PROSPETTIVE PER IL FUTURO.
apr 9th, 2020 | Di Thomas Munzner | Categoria: Politica InternazionalePROSPETTIVE PER IL FUTURO. [Post lungo e non di "cronaca"]
Lo Stato nacque in Europa, a partire da quel di Francia, nel lungo XVI secolo. In seguito vi corrispose anche una nazione, amalgamando popolazioni non perfettamente omogenee ma meno disomogenee tra loro che tra loro ed altre. Lo Stato non nacque per moto interno. Nacque come necessità dei popoli e loro relative élite che vivevano in quella zona, stante una forte pressione esterna. Nel caso, la lunga, defatigante ed irrisolvibile Guerra dei Cent’anni. Tale movimento storico, mosse in relativa sincronia tutta l’area circostante: Portogallo, Spagna, Inghilterra ed in seguito Province Unite (Olanda), si formano più o meno nello stesso periodo o poco dopo. Nel XVI secolo, inizia la modernità in senso storico, l’Europa era abitata da 67 milioni di persone (oggi sono dieci volte tanto) ed il Mondo da 461 milioni (oggi sono sedici volte tanto). Portogallo, Spagna, Francia ed Inghilterra poi Gran Bretagna (1707), poi Regno Unito (1800), diedero vita alla colonizzazione delle Americhe ed a tutta l’avventura coloniale ed imperiale che connotò i secoli successivi.
Poco dopo essersi formato come Stato unificato, già con una nazione formata culturalmente in quanto tale, la Germania andò in conflitto con questa area occidentale, per ben due volte. Alla fine, nel 1945, tutti ne uscirono con le ossa rotte, l’Europa occidentale aveva perso definitivamente il suo protagonismo storico in favore degli Stati Uniti di cui divenne protettorato geopolitico e partner economico, il Resto del mondo a lungo dominato dagli europei occidentali, si emancipò e crebbe per proprio conto.
Gli Stati europei occidentali, tentarono di scavarsi una nicchia adattiva al mutato contesto. I britannici, mai davvero esclusivamente “europei” rimasero parte della loro area culturale anglosassone. L’area francofona, tedesca ed italica, diedero vita ad un primo nucleo di collaborazione cooperativa. In questa prima fase, si tentarono varie forme. Una venne promossa con forza dalla Francia che aveva compreso il rischio di soffocamento geopolitico dovuto alla duplice forza degli anglosassoni da una parte e dei sovietici dall’altra. Questa era l’idea di una Comunità di Difesa. L’idea faceva sponda su tre lati: 1) il primo era lasciarsi una forma di autonomia operativa geopolitica rispetto allo strapotere anglosassone; 2) il secondo era controllare militarmente la Germania poiché a questa sarebbe stato impedito il riarmo in proprio salvo partecipare con proprie forze all’esercito comune; 3) il terzo era lasciare alla Francia un ruolo centrale politico poiché un esercito comune chiamava politica di Difesa comune e questa era appunto una funzione eminentemente “politica”, nonché geopolitica in quanto né alla Germania, né all’Italia sarebbe stata più consentito coltivare velleità sull’argomento. I francesi si diedero molto da fare, convinsero tutti, fecero approvare l’idea al parlamento del Belgio, dell’Olanda, del Lussemburgo, della Germania, l’Italia era ovviamente allineata e sarebbe stata l’ultima a ratificare l’accordo dopo la Francia. Ma quando la ratifica giunse al parlamento francese in quel di un 30 agosto del 1954, i francesi, i promotori del progetto, inaspettatamente, non approvarono il loro stesso piano per 50 voti. Il tutto scomparve dalla scena politica e da allora il senso della cooperazione europea prese un sapore esclusivamente economico.
Poiché la logica della cooperazione economica è diversa da quella politica, non si ebbe difficoltà ad estendere il sistema di cooperazione fino a 28, oggi 27, Paesi, del tutto eterogenei. Ad un certo punto, c’era chi addirittura avrebbe aperto le porte dell’accrocco europeo financo alla Turchia o ad Israele poiché, in effetti, un mercato non richiede poi questi grandi gradi di omogeneità tra i contraenti, anzi addirittura il contrario per via delle opportunità di scambio eccedenze vs mancanze. Dentro questo accrocco mercantile, si istituì un secondo più limitato accrocco monetario per vari motivi, tra cui la paranoia francese verso la Germania (che s’andava riunificando ripristinando la sua asimmetria di Stato un terzo più grande di Francia, Italia e Regno Unito) e l’opportunità per questa ultima, di togliere ai partner la leva monetaria per evitare scomode competizioni interne. Tutto ciò ha più o meno funzionato quando l’economia mondiale galoppava, ha avuto una sua prima crisi fondamentale quando l’economia mondiale ebbe un primo ictus nel 2008, sta per andare in crash di sistema a fronte di una crisi appena iniziata di cui nessuno ancora può sapere la dimensione, ma da quel che già si sa, più grave di ogni altra, pregressa. Il punto di queste ricorrenti e sempre più profonde crisi è che se anche la loro origine o il loro più evidente aspetto è di natura economica, la decisione di come farvi fronte non può che esser politico e politicamente non esiste alcuna omogeneità tra i 27 contraenti un patto di sistema economico e monetario sottoscritto quando il contesto economico mondiale era in espansione. Ciò che decide nelle espansioni non può essere ciò che decide nelle contrazioni.
Purtroppo l’argomento è complesso e non dovrebbe star recluso in un angusto post. Però, visto che ultimamente usiamo questo spazio e visto che qualcuno si sta ricordando della vecchia idea minoritaria di una Unione latino-mediterranea, ricordiamo anche noi la logica da noi già sposata anni fa, di questa idea. Va però detto che l’idea non nasce da un ripiego rispetto ai fatti contingenti (il blocco del Nord Europa che non vi suole concedere i c.d. coronabond), l’idea parte da un’altra serie di considerazioni che non sono economiche, economiciste o monetariste, poiché chi scrive non crede che la Storia sia scritta dagli ordini economici, tantomeno monetari.
L’idea si basa su tre semplici assunti concatenati: 1) le formazioni politiche territoriali si formano non per ragioni interne, ma per ragioni esterne, come già avvenne per la nascita del concetto di moderno Stato, poi Stato-nazione, europeo. Oggi, “l’esterno” non è più uno o più vicini europei ma gli USA, la Russia, la Cina, le potenze di seconda fascia, le problematiche del Mediterraneo e l’Africa ed in parte anche Medio Oriente. Politicamente, per la Danimarca saranno i problemi di sfruttamento del Polo Nord, per gli ex Patto di Varsavia, saranno i problemi di vicinato con l’immenso e potente vicino russo, per i britannici sarà il ripristinare una qualche versione del Commonwealth, ognuno ha i suoi a seconda di dove la geo-storia l’ha collocato; 2) questo quadro problematico con molti competitor, molti problemi, molti livelli (c’è la demografia, la ricerca e lo sviluppo tecnologico, le dimensioni delle aziende, la Difesa che è anche industria, la geopolitica, l’economia certo e la moneta, ma anche la potenza relativa che si ha per difendere la proprie condizioni di possibilità, le minacce ed opportunità che rappresentano i vicini come i Paesi arabi, le migrazioni africane, i nuovi giacimenti del Mediterraneo etc.), presuppone soggetti che non possono esser quelli nati cinque secoli fa quando la logica del gioco era di tutt’altro tipo. In particolare, molti grandi player del gioco hanno massa enorme e la massa è correlata alla potenza e la potenza è l’energia necessaria a giocare questo tipo di gioco che è il gioco che determina le condizioni di possibilità per ogni altro gioco; 3) si consiglierebbe allora cominciare ad immaginare, nuovi sviluppi geo-storici con aggregati diversi dai singoli Stati nazione storici nati in tutt’altro contesto e tali aggregati, essendo forme che prima o poi debbono pervenire ad una unità politica poiché questa è l’unica forma conosciuta come necessaria in storia da cinquemila anni, debbono basarsi su dati di omogeneità relativa. Omogeneità che non è ancora identità che va costruita nel tempo, così come i francesi corrisposero alla Francia già nata da tempo, lungo un percorso decennale se non secolare.
Eco allora che un progetto di Unione di Paesi Latini e Mediterranei, risponde ai tre punti con un nuovo soggetto storico, in prospettiva all’ottavo posto per popolazione (Cina, India, USA, Indonesia, Pakistan, Brasile, Nigeria) ed il terzo per Pil (USA, Cina) e molte altre qualità non banali. Se vogliamo darci un futuro, tocca pensarci per tempo … non vedo altra soluzione viabile.
[AVVERTENZA AL COMMENTO. L’argomento è di tipo geo-storico, non si sono mai visti nascere Stati per motivi economici o monetari. L’idea non è per domani mattina. L’idea non replica il formato Unione Europea o euro. L’idea ha solo il contorno, il contenuto è da sviluppare. Per favore, non mi spiegate che Macron non vuole, il PD, la Merkel, non è un argomento d’attualità, io non sono un giornalista ma uno studioso. Se non si hanno competenze multidisciplinari, storiche e geopolitiche, se non interessa ragionare a trenta anni, non sentitevi obbligati di criticare o commentare. E’ gradito tono dialogante ed anche problematico, emittenti di giudizi frettolosi sono pregati di procedere con altri post più divertenti sulla loro timeline.]
Pierluigi Fagan