I dispositivi di costrizione sensoriale e psico-fisica nell’istituzione scolastica.

nov 4th, 2019 | Di | Categoria: Cultura e società

“appunti” per un prossimo libro sulla scuola

I dispositivi di costrizione sensoriale e psico-fisica nell’istituzione scolastica.

 

William Frediani

 

Da un secolo e mezzo s’è diffusa una sorta di religione che idolatra la scuola come un luogo sacro, un vero e proprio tempio del sapere. Guai a metterne in discussione le pratiche e le liturgie. Guai a negarle un ruolo utile al progresso e alla civilizzazione: sarebbe una bestemmia! Guai a toccare il sacrificio dei loro sacerdoti, professori di fede e dispensatori di un mondo migliore!

In tutto ciò v’è un profondo atto di fede. Una fede inculcata autoritariamente dalle istituzioni (scuola in primis, ma anche Stato, famiglia, mondo del lavoro…) fin da quando si è molto piccoli. Mettere in discussione questa forma di religione civile, diventare eretici o peggio atei, vuol dire mettere in discussione tutto il nostro mondo. Significa ammettere l’inammissibile, vale a dire di essere stati fanciulli, adolescenti e adulti manipolati e irreggimentati al fine di essere trasformati in cittadini obbedienti, elettori servili, soldati da macello, operai da catena, tecnici anaffettivi e impassibili. Significa, infine, contestare ciò che siamo oggi e quello che stiamo a nostra volta imponendo ai nostri figli, forti del fatto che “è sempre stato così” e che, apparentemente, non ci sono alternative.

Tuttavia, se il mondo contemporaneo, dalla creazione della scuola di massa (seconda metà dell’Ottocento), ha prodotto crimini mai verificatisi prima nella storia; se all’aumentare della scolarizzazione aumenta l’analfabetismo di ritorno tra gli scolarizzati; se dieci anni di scuola dell’obbligo creano, oggi come ieri, individui predisposti all’indottrinamento, alle fake news e all’odio per il diverso, allora occorre indagare i dispositivi istituzionali che hanno permesso questo naufragio delle coscienze. Occorre farlo al di là delle prese di posizione aprioristicamente devote e corporative.

La critica alla scuola può vertere su un gran numero di aspetti, dalle strutture fatiscenti, sporche e pericolose alla funzione disciplinare e custodialistica, dal soffocamento della devianza e dell’intuito individuale alla messa in atto di dispositivi classisti che penalizzano i figli di famiglie povere e poco scolarizzate. In questo articolo, mi limiterò a descrivere alcuni meccanismi di costrizione sensoriale e psico-fisica che l’istituzione mette in campo per soggiogare le individualità e ridurle alla docilità.

 

Con l’inizio della scuola, i ritmi biologici dei bambini sono sconvolti. Dovendo manipolare masse di individui, la scuola – coadiuvata da tutte le altre istituzioni di concerto – deve modificare i ritmi naturali di ciascuno in un unico modus vivendi omogeneo e omogeneizzante che rispecchi il funzionamento dell’istituzione. Lo stile di vita dell’individuo deve essere calibrato in ragione della scuola e delle sue richieste: uno stile di vita uguale per tutti, massificato.

Alzarsi molto presto la mattina è sovente una chiara e forte violenza sullo scolaro. In classe, i tempi del riposo sono regolati dal freddo orario istituzionale, non dalla necessità fisiologica dei corpi. La ricreazione è un disordine tollerato che dura pochi minuti, che sostituisce il bisogno naturale di ristoro dopo ogni sforzo con un riposo forzoso imposto dall’alto, e ripropone la classica “pausa” del lavoratore che può tornare alla catena di fabbrica o in ufficio meglio predisposto dopo un quarto d’ora ricreativo.

Il corpo dello studente è sottoposto a una larga serie di dispositivi annichilenti e mortificanti, scritti e non scritti, molti dei quali sono del tutto arbitrari. Sono obblighi che conformano lo studente alla prassi scolastica, spersonalizzandolo nella meccanica istituzionale.

Rimanere per ore seduto al banco, in un ambiente totalmente artificiale dominato dai soliti pochi colori dell’aula che chiudono il panorama in quattro pareti, sottoposto ai soliti rumori dell’insegnante che parla e del chiacchiericcio di fondo, nell’indistinguibile odore di polvere e di aria viziata prodotta dal gruppo: è l’annichilimento temporaneo dei sensi. La vista obbligata a spazi limitati e alla lettura dalla lavagna o dai libri di testo per moltissimo tempo, si impoverisce. Molti giovani sono costretti agli occhiali, anche assai precocemente.

Durante una mia ricerca sul carcere raccolsi questa testimonianza di un detenuto che è perfettamente adattabile anche al mondo della scuola:

Il pavimento grigio del corridoio, i muri verde chiaro degli interni, quelli color acqua marina del cortile, la doccia celeste, il bagno color crema, armadietti, tavolo, sgabello e brande marroncini, gli infissi gialli. Questi sono i colori del nostro mondo, tutti i giorni, sempre. Non c’è mai la possibilità di voltarsi per guardare altrove altri colori in lontananza. Le infinite tinte dell’universo sono, per noi, ridotte a sei o sette al massimo.[1]

Durante le lezioni gli insegnanti impongono il silenzio. L’autorità parla, la massa ascolta se non è altrimenti interpellata. Per questa ragione, come reazione a un trattamento devitalizzante, durante i cambi dell’ora domina il chiasso, “amplificato dall’eco dei corridoi privi di arredamento in nome di una annichilente spersonalizzazione dello spazio”.[2]

Il senso del gusto è forse, insieme alla vista, quello più martoriato. Veloci merendine – il più delle volte cibo spazzatura, sovente comprato all’interno della scuola – da ingoiare velocemente, senza apparecchiatura, spesso in piedi, durante i pochi minuti della ricreazione. Le macchinette che vendono trash food malsano nelle scuole medie sono l’emblema di come alla scuola non interessi la salute dello studente: i fini scolastici sono la custodia, la disciplina e l’indottrinamento, non il benessere fisico. Mesi e mesi trascorsi ingurgitando ogni giorno una merendina confezionata o il classico pacchetto di patatine fritte portano, oltre al sovrappeso e a altri rischi disfunzionali dell’organismo, all’assimilazione di una cattiva condotta alimentare. Chi poi è costretto dalle necessità familiari a restare anche alla mensa scolastica, si trova a dover fare i conti con un vitto scadente. Molti bambini non mangiano il cibo monotono e poco gustoso che viene loro servito. Sebbene le ditte di catering che servono le scuole usino sempre più spesso prodotti biologici, i pasti sono il più delle volte malcotti (cotti oltremisura o troppo poco), insipidi, sciocchi, poco conditi. Il bambino non può ribellarsi e la sola resistenza che può mettere in campo è il digiuno. È altissimo il numero di scolari che chiede “solo pasta in bianco”.

Migliaia di casi di cronaca mostrano come su tutto il territorio nazionale la macchina delle mense lavori con un’incuria tale da mettere a rischio la salute degli scolari. Scorrendo in rete gli articoli sulle mense scolastiche, in pochi secondi si trova di tutto: “panini duri come pietre”,[3] “gravi carenze igieniche”,[4] bambini che finiscono all’ospedale,[5] cibo e acqua scaduti,[6] pesce avariato,[7] carne avariata, chiodi e plastica nel piatto,[8] ma anche vermi e capelli,[9] insetti,[10] piatti di plastica che si fondono con il cibo,[11] “pasta cruda oppure scotta, bottiglie di acqua che non arrivano con i pasti” e bambini che tornano a casa affamati,[12] “pesce con lische, pollo con frammenti ossei, pane e yogurt con la muffa”.[13] È un elenco di dati solo impressivo, perché da Bolzano a Ragusa, solo negli ultimi mesi i casi di malagestione del cibo sono innumerevoli. Del resto, che sia un fenomeno generale è dimostrato dal fatto che il Ministero della Sanità ha reso noto i dati delle ispezioni dei Nas nelle mense scolastiche verificatesi durante l’anno scolastico 2018-2019 in tutta Italia: più di una mensa su tre è risultata irregolare. La Ministra ha commentato le 224 ispezioni – 81 sono le mense irregolari – con queste parole:

Cibi scaduti, gravi carenze igieniche, perfino topi e parassiti: un film dell’orrore […]. Come madre e come ministro mi indigna pensare che sulle tavole dei nostri figli, a scuola, possano finire escrementi, muffe o alimenti di dubbia origine.[14]

Precedente libro di William Frediani

 

Il controllo dei bisogni fisiologici.

Per soddisfare necessità fisiologiche come orinare o defecare lo studente deve chiedere e ottenere il permesso: deve alzare la mano, dichiarare pubblicamente di fronte ai compagni di dover espletare i propri bisogni e aspettare l’autorizzazione dell’insegnante per potersi recare in bagno. Perché da sempre l’istituzione pretende il controllo dei bisogni fisiologici degli studenti. E, potendo l’insegnante rifiutarsi di far uscire il giovane, adducendo motivazioni standardizzate (“Potevi andarci al cambio dell’ora, ora dovrai aspettare l’ora successiva”; “Non ti ci mando per punizione”; “Non si va in bagno perché potresti reperire materiale di studio utile a risolvere il compito in classe”; “Non ti credo, secondo me vuoi solo saltare la lezione”), l’istituzione pone i bisogni fisiologici degli scolari sotto uno sbarramento legato all’arbitrio e al malumore del docente.

Bere o mangiare durante la lezione è proibito: la sete e la fame possono attendere la fine delle procedure istituzionali: solo durante la ricreazione, nel quarto d’ora stabilito dalla scuola, gli individui – tutti diversi e con esigenze fisiologiche diverse – possono rifocillarsi. È sempre l’autorità che decide in base a regolamenti interni quando è possibile soddisfare il corpo.

 

Il controllo della parola.

Per esprimere un’opinione lo studente deve essere autorizzato a parlare. L’arbitrio dell’insegnante si spinge fino al controllo della libertà di parola della massa studentesca. L’opinione, se autorizzata, deve di regola essere pertinente all’argomento della spiegazione. L’unico diritto riservato agli alunni è il diritto di tacere. Il che abitua lo studente a ritenere le proprie rimostranze poco importanti e inopportune. Si deve abituare la massa a parlare solo se gli è permesso farlo, stando ben attenta a non dire cose sgradite all’autorità.

Risposte sbagliate, proposizioni scandalose suscitano la bastonata, il rabbuffo, la presa in giro, l’umiliazione; mentre la parola pertinente o servile si attira la lode che il bilancio promozionale di fine anno si incaricherà di contabilizzare.[15]

Thomas Gordon pone in evidenza alcuni tipi di messaggio mandati dall’insegnante agli studenti che hanno a che fare con la libertà di parola negata. Un docente può eludere una domanda, può fare del sarcasmo, può decidere autoritariamente di cambiare argomento.

“Su andiamo, parliamo di qualcosa di più piacevole”.

“Adesso non è il momento”.

“Ma torniamo di nuovo alla nostra lezione”.

“Sembra che qualcuno si sia alzato con il piede sbagliato questa mattina”.[16]

Questo tipo di messaggi mostra allo studente che l’insegnante non prova interesse nei suoi confronti, che non rispetta la sua opinione, che ritiene la routine istituzionale più importante dei suoi sentimenti. Gli studenti che intendono parlare dei propri sentimenti e delle proprie visioni del mondo sono sempre molto seri e ben disposti: cambiare argomento, glissare o fare del sarcasmo significa non solo tappargli la bocca, ma anche deluderli e ferirli. Accantonare i problemi degli studenti in modo autoritario permette, certamente, di proseguire la lezione. Ma i problemi momentaneamente accantonati, dice Gordon, non sono problemi risolti. Gli studenti eviteranno di ricorrere a questo tipo di docenti quando avranno bisogno di aiuto, non riporranno fiducia in loro, eviteranno ogni tipo di rapporto che non sia quello istituzionale obbligatorio. In questo modo, lo staff spinge alla sottomissione alla prassi istituzionale e all’isolamento degli studenti più problematici.

Anni e anni trascorsi senza la possibilità di esprimere giudizi e opinioni, creano adulti disposti a giudicare e a condannare sulla base del pregiudizio scaturito dalla mancanza di allenamento alla dialettica. La massa scolarizzata del Terzo Millennio, una volta liberatasi dalla scuola, si riversa con tutto il suo livore represso sui social network.

 

Il controllo della postura.

Se dopo ore e ore seduto in posizione innaturale al banco il giovane sente il bisogno di sgranchirsi un po’ le braccia o le gambe, l’insegnante lo richiama e gli ordina di riassumere una posizione “seduta”, “composta” e “consona”, perché l’istituzione pretende anche il controllo della postura.

Chiuso in classe per cinque, sei o più ore al giorno, il banco diventa una protesi del corpo. Lo studente viene banchizzato, con conseguenze negative e spesso disastrose per l’apparato muscolo-scheletrico. Deve tenere la testa rivolta verso la cattedra o la lavagna: se il banco non vi è di fronte, per molte ore giornaliere il collo sta in una torsione innaturale con conseguenti danni alla cervice. Torcicollo e emicrania sono epidemici. Anche il busto può stancarsi e assumere posture erronee che con gli anni di applicazione scolastica può ritorcersi in cifosi e scoliosi. La postura dello studente durante le lezioni è ridotta a una e una soltanto.

La salute non poté resistere al regime di immobilità, di silenzio, di aria chiusa, di ore di lavoro senza interruzione, di studi senza interesse, di negazione sistematica di ogni spontaneità. Con la salute, se ne andò anche la felicità.[17]

 

Il controllo dell’attenzione.

Il ragazzino che dopo quattro o cinque ore di lezione, stanco, si imbambola e si ritrova sulle nuvole, viene richiamato con tono perentorio dall’insegnante: distrarsi non è ammesso; deve imporsi  l’obbligo dell’attenzione, il controllo della mente.

Ci si accorge, con la distanza del tempo, che studenti e studentesse sono stati trattati secondo i procedimenti dello scienziato staliniano Pavlov che, tra i cani del suo laboratorio, ricompensava la buona risposta con uno zuccherino e puniva l’errore con un choc elettrico.[18]

 

La creazione del supplice.

Tutto è costruito in modo che lo studente impari ad assumere posizioni di deferenza verso gli insegnanti, dovendo importunare e supplicare per soddisfare i più elementari bisogni, come orinare, evacuare, riposarsi, lavarsi le mani, sgranchirsi un po’, esprimere un’opinione.

Ervin Goffman rilevò questi dispositivi come tipici del manicomio, ma si tratta a ben vedere di pratiche in uso in tutte le istituzioni che hanno il loro fine nella custodia di esseri umani:

Il dover chiedere, non soltanto mette l’individuo nel ruolo [...] di essere sottomesso e supplice, ma mette anche le sue azioni in balia del personale curante. Invece di ottenere ciò che domanda e che la cosa gli sia automaticamente garantita, l’internato può essere preso in giro, gli può venire rifiutata la richiesta e può trovarsi a doverla ripetere più volte senza essere ascoltato.[19]

 

William Frediani,

studioso di istituzioni, è autore di

“Un universo di acciaio e cemento.

Vita quotidiana nell’istituzione totale carceraria”

(ed. Sensibili alle Foglie).


[1]     Frediani W., Un universo di acciaio e cemento, Sensibili alle foglie, Roma, 2018, p. 89.

[2]     Ibidem, p. 91.

[3]     Su “Il Mattino”  https://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/napoli_refezione_scolastica-4359504.html

[4]     Su “La Gazzetta del Mezzogiorno” https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/potenza/1115780/gravi-carenze-igieniche-chiuso-centro-cottura-mensa-scolastica.html

[5]     Su “Il fatto Vesuviano” https://www.ilfattovesuviano.it/2019/02/mensa-scolastica-a-ottaviano-sospensione-di-una-settimana-dopo-i-malori-ai-bimbi/

[6]     Su “Agro24” https://www.agro24.it/2019/02/mensa-scolastica-cibo-acqua-scaduti-denuncia/

[7]     Su “La Repubblica” https://firenze.repubblica.it/cronaca/2018/10/13/news/pontremoli_cibo_mensa-208870463/

[8]     Su “Oggiscuola” http://www.oggiscuola.com/web/2019/02/14/carne-avariata-chiodi-e-plastica-nei-piatti-alla-mensa-scolastica-genitori-protestano-panini-da-casa-per-tutti/

[9]     Su “Il Giornale” http://www.ilgiornale.it/news/cronache/mensa-scolastica-sotto-accusa-torino-vermi-e-capelli-cibo-1620128.html

[10]    Su “Imola Oggi” http://www.imolaoggi.it/2018/11/15/mensa-scolastica-larve-di-insetti-e-vermi-nel-pasto-dei-bambini/

[11]    Su “La Repubblica” https://torino.repubblica.it/cronaca/2019/01/15/news/casale_i_piatti_biodegradabili_si_sciolgono_con_il_cibo_scatta_il_sequestro_alla_mensa_scolastica-216592317/

[12]    Su “Foggia Today” http://www.foggiatoday.it/cronaca/raccolta-firme-cibo-scadente-mensa-scolastica-san-severo.html

[13]    Su “Perugia Today” http://www.perugiatoday.it/cronaca/mense-cibi-avariati-scuola-infanzia-rinvio-a-giudizio-13-imputati.html

[14]    Su “Il Fatto Quotidiano” https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/12/14/mense-scolastiche-grillo-cibi-scaduti-carenze-igieniche-e-topi-1-su-3-presenta-irregolarita-un-film-dellorrore/4835711/

[15]    Vaneigem R., Avviso agli studenti, Editrice Cirtide, 2016.

[16]    Gordon T., Insegnanti efficaci, Ginti, Firenze, 2018, p. 63.

[17]    Ferrière A., Trasformiamo la scuola, La Nuova Italia, Firenze, 1967, p. XI.

[18]    Vaneigem R., Avviso agli studenti, op. cit.

[19]    Goffman E., Asylums, Einaudi, Torino, 1972 p. 69.

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