L’Ucraina come “perno geopolitico”: La Grande Strategia USA 1991-2022
mar 14th, 2022 | Di Thomas Munzner | Categoria: Politica Internazionale
L’Ucraina come “perno geopolitico”: La Grande Strategia USA 1991-2022
di Monthly Review
Alla luce degli eventi in Ucraina, abbiamo deciso di rendere immediatamente disponibile la Nota dei redattori del numero di aprile 2022 di Monthly Review.
La Redazione di MR
Mentre scriviamo queste note, all’inizio di marzo 2022, la guerra civile limitata in Ucraina, che dura ormai da otto anni, si è trasformata in una guerra su vasta scala. Ciò rappresenta un punto di svolta nella Nuova Guerra Fredda e una grande tragedia umana. Minacciando un globale olocausto nucleare, questi eventi stanno ora mettendo in pericolo il mondo intero. Per comprendere le origini della Nuova Guerra Fredda e l’inizio dell’attuale ingresso russo nella guerra civile ucraina, bisogna risalire alle decisioni, legate alla creazione del Nuovo Ordine Mondiale, prese a Washington nel 1991 a conclusione della precedente Guerra Fredda. Nel giro di pochi mesi, Paul Wolfowitz, l’allora sottosegretario alla Difesa per la politica nell’amministrazione di George H.W. Bush, pubblicò Defense Policy Guidance (Linee guida per la Politica di Difesa), affermando: “La nostra politica [dopo la caduta dell'Unione Sovietica] deve concentrarsi ora sull’impedire l’emergere di un qualsiasi potenziale futuro concorrente globale.” Wolfowitz sottolineava che “la Russia rimarrà la potenza militare più forte in Eurasia.” Erano quindi necessari sforzi straordinari per indebolire la posizione geopolitica della Russia in modo permanente e irrevocabile, prima che fosse in grado di riprendersi, portando nell’orbita strategica occidentale tutti quegli stati che ora la circondano e che in precedenza erano stati parti dell’Unione Sovietica o che rientravano nella sua sfera di influenza (“Excerpts from Pentagon’s Plan: ‘Preventing the Re-Emergence of a New Rival’,” New York Times, March 8, 1992).
Le Linee guida per la Politica di Difesa di Wolfowitz furono adottate da Washington e da tutti i principali pianificatori strategici statunitensi i cui punti di vista, a quel punto, si rifacevano sempre più alle dottrine geopolitiche classiche introdotte da Halford Mackinder nella Gran Bretagna imperiale prima della Prima Guerra Mondiale, e che furono ulteriormente sviluppate da Karl Haushofer nella Germania nazista e Nicholas John Spykman negli Stati Uniti negli anni ’30 e ’40. Fu Mackinder che nel 1904 introdusse l’idea che il controllo geopolitico del mondo dipendesse dal dominio dell’Eurasia (la principale massa continentale dei continenti europeo e asiatico), che chiamò Heartland. Il resto dell’Asia e dell’Africa insieme all’Heartland formavano il World Island. Nacque così il suo motto, spesso citato:
Chi governa l’Est Europa comanda l’Heartland:
Chi governa l’Heartland comanda il World Island:
Chi governa il World Island comanda il Mondo.
Questa dottrina geopolitica mirava, fin dall’inizio, al dominio del mondo e da allora ha governato la strategia imperiale delle principali nazioni capitaliste, nella forma di quella che viene comunemente definita “grande strategia.” Ma mentre ha dettato il pensiero di rappresentanti della sicurezza nazionale degli Stati Uniti come Henry Kissinger e Zbigniew Brzezinski, la geopolitica è stata a lungo sottovalutata nella sfera pubblica a causa della sua identificazione popolare con le dottrine della Germania nazista. Tuttavia, con la fine dell’Unione Sovietica e la crescita degli Stati Uniti come potenza unipolare, la geopolitica e la dottrina dell’Heartland furono ancora una volta dichiarate esplicitamente dai pianificatori strategici statunitensi, generando una nuova grande strategia imperiale post-Guerra Fredda (John Bellamy Foster, “The New Geopolitics of Empire,” Monthly Review 57, no. 8 [January 2006])..
Il più importante artefice di questa nuova strategia imperiale fu Brzezinski, che in precedenza, in qualità di Consigliere per la Sicurezza Nazionale di Jimmy Carter, aveva teso la trappola ai sovietici in Afghanistan. Fu sotto la direzione di Brzezinski, a seguito di una direttiva segreta firmata da Carter nel luglio 1979, che la CIA, collaborando con il fronte dell’Islam politico che si estendeva dal Pakistan di Muhammad Zia-ul Haq ai reali sauditi, reclutò, armò e addestrò i Mujaheddin in Afghanistan. La formazione dei Mujaheddin e di vari gruppi terroristici in Afghanistan da parte della CIA accelerò l’intervento sovietico, portando a una guerra senza fine che contribuì alla destabilizzazione della stessa Unione Sovietica. Alla domanda se si fosse pentito di aver creato il fronte del terrorismo che avrebbe portato all’11 settembre e oltre, Brzezinski (che ha posato in foto con i combattenti mujaheddin) ha risposto semplicemente dicendo che: per la distruzione dell’Unione Sovietica ne valse la pena (Natylie Baldwin, “Brzezinski’s Mad Imperial Strategy,” Natylie’s Place, August 13, 2014; Ted Snider, “Living with Brzezinski’s Mess,” Antiwar.com, August 26, 2021, “Brzezinski’s Prophecy About Ukraine,” Teller Report, February 15, 2022).
Brzezinski è rimasto un consigliere determinante per le successive amministrazioni statunitensi, ma senza avere un ruolo ufficiale di primo piano, data la sua reputazione di falco e la visione estremamente negativa di lui in Russia, che nei primi anni ’90 sotto Boris Yeltsin aveva uno stretto legame con Washington, simile a un burattino. Ciò nonostante, è stato Brzezinski, più di ogni altro pensatore strategico statunitense, ad articolare la grande strategia degli Stati Uniti sulla Russia, attuata poi, in tre decenni, dalle successive amministrazioni statunitensi. Le guerre della NATO che hanno smembrato la Jugoslavia negli anni ’90 si sono sovrapposte all’inizio dell’espansione della NATO verso est. Al momento della riunificazione tedesca, Washington aveva promesso a Mikhail Gorbaciov, che la NATO non si sarebbe allargata “nemmeno di un centimetro” a est nei paesi dell’ex Patto di Varsavia. Tuttavia, nell’ottobre 1996, Bill Clinton, durante una campagna per la rielezione, dichiarò di essere favorevole all’espansione della NATO nell’ex sfera sovietica e l’anno successivo fu avviata una politica in questo senso, seguita poi da tutte le successive amministrazioni statunitensi. Poco dopo, nel 1997, Brzezinski pubblicò il suo libro, The Grand Chessboard: American Primacy and Its Geostrategic Imperatives *, in cui ha dichiarato che gli Stati Uniti erano nella posizione “in assoluto, per la prima volta [per] una potenza non eurasiatica” di diventare “l’arbitro chiave delle relazioni di potere eurasiatiche”, costituendo contemporaneamente “la potenza suprema del mondo.” In questo modo, gli Stati Uniti diventerebbero il “primo” e l’”ultimo” impero mondiale (Brzezinski, Grand Chessboard [Basic Books, 1997], xiii, 209; Diana Johnstone, Fool’s Crusade [Monthly Review Press, 2002]; “NATO Expansion: What Gorbachev Heard,” National Security Archive, George Washington University; “President W. J. Clinton to the People of Detroit,” United States Information Agency, October 22, 1996).
Ma affinché l’Alleanza atlantica, sotto la guida degli Stati Uniti potesse dominare l’Eurasia, doveva prima conquistare il primato su quello che Brzezinski chiamava “il buco nero” lasciato dall’uscita dell’Unione Sovietica dalla scena mondiale. A questo scopo doveva cercare di ridimensionare la Russia al punto da non poter più rivendicare lo status di grande potenza. Il “perno geopolitico” determinante per farlo funzionare, insistette Brzezinski, era l’Ucraina. Senza l’Ucraina, la Russia sarebbe irrimediabilmente indebolita, mentre un’Ucraina incorporata come parte della NATO sarebbe stata un pugnale nel cuore di Mosca. Tuttavia, avvertì, qualsiasi tentativo di rivoltare l’Ucraina contro la Russia sarebbe stato visto come una grave minaccia alla sicurezza, una linea rossa, da parte della Russia stessa. Questo richiedeva quindi “l’allargamento della NATO”, estendendola fino all’Ucraina, spostando le armi strategiche a est, con l’obiettivo di ottenere, alla fine, il controllo della stessa Ucraina. L’attuazione di questa grande strategia renderebbe allo stesso modo l’Europa, in particolare la Germania, più dipendente dagli Stati Uniti, minando l’indipendenza dell’Unione Europea (Brzezinski, Grand Chessboard, 41, 87–92, 113, 121–22, 200).
Ovviamente c’erano dei rischi in questo grande gioco. Brzezinski sosteneva che, se gli Stati Uniti avessero avuto successo nel sostenere l’espansione della NATO fino in fondo nell’ex Unione Sovietica, penetrando in Ucraina, con la quale la Russia condivide un confine di 1.200 miglia, ciò avrebbe portato la Russia inevitabilmente tra le braccia della Cina. La Cina e la Russia avrebbero potuto formare un “blocco anti-egemonico” opposto agli Stati Uniti, forse includendo anche l’Iran. Il risultato sarebbe stato una situazione geopolitica simile all’inizio della Guerra Fredda ai tempi del blocco Sino-Sovietico, anche se questa volta con una Russia molto più debole e una Cina molto più forte. La risposta a ciò, secondo il pensiero di Brzezinski, era fare pressione sulla Cina attraverso Taiwan e Hong Kong, e anche sulla penisola coreana, attraverso la promozione di un’alleanza allargata incentrata su Giappone e Australia. Ciò avrebbe collocato gli Stati Uniti in una posizione favorevole per combattere sia la Cina che la Russia.
Tuttavia, in tutto questo, secondo la dottrina Brzezinski, la chiave per lo scacco matto alla Russia e l’anello debole con cui Washington poteva ottenere il dominio sull’Eurasia, rimaneva l’Ucraina. Il dominio completo degli Stati Uniti e della NATO sull’Ucraina era una minaccia di morte virtuale per la Russia, imponendo forse, sotto ulteriore pressione, la sua stessa divisione in stati minori. La Cina sarebbe quindi stata destabilizzata anche nel suo lontano Ovest (Brzezinski, Grand Chessboard), 103, 116–17, 164–70, 188–90).
La relazione tra la strategia della “grande scacchiera” di Brzezinski e le azioni effettivamente intraprese da Washington negli ultimi tre decenni, dovrebbe essere ovvia. Dalla caduta del Muro di Berlino nel 1989, la NATO ha assorbito quindici paesi, tutti a est, che in precedenza facevano parte del Patto di Varsavia o erano regioni all’interno dell’Unione Sovietica. Sul suo lato orientale, lungo i confini di Russia, Bielorussia e Ucraina, la NATO ha avuto un importante potenziamento militare. Attualmente ha una presenza aerea in Estonia, Lituania e Romania. Le truppe statunitensi e le truppe multinazionali della NATO sono ammassate in Estonia, Lituania, Lettonia, Polonia e Romania. In Polonia e in Romania si trovano impianti di difesa missilistica della NATO. L’obbiettivo di tutte queste installazioni militari avanzate (per non parlare di quelle nell’Europa centrale e occidentale) è la Russia (“Here’s Where Alliance Forces Are Deployed Across Eastern Europe,” CNN, February 10, 2022; “Why Russia Wanted Security Guarantees from the West,” Strategic Culture Foundation, February 27, 2022).
Nel 2014, Washington ha contribuito ad architettare un colpo di stato in Ucraina rovesciando il presidente democraticamente eletto Victor Yanukovich. Yanukovich era stato amico dell’Occidente, ma di fronte alle condizioni finanziarie imposte dal Fondo Monetario Internazionale, il suo governo si rivolse alla Russia per un aiuto economico, facendo infuriare l’Occidente. Questo, pochi mesi dopo, ha portato al colpo di stato di Maidan, con il nuovo leader ucraino scelto dagli Stati Uniti. Il colpo di stato fu compiuto in parte dalle forze neonaziste, che hanno radici storiche nelle truppe fasciste ucraine che assistettero all’invasione nazista dell’Unione Sovietica. Oggi, queste forze sono concentrate nel Battaglione Azov, ora parte dell’esercito ucraino sostenuto dagli Stati Uniti. Il dominio dell’Ucraina da parte delle forze ultranazionaliste ucraine di destra e dei gruppi russofobi, come risultato del colpo di stato, ha portato a ribellioni nella regione orientale del paese, nel Donbass, e a una brutale repressione, con più di quaranta persone bruciate vive nell’edificio pubblico del sindacato a Odessa in cui si erano rifugiate, per mano delle forze di destra (Bryce Green, “What You Should Really Know About Ukraine,” FAIR, February 24, 2022; David Levine, “Council of Europe Report on Far-Right Massacre in Odessa,” Word Socialist Web Site, January 19, 2016).
A seguito del colpo di stato la Crimea, prevalentemente russofona, ha deciso di fondersi alla Russia attraverso un referendum in cui anche alla popolazione della Crimea era stata data la possibilità di rimanere parte dell’Ucraina. La regione del Donbass, prevalentemente russofona, nella parte orientale del paese, si è nel frattempo staccata dall’Ucraina, in risposta alla violenta repressione contro l’etnia russa che era stata scatenata dal nuovo governo di destra. Ciò ha portato alla formazione delle due repubbliche popolari di Luhansk e Donetsk, nel contesto della guerra civile ucraina. Luhansk e Donetsk hanno ricevuto il sostegno militare della Russia, mentre l’Ucraina (Kiev) ha ricevuto un sempre crescente sostegno militare occidentale, dando così inizio al processo a lungo raggio di incorporazione dell’Ucraina nella NATO (Arina Tsukanova, “So Who Annexed the Crimean Peninsula Then,” Strategic Culture Foundation, March 28, 2017; “What Donetsk and Lugansk People’s Republics Are,” Strategic Culture Foundation, February 28, 2022).
Nella guerra dell’Ucraina contro la popolazione russofona delle repubbliche separatiste del Donbass, circa 14.000 persone sono state uccise e 2,5 milioni di persone sono sfollate, la maggior parte delle quali si è rifugiata in Russia. Il conflitto iniziale si è concluso nel 2014-15 con la firma degli accordi di Minsk da parte di Francia, Germania, Russia e Ucraina e approvati dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Secondo questi accordi, Donetsk e Luhansk avrebbero dovuto ottenere il diritto all’autogoverno, pur rimanendo in Ucraina. Tuttavia, il conflitto militare è continuato e si è nuovamente intensificato. Nel febbraio 2022, c’erano 130.000 soldati ucraini che assediavano e sparavano su Luhansk e Donetsk, rompendo di fatto gli accordi di Minsk (Abdul Rahman, “What Are the Minsk Agreements—And What Are Their Role in the Russia-Ukraine Crisis,” February 22, 2022; “Who Is Firing at Whom And Who Is Lying About It?,” Moon of Alabama, February 20, 2022).
La Russia ha insistito sull’adesione agli accordi di Minsk insieme alla richiesta che l’Ucraina non fosse coinvolta nella NATO e che cessasse il rapido rafforzamento militare, sostenuto dagli Stati Uniti in Ucraina, diretto contro le repubbliche del Donbass. Vladimir Putin ha dichiarato che queste richieste erano tutte “linee rosse” per la sicurezza della Russia e che, se superate, avrebbero costretto Mosca a rispondere. Quando l’Ucraina e la NATO, dominata dagli Stati Uniti, hanno continuato a superare le “linee rosse”, la Russia è intervenuta massicciamente nella guerra civile in corso in Ucraina, in alleanza con Donetsk e Luhansk.
La guerra è un crimine contro l’umanità e oggi la guerra tra le grandi potenze minaccia il totale annientamento. L’unica risposta è dare una possibilità alla pace, il che richiede di trovare una soluzione che garantisca la sicurezza di tutte le parti coinvolte nella guerra civile in Ucraina, così come alla Russia. In una prospettiva più lunga, dobbiamo riconoscere che la guerra è endemica al capitalismo, e sia la Russia che le potenze della NATO sono capitaliste. Solo un ritorno al cammino socialista, sia in Ucraina che in Russia, potrà offrire una soluzione duratura.