Media, fake news e controllo sociale. Una proposta alternativa
mar 15th, 2020 | Di Thomas Munzner | Categoria: Cultura e società
Media, fake news e controllo sociale. Una proposta alternativa
Le fake news rappresentano un’arma di normalizzazione usata dall’establishment per spostare gli assetti istituzionali verso il centro marginalizzando le forze radicali e democratiche. Queste menzogne fanno da contorno alle operazioni falsa bandiera, pianificate dall’elite per potenziale lo stato profondo ovvero l’anello che collega i paesi semi-capitalisti periferici alla centrale imperialista statunitense.
Nel 2017, per esempio, una fake news fece perdere al presidente boliviano, il socialdemocratico radicale Evo Morales, il referendum costituzionale che gli avrebbe permesso di ricandidarsi nelle successive elezioni. Prima di tutto ripercorriamo i fatti, che cos’è successo nel 2017 (sottolineatura mia)?
‘’Irruppe sulla scena l’ex compagna del presidente Morales, la quale affermò di avere avuto un figlio dal presidente e che questa circostanza le avrebbe permesso di godere di svariati favori. Successivamente venne scoperto che questo fantomatico figlio, semplicemente, non è mai esistito.
Come rivelato dall’agenzia di stampa ABI, la vicenda fu montata da Carlos Valverde, ex capo dei servizi segreti boliviani al principio degli anni 90’ «divenuto un giornalista e fervente oppositore di Morales e del suo governo progressista». Valverde denunciò che Morales aveva un figlio nato dalla relazione con Gabriela Zapata e questa circostanza sarebbe stata utilizzata dalla donna per fare buoni affari’’ 1
Il signor Carlos Valverde ex uomo dell’intelligence si riciclò come ‘’giornalista’’, ciononostante ha continuato a svolgere delle attività di spionaggio per conto della CIA. Si tratta d’un giornalista-spia che, dietro alla professione d’informatore, maschera l’attività eversiva tipica delle strutture denominate (preferisco utilizzare la definizione anglosassone) deep state. Lo stato profondo, così facendo, si contrappone ai governi eletti configurando seri problemi di tenuta democratica degli stati costituzionali.
Bolivia: il golpe dei cristiano-nazisti e le ombre del passato
Gli ustascia boliviani che hanno rovesciato Evo Morales – colpevole soltanto di non aver smantellato lo stato profondo – mantengono stretti contatti coi ‘’fratelli’’ croati i quali, per conto della CIA, destabilizzarono negli anni ’90 la Jugoslavia. Il giornalista francese di orientamento radicale, Thierry Meyssan, ha inquadrato storicamente il problema fino alla ricostruzione delle reti eversive della Gladio sudamericana:
‘’Gli ustascia boliviani hanno mantenuto legami con i fratelli d’armi in Croazia, in particolare durante la guerra del 1991-1995, in cui sostennero il partito cristiano-democratico di Franjo Tudman. In Bolivia hanno creato l’Unione Giovanile Cruceñista, milizia nota per le violenze antirazziali e le uccisioni d’indios aymara. Uno dei vecchi capi, l’avvocato e uomo d’affari Luis Fernando Camacho, è oggi presidente del Comitato Civico pro-Santa Cruz. È lui che apertamente dirige i sicari che hanno cacciato dal Paese l’aymara Evo Morales’’ 2.
‘’Sembra che anche il nuovo comandante in capo dell’esercito, Iván Patricio Inchausti Rioja, provenga dagli ustascia di Croazia. È lui che guida la repressione contro gli indios, munito della licenza d’uccidere della presidente Jeanine Áñes’’.
Che cosa sta succedendo?
- La forza dei neonazisti boliviani non sta nel numero, ciononostante un piccolo gruppo di fanatici è riuscito a mettere in fuga il presidente Evo Morales. La loro forza sta nell’ideologia; manipolare la religione per legittimare la pulizia etnica. In un paese cristiano – come spiega Meyssan – nessuno osa contrapporsi a chi, anche con metodi violenti, dice d’agire in nome di Cristo. Jeanine Áñes nel momento in cui ha denunciato ‘’i riti satanici degli indios’’, s’è imposta in quanto fervente cattolica.
- La Rete Voltaire da anni mette in guardia contro la Dottrina Rumsfeld – Cebrowski che vorrebbe applicare al Bacino dei Caraibi quanto fatto nel Medio Oriente. Da un punto di vista tecnico, in America Latina mancava una organizzazione terroristica analoga ad Al Qaeda ed ai Fratelli Musulmani quindi le trame partivano dalla contrapposizione dei capitalisti liberali ai ‘’socialisti del ventunesimo secolo’’. Il conflitto di classe è radicalmente mutato. Coi fascisti evangelici, una corrente organica al cristianesimo predica l’odio e la guerra di sterminio in nome di Dio. I cattolici sudamericani e Francesco I si trovano nella stessa situazione dei musulmani sunniti; condannare il neocolonialismo o venire travolti dalle trame imperialiste.
Una nuova guerra di sopravvivenza. I giornalisti non allineati hanno il dovere di far conoscere i piani del neo-imperialismo, mentre la sinistra di classe non ha alternative politiche: solo la strategia Chavez – Assad permette di conservare la sovranità nazionale.
L’alleanza strategica di Washington coi cristiano-fascisti
Sul giornale online l’Interferenza ho spiegato, utilizzando fonti di prima mano, la linea strategica di Washington: allearsi con neonazisti e fondamentalisti sunniti per distruggere una porzione del pianeta. Nell’articolo L’alleanza fra cristiani reazionari e fascisti in America Latina, scrivevo:
‘’Gli USA fondarono la Lega Anticomunista Mondiale, riciclando neonazisti ed antisemiti della peggior specie. Il generale-presidente boliviano Alfredo Ovando Candia (1965-1970), uomo della CIA, commissionò al nazista Klaus Barbie (il “macellaio di Lione”) la repressione della guerriglia e l’assassinio del rivoluzionario argentino Ernesto Guevara. Successivamente, la Bolivia affidò la ristrutturazione di polizia ed intelligence al fascista “parastatale” Stefano delle Chiaie, fiduciario Deep State presso l’Aginter Press di Lisbona. Barbie e delle Chiaie organizzarono lo Stato profondo boliviano sul modello della Gestapo consentendogli di sopravvivere alla sconfitta dell’Operazione Condor, rimanendo ancorata a pochissimi appoggi: qualche multinazionale, chiese locali e pochi contatti col Pentagono’’ 3
Durante la ‘’guerra fredda’’, Klaus Barbie e Stefano delle Chiaie modellarono l’intelligence sudamericana sul ‘’modello’’ di Gladio. E’ stato il ‘’boia’’ di Lione a dare la caccia ad Ernesto Guevara Il giornalista Marc Vandepitte, collaboratore del Granma, ha spiegato come il neoconservatorismo cattolico distrusse la Teologia della liberazione lasciando diversi sacerdoti progressisti nelle mani dei golpisti. Karl Wojtyla sta alla Dottrina cattolico-popolare come il nazionalsocialismo germanico sta al socialismo.
Il Pentagono, negli ultimi 19 anni, ha teorizzato la cosiddetta ‘’guerra infinita ‘’. Il mondo non globalizzato, secondo questa dottrina politica crudele (così è stata definita dai politologi socialdemocratici), deve essere distrutto; il riferimento dei neoconservatori non è più il filosofo inglese Thomas Hobbes il quale immaginava un super-stato assolutistico, ma Leo Strauss il teorico del caos creativo. Per Strauss, in linea coi nazisti-cristiani, l’uomo ha una natura malvagia quindi il ‘’disimpegno politico’’ è una necessità per preservare la naturalezza dello sfruttamento classista.
Il giornalista Thierry Meyssan col saggio Sotto i nostri occhi. La grande menzogna della ‘’Primavera araba’’. Dall’11 settembre a Donald Trump, è stato il primo a mettere in guardia il giornalismo indipendente e la sinistra di classe dalla ‘’guerra infinita ‘’ pianificata dagli USA. Leggiamo dall’articolo intitolato Interpretazioni divergenti in seno al campo antimperialista:
‘’Questa strategia, radicalmente nuova, cominciò a essere insegnata da Thomas P. M. Barnett dopo l’11 settembre 2001. È stata resa pubblica ed esposta nel marzo 2003 — ossia appena prima della guerra contro l’Iraq — in un articolo di Esquire, poi nel libro eponimo The Pentagon’s New Map, però è apparsa talmente crudele che nessuno ha creduto potesse essere applicata.
L’imperialismo ha bisogno di dividere il mondo in due: da un lato, una zona stabile che gode dei benefici del sistema, dall’altro un caos spaventoso in cui nessuno più pensa a resistere, ma unicamente a sopravvivere; una zona in cui le multinazionali possano estrarre le materie prime di cui hanno bisogno senza rendere conto ad alcuno’’ 4
Il capitalismo del ventunesimo secolo ha una struttura piramidale; ai vertici si collocano i neoconservatori ed il complesso militar-industriale americano-sionista. Si tratta d’un regime antinazionale, il quale va ben oltre il colonialismo anglosassone ed il sionismo. Intere nazioni verrebbero cancellate. L’imperialismo ‘’cosmopolita’’ USA considera l’Europa liberale terra di conquista; diverse potenze imperialiste (es. Francia e Germania) sono state degradate a ‘’sub-imperialismo’’ o ‘’imperialismo straccione’’ (cit. Lenin) letteralmente invertebrate all’interno della Nato. La guerra di classe del ventunesimo secolo è conflitto fra ‘’stati profondi’’, intelligence e giornalisti lubrificati dai servizi segreti.
La critica di Meyssan è pertinente:
‘’Le élite sudamericane sbagliano se intendono proseguire la lotta per una ripartizione più equa delle ricchezze, che fu dei decenni passati. Oggi la lotta più importante non è tra maggioranza del popolo e una piccola classe di privilegiati. La scelta cui si sono trovati di fronte i popoli del Medio Oriente allargato, e alla quale ora i sudamericani devono rispondere a loro volta, è difendere la patria o morire.
I fatti lo dimostrano: l’imperialismo contemporaneo non mira più prioritariamente a fare man bassa delle risorse naturali. Oggi vuole dominare il mondo e saccheggiarlo senza scrupoli. Mira ormai a schiacciare i popoli e a distruggere le società delle regioni di cui già sfrutta le risorse’’ (Ibidem)
L’imperialismo minaccia la sopravvivenza del’Umanità. In quest’epoca di destabilizzazione ‘’morbida’’ e meretricio dell’informazione, la lotta dei lavoratori è, che piaccia o meno alla sinistra zombie, difesa dell’integrità nazionale.
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Stefano Zecchinelli, giornalista pubblicista
Membro del Wrep (Web Reporter Eu Register)
Responsabile Esteri della testata online l’Interferenza
Responsabile Esteri del partito Risorgimento Socialista