostro caro collega Signor Lieberman alla Cancelliera Federale. Se ho capito correttamente la sua domanda (rivolto al Signor Lieberman), ne deriva chiaramente una questione seria! Possiamo restare osservatori indifferenti di fronte a quello che sta accadendo? Voglio cercare di rispondere altrettanto bene alla sua domanda: certamente no.

 

Ma abbiamo i mezzi per contrastare queste minacce? Certamente li abbiamo. È sufficiente guardare alla storia recente. Il nostro paese non ha avuto una transizione pacifica alla democrazia? Effettivamente, noi siamo la testimonianza di una trasformazione pacifica dal regime sovietico – una trasformazione pacifica! E che regime! E con quale dovizia di armi, incluse le armi nucleari! Perché ora dovremmo metterci a bombardare e sparare in ogni occasione possibile? Come avviene quando senza la minaccia della distruzione reciproca noi non abbiamo sufficiente cultura politica e rispetto per i valori democratici e per la legge.

 

Sono convinto che l’unico meccanismo che possa prendere decisioni circa l’uso della forza militare, come ultimo ricorso, sia la Carta delle Nazioni Unite. E in relazione a questo: io, o non ho capito quello che il nostro collega Ministro della Difesa italiano ha detto, o quello che lui ha detto era inesatto. Cioè, ho inteso che l’uso della forza può essere solamente legittimo quando la decisione è presa dalla Nato, dall’EU, o dall’Onu. Se lui realmente pensa così, allora noi abbiamo punti di vista diversi. O io non ho sentito correttamente. L’uso della forza può solamente essere considerato legittimo se la decisione è sancita dall’Onu. E noi non abbiamo bisogno di mettere la Nato o l’EU al posto dell’Onu. Quando l’Onu unirà veramente le forze della comunità internazionale e potrà realmente rispondere agli eventi nei vari paesi, quando noi abbandoneremo questo disprezzo per la legge internazionale, poi la situazione potrà cambiare. Altrimenti la situazione andrà semplicemente ad un punto morto; ed il numero di errori gravi sarà moltiplicato. Insieme a ciò, è necessario assicurarsi che la legge internazionale abbia un carattere universale, sia nella concezione, sia nell’applicazione delle sue norme.

 

E non si deve dimenticare che le azioni politiche democratiche si costruiscono necessariamente con il dialogo, in un processo decisionale laborioso.

 

Care signore e signori!

 

Il pericolo potenziale di destabilizzazione nelle relazioni internazionali è connesso con l’ovvia stagnazione nella questione del disarmo.

 

La Russia sostiene un rinnovato dialogo su questa importante questione.

 

È importante conservare il quadro di legalità internazionale relativo alla distruzione delle armi e perciò assicurare continuità al processo di riduzione delle armi nucleari.

 

Insieme con gli Stati Uniti d’America noi ci accordammo per ridurre la nostra capacità di missili strategici nucleari al limite di 1.700-2.000 testate nucleari esplosive entro il 31 dicembre 2012. La Russia intende adempiere strettamente agli obblighi assunti. Noi speriamo che anche i nostri partner agiranno in un modo trasparente e si asterranno dall’accumulare a parte un paio di centinaia di testate nucleari esplosive eccedenti per i giorni di cattivo tempo. E se oggi il nuovo Ministro della Difesa americano dichiara che gli Stati Uniti non nasconderanno queste armi eccedenti in un deposito- come si direbbe, sotto un cuscino o sotto la coperta- io allora suggerisco che tutti noi ci alziamo in piedi e salutiamo questo dichiarazione. Sarebbe una dichiarazione molto importante.

 

La Russia aderisce strettamente ed intende farlo anche in futuro al Trattato di Non-proliferazione delle Armi Nucleari così come al regime di supervisione multilaterale per le tecnologie missilistiche. I principi insiti in questi documenti sono quelli universali.

 

Relativamente a questo gradirei ricordare che negli anni ottanta l’URSS e gli Stati Uniti firmarono un accordo sulla distruzione di un’intera serie di missili a corto e medio raggio ma questi documenti non hanno un carattere universale.

 

Oggi molti altri paesi detengono questi missili, inclusa Repubblica Popolare Democratica della Corea, Repubblica della Corea, India, Iran, Pakistan e Israele. Molti paesi stanno lavorando su questi sistemi e progettano di inserirli come parte dei loro arsenali militari. E solamente gli Stati Uniti e la Russia sono vincolati alla responsabilità di non creare tali sistemi di arma.

 

È ovvio che in queste condizioni noi dobbiamo pensare ad assicurare la nostra propria sicurezza.

 

Allo stesso tempo, è impossibile approvare la comparsa di nuove, destabilizzanti armi ad alta tecnologia. Inutile dire che il riferimento è a misure per prevenire una nuova area di scontro, specialmente nello spazio. Le guerre stellari non sono più una fantasia – sono una realtà. A metà degli anni ottanta i nostri partner americani erano già in grado di intercettare i loro stessi satelliti.

 

E’ opinione della Russia che la militarizzazione dello spazio potrebbe avere conseguenze imprevedibili per la comunità internazionale e provocare niente meno che l’inizio di un’era nucleare. Ed abbiamo avanzato più di una volta iniziative destinate a prevenire l’uso di armi nello spazio.

 

Oggi sono lieto di dirvi che abbiamo preparato un progetto per un accordo sulla prevenzione dello schieramento di armi nello spazio. E nel prossimo futuro sarà spedito ai nostri partner come una proposta ufficiale. Lavoriamo insieme su questo.

Piani per espandere certi elementi del sistema di difesa anti-missile in Europa non possono aiutare questo ma possono disturbarci. Chi ha bisogno del prossimo passo di quella che sarebbe, in questo caso, un’inevitabile corsa alle armi? Io dubito profondamente che ne abbiano bisogno gli europei stessi.

 

I missili bellici con un raggio di circa cinque/otto mila chilometri che realmente costituiscono una minaccia per l’Europa non esistono in nessuno dei cosiddetti paesi problematici. Nel prossimo futuro ed in prospettiva, questo non accadrà e non è neanche prevedibile. E qualche ipotetico lancio, ad esempio, di un razzo nordcoreano diretto al territorio americano attraverso l’Europa occidentale, contraddice in modo palese le leggi della balistica. Come noi diciamo in Russia, sarebbe come usare la mano destra per giungere all’orecchio sinistro.

 

E qui in Germania io non posso esimermi dal menzionare la condizione pietosa del Trattato sulle Forze Armate Convenzionali in Europa.

 

Il Trattato sulle Forze Armate Convenzionali in Europa fu firmato nel 1999. Prese in considerazione una nuova realtà geopolitica, vale a dire l’eliminazione del blocco di Varsavia. Sette anni sono passati e solamente quattro stati hanno ratificato questo documento, inclusa la Federazione Russa.

 

I paesi della Nato hanno dichiarato apertamente che loro non ratificheranno questo trattato, inclusi i provvedimenti sulle restrizioni nel ‘fianco’ (sullo schieramento di un certo numero di forze armate nelle zone del fianco), finché la Russia non rimuoverà le sue basi militari dalla Georgia e dalla Moldavia. Il nostro esercito sta lasciando la Georgia, secondo un programma anche accelerato. Abbiamo chiarito i problemi che avevamo con i nostri colleghi georgiani, come tutti sanno. Ci sono ancora 1.500 soldati in Moldavia che stanno eseguendo operazioni di peacekeeping e proteggendo i magazzini con le munizioni lasciate dai tempi dei Soviet. Noi discutiamo continuamente questa questione con il Signor Solana e lui conosce la nostra posizione. Siamo pronti a lavorare ulteriormente in questa direzione.

 

Ma cosa si sta concretizzando allo stesso tempo? Il cosiddetto fronte flessibile delle basi americane, con più di cinquemila uomini in ognuna. Risulta che la Nato abbia dislocato le sue forze avanzate sui nostri confini, mentre noi simultaneamente continuiamo ad adempiere strettamente agli obblighi del trattato e non reagiamo affatto a queste azioni.

 

Io penso che sia chiaro che l’espansione della Nato non abbia alcuna relazione con la modernizzazione dell’Alleanza stessa o con la garanzia di sicurezza in Europa. Al contrario, rappresenta una seria provocazione che riduce il livello della reciproca fiducia. E noi abbiamo diritto di chiedere: contro chi è intesa questa espansione? E cosa è successo alle assicurazioni dei nostri partner occidentali fatte dopo la dissoluzione del Patto di Varsavia? Dove sono oggi quelle dichiarazioni? Nessuno nemmeno le ricorda. Ma io voglio permettermi di ricordare a questo pubblico quello che fu detto. Gradirei citare il discorso del Segretario Generale Nato, Signor Woerner, a Bruxelles, il 17 maggio 1990. Allora lui diceva che: “il fatto che noi siamo pronti a non schierare un esercito della Nato fuori dal territorio tedesco offre all’Unione Sovietica una stabile garanzia di sicurezza.” Dove sono queste garanzie?

 

Le pietre e i blocchi di cemento del Muro di Berlino sono stati da molto tempo distribuiti come souvenir. Ma noi non dovremmo dimenticare che la caduta del Muro di Berlino fu resa possibile grazie ad una scelta storica – scelta che è stata fatta anche dalla nostra gente, dal popolo della Russia – una scelta in favore di democrazia, libertà, apertura ed una sincera partnership con tutti i membri della grande famiglia europea.

 

Ed ora loro stanno tentando di imporre a noi nuove linee divisorie e muri – questi muri possono essere virtuali ma ciononostante sono ugualmente divisori, tagliando trasversalmente il nostro continente. Ed è mai possibile che ancora una volta ci vorranno molti anni e decadi, così come molte generazioni di statisti, per dissimulare e smantellare questi muri nuovi?

 

Care signore e signori!

 

Noi siamo inequivocabilmente favorevoli a rafforzare il regime di non-proliferazione. Gli attuali principi legali internazionali ci permettono di sviluppare le tecnologie per fabbricare combustibile nucleare per scopi pacifici. E molti paesi con tutte le loro buone ragioni vogliono creare la propria energia nucleare come base per la propria indipendenza energetica. Ma noi capiamo anche che queste tecnologie possono essere trasformate rapidamente in armi nucleari.

 

Questo crea tensioni internazionali serie. La situazione che circonda il programma nucleare iraniano è un chiaro esempio. E se la comunità internazionale non trova una soluzione ragionevole per chiarire questo conflitto di interessi, il mondo continuerà a soffrire simili crisi destabilizzanti perché ci sono più paesi sulla soglia, e non semplicemente l’Iran. Noi tutti sappiamo questo. Noi lotteremo con continuità contro la minaccia della proliferazione delle armi di distruzione di massa.

 

Lo scorso anno la Russia ha avanzato l’iniziativa di stabilire centri internazionali per l’arricchimento dell’uranio. Siamo aperti alla possibilità che tali centri non siano creati solo in Russia ma anche in altri paesi dove ci sia una base legittimata ad usare energia nucleare civile. I paesi che vogliono sviluppare la loro energia nucleare potrebbero garantire che loro riceveranno il combustibile attraverso la partecipazione diretta in questi centri. Ed i centri, ovviamente, potrebbero operare sotto la stretta supervisione dell’AIEA.

 

Le più recenti iniziative avanzate dal Presidente americano George W. Bush sono conformi alle proposte russe. Io considero che la Russia e gli Stati Uniti siano obiettivamente ed ugualmente interessati a rafforzare il regime di non-proliferazione delle armi di distruzione di massa e del loro dispiegamento. Sono precisamente i nostri paesi, che detengono le capacità nucleari e missilistiche, che devono comportarsi come leader nello sviluppare nuove, più severe, misure di non-proliferazione. La Russia è pronta a tale compito. Noi siamo impegnati in consultazioni con i nostri amici americani.

 

In generale, noi dovremmo discutere per stabilire un intero sistema di incentivi politici e di stimoli economici, con la qual cosa non sarebbe negli interessi degli stati stabilire loro proprie capacità nel ciclo del combustibile nucleare ma avrebbero tuttavia l’opportunità di sviluppare energia nucleare e rafforzare le loro capacità energetiche.

 

Riguardo a questo, parlerò della cooperazione internazionale dell’energia più in dettaglio. La Signora Cancelliera Federale ha accennato anche a questo: ha menzionato, sfiorato questo tema. Nel settore dell’energia la Russia intende creare principi di mercato uniformi e condizioni trasparenti per tutti. È ovvio che i prezzi dell’energia devono essere determinati dal mercato invece di essere soggetti a speculazione politica, pressione economica o ricatto.

 

Noi siamo aperti alla cooperazione. Società straniere partecipano a tutti i nostri principali progetti energetici. Secondo diverse stime, più del 26 % dell’estrazione di petrolio in Russia- e per favore pensate a questa cifra- più del 26% dell’estrazione di petrolio in Russia è fatto da capitale straniero. Allora provate a trovarmi un esempio simile, nel quale interessi russi partecipino in modo così estensivo in settori economici chiave nei paesi occidentali. Tali esempi non esistono! Non c’è alcun esempio similare!

 

Vorrei anche ricordare il grado di corrispondenza tra gli investimenti stranieri in Russia e quelli che la Russia fa all’estero. La corrispondenza è di circa quindici ad uno. E qui avete un esempio chiaro dell’apertura e della stabilità dell’economia russa.

 

La sicurezza economica è il settore nel quale tutti devono aderire ad uniformare i principi. Noi siamo pronti a competere equamente.

 

Per questa ragione sempre più opportunità si stanno presentando all’economia russa. Esperti ed i nostri partner occidentali stanno valutando obiettivamente questi cambiamenti. Così come è migliorata la stima superiore OECD del credito e la Russia è passata dal quarto al terzo gruppo. Ed oggi a Monaco di Baviera gradirei usare questa occasione per ringraziare i nostri colleghi tedeschi per il loro aiuto in questa decisione.

 

Inoltre. Come lei sa, il processo della Russia di entrare nel WTO è arrivato alla sua tappa finale. Vorrei sottolineare che durante lunghe, difficili, discussioni abbiamo sentito più di una volta parole sulla libertà di parola, libero mercato ed uguali possibilità ma, per qualche ragione, esclusivamente in riferimento al mercato russo.

 

E c’è un tema ancora più importante che colpisce direttamente la sicurezza globale. Oggi molti parlano della lotta contro la povertà. Cosa sta accadendo davvero in questo ambito? Da un lato, sono stanziate le risorse finanziarie per programmi per aiutare i paesi più poveri del mondo- e attualmente sono risorse finanziarie sostanziose. Ma ad essere onesti- e molti qui sanno anche questo- collegate con lo sviluppo delle società dello stesso paese donatore. E dall’altro lato i paesi industrializzati simultaneamente mantengono i loro sussidi agricoli e limitano ad alcuni paesi l’accesso ai prodotti ad alta tecnologia.

 

E diciamo le cose come stanno- una mano distribuisce aiuto caritatevole e l’altra mano non solo mantiene l’arretratezza economica ma miete anche i conseguenti profitti. La tensione sociale in aumento nelle regioni depresse dà luogo inevitabilmente alla crescita di radicalismo, estremismo, terrorismo e alimenta i conflitti locali. E se tutto questo accade, diciamo, in una regione come il Medio Oriente, dove c’è in modo crescente il sentimento che il mondo è ampiamente ingiusto, c’è poi il rischio di destabilizzazione globale.

 

È ovvio che i principali paesi del mondo dovrebbero vedere questa minaccia. E che perciò dovrebbero costruire un sistema più democratico, più equo di relazioni economiche globali, un sistema che dia ad ognuno l’opportunità e la possibilità di svilupparsi.

 

Care signore e signori, parlando alla Conferenza sulla Politica di Sicurezza è impossibile non menzionare le attività dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE). Come è noto, questa organizzazione fu creata per esaminare tutti- voglio enfatizzare questo- tutti gli aspetti della sicurezza: militare, politica, economica, umanitaria e, specialmente, le interrelazioni tra queste sfere.

 

Cosa vediamo accadere oggi? Vediamo che questo equilibrio è chiaramente distrutto. Qualcuno sta tentando di trasformare l’OSCE in un volgare strumento designato a promuovere gli interessi di politica estera di uno o un gruppo di paesi. E questo compito è portato a termine anche dall’apparato burocratico dell’OSCE, che non è assolutamente connesso in alcun modo con gli stati fondatori. Le procedure decisionali ed il coinvolgimento delle cosiddette organizzazioni non-governative sono tagliati su misura per questo compito. Queste organizzazioni sono formalmente indipendenti ma sono finanziate in modo finalizzato, e perciò decisamente sotto controllo.

 

Secondo i documenti fondativi, nella sfera umanitaria l’OSCE è tenuto ad aiutare i paesi membri ad osservare le norme dei diritti umanitari internazionali e le loro richieste. Questo è un compito importante. Noi sosteniamo questo. Ma questo non vuol dire interferire negli affari interni di altri paesi, ne tantomeno imporre un regime che determina come questi stati dovrebbero vivere e come dovrebbero svilupparsi.

 

È ovvio che tale interferenza non promuove affatto lo sviluppo di stati democratici. Al contrario, li rende dipendenti e, di conseguenza, politicamente ed economicamente instabili.

 

Noi ci aspettiamo che l’OSCE sia guidato dai suoi compiti primari e costruisca relazioni con stati sovrani basate sul rispetto, la fiducia e la trasparenza.

 

Care signore e signori!

 

In conclusione vorrei far notare quanto segue. Noi molto spesso – e personalmente, io molto spesso – sentiamo appelli dai nostri partner, inclusi i nostri partner europei, sul fatto che la Russia dovrebbe giocare un ruolo sempre più attivo negli affari del mondo. Mi permetterei di fare un piccolo commento. Non è proprio necessario incitarci a questo comportamento. La Russia è un paese con una storia che attraversa più di mille anni e ha usato praticamente sempre il diritto per perseguire una politica estera indipendente.

 

Non cambieremo questa tradizione oggi. Allo stesso tempo, siamo ben consapevoli di come il mondo sia cambiato ed abbiamo un senso realistico delle nostre proprie opportunità e potenzialità. E gradiremmo chiaramente interagire con partner responsabili ed indipendenti, insieme ai quali potremmo lavorare nel costruire un ordine mondiale equo e democratico, che non garantisca sicurezza e prosperità a pochi eletti, ma a tutti.

 

Grazie per la vostra attenzione.

 

Il discorso “profetico” di Vladimir Putin a Monaco: 10 anni dopo

Il 10 febbraio 2007 Vladimir Putin è intervenuto a Monaco di Baviera durante la Conferenza sulla Sicurezza. Questo discorso del presidente russo è stato definito da molti analisti “storico” ed è stato paragonato all’intervento di Churchill a Fulton, con cui iniziò la guerra fredda.

Putin è stato il primo leader di un Paese dopo lo scioglimento dell’Urss ad aver parlato chiaramente delle questioni chiave della politica mondiale. Ha duramente criticato il modello di mondo unipolare, l’uso ingiustificato e sproporzionato della forza contro gli altri Stati, l’espansionismo verso est della NATO e la politica estera degli Stati Uniti.

“Il discorso di Monaco di Putin, rivolto ai politici e statisti europei e americani, ha lanciato il processo di sovranità della politica russa,” — ha detto in un’intervista con RT il direttore del Centro per l’informazione politica Alexey Mukhin.

Questa posizione indipendente della Russia non è piaciuta a molti in Occidente. Dopo l’intervento di Putin a Monaco di Baviera, nei media occidentali sono iniziati a diffondersi umori russofobici, Putin e la Russia sono diventati il bersaglio della guerra d’informazione che dieci anni dopo avrebbe acquisito proporzioni senza precedenti come si vede oggi.

 

E dopo l’eccidio di Monaco, imbavagliare i social media

26 Luglio 2016, 12:27

“Hanno iniziato a demonizzare la figura di Putin, — ha sottolineato Mukhin, — e la Russia è andata incontro ad un forte antagonismo dell’establishment occidentale in tutte le direzioni.”

Il culmine di questo processo sono state le sanzioni contro la Russia. Tuttavia, nonostante gli sforzi dell’Occidente, la Russia ha riacquistato la capacità di “perseguire una politica estera indipendente.”

La vita ha confermato la correttezza delle tesi di quel discorso di Monaco. Oggi gran parte di quello che aveva detto il presidente Putin sembra un avvertimento profetico.

La fine del mondo unipolare

Uno delle tesi più lungimiranti del discorso di Monaco di Vladimir Putin è stata la sua critica al modello di mondo unipolare, lasciato come pesante eredità dalla fine della guerra fredda.

 

Il Papa, Putin e Trump: il nuovo triangolo geopolitico

4 Febbraio 2017, 15:44

“Nel mondo moderno il modello unipolare non solo è inaccettabile, ma anche impossibile,” — aveva dichiarato il capo di Stato russo.

Nei due mandati da presidente degli Stati Uniti, Barack Obama ha cercato di confutare questa affermazione dimostrando l’unicità degli americani e il diritto di Washington di dettare le sue condizioni al mondo. Tuttavia l’idea di multi-polarità espressa da Putin a Monaco si è dimostrata più praticabile.

“Non vi è dubbio che il potenziale economico dei nuovi centri di crescita globale si convertirà inevitabilmente in influenza politica e rafforzerà il multipolarismo”, — ha detto Putin.

Non si possono fare i conti senza i nuovi centri di potere: Cina, India e Russia. Pertanto l’attuale inquilino della Casa Bianca Donald Trump ha annunciato di essere disposto ad accettare la Russia come partner alla pari.

Di chi è la colpa?

A Monaco di Baviera nel 2007 Putin aveva duramente commentato la politica estera americana, attribuendo agli Stati Uniti la responsabilità dell’accantonamento del diritto internazionale.

 

Maxi conferenza stampa di Putin 2016 vista dall’Italia

23 Dicembre 2016, 16:00

“Vediamo un crescente disprezzo dei principi fondamentali del diritto internazionale, — aveva sottolineato il presidente russo. — Inoltre certe regole, ma in realtà quasi l’intero sistema giuridico di uno Stato, in particolar modo gli Stati Uniti, ha oltrepassato i suoi confini nazionali in tutte le sfere: nell’economia, nella politica e in ambito umanitario vengono imposte regole alle altre nazioni.”

Come la più grande minaccia alla sicurezza, Putin aveva indicato l’uso ingiustificato della forza militare contro gli altri Paesi. Questa affermazione era principalmente diretta agli Stati Uniti.

“Oggi stiamo assistendo ad un uso eccessivo e quasi incontrollato della forza negli affari internazionali: la forza militare, una forza che spinge il mondo in un abisso di futuri conflitti”, — aveva dichiarato il presidente russo.

Il terrorismo come minaccia globale

 

Putin picchia le donne?

1 Febbraio 2017, 11:24

Nel 2007 nessuno poteva prevedere la comparsa dello “Stato Islamico” e l’entità che avrebbe avuto la minaccia terroristica. Oggi però suonano più che mai attuali le parole di Putin sulla necessità di rivedere l’architettura della sicurezza globale in relazione con la crescente minaccia terroristica.

“Sono apparse fondamentalmente nuove minacce precedentemente note, ma che oggi hanno natura globale, come il terrorismo, — aveva detto Putin. — Sono convinto che siamo arrivati al momento decisivo in cui dobbiamo seriamente ripensare all’architettura della sicurezza globale”.

La NATO vicino ai confini

“La NATO avvicina le sue forze di prima linea verso i nostri confini,” — queste parole del presidente russo a Monaco di Baviera avevano suscitato la “delusione” della Casa Bianca e dei rappresentanti dell’Alleanza Atlantica.

L’allora segretario generale della NATO Jaap de Hoop Scheffer aveva dichiarato dopo il discorso di Putin: “trovo le sue osservazioni deludenti e non molto produttive per quello che ha definito come espansione della NATO, che in realtà è un consolidamento dell’alleanza”.

Oggi il “consolidamento” del blocco militare occidentale prosegue. La NATO attira nella sua orbita tutti i Paesi lungo il perimetro dei confini russi, avvolgendo la Russia con le sue spire come un anaconda, e proprio lì rafforza il suo potenziale militare.

 

Europa attenta, se Trump si allea con Putin diventi una colonia cinese

20 Gennaio 2017, 10:55

Monaco di Baviera 2.0

Dieci anni dopo il discorso di Putin, da “potenza regionale” la Russia è tornata ad essere uno dei protagonisti della politica mondiale. Mosca ha costretto il mondo a rispettarla e ascoltare la sua opinione. Questa trasformazione è iniziata proprio a Monaco di Baviera.

“Ascoltiamo molto frequentemente, personalmente molto spesso, gli appelli alla Russia da parte dei nostri partner, anche dei partner europei, per svolgere un ruolo sempre più attivo negli affari mondiali. In merito vorrei fare una piccola osservazione. E’ improbabile spingerci e incentivarci a questo. La Russia è un Paese con più di mille anni di storia e quasi sempre ha usufruito del privilegio di realizzare una politica estera indipendente, — aveva ricordato Putin. — Oggi non abbiamo intenzione di cambiare questa tradizione”.

 

 

 

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