Filosofia e politica del comunitarismo
mar 17th, 2010 | Di Costanzo Preve | Categoria: Teoria e criticadi Costanzo Preve
Filosofia e politica del comunitarismo
Riforma, rivoluzione e conservazione
Indice
-
Il cuore del problema
-
Il comunitarismo come luogo di incontro delle tre dimensioni della riforma, della rivoluzione e della conservazione
-
Le radici storiche del tradizionalismo e del progressismo, ed il comunitarismo come superamento dialettico di entrambi
-
L’interminabile scontro fra atei e credenti, e la necessità per il comunitarismo di non schierarsi in modo identitario in tifoserie contrapposte
-
La costituzione borghese anticomunitaria del mondo nelle sue tre varianti storico-geografiche: comunità subalterne all’interno, comunità tribali comunistiche in Africa ed America, dispotismi statali comunitari in Asia
-
La parabola dell’individualismo anticomunitario dall’esploratore pirata al narcisista e da Morgan il Pirata a Woody Allen
-
Il quadrato del potere. Le oligarchie finanziarie, il ceto politico, il circo mediatico, il clero universitario
-
Il Politicamente Corretto, la nuova teologia unificata delle oligarchie neo-feudali e neo-signorili
-
Economia e Filosofia. La celebrazione complementare della positività e della negatività del mondo
-
Il problema della comunità e del comunitarismo ed i limiti ecologici, sociali ed antropologici del capitalismo assoluto
-
La pericolosità del capitalismo assoluto contemporaneo come base di legittimazione della comunità e del comunitarismo contemporaneo
-
Il problema della comunità al termine della logica di sviluppo dell’intreccio fra mutamenti sociologici e profili antropologici
-
Conclusioni. Riflessioni su alcune difficoltà esterne cui ci troviamo oggi di fronte nello sviluppare un pensiero comunitarista credibile
1 – Il cuore del problema
Sebbene sul comunitarismo sia già stato scritto molto (ed anch’io vi abbia portato un piccolo contributo, interpretando il marxismo come una forma di idealismo filosofico rigorizzato e dotato di una teoria materialistica della storia, ed il comunismo come una forma di comunitarismo libero capace di lasciarsi alle spalle il vecchio fallimento storico basato sul nesso dialettico negativo di collettivismo coatto e di individualismo anonimo), il più non è ancora stato detto e resta ancora da dire.
Quando il più non è stato ancora detto ed il più importante resta ancora da dire, è necessario capire il perché. Ed il perché non sta se non in minima parte in insufficienze soggettive dei teorici (fatto reale, ma del tutto secondario), ma nel fatto che non si è ancora storicamente avviata una vera e propria reazione comunitaria al doppio fallimento del capitalismo liberale e del modello di ingegneria sociale dispotico-egualitaria sotto cupola geodesica protetta chiamato “comunismo storico novecentesco” realmente esistito, da non confondere mai in nessun caso con il comunismo idealistico-materialistico ed utopico-scientifico prospettato da Marx (i due ossimori, ovviamente, non sono affatto causali, ma sono intenzionali, in quanto solo lo straniamento ed il riorientamento gestaltico radicale possono permettere il mutamento di prospettiva che oggi si impone).
Il cuore del problema sta quindi in ciò, che tutte le discussioni possibili sul comunitarismo devono sapere che fino a quando non saremo di fronte a modelli pratici e politici che possano essere chiamati veramente “comunitari”, il nostro discorso sarà necessariamente costretto a restare un po’ a mezz’aria.
Non è però questo un buon motivo per rinunciarvi, come urlano voci sguaiate che mettono in guardia dal nostro presunto essere un “pericolo”, e si spingono fino a sostenere che dovremmo essere “fucilati” quando finalmente, come un meteorite aleatorio che cade dal cielo, saremo finalmente di fronte ad una vera “rivoluzione”. Simili spacconate in un bicchier d’acqua sono purtroppo la regola, non l’eccezione, nel clima soffocante delle dispute settarie di scuola, che la facile scrittura su internet amplifica a dismisura, come il facile accesso al gabinetto facilita tutti i diarroici presenti nei dintorni.
Non è a costoro che noi ci rivolgiamo. Ci rivolgiamo a due tipi di persone, entrambi degni di attenzione. Ci rivolgiamo a noi stessi, perché siamo del tutto consapevoli che il nostro auto-chiarimento è insufficiente, ed appena agli inizi. E ci rivolgiamo alle persone pacate e pensanti, non importa se si autocertificano soggettivamente come atei o credenti, moderati o estremisti, di destra o di sinistra, eccetera.
Leggi il saggio in pdf: Filosofia e politica del comunitarismo
il signor Preve,assieme ai suoi amici “comunitaristi” farebbero meglio ad andare a pescare,invece di scrivere delle boiate fuori dal normale…mischiare come fate voi destra e sinistra,oltre a non essere cosa nuova e una vera follia.
Non penso che qualcuno vi voglia fucilare..altrimenti l’avrebbero già fatto..voi date una grande mano al sistema cosi come siete..complimenti ..spero vi paghino bene..
Fate un piacere all’umanità,smettela di dire delle boiate..
Non esistono nuove teorie anticapitaliste,ce n’è una e una soltanto e sapete benissimo qual’è ,ma è difficile da applicare vero?
Chi non legge e commenta m’ha sempre fatto inquietare…se trovassi da una sola parte di tutti i testi scritti da Costanzo o da chiunque di noi la necessità dell’unione di ‘destra’ e ‘sinistra’, ti pagherei almeno una cena…
Per il resto delle sciocchezze, non ultima quella sullo ‘spero che vi paghino bene’, direi davvero che sarebbe d’uopo ti informassi sulla composizione sociale di questa comunità filosofico-politica, caro Andrea.
Fai una bella ricerca su questo sito e trova una proposta politica che implichi l’unione di ‘destri’ e ‘sinistri’…
Au revoir