Riflessioni di fine inverno… per una primavera che tarda ad arrivare
mar 16th, 2010 | Di Lorenzo Dorato | Categoria: Primo Pianodi Lorenzo Dorato
Gli ultimi giorni di vita politica nazionale sono stati totalmente monopolizzati dalla questione delle liste elettorali per le elezioni regionali del 28-29 Marzo.
La vicenda oltre a mostrare la miseria del confronto politico italiano, secondo un copione che si ripete sistematicamente, ha sviato l’attenzione da temi ben più cruciali fungendo da vero e proprio sfogo emotivo per i confusi sentimenti politici.
Vediamo meglio qual è stata la dinamica dell’annosa vicenda: il giorno 27 febbraio scoppia il caso delle liste i cui particolari sono sufficientemente noti. Alla base del pasticcio con ogni probabilità vi sono problemi di divisione interna al Pdl (livelli alti) nonché questioni di spartizione di posti di potere locali (livelli bassi). L’opposizione naturalmente approfitta dell’occasione per portare la vicenda a proprio vantaggio, mostrando all’opinione pubblica il dilettantismo della controparte politica e assaporando con gusto le prevedibili mosse reattive del governo. Quest’ultimo, ostentando una ridicola retorica vittimistica e chiamando all’ordine la piazza in difesa della democrazia, lancia un decreto interpretativo salva liste che viene firmato dal capo dello Stato, ma respinto in seguito dal Tar del Lazio e dal Consiglio di Stato. Ma prima ancora del respingimento degli organi preposti si infuoca una squallidissima polemica che riporta a galla il consueto scontro onirico tra “sostenitori della legalità e della costituzione” e golpisti “costruttori di leggi personalistiche”. Di Pietro urla al golpe fascista e propone una proceduta di impeachment contro Napolitano. Il variopinto popolo di sinistra reclama la difesa della democrazia e della costituzione, convocando una manifestazione per sabato 13 Marzo. Il centrodestra anch’esso chiama alla difesa della democrazia convocando a sua volta una manifestazione di popolo per sabato 20 Marzo.
Un potere arrogante (il centrodestra governativo) che fa uso e abuso del concetto di sovranità popolare, da un lato, e un contropotere miserrimo e altrettanto arrogante (il centro-sinsitra seguito sciaguratamente dalla cosiddetta sinistra radicale) che fa uso del concetto di legalità e rispetto della costituzione in maniera selettiva e che centra lo scontro politico su devianti formalismi e sulla lotta morale decontestualizzata dalla sostanza.
Questa dialettica si situa ormai alla base del sistema politico nazionale, infuocando due culture di potere apparentemente contrapposte, ma nel fondo del tutto omogenee su quelli che restano i temi realmente cruciali per le sorti del popolo italiano. Da un lato una cultura del disprezzo delle regole, un personalismo sprezzante, una rete di interessi oligarchici intrecciati a quelli privati del presidente del consiglio (che sono poi l’aspetto minore della questione), dall’altro una cultura snobistica che unisce un senso di superiorità morale del tutto illegittimo, un giustizialismo eterodiretto e un ostentazione di apparente rispetto delle norme e dell’etica pubblica mentre dietro si coltiva parimenti e in forme al limite più subdole e pericolose la difesa degli interessi reali delle oligarchie.
Non a caso mentre impazzavano i commenti indignati sulla questione delle liste con richiamo bipartisan alla difesa del feticcio “democrazia” (quando appare ovvio che la questione in un modo o nell’altro doveva comunque essere risolta sul piano giuridico senza bisogno di ricorsi a piazze urlanti), dietro le quinte passavano indisturbati in parlamento provvedimenti di grossa portata: la sostanziale soppressione della sostanza giuridica dell’articolo 18 (fatto gravissimo già commentato su questo sito); il voto bipartisan al rifinanziamento della guerra in Afghanistan (per la quale si prevede una spesa per il 2010 di 600 milioni di euro, mentre si afferma che la sanità è sprecona e che costa troppo!!); ed infine la decisiva battaglia per la privatizzazione dell’acqua che in diversi comuni si sta giocando proprio in queste settimane; a latere l’approvazione del legittimo impedimento (provvedimento sicuramente discutibile, ma che resta sempre interno allo scontro intercapitalistico al quale, è innegabile, partecipa anche il potere giudiziario, che ne abbia o meno coscienza).
Sabato 13 Marzo decine di migliaia di persone del popolo di sinistra, sono scese in piazza indignate per difendere il diritto e la democrazia!
Sabato 20 Marzo, lo stesso giorno in cui il centrodestra farà la sua piazza democratica, è prevista una mobilitazione nazionale per la difesa dell’acqua pubblica. Ci saranno quelle stesse migliaia di persone indignate? O forse vale più la querelle legalitaria delle liste rispetto alla difesa di un bene primario per la vita delle persone, un bene tra l’altro strategico per la sovranità politica e alimentare di un popolo?
Da rimarcare in tutto ciò la posizione schizofrenica e insostenibile della Federazione della sinistra. Prestano risorse e urla per le battaglie legaliste dell’antiberlusconismo militante; allo stesso tempo mentre ostentano un vago interesse per la difesa delle lotte sociali (acqua pubblica, articolo 18) intrecciano alleanze con i fautori attivi della distruzione dei beni comuni e dei diritti del lavoro. Qualcuno dovrebbe ricordare ai dirigenti della sinistra che la signora Bonino è stata attiva fautrice oltre che dell’abolizione dell’articolo 18 anche della privatizzazione dell’acqua (oltre ad essere voce di lancio dell’imperialismo). Evidentemente per i dirigenti della sinistra contano molto di più un antifascismo generico e usato come copertura della mancanza di una proposta politica e una supposta e ostentata laicità da avanspettacolo, oltre che la salvaguardia (chimerica) dell’apparato ad ogni tornata elettorale.
D’altra parte proprio la mancanza di una gerarchia politica delle priorità di un’epoca e l’incomprensione della posta in gioco, è alla base del fallimento politico della sinistra anticapitalista.
Da valutare positivamente invece il successo dello sciopero indetto dai Cobas e Cgil scuola venerdì 12 Marzo contro le politiche di tagli selvaggi mascherate da riforme che non hanno alcun fondamento didattico, nonché lo sciopero generale convocato lo stesso giorno dalla Cgil in diversi settori del lavoro dipendente pubblico e privato. Il giudizio positivo naturalmente è indirizzato alla partecipazione abbastanza nutrita dei lavoratori, non certo alla gestione opportunistica di un sindacato del tutto integrato nella logica di gestione capitalistica del lavoro salariato, qual è la Cgil, pronta a mobilitare il proprio potenziale di protesta solo in presenza di governi “nemici” per poi far passare sotto silenzio le peggiori nefandezze contro i lavoratori in presenza di governi “amici”. Non dimentichiamo il fatto che la Cgil ha giocato un ruolo di gravissima e attiva complicità nella distruzione del contratto di lavoro a tempo indeterminato con la conseguente precarietà lavorativa che oggi pervade la società. Per quanto riguarda i Cobas va apprezzata sicuramente la volontà di lotta sui luoghi di lavoro che supera la retorica della compatibilità sistemica. Sarebbe senz’altro auspicabile se, superando l’approccio ristretto di tipo sindacale, si aprissero proprio a partire dalle rivendicazioni dei lavoratori degli spiragli di lotte politiche di più ampio respiro. Si tratta di una prospettiva che oggi incontra fortissimi ostacoli sia per la difficoltà di unificare le lotte del lavoro a causa di una struttura produttiva che favorisce oggettivamente la disgregazione e la divisione, sia a causa di una limitata propensione all’analisi approfondita della società capitalistica in tutti i suoi aspetti.
Cari amici, sottoscrivo quanto dite in questo messaggio. Chi è peggio in questo scontro in Italia? Domanda difficile. Però fra i tredici scontri per il governatore di una regione ce n’è uno particolarmente importante. Si tratta dello scontro, nel Lazio, fra Renata Polverini e Emma Bonino. Io sto con la Polverini. Mi piace forse l’appello del cardinal Bagnasco contro i politici abortisti? Ma figuriamoci. O la Polverini lotta efficacemente contro i poteri romani, che oltre alla sanità riguardano l’edilizia e l’acqua, con la presenza importante del magnate Ciarrapico? Non mi sembra. Però voglio ricordare un evento. Nel 2006 il presidente del consiglio Romano Prodi organizzò un gigantesco viaggio d’affari “per promuovere gli scambi e gli investimenti” in Cina. Oltre a 450 imprenditori, 26 associazioni industriali, 20 banche, figuravano 4 ministri: Di Pietro, Bindi, Mussi e Bonino. Mi viene da dire che la composizione della rappresentanza ministeriale era perfetta,esemplare. Potremmo dire che Prodi, il leader, era responsabile della ideologia delirante della globalizzazione. La Bindi aveva il mandato per l’importazione di manodopera. La Bonino dell’ideologia laicista e della modernizzazione culturale. Di Pietro si occupava di mettere in galera i dissidenti. Infine c’era anche Mussi, che, se non faceva il pagliaccio della situazione si occupava di certo delle tangenti per i Ds della Toscana. Insomma voglio dire che Emma Bonino, l’ex commissario europeo, non è capitata nel Lazio per caso. Se la comunitarista (con mille contradizioni) Polverini la batte, è una vittoria per tutti.
Capisco perfettamente e condivido la critica alla Bonino (abbiamo scritto anche di peggio, leggi bene tutto il sito), però non posso proprio essere concorde sulla preferenza accordata alla Polverini… Oltretutto la definisci “comunitarista”, parola che, di suo, può significare tutto e niente. Comunitarista o no, seppur vincesse, sarebbe una vittoria della sua compagine politica, non certo per noi comunisti.
Ora sarà rispolverata la questione “meglio la Bonino?”. Assolutamente no ed è per questo che io non vado ad apporre una ICS su un pezzo di carta.
Come dice Riccardo, abbiamo detto di peggio, sulla Bonino e compagnia, per quanto riguarda la Polverini, non facciamoci trarre in inganno dalle esternazioni della sindacalista, che attaccava molto timidamente il governo attuale, e il ruolo/premio che il medesimo governo le ha ritagliato, se verrà eletta avrà il medesimo ruolo di Sto/arace, mediatore tra i vari poteri della regione, Sanitari, Edilizi, Industriali, ecc. ecc….stò comunitarismo stà a diventà come er prezzemolo, pochi anni fa non ne parlava nessuno, oggi tutti.