L’Europa come rivoluzione
lug 18th, 2020 | Di Thomas Munzner | Categoria: RecensioniQuesto articolo nasce con l’intento di recensire una recente monografia, nata come tesi di laurea presentata da Lorenzo Disogra all’Università degli Studi di Parma nell’anno accademico 2017-18, edita quest’anno per la casa editrice “Edizioni all’insegna del Veltro”1. Qual’è l’argomento di questa tesi, oramai pubblicata e quindi accessibile a tutti? E’ un controverso leader e teorico politico, di origine belga, che ha dedicato la sua intera esistenza all’idea di un’ Europa unita. La sua idea di Europa era senz’altro molto differente e più affascinante dell’idea, forse ormai quasi un miraggio, degli “Stati Uniti d’Europa”, celebrati da molti liberali come un futuro progetto volto ad un esportazione completa del modello statunitense in Europa. Ma, quindi, di chi sto parlando? Di Jean Thiriart.
Chi è Jean Thiriart ?
Jean Thirart nacque il 22 Marzo 1922 a Bruxelles, da una famiglia della piccola borghesia belga con idee fortemente anticlericali e con un orientamento politico tendente alla cosidetta “sinistra liberale”. Egli termina gli studi giovanissimo, all’età di sedici anni, per poi diventare un perfetto autodittata nello studio della filosofia, della politica ecc. Grazie alla sua curiosità e alle sue notevoli doti intelletuali, come spiega il suo biografo Yannick Sauveur, citato da Disogra come una delle fonti principali, il giovane Thirart riuscì a sviluppare una preparazione sorprendentemente vasta e pluridisciplinare2. Durante la sua adolescenza venne fortemente influenzato dalla cultura dei propri genitori, iniziando, così, una militanza in vari gruppi d’estrema sinistra ed antifascisti, come la Juene Garde Socialiste Unifièe e l’Union Socialiste Antifasciste.
Successivamente, nel 1939, deluso da una sinistra che considerava oramai troppo verbosa e priva di idee credibili verso il futuro, passa, come si suol dire, dall’altra parte della barricata ,avvicinandosi al nazionalsocialismo e alle idee che propagandava il Terzo Reich. La “conversione” politica di Jean Thiriart durante il secondo conflitto mondiale non deve sorprendere, come spiega Disogra; infatti, molti intellettuali. sia comunisti che di “sinistra” (ma anche di altre aree politiche), videro il Terzo Reich come un’alternativa politica sia al capitalismo reale sia al socialismo, che si stava costruendo in Unione Sovietica3. Thiriart, inoltre, vedeva il Reich e l’idea nazionalsocialista, come d’altronde molti altri in Belgio e in Francia (ma anche nel resto del continente europeo), come un modello che poteva unificare l’Europa per proteggerla dalla decadenza morale e politica. Tale visione delle cose, che caratterizzava molti europei del tempo, venne esplicata anche dalla giornalista statunitense di idee marxiste Anne Louise Strong, che nel suo famoso volume sull’URSS staliniana scrisse:
“Perfino molta gente comune tentò di adeguarsi al “nuovo ordine” edesco, sperando nell’unificazione dell’Europa.”4
Ma la realtà era ben diversa sia per la Strong sia per Thiriart, nonché per molti altri. L’ iniziale adesione all’AGRA (Amis du Grand Reich Allemand) di Thiriart, come dimostrato dai fatti, avrà poco a che fare con il suo corpus ideologico. Un altro aspetto interessante di Thiriart è la sua vicinanza al pensiero di alcuni autori tedeschi molto radicali, ma in contrasto con il nazionalsocialismo: uno fra tutti Ernst Niekisch5, che verrà deportato in un campo di concentramento dal regime nazionalsocialista. Thiriart, dopo la fine della guerra, venne arrestato e rimase in carcere per ben due anni con l’accusa di collaborazionismo. La prigionia lo segnerà per tutta la sua vita6. Dopo la scarcerazione si dedicò solamente alla sua vita professionale, passando da ottico a optometrista. Ma l’inattività politica di Thiriart non era destinata a durare ancora per molto. Infatti, il 30 Giugno 1960, il Congo conquista la sua indipendenza dal Belgio; ciò, per Thiriart, come egli stesso spiegherà al famoso storico e giornalista italiano Angelo Dal Boca, costituì una vera e propria tragedia7.
Da un punto di vista superficiale, Thiriart potrebbe essere definito semplicemente come un nostalgico del colonialismo. Ciò, tuttavia, non è propriamente esatto, poichè, come sostiene Disogra, bisogna valutare due aspetti del Thriart di quegli anni:
1. Il forte eurocentrismo a livello geopolitico e filosofico dell’autore, che lo portò ad appoggiare gruppi per gli interessi belgi in Congo e l’OAS francese in Algeria, che si opponeva al processo di decolonizzazione.
2. Nonostante la verità incontestabile del primo punto, Thiriart non si propone di continuare il colonialismo e la sottomissione dei paesi africani, ma di integrarli in un progetto “mononazionale” più ampio. Egli, infatti, parla di una sorta di “simbiosi” fra Europa ed Africa, frutto di un progetto geopolitico unitario, secondo una tradizione quasi “schmittiana”8. Infatti, Jean Thiriart considerava gli stati nazionali incapaci di reagire ad un mondo sempre più soggetto all’egemonia americana. La teoria dei grandi spazi di Carl Schmitt, ripresa da svariati teorici del passato (e del presente), sembrava una valida alternativa allo stato nazione per progredire verso il futuro.
Questi sono i due punti salienti che causarono l’appoggio di Thiriat a svariati gruppi politici alquanto controversi, come l’OAS, che agiva anche sotto tutela dei servizi statunitensi infiltrandosi perfino in territorio Italiano, come dimostrato dal politologo e storico italiano Giorgio Galli nel suo pregevole testo “Piombo Rosso”9. A parte ciò, però, bisogna ricordare che l’attività politica di Thiriart non si ferma qua. Essa, infatti, continua con la costituzione di un gruppo politico decisamente innovativo: “Jeune Europe” o “Giovane Europa”, fondata nel 1961.
Ascesa e caduta di Giovane Europa
Jeune Europe o Giovane Europa è il movimento politico fondato da Thiriart durante gli anni sessanta del secolo scorso. L’organizzazione venne fondata nel 1961, però divenne operativa solamente nel 1962. Non è facile sintetizare le idee di Jeune Europe, delle quali Disogra si occupa in maniera approfondita 10. Nonostante le diverse speculazioni fatte da diversi studiosi, etichettare Thiriart come un “nazista, un comunista, un estremista di destra ecc.” è profondamente sbagliato, come cercherò di esplicare in seguito. Le idee di Jeune Europe sono riassumibili nei seguenti punti:
1. Nè Mosca, nè Washington.
2. Europa unita da Brest a Bucarest.
3. Rifiuto della democrazia parlamentare.
4. Contro “l’Europa delle patrie” e l’Europa federale.
5. Per un un nazionalismo europeo.
6. Nè con il comunismo, nè con il capitalismo.
7. Neuralità forte e arma atomica per l’Europa.
8. Europa fuori dalla NATO.
Dopo aver riportato i punti principali del programma di Jeune Europe, si può, in estrema sintesi, descrivere la natura di questo movimento come fortemente europeista e volta a trasformare l’Europa in uno stato indipendente.
Successivamente, Thiriart cercherà sostegno per creare “armate europee” di militanti di Jeune Europe, che avrebbero dovuto formarsi nei diversi conflitti post-coloniali. Thiriart chiese aiuto a svariati paesi dell’est europeo: Jugoslavia e Romania, diversi paesi arabi come l’Egitto e l’Iraq. Da notare che alcuni suoi militanti parteciparono alla resistenza palestinese11. Sembra (ma non ci sono fonti attendibili su questo incontro) che egli chiese aiuto anche a Zhou Enlai, il celebre e carismatico primo ministro cinese durante tutta l’epoca di Mao; ma sembra che gli furuno negati gli aiuti12.
Jeune Europe, dopo la mancanza d’appoggio da parte dei diversi paesi arabi e socialisti, si trova a confrontarsi con la dura realtà, fino alla sua dissoluzione nel 1969 ed al ritiro di Thiriart dalla vita politica fino al 1981.
Prima di spendere alcune riflessioni sull’idea e sulla visione geopolitica paneuropea di Thiriart, credo che sia necessario ricordare il forte successo avuto da Jeune Europe in Europa Occidentale. Infatti, il movimento si diffonderà in diversi paesi: Belgio, Olanda, Francia, Svizzera, Austria, Germania, Italia, Spagna, Portogallo ed Inghilterra13. Fra alcuni dei suoi militanti più famosi italiani è necessario ricordare lo storico Franco Cardini14 e il saggista Claudio Mutti15, rispettivamente autori della prefazione e della postfazione dell’opera di Disogra.
L’Europa secondo Thiriart
“L’Europa sarà una nazione modellata da una élite rivoluzionaria!”
Molti oppositori dell’ordine liberale europeo spesso si rifanno a visione ed a concezioni antagoniste all’idea di unità europea, essenzialmente per due cause:
1. L’Unione Europea rappresenta l’incarnazione del liberismo di matrice statunitense in Europa e, come dice lo stesso Thiriart:
L’Unione Europea, tutt’oggi, rappresenta un faro dell’unipolarismo statunitense e costituisce una base per gli interessi americani; è incapace d’aver una politica indipendente in qualsiasi senso ed è assoggettata, quindi, alla cultura del peggior capitalismo. Inoltre, l’UE mantiene il primato dell’economico sul politico e questo è uno dei principali motivi della sua decadenza. Come diceva Vladimir Illich Lenin nel famoso saggio popolare sull’Imperialismo:
Secondo Lenin, gli Stati Uniti d’Europa avrebbero continuato a tutelare i propri interessi imperialistici nazionali nei confronti delle colonie. Attualmente, l’Unione Europea tutela gli interessi degli Stati Uniti nel continente europeo e nelle ex.colonie. L’ipotesi di Lenin non era così errata se confrontata con la nostra attuale realtà.
Disogra, inoltre, spiega con estrema lucidità le contraddizioni dell’Unione Europea e del cosidetto primato dell’economico sul politico, secondo le basi della riflessione thiriarthiana:
“Oggi l’Unione Europea si presenta, [...] come il regno della spoliticcazizone. Dimostrazione di ciò è il fatto che essa è totalmente incapace di portare avanti una propria (autonoma) politica estera.19″
Disogra continua descrivendo l’attuale decadenza del dibattito politico europeo contemporaneo:
“Non a caso l’Unione Europea vive attualmente in una crisi di legittimità. Le rivendicazioni dei populisti e dei sovranisti sembrano riportare, in qualche maniera, la politica sul nostro continente.Per questo essi sono così mal tollerati da coloro che difendono le istituzioni europee. Ma, a ben vedere, anche questi critici non vivono che in un’ illusione. Nell’illusione di fare politica, quando la loro non è altro che una piccola politica.20″
Ciò è la maschera che continua ad ingannare l’Europa e a causare parte della sua continua decadenza sotto ogni aspetto della propria esistenza.
In conclusione:
“Vi è un Unione Europea che non vuole fare politica e, dall’altra parte critici che, per mancanza dei mezzi adeguati non possono farla.21″
Da una parte, l’Unione Europea è succube della politica decadente imposta dagli Stati Uniti e dal modello economico neoliberale, dall’altra, i critici che si innalzano contro di essa rappresentano spesso altrettanta incapacità (come ci suggerisce Thiriart).
Il secondo punto, che vede questi critici rivoltarsi a prescindere contro l’idea paneuropea, vede una coerentissima giustificazione in ciò:
2. L’incapacità dell’Unione Europea di scrollarsi il suo becero parlamentarismo e la sua incapacità di tutelare la cultura e le realtà particolari dei paesi facenti parte di questo progetto, che è relegato al primato dell’economico sul politico, quindi spoliticizzato, come abbiamo precedentemente affermato.
Cosa propone Thiriart come idea d’Europa ?
Jean Thiriart si focalizza su diversi punti per esplicare la sua idea d’Europa, dapprima unita fino ai confini dell’URSS, sucessivamente fino a comprendere anche l’URSS. Ma di ciò parleremo più tardi.
1.Thiriart si discosta totalmente dall’idea che l’Europa debba essere unificata da una nazione egemene. Infatti, come nei tentativi svolti da Napoleone e da Hitler, ciò creerebbe una reazione a catena di rinascita di piccoli e grandi nazionalismi, fino a causare conflitti alla pari dei precedenti. Egli spiega che il cerchio dei conflitti fra piccoli e grandi nazionalismi s’è chiuso in Europa nel 1945: non ripetiamolo. Con ciò, si capisce la distanza di Thiriart dalle idee nazionaliste e relegate al razzismo biologico che erano parte del Reich Tedesco.
2. La futura riunificazione europea non deve dipendere dai parlamentari dei singoli stati europei (come attualmente avviene), poichè questi signori traggono vantaggio personale dalle divisoni dell’Europa e non possono che creare un’Europa dei “chiacchieroni”, dei “girovaghi”, dei “festaioli” ecc., come dice lo stesso Thiriart. Ciò, in effetti, sembra accadere attualmente in Europa, dove a decidere sono i parlamentari dei diversi paesi, che discutono incessantemente, anche delle più futili questioni, fino a perdere la fiducia della maggioranza dei popoli europei, oramai stanchi e sfiduciati anche se incapaci di rivoltarsi (per il momento).
3. Thiriart si oppone fortemente all’Europa istituzionale, ovvero quella rappresentata dal trattato di Roma del 1954e sulla quale poggia l’odierna Unione Europea. Essa è pienamente sottomessa a Washington e l’Europa istituzionale, nei fatti, non esiste, poichè non è indipendente: è “una specie di superpanama americano”, secondo il belga.
Cosa opporre a tutto ciò ?
Per il teorico belga è necessario opporre un’Europa guidata da un partito rivoluzionario, un’avanguardia rivoluzionaria. La teoria dell’avanguardia rivoluzionaria di Thiriart deve essere strutturata, secondo lui, in modo centralizzato, omogeno (integrazione su scala europea del partito rivoluzionario) ed infine dinamico ed efficente. Il partito rivoluzionario europeo, infatti, dev’essere in grado di compiere una rivoluzione sul piano europeo (per questo egli teorizza un partito fortemente gerarchizzato in maniera meccanica)22.
La teoria dell’avanguardia di Thiriart ricorda molto le teorie d’avanguardia espresse nei movimenti marxisti, per quanto riguarda la dinamicità, la centralizzazione ed il movimento omogeneo che per lui deve crearsi grazie all’avanguardia rivoluzionaria. Prendiamo in analisi la produzione teorica di Lenin ed anche di Stalin23, ad esempio. Si può vedere che, nonostante il ruolo decisivo delle masse popolari e del proletariato, nei fatti era una semplice élite molto preparata che guidava questi movimenti (com’è ovvio che fosse) fino al raggiungimento del potere; questa è l’élite d’avanguardia24. Per quanto riguarda la struttura fortemente gerarchizzata dell’élites rivoluzionaria, potrebbe ricordare la struttura di molti altri movimenti, che siano essi di “destra” o di “sinistra”, che hanno caratterizzato il secolo della “passione politica”, in cui Thiriart vive: il XX secolo.
Per quanto riguarda il ruolo dell’élite nei confronti delle masse, Thiriart specifica che il ruolo dell’avanguardia precede quello delle masse; infatti, è l’avanguardia o il gruppo di potere che deteniene il ruolo di gruppo dominante in un determinato paese. Secondo Thiriart, è la volontà dell’élite che precede la coscienza effettiva che la massa ha di sé stessa.
Per il politico belga, infine, i piccoli nazionalismi saranno sostituiti da un nazionalismo europeo, capace di esprimere l’idea di un avvenire in comune di tutti i popoli europei, legati gli uni agli altri dall’idenitità di destino storico25.
Infine Thiriart esprime le seguenti parole:
Il ritorno del 1981
Dopo circa vent’anni il famoso e controverso politico belga ritorna sulla scena dell’attualità politica europea, non più in veste d’attivista politico ma di puro teorico27.
Thiriart si dice soddisfatto di aver “lasciato” l’attività politica pura per dedicarsi a lavori teorici, poichè, così facendo, non deve più dipendere da qualcuno (ad es. da un gruppo di giovani militanti come era Giovane Europa). Egli ritorna sulla scena in veste di teorico con un’intervista a Bernando Gil Mugarza, giornalista ed ex militante di Jeune Europe. In quest’intervista Thiriart spiega nuove teorie sulla sua visione di Europa-Nazione28. Egli innanzitutto rivaluta il ruolo del comunismo e dell’URSS all’interno di una possibile integrazione europea. Per Thiriart, i nemici principali dell’Europa erano e rimangono gli Stati Uniti d’america. Egli individua altrettanto chiaramente l’amico: l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Thiriart teorizza una grande Europa unita fino a formare “L’Impero Euro-Sovietico”, che si dovrà estendere da Dublino a Vladivostock.
La Russia Sovietica, dunque, da nemico diviene amico; le ragioni di questa scelta quali sono ?
Innanzitutto Thiriart considera, dal 1975, il nemico principale per l’integrazione europea i piccoli nazionalismi che sono distruttivi e lacerano il grande nazionalismo europeo. Il comunismo, invece, viene considerato da Thiriart come un sistema fallito dal punto di vista economico e con un ideologia debole, che non può dare problemi all’Europa. L’URSS, nonostante i suoi difetti, viene vista da Thiriart come l’ultimo stato indipendente rimasto in Europa, poichè libera dall’influenza dell’imperialismo americano e sionista29.
L’URSS, che per il belga possiede notevoli lacune nel suo sistema economico ed ideologico, grazie ad un’integrazione conl’Europa Occidentale, potrà compiere il proprio “destino geostragico”, ovvero quello di espandersi fino alle coste dell’Atlantico30.
Per Thiriart, però, il comunismo deve essere riformato; è profondamente inefficente; ma da un certo punto di vista è positivo, perchè è totalitario e regna su uno stato di grandissime dimensioni. Ciò è profondamente ammirabile per il belga, ma il comunismo deve essere de-marxizzato e deve diventare più razionale; per Thiriart il marxismo-leninismo è dogmatico, inefficente, ma non orribile. Per il politico belga, infatti, il comunismo è solamente “idiota” e bisogna creare un “comunismo efficente”, cioè il comunitarismo nazional-europeo. Il comunitarismo nazional-europeo dovrà permettere di creare una “Città del sole”, che consentirà di costruire quello che il comunismo si proponeva di fare, ma mantenendo materialismo, un forte eurocentrismo geopolitico e filosofico e un vero e proprio razionalismo e pragmatismo nelle questioni politiche, svincolato dal dogma marxista-leninista31.
Per Thiriart l’edificazione della società perfetta verrà raggiunta non grazie al “democratismo” dei parlamentari europei ed americani, ma tramite il carattere positivo ed il totalitarismo illuminato del comunismo sovietico. Per Thiriart il comunismo sovietico è allo stato banale e quindi rozzo, ma almeno non è intriso di revisionismo come gli “eurocomunisti” dell’Europa occidentale (chiaro riferimento a Berlinguer).Grazie allo stato rozzo e banale del totalitarismo comunista di matrice sovietica, come egli lo chiama; l’uomo non sarà più edonista ma per la prima volta riesciurà a manipolare, controllare ed a orientare la realtà per progredire verso il futuro: per egli è l’avvento del super-uomo32. Il comunismo sovietico, nonostante tutte le sue carenze, è migliore rispetto al democratismo occidentale, poichè fa del politico il proprio primato sull’economico e su qualsiasi altro ambito della vita umana.
Durante questo periodo scrive un testo, “L’Impero Euro-Sovietico”, finito nel 1985 e pubblicato postumo nel 2018 dalla casa editrice Edizioni all’Insegna del Veltro di Parma33. Egli scrive che questo libro è dedicato alla classe dirigente sovietica ed auspica l’avvento di un “nuovo Stalin”, in grado di riformare il comunismo e di fondere l’URSS con l’Europa per il bene dei popoli.
Ciò per Thiriart avverrà per svariati motivi:
1. L’URSS deve necessariamente espandersi verso Ovest integrando l’Europa Occidentale ed abbandonare il dogmatismo ideologico, per dedicarsi ad un progetto pragmatico e reale di costruzione di un progetto geopolitico eurosovietico.
2. L’URSS, per Thiriart, abbandonando il dogmatismo ideologico grazie all’avvento del nuovo Stalin, si presenterà agli europei non come un occupante ma come una potenza amica, unificatrice contro i veri occupanti: gli Stati Uniti.
3. L’URSS, integrato con l’Europa Occidentale, formerà una vera e propria Pax Europaea; ciò avverrà con la nascita di una Repubblica Imperiale Euro-Sovietica estesa da Vladivostock a Dublino. Il nuovo stato e la nuova società euro-sovietica creerà una dottrina monroe paneuropea, per integrare l’Africa e per creare un nuovo uomo razionale. Grazie al “totalitarismo illuminato”, infatti, dovrà nascere un superuomo alla Nietzsche od un uomo nuovo, non solamente sovietico, come si proponeva l’URSS, ma eurosovietico!
La fine dell’URSS, Il viaggio a Mosca e la morte
L’URSS nel 1991 si dissolve, ma Thiart è deciso a non mollare l’attività di teorico.
La Russia post-sovietica è caraterrizzata da una profonda crisi economica e sociale, dovuta alle riforme neoliberali di Boris Eltsin, ma nonostante ciò è caraterizzata da una forte attività politica e culturale. Thiriart allora decide, nel 1992, di recarsi a Mosca, ove incontra il politologo russo Aleksandr Dugin34, lo storico Anatoli Ivanov35, Gennadij Zugjianov36 (leader del neonato partito comunista della Federazione Russa), Egor Ligaciov37 (ex membro del PCUS ai tempi di Gorbachev) ecc.
Egli partecipa con interesse alle discussioni dei nuovi movimenti nazionalisti, eurasiatisti, comunisti e neozaristi, che si tengono nella capitale russa; inoltre, viene intervistato dal giornale russo “Den”. Nonostante le differenze ideologiche fra Thiriart ed i membri dell’opposizione a Eltsin, egli incontra svariati membri della cosidetta opposizione “rossobruna” e, nonostante la recente caduta dell’URSS, è sempre più convinto che ci sia ancora speranza verso il futuro.
Tre mesi dopo il suo rientro da Mosca, nella notte fra il 22 e il 23 Novembre, Thiriart muore all’improvviso a causa di una crisi cardiaca.
“Voci costernate piangevano la sua scomparsa da Parigi a Mosca, passando per Milano fino a Marsiglia38″
Note sull’Ideologia di Thiriart
E’ difficile e complesso, nonchè errato, etichettare secondo le ideologie novecentesche Jean Thiriart. Cercherò di semplificare al limite i punti salienti del suo pensiero. Lorenzo Disogra dedica al pensiero politico di Thiriart un intero capitolo del suo testo 39.
Detto ciò, Jean Thiriart era per molti:
“Troppo europeista per i nazionalisti, troppo nazionalista per i regionalisti e troppo comunista per i fascisti”40. Nonostante molte pubblicazioni l’hanno etichettato come “ideologo d’estrema destra”, ciò è un errore, nonchè una notevole semplificazione.
Egli è definibile come un uomo pragmatico, un vero e proprio realista politico. Thiriart, infatti, rifiutava le ideologie, nel senso che credeva che, benché sia necessario un apparato ideologico, è altresì necessario che l’ideologia non diventi dogmatismo come in URSS. Egli ricorda, come dice Disogra, che a differenza dei militanti di Jeune Europe, che leggevano i libri di Julius Evola41, egli non si definivcome un tradizionalista, e nemmeno come un conservatore, ma un come un progressista, ed ammirava Marx, Ortega Y Gassett, Gramsci,Lenin ecc.
Possiamo sintetizzare il pensiero di Thriart nelle seguenti visioni del belga:
1. La natura umana: per egli l’uomo non è nè buono né cattivo, ma è semplicemente assurdo; cosa intende Thiriart con ciò? L’uomo, per evitare che compia crimini o dia danno alla collettività, deve essere sottoposto ad un comando politico. L’uomo per Thiriart è bestiale e stupido, quindi necessita di un comando. Thiriart auspica, come abbiamo visto, l’avvento di un super uomo; ma egli è altresì convinto che il comunitarismo nazional-europeo migliorerà l’uomo ma lavorerà sull’uomo così com’è, senza farsi illusioni di cambiare la natura umana.
2. La visione della storia di Thiriart è generalmente progressista e non pessimista; per Thiriart la decadenza va sconfitta “a calci in culo”. Tuttavia, nonostante ciò, è conscio che l’Europa attualmente sia in forte stato di decadenza. Egli è convinto che sono le élites a fare la storia, guidando le masse. La volontà politica élitaria porta quindi al progresso.
3. La visione del “politico” di Thiriart è molto interessante e personale, nonchè innovativa. Per lui esiste lo spazio statuale dell’”Imperium” e quello del “Dominium”, che riguarda l’ambito del privato del cittadino e contiene la libertà di pensare. Si può semplificare la questione così:
-
Imperium= sfera del pubblico;
-
Dominium= sfera del privato.
Disogra spiega bene questo concetto:
“Per Thiriart, quindi, la politica deve rimanere totalitaria, ma ciò non significa che, al contempo, essa debba annullare completamente, per forza di cose, la sfera delle scelte individuali. Essa deve soltanto mantenere intatta la sua autonomia ed il suo primato su qualsia altro ambito dell’agire umano.”42
Per Thiriart quindi l’Imperium è il potere politico puro dello stato, che deve farsi obbedire (egli rimprovera al liberismo di non riuscire a farsi obbedire e, secondo lui, per questo scomparirà). Nel dominium, invece, v’è la sfera del privato e della libertà di pensare (egli si definisce a favore del ruolo del dominium nella società, nonché come un “liberale autoritario”, anche se la sua composizione ideologica è molto diversa dal liberismo)43.
In ultima analisi merita d’essere realizzata l’idea di “stato di diritto e legalità” di Thiriart, per egli:
Egli crede che un atto di forza si mantiene grazie all’utilizzo della coercizione fisica o meno e ciò si stabilizza tramite il diritto ma si mantiene con la forza; per questo l’idea thiriartiana ricorda molto il decisionismo schmittiano, come detto anche da Disogra45.
4. L’aspetto Ideologico per il belga viene visto con una forte tendenza critica; per egli le dicatomie destra-sinistra e fascismo-antifascismo appartengono al passato e vanno superate; ciò è idea comune di svariati teorici spesso messi in ridicolo dalla nostra stampa occidentale che piuttosto che criticare seriamente ridicolizza; alcuni es. possono essere il filosofo Costanzo Preve46 e il suo seguace Diego Fusaro47, il già citato Aleksandr Dugin ma gli stessi teorici marxisti fra cui quelli del socialismo reale consideravano la loro ideologia come scientifica e non idealista (effettivamente il marxismo si basa su presupposti di analisi scientifica della realtà) e di conseguenza criticavano le devianze di destra e sinistra. Il dibattito fascismo ed antifascismo che spesso nella nostra stampa raggiunge picchi d’isteria pazzeschi per Thiriart è parte oramai del passato; noi dobbiamo progredire verso il futuro.
Nonostante ciò egli, è fermamente convinto che uno stato (compresa l’Europa Nazione) debba dotarsi di un’ideologia efficente capace di orientare gli indivudi che la compongono; e mette in guardia la Cina che non deve abusare della sua ideologia comunista poichè così facendo ritarderà il suo sviluppo, annebiandola (La Cina, in maniera incoscia ha fatto tesoro del consiglio di Jean Thiriart)48.
Conclusione
Siamo giunti alla conclusione di questa breve recensione ed introduzione a questo politico e teorico sconosciuto a molti come già detto da Disogra nel suo pregevole testo ma anche nella prefazione dello storico Franco Cardini.
Innanzitutto; il merito e il ringraziamento che sento di fare a Lorenzo Disogra è che grazie a lui abbiamo una agevole e breve monografia in italiano su Jean Thiriart inoltre credo sia un punto di svolta importante per ulteriori studi su questa controversa e sconosciuta figura per riportarla dal buio dell’ignoto alla luce del sole; poichè ciò non fa giustizia ad un pensatore del calibro di Thiriart.
Ho cercato di fare del mio meglio per riassumere il pensiero thiriartiano nel migliore dei modi possibili e per esporlo al pubblico di differenti ideologie e pensieri; poichè un autore del genere non può essere lasciato nel dimenticatio, spero quindi di aver dato un piccolo contributo per tutti coloro che volessero approfondire lo studio di quel belga che nel 1992 vene pianto da molti nei territori di quell’Impero da lui teorizzato e sognato..
5E.Niekisch (1889-1967) era uno degli esponenti principali della rivoluzione conservatrice tedesca, nonchè uno dei maggiori teorici del cosidetto “nazionalbolscevismo”. Per maggiori informazioni sull’autore si riporta al testo di F.Milanesi, “Ribelli e borghesi”, Aracne, Roma, 2011 , all’opera del filosofo russo Aleksandr Dugin “La Quarta Teoria Politica”, NovaEuropa Edizioni, Milano, 2018 ed all’opera di Niekisch stesso pubblicata da NovaEuropa Edizioni E.Niekisch, “Il Regno dei demoni”, NuovaEuropa Edizioni, Milano, 2018
34A.Dugin (1962) è un filosofo e politogo russo. Viene spesso dipinto impropriamente come il “guru” di Putin o come “l’eminenza grigia del Cremlino”; nonostante egli abbia più volte criticato il Presidente russo e le sue idee siano di notevole oppossizione alla modernità politica essendo seguace di Heidegger, Evola e Guénon. I suoi testi sono stati tradotti in Italiano da differenti case editrici e gode di notevole popolarità in Europa Occidentale.