«Intus legere» La Matrix europea e il gruppo Bilderberg
giu 3rd, 2020 | Di Thomas Munzner | Categoria: Cultura e società
Salvatore Bravo
La prassi è sempre sincrona alla teoria, alla comprensione, la quale è sempre un atto intellettuale, ovvero “intus legere”: capire significa leggere dentro, astrarre la verità dalla contingenza, apparentemente costituita da frammenti, da situazioni frammentate. In realtà esse hanno il loro senso nel substrato che dà significato all’empirico. Il periodo attuale, ormai trentennale, ha la sua verità nella tecnocrazia di sistema. La tecnocrazia è altro dalla scienza: essa ha il fine di trasformare ogni ente in fondo per il plusvalore. La crematistica risponde alla legge della tecnocrazia globale, entifica popoli e culture al fine di trasformare ogni esistente in plusvalore da consumare ed immettere sul mercato. Il nichilismo è diventato la legge dell’occidente globale. Gli esseri umani si differenziano dagli altri enti, solo poiché ricoprono una doppia natura storicamente indotta: produttori e consumatori. Il tempo ciclico della produzione esige che vi siano consumatori: senza la doppia natura innestata dal sistema tecnocratico l’economicismo non reggerebbe. La tecnocrazia non è un fenomeno naturale, la sua pervasività capillare è sicuramente favorita da condizioni storiche, ma curvare queste ultime per teleologie di questo genere è possibile solo in presenza di lobby organizzate per tali finalità. La democrazia boccheggia sotto i colpi di gruppi di privilegiati che costruiscono progetti per i popoli utilizzando il loro immenso potere economico per determinare le decisioni degli Stati. Il gruppo Bilderberg è la cupola finanziaria all’interno della quale non lavorano solo finanzieri, ma anche manager, giornalisti e carrieristi che in nome “del martello dell’economia” sono disponibili a mettere in pratica cinici propositi:
«Stando alle notizie raccolte, la conferenza del Bilderberg sarebbe organizzata da una commissione permanente, detta anche Comitato Direttivo (Steering Committee), della quale fanno parte alcuni membri di circa diciotto nazioni differenti.
Alcuni di questi membri fanno parte di un secondo cerchio ancora più chiuso, e formano il Comitato Consultivo (Advisory Committee) del Gruppo. L’Advisory Committee è composto da pochissime personalità, tra le quali in passato spiccavano i nomi di Giovanni Agnelli e David Rockefellerche ne è il Presidente Onorario. Oltre al presidente della Commissione, è prevista la figura di Segretario Generale onorario. Non esiste la figura di membro del Gruppo Bilderberg, perché i membri vengono invitati di volta in volta, ma solo quella di membro della Commissione Permanente (member of the Steering Committee). Esiste anche un gruppo distinto di supervisori. Quando giunge l’invito, generalmente a ridosso della riunione, agli invitati è richiesto di non annunciare pubblicamente la loro partecipazione al meeting, pena l’esclusione dall’incontro. Chi osserva e conosce il Gruppo da parecchi anni afferma che anche la preparazione delle riunioni segue un rituale “curioso”, mirato a tutelare questo ambito di massima riservatezza. L’hotel selezionato viene occupato con qualche giorno di anticipo. Parte del normale personale viene sostituito con personale di fiducia». [1]
Matrix europea
La Matrix europea è testimoniata da una incontestabile cronologia. I partecipanti al gruppo Bilderberg sono premiati per la fedeltà al progetto tecnocratico mediante un rapido passaggio dalla partecipazione all’occupazione di ruoli strategici per condizionale politica ed economia dei popoli[2]: Angela Merkel, Blair, Clinton, Prodi, Monti, Lagarde, Bonino sono passati in tempi strettissimi dalle riunioni segrete della finanza a svolte nella loro carriere che hanno coinciso con provvedimenti letali per i popoli. Per il gruppo Bilderbeg il male da curare è la democrazia, in quanto lenta nei suoi passaggi. Naturalmente la lentezza implica la discussione e la partecipazione, e ciò è un ostacolo al governo mondiale della finanza. I popoli devono trasformarsi in plebi obbedienti alla plutocrazia, la quale deve mettere in atto un progetto di dominio globale finalizzato al profitto:
«Sin dall’inizio il loro intento era quello di creare un nuovo ordine economico internazionale, e per riuscirci elaborarono il concetto di “tecnocrazia” come mezzo per controllare la società, sostituendolo sempre più al concetto di politica come dovrebbe essere inteso nelle nostre democrazie. Sono convinti che non ci sia più bisogno dello Stato, così come lo si è inteso per centinaia di anni, e quindi agiscono per poter eliminare il concetto di sovranità nazionale e di autodeterminazione degli Stati. Già alla fine degli anni 70 l’analisi della crisi globale da parte del – la Commissione Trilaterale imputava le cause alla troppa democrazia ed ai troppi poteri del Parlamento. I membri della Commissione sono convinti che l’eccessiva partecipazione democratica sia un male, e che i popoli vadano tenuti all’oscuro: infatti, la Commissione stessa è nata dalla volontà dichiarata proprio da David Rockefeller di superare quelli che lui definisce “lenti e farraginosi processi di discussione parlamentare”, e per stabilire processi decisionali che scavalchino le decisioni delle assemblee istituzionali. Il fulcro di questo pensiero è stato riassunto in un rapporto del 1975 dal titolo: “La crisi della democrazia”, pubblicato in Italia con la prefazione di Gianni Agnelli firmato da Michel Crozier, Samuel Huntington e Joji Watanuki ad hoc per la Trilaterale. Osservando le condizioni politiche di Stati Uniti, Europa e Giappone, il documento, divenuto successivamente un libro, dimostra come i problemi di governance derivino secondo gli autori “dall’eccesso della democrazia». [3]
Società di solo mercato
Il fine è fondare la civiltà della merce, affinché il feticismo della merce possa trionfare, il gruppo agisce secondo due modalità: utilizzando circostanze eccezionali per attaccare lo stato sociale e favorire la privatizzazione dei servizi, e nel tempo ordinario mettere in campo una perenne campagna dei media contro i diritti sociali rappresentati come “debito” verso la comunità. Il convincimento collettivo è orchestrato, in modo che la pluralità dei giornali, nominalmente di aree diverse, comunichino lo stesso messaggio, ovvero che i diritti individuali e la privatizzazione sono i pilastri del mondo libero, mentre i diritti sociali sono “il male” che ha corrotto le finanze dello Stato:
«Le riforme strutturali più’ urgenti, oltre a quelle politiche, sono secondo la banca quelle in termini di riduzione dei costi del lavoro, di aumento della flessibilità’ e della libertà di licenziare, di privatizzazione, di deregolamentazione, di liberalizzazione dei settori industriali “protetti” dallo stato. Il problema non è solo una questione di reticenza fiscale e di incremento della competitiva’ commerciale, stando alla loro spiegazione, bensì’ anche di “eccesso di democrazia” che va assolutamente ridimensionato. L’élite finanziaria internazionale lascia intendere che se i paesi del Sud d’Europa vogliono rimanere aggrappati alla moneta unica devono rassegnarsi a rinunciare alla Costituzione. Rockefeller ha spesso fatto dichiarazioni molto esplicite, come quando ha dichiarato che: “Siamo sull’orlo di una trasformazione globale. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è la ‘giusta’ crisi globale e le nazioni accetteranno il Nuovo Ordine Mondiale”. Ed altre che non lasciano dubbi sui suoi intenti: “Alcuni credono che facciamo parte di una cabala segreta che manovra contro gli interessi degli Stati Uniti, definendo me e la mia famiglia come “internazionalisti”, e di cospirare con altri nel mondo per costruire una più integrata struttura politico-economica globale, un nuovo mondo, se volete. Se questa è l’accusa, mi dichiaro colpevole, e sono orgoglioso di esserlo». [4]
La finanza vuole assumere il ruolo di un perverso Demiurgo platonico: deve plasmare il mondo ad immagine e somiglianza della nuova razza padrona che in nome del “più mercato meno stato”, propone e attua l’annichilimento delle comunità, queste ultime senza diritti sociali non sono che veloci giustapposizioni di gruppi umani pronti a sciogliersi sotto il moto del capitale. I suoi membri sono all’interno di movimenti e sussulti economici che non governano, ma a cui devono adattarsi passivamente:
«La liberalizzazione dei mercati finanziari rappresenta il logico punto di arrivo di tutto questo e la mission di queste organizzazioni. Questi, infatti, sono i punti che gli oligarchi hanno portato avanti contemporaneamente attraverso Reagan, Thatcher, Mitterran e Kohl per plasmare il mondo e che silenziosamente vedrete portare avanti a tutti coloro che da queste organizzazioni sono riusciti ad arrivare ai vertici dei governi con la conseguenza che:
– i costi del debito pubblico saranno scaricati sui risparmiatori, sui lavoratori, sui pensionati, sui redditi e i capitali non delocalizzabili;
– i costi dei buchi delle banche saranno scaricati sui depositanti, sugli obbligazionisti, sugli azionisti (bailin) e sugli italiani in generale;
– i costi della competitività saranno scaricati sui salari e sulla previdenza; Le crisi economiche diventano, così lo shock indispensabile per realizzare la delegittimazione dei meccanismi istituzionali e di partecipazione democratica, le deregolamentazioni a discapito del lavoro salariato con la progressiva eliminazione dei diritti dei lavoratori e l’inesorabile scomparsa delle lotte sindacali». [5]
Complicità
Il gruppo Bilderber ed affiliati palesano la verità dell’attuale fase del capitalismo, esso è sempre più simile, fino a confondersi, alle mafie, ha una cupola ed i suoi esecutori. Le riunioni sono segrete, ed i partecipanti obbediscono alla legge del silenzio. La cupola ha le sue complicità trasversali, per cui pur nell’evidenza della sua strategia di decostruzione delle democrazie continua ad operare indisturbata. Essa è il semenzaio per una pluralità di oligarchie interconnesse ed antitetiche ai popoli:
«E soprattutto di adoperarsi per applicare la legge Anselmi che “considera associazioni segrete e come tali vietate dall’articolo 18 della Costituzione quelle che, anche all’ interno di associazioni palesi, occultando la loro esistenza ovvero tenendo segrete congiuntamente finalità e attività sociali, ovvero rendendo sconosciuti, in tutto o in parte ed anche reciprocamente, i soci, svolgono attività diretta ad interferire sull’esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche, anche ad ordinamento autonomo, di enti pubblici, anche economici, nonché di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale” e prevede per i promotori di tali associazioni e per i semplici partecipanti la pena alla reclusione». [6]
Maastricht (1992) e il Trattato di Lisbona (2007) sono il compimento di un lungo percorso iniziato già con il piano Marshall (1947 -1951): il progetto era trasformare l’Europa occidentale nell’avamposto degli Stati Uniti, con la caduta dell’Unione Sovietica nel 1991 ogni limite al liberismo è caduto, e si è configurato il progetto del governo mondiale sotto l’egida della finanza. È, ora, la moneta a determinare politiche e scelte sociali degli stati ridotti ad esecutori di ordini superiori:
«Il Trattato di Maastricht, costituendo il SEBC, ovvero il sistema europeo delle banche centrali, viola palesemente alcuni principi sanciti dalla nostra Costituzione e può essere considerato un duplice attacco alla sovranità ed all’indipendenza nazionale. Da un lato il Trattato fornisce base giuridica al fine di consentire che sia l’Europa a dettare le politiche economiche delle nazioni, dall’altro priva le nazioni stesse di una Banca Centrale con cui finanziare in autonomia dette politiche. “L’Italia, con una moneta così concepita, perdeva, sia il controllo diretto dei tassi d’interesse che vengono oggi decisi dal mercato e che ovviamente può facilmente influenzarli con le speculazioni (come accaduto con la crisi dello Spread del 2011), sia la possibilità di svalutare la moneta stessa. Possibilità che si era resa necessaria in alcune circostanze a causa di shock esterni”: da Maastricht in poi non sarà più la moneta ad adeguarsi all’economia ma l’economia a doversi adeguare alla moneta (svalutando i salari!). Il denaro, quindi, da strumento alternativo al baratto per consentire lo scambio di beni e servizi di cui costituiva unicamente l’unità di misura, diventa esso stesso prodotto e strumento di predazione». [7]
La domanda legittima è se i popoli sono innocenti. Poiché, ancora una volta, è ingenuo e semplicistico pensare ed ipotizzare che la plutocrazia apolide svolga il suo progetto in autonomia. Vi è, infatti, la zona grigia degli esecutori, che possono non essere informati sulla cupola, sui meccanismi di trasmissione degli ordini e sul progetto finale, ma è possibile verificare nel quotidiano gli effetti della finanziarizzazione della vita. È necessario agire, informare, emancipare la zona grigia delle complicità, senza le quali tali gruppi di potere non potrebbero rendere esecutivo il loro progetto di conquista predatoria dei popoli. La tecnocrazia della finanza non solo aliena, ma specialmente punta a rendere gli esseri umani anonimi e sostituibili. Tale obiettivo deve essere denunciato, poiché in tale sistema nessuno è al sicuro. Su tale verità bisognerebbe agire, in modo che si possa essere consapevoli che gli effetti esiziali del capitalismo della finanza possono travolgere chiunque in qualsiasi momento e che non vi sono sacche di privilegio che possano ritenersi al riparo dalle tempeste della moneta. Non esistono solo le responsabilità di banchieri e politici, ma vi sono anche le responsabilità delle classi medie acculturate che capiscono le dinamiche in atto, ma non si scandalizzano della tragedia etica che si dipana dinanzi a loro.
Note
[1] Francesco Amodeo, La Matrix europea, Edizioni Matrix, 2019, p. 10.
[2] Ibidem, pp. 13-14.
[3] Ibidem, p. 24.
[4] Ibidem, p. 51.
[5] Ibidem, p. 57.
[6] Ibidem, p. 97.
[7] Ibidem, pp. 101-102.
Petite Plaisance