Trump non era un rivoluzionario e quindi non poteva fare nessuna rivoluzione. Ha fatto finta di promuoverne una, tutta interna al grande schema capitalistico e imperiale, creando aspettative e raggiungendo alcuni successi, pochi di tipo materiale, molti di più di tipo ideologico in quanto si è fatto interprete del trumpismo, un fenomeno sociale preesistente alla sua corsa alla Casa Bianca: in sintesi, ha fatto smaltire i sentimenti di rivalsa dei deplorables (mai altro termine fu più rivelatore dei sentimenti politici e morali di chi lo utilizzò) che non ne potevano più dell’ipocrisia dei buoni sentimenti di chi li licenziava, gli portava via la casa, li impoveriva, toglieva il futuro a loro e ai loro figli, mentre si arricchiva a dismisura. Di conseguenza, in varia misura i cattivi sentimenti hanno iniziato o ricominciato a diventar popolari.
Trump ha costruito poco e prodotto molti pasticci inconcludenti, tuttavia ha creato apprensione nei suoi avversari che sapendo che tutto il sistema è in bilico precario, hanno tremato al pensiero che un falso profeta, senza spina dorsale e casinaro, facente parte della loro stessa risma, come Trump, mettesse a repentaglio quell’equilibrio anche solo facendo “Bù!”.
Così Trump è diventato l’Uomo Nero, che difatti fa “Bù!”.
Come succede dopo le rivoluzioni fallite (o mai tentate) emerge qualche forma di bonapartismo. In questo caso ri-emerge e si rinvigorisce il bonapartismo dei Dem, o più precisamente del partito trasversale neo-liberal-con, che sotto la bandiera arcobaleno di “diritti” che non intralciano di una virgola il sistema, hanno immediatamente inzeppato il governo di donne di destra ma politicamente corrette.
Questo progressivismo elitario è uno dei tratti storici del bonapartismo che Marx disprezzava ferocemente: l’«alta bohème bonapartista e capitalista», con la grande città, Parigi, il laboratorio politico e culturale di allora, infestata dai boulevardiers e dalle boulevardières, «ricca, capitalista, coperta di soldi, infingarda, che ora [dopo il massacro della Comune] ingombrava, con i suoi lacchè, i suoi ladri in guanti gialli, con la sua bohème di letterati e con le sue cocottes, Versailles, Saint-Denis, Rueil e Saint-Germain» [1]. E’ il vivido spaccato dei centri di molte metropoli occidentali di oggi, dopo la schiacciante vittoria della lotta di classe dall’alto.
Adesso, senza nemmeno più il bisogno di sventolare alcuna ingannevole bandiera se non, in modo tra il patetico e il vergognoso, quella totalmente sgualcita della “sostenibilità”, i vincitori di Washington stanno inzeppando la nuova amministrazione di finanzieri provenienti dalla Blackrock, la Roccia Nera, la più famelica delle grandi corporation finanziarie, tutte note per avere “lo stomaco per vangelo”, come avrebbe detto John Milton in Paradiso Perduto.
Ecco dunque Brian Deese, direttore del National Economic Council con delega alla Sostenibilità [2], Mike Pyle direttore dei consiglieri economici per la Harris [3] e Wally Adeyemo vice segretario al Tesoro [4].
Agli sciamani deplorable con le corna in testa si agita dunque davanti un drappo rosso.
Domanda: “Perché? Ci sono o ci fanno”?
Non credo che i redivivi boss liberal e neocon non siano preoccupati dal fatto che il Paese sia spaccato in due. Anche senza l’avviso dello “sciamano” Jack Angeli, lo sapevano benissimo. Sanno però che non possono farci nulla, che non hanno strategie alternative al rilancio delle medesime mosse, al double down, come si fa a poker quando si è con l’acqua alla gola ma si è andati troppo in là.
Quindi, più interventi imperialistici nonostante la maggior parte dei precedenti non sia andato a buon fine, nonostante i Russi abbiano missili ipersonici non intercettabili [5] e nonostante la Cina abbia missili che possono colpire con precisione una finestra [6] e tra un mese scenderanno su Marte [7].
E più finanziarizzazione, nonostante l’FMI abbia allertato che mentre il PIL statunitense si è contratto del 5%, l’indice Nasdaq è aumentato del 40% e che negli ultimi 20 anni il valore del mercato azionario USA è aumentato di 6 volte mentre il PIL è solo raddoppiato [8]. Cosa che vuol semplicemente dire che la baracca si regge sul niente, su masse enormi di capitale fittizio che solo per non crollare succhiano sempre più sangue dalla società, immiserendone una gran parte ed elargendo qualche premio a un’altra parte, a scalare secondo la posizione gerarchica, secondo le amicizie e secondo le furbizie.
Siamo immersi in un’enorme discarica di valori nominali in putrescenza. Cosa che il Fondo Monetario Internazionale e il Financial Times chiamano più elegantemente “The Great Disconnect” tra finanza ed economia reale [9].
Gli economisti mainstream più arditi osano proporre al più qualche timida forma di regolamentazione. Ma oltre non si va. Non si va perché bloccati da una visione scientifica, ideologica e culturale ottusa o semplicemente perché non si ha il coraggio di intralciare i vested interests, di infastidire chi detiene il potere fondandolo proprio su impero e finanza. Per un sistema che nasce e si perpetua con in testa la concezione tomistica dell’universo, quella copernicano-galileiana semplicemente non è concepibile, prima ancora di essere inammissibile. E se per caso si riconosce che sì, il Sole sta fermo ed è la Terra che gli gira intorno, ci si rende conto che è una verità indicibile, e soprattutto inagibile perché se no “tutto il mondo cascherebbe”.
E’ un giro vizioso che nella storia del capitalismo si ripete. Analizzando la crisi dei subprime io lo chiamai “effetto Vajont”, perché la sequenza degli eventi fu una copia di quella che causò la tragedia del 1963 e che può essere condensata in questa formula: <<Come ti muovi fai un errore, perché hai creato una situazione che ti consente solo due scelte ed entrambe conducono al disastro, più velocemente o meno velocemente>> (in realtà c’è sempre una terza scelta; offre salvezza, ma sovverte radicalmente la logica delle idee dominanti).
Infatti, secondo lo studio dell’americano F. D. Patton condotto insieme a A. J. Hendron nel 1985, le cose sopra Longarone nell’autunno del 1963 andarono sinteticamente così. <<Dopo le prove d’invaso che avevano indebolito i pendii della montagna, essendo ormai chiaro che la massa rocciosa stava scivolando, i tecnici avevano abbassato il livello dell’acqua per contenere i possibili danni della sua caduta. Questo, però, si rivelò un errore perché, a causa delle abbondanti precipitazioni che si erano avute nei due mesi precedenti il disastro, si era creata una forte pressione dell’acqua sottostante la frana: l’azione di contrasto esercitata contro di essa dal liquido contenuto nel bacino venne meno con lo svuotamento, ed allora la massa rocciosa crollò>>. [10].
Allo stesso modo, quando Greenspan si decise a intervenire per frenare un mercato immobiliare ormai pericolosamente drogato rialzando decisamente i tassi d’interesse, la sua azione causò un disastro. Da una parte i proprietari si trovarono a passare da un basso tasso iniziale a un tasso d’interesse ben più oneroso e dall’altra lo “svuotamento” del mercato immobiliare causò una diminuzione della pressione verso l’alto dei valori, così che i proprietari si trovarono con un debito più alto del valore della loro proprietà (situazione che viene elegantemente chiamata “negative equity”).
L’effetto Vajont, cioè il riempimento dell’invaso che crea una pressione che allarga linee di frattura, permette agli agenti atmosferici di creare una spinta contraria su enormi masse e poi una volta che si capisce che la montagna inizia a scivolare viene all’improvviso svuotato facendo letteralmente precipitare gli eventi, è il tratto caratteristico tipico del capitalismo. E’ l’effetto delle sue contraddizioni intrinseche dovute al fatto che il processo di accumulazione è di classe.
Nel caso in oggetto, il primo passaggio fu quello che possiamo chiamare “nascondere la polvere sotto il tappeto”: nascondere cioè la crisi con prestiti domestici che avevano il compito di sostenere la valorizzazione dei capitali delle banche e dei fondi d’investimento, delle società di assicurazioni, del settore edilizio (cioè del complesso chiamato FIRE – Finance, Insurance, Real Estate). Ciò creò un bozzo di polvere che a un certo punto non poté più essere tenuto nascosto e così scoppiò la “bolla finanziaria”, che come tutte le bolle finanziarie sono fatte di pura aria, di puro nulla generato dalla Great Disconnect e come tutte le bolle finanziarie devono necessariamente scoppiare, così come scoppiò quella dei subprime nel luglio 2007 quando <<tutto l’edificio è cominciato a crollare, pezzo per pezzo, nel corso di episodi di crisi successive, ogni volta più spettacolari. [...] I primi casi di pre-fallimento dovuti a insolvenza sono stati trattati come delle eccezioni. Non lo erano. E’ stato necessario iniettare somme sempre maggiori non più nel sistema di credito come un tutto, ma nel salvataggio di banche anch’esse sempre più grandi>> [11].
A Longarone c’era una soluzione, che avrebbe salvato la vita a migliaia di innocenti. Era stata spiegata già tre anni prima dal geologo austriaco Leopold Müller che nel febbraio del 1961 concludeva così la sua perizia: <<La sola misura di sicurezza possibile è l’abbandono del progetto>>. O tre anni dopo, capito cosa stava succedendo, si sarebbe potuta evacuare urgentemente la città. Ma bisognava assumersi responsabilità, bisognava ammettere colpe e inoltre erano soluzioni che costavano, costavano molto. E quindi non furono adottate.
La stessa cosa successe nel 2007. Si gettò la colpa sui piccoli risparmiatori, sui piccoli proprietari, cioè sui truffati e non sui truffatori. Questi ultimi dovevano essere salvati, se non tutti quasi tutti. La scelta dipese, ancora una volta, dalla posizione di potere, dalle amicizie e dalle furbizie.
Rendersi conto della disconnessione tra le masse di capitale fittizio e quelle di capitale reale voleva dire rendersi conto che l’accumulazione senza fine e senza un fine (che se esistesse sarebbe un fine sociale e non di classe ma, per l’appunto, non c’è) generava impressionanti e insuperabili contraddizioni. O meglio, ai piani alti questo si sapeva da tempo ma, ancora una volta, era una verità indicibile e, soprattutto, ancora una volta, era una verità non agibile.
Lo Stato si mise allora a gonfiare un’altra bolla, a far fluire denaro fresco non verso il commercio e l’industria (che non potevano garantire profitti adeguati alla necessità di accumulazione) ma verso le imprese finanziarie, un esempio seguito anche dalla parte opposta dell’Atlantico [12]. Le imprese finanziarie che un tempo avevano il compito di fornire nutrimento al commercio e all’industria ora, al contrario, avevano la necessità di succhiarne il sangue fresco per continuare a far vivere un morto. Così, la working class e la middle class man mano si riempirono di deplorables e i distretti dove vivevano e lavoravano divennero una rust belt mentre un capitalismo Nosferatu si ingigantiva, dapprima, tra Reagan e Bill Clinton, mostrandosi al mondo con una nuova sfavillante Belle Époque, in seguito con una lugubre sequenza di guerre, colpi di stato, attentati.
L’amministrazione Biden si sta verosimilmente attrezzando a rilanciare questo ciclo per l’ennesima volta, sempre più spaventato perché la bolla di oggi è così gigantesca da far sembrare quella dei subprime un palloncino per bimbi. Rilancerà, quindi, e lo farà proprio mentre Pechino sta finendo i collaudi dello Yuan digitale, destinato a minare il predominio del Dollaro e proprio quando la straordinaria operazione di Jack Ma sui mercati finanziari internazionali è stata fermata dal governo [13]. Un segnale di Pechino che la finanza cinese non ammette intrusioni pericolose da quella putrescente che fa capo alla City of Brexit London e a Wall Disconnected Street.
Per parafrasare Marx, mentre a Londra e a New York si cerca la pietra filosofale del Great Reset, a Pechino si batte moneta reale (per quanto virtuale possa sembrare) [14].
Piotr
[1] K. Marx La guerra civile in Francia. Editori Riuniti, 1977. Prototipo di questa tipologia di intellettuali progressisti era George Sand, proto-femminista, socialista nel 1848 e infine cheerleader dei fucilatori di Comunardi. Il bonapartismo di cui parla qui Marx è quello cresciuto sotto Napoleone III e sopravvissuto alla sua parabola politica.
[2] https://newrepublic.com/article/160403/brian-deese-blackrock-biden-adviser-climate
[3] https://www.bloomberg.com/news/articles/2021-01-08/blackrock-s-pyle-picked-as-kamala-harris-s-top-economic-adviser
[4] https://www.wsj.com/articles/blackrock-emerges-as-wall-street-player-in-biden-administration-11606841207
[5] https://www.military.com/equipment/weapons/why-russias-hypersonic-missiles-cant-be-seen-radar.html
[6] https://www.scmp.com/news/china/military/article/3116674/pla-showcases-missiles-new-years-eve-warning-taiwan
[7] https://www.space.com/china-tianwen-1-mars-orbit-insertion-february-2021
[8] https://www.imf.org/-/media/Files/Publications/covid19-special-notes/en-special-series-on-covid-19-the-disconnect-between-financial-markets-and-the-real-economy.ashx
[9] https://www.ft.com/content/00b4937c-d47b-11e4-8be8-00144feab7de
[10] Si veda Università degli Studi di Brescia Corso di Pianificazione urbana e territoriale – AA 2008/09 – http://www.amm.unibs.it/content/dav/unibs/ing/900672_3905/Pub/disastri del passato recente.pdf.
[11] François Chesnais, “La recessione mondiale: momento, interpretazioni e poste in gioco della crisi”. Dicembre 2008 http://www.eco.unibs.it/~palermo/PDF/chesnais.pdf
[12] I fondi stanziati nel 2009-10 per il rilancio dell’economia reale negli USA erano il 9,4% di quelli per il salvataggio del settore finanziario, così come in Francia (26 mld di euro contro 360 mld). Il piano per il sistema finanziario della riluttante Germania è stato di 81 mld mentre l’Europa nel suo complesso è arrivata a 400 mld di euro. In Canada il rapporto in miliardi di dollari canadesi è stato di 32 a 200 (cfr. Louis Gill, “All’origine delle crisi: sovrapproduzione o sottoconsumo?” – http://www.eco.unibs.it/~palermo/PDF/gill.pdf).
[13] https://www.sinistrainrete.info/finanza/19113-giacomo-marchetti-la-moneta-digitale-cinese-cambiera-la-finanza.html?highlight=WyJ5dWFuIl0=
https://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/19488-redazione-contropiano-criptovalute-e-crisi-del-dollaro.html?highlight=WyJ5dWFuIl0=
[14] L’idea di Great Reset, che nelle intenzioni dovrebbe essere un antidoto indolore alla Great Disconnect, è l’esito obbligato della constatazione che il processo di accumulazione non può uscire dalla crisi che con una Quarta Rivoluzione Industriale, mentre nella realtà il grosso del commercio e dell’industria si basa ancora essenzialmente sulla Seconda Rivoluzione Industriale. Al di là del fatto che non esistono antidoti indolori alla Great Disconnect, la Quarta Rivoluzione Industriale è centrata, nei piani, sulle nuove tecnologie e tra di esse quelle informatiche. A tal riguardo c’è da notare che il peso economico del settore digitale è percentualmente molto modesto e non sembra poter accrescersi comparativamente in modo veramente significativo. E’ molto importante invece il suo ruolo sistemico – e quindi il ruolo politico e ideologico dei suoi possessori e controllori – che è quello del sistema nervoso periferico della società e in parte di quello centrale (nonostante i progressi della cosiddetta AI, bisogna ancora capire se i sistemi artificiali prenderanno il posto di parti del sistema nervoso centrale o se lo affiancheranno e in che modo o se, detto metaforicamente, alcune funzioni del sistema nervoso centrale verranno spostate in quello periferico, concentrando in altri distretti i processi decisionali). Il contenzioso tra Pechino e Jack Ma non può essere ridotto a una questione di alta finanza, ma sono convinto che includa l’ostilità del governo cinese al monopolio privato di parti importanti del sistema nervoso della moderna società cinese.