Gli irresponsabili
mar 9th, 2010 | Di Pietro Garante | Categoria: Contributi, Cultura e societàdi Pietro Garante
«Je ne suis pas d’accord avec ce que vous dites, mais je me battrai jusqu’à la mort pour que vous ayez le droit de le dire.»
Questa frase è stata formulata nel 1906 nel libro inglese “The Friends of Voltaire” ma per tradizione viene attribuita a Voltaire stesso.
E per tradizione viene ripetuta da chiunque si ritenga, a seconda delle occasioni, tollerante, liberale o democratico.
Ma tutte le cose che si fanno per tradizione finiscono per essere svuotate di contenuto per diventare delle semplici connotazioni identitarie che servono per mostrare una fede non in qualcosa, ma contro qualcun altro.
Sembra un po’ esagerato scomodare Voltaire per le faccende di casa nostra, dove un supposto tramezzino andato di traverso avrebbe messo in crisi uno dei rituali di base della democrazia formale: le elezioni.
In realtà sembra che per traverso fossero andati certi equilibri di potere interni al partito di maggioranza.
Fatto sta che gli opponenti, cioè il centro sinistra, hanno preso la palla al balzo crogiolandosi nell’idea di potere vincere delle belle “elezioni bulgare”, ovvero senza avversari, consapevoli della pertinenza dell’analisi di Crozza: “Il PD fa le primarie perché sono le uniche elezioni in cui, forse, vince uno del PD”.
Insomma, per continuare nello spirito di Crozza, il centrosinistra voleva trasformare le prossime elezioni nelle due più importanti regioni italiane in primarie.
Invece nello spirito di Voltaire avrebbe dovuto spontaneamente compiere azioni o sottoporre proposte per permettere al proprio maggiore avversario di poter partecipare alla competizione elettorale.
Per almeno due motivi. Il primo è di carattere formale, ed è talmente evidente che non lo discuto. Il secondo è di carattere politico: la legittimità di qualsiasi governo regionale di centrosinistra uscito da elezioni così falsate sarebbe stata rimessa in discussione, ad ogni occasione, dal centrodestra (come ha capito utilizzando un po’ di buon senso democratico Massimo Cacciari).
Non avendo invece ricevuto l’assist da parte dell’opposizione, il partito di maggioranza ha dovuto fare di testa sua, secondo una prassi che gli è familiare: la legge “ad personam” (ora “ad listam”).
La conclusione è che ora abbiamo che è il centrosinistra ad essere pronto ad ogni occasione buona a impugnare la legittimità di eventuali prossimi governi regionali di centrodestra.
In un caso come nell’altro abbiamo una riprova della putrescenza della cosiddetta Seconda Repubblica. Una riprova che siamo in un Paese dove due soggetti politici irresponsabili e i loro piccoli scudieri e paggi affetti da ADHD (cioè da disturbo da deficit d’attenzione ed iperattività) si dimostrano incuranti delle reali necessità del Paese e si ricordano che esiste qualcosa al di fuori dei loro apparati solo quando qualche corposo interesse economico e politico esogeno tira loro le orecchie o gli fa balenare l’opportunità di qualche lucro.
La loro irresponsabilità (e insisto ad utilizzare questo aggettivo con cui Pasolini caratterizzava gli intellettuali di sinistra della sua epoca, propensi in modo acritico ad accettare le “ragioni” dei sessantottini, fra i quali non pentito mi annovero – ma questa contraddizione esula dal discorso in oggetto) questa irresponsabilità, dicevamo, è testimoniata in modo lampante dal rituale e incessante richiamo ad una legalità costituzionale che invece è nella realtà calpestata del continuo in modo bipartisan.
Articolo. 11: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli...”. Bene e il recente rifinanziamento bipartisan del nostro corpo d’invasione in Afghanistan? E i bombardamenti sulla Serbia del governo D’Alema il cui decimo anniversario l’anno scorso è passato senza che nessuno ne parlasse, proprio nel Paese delle sagre, delle processioni e delle fanfare dove si commemora di tutto e di più?
E l’articolo 4: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.”? Che ne facciamo di questo articolo? Ci serve per commuoverci per i lavoratori licenziati o cassaintegrati quando salgono sulle gru o sui tetti delle loro fabbriche, perché allora ci ricordano tanto i simpatici panda minacciati dal “progresso”?
Ma poco importa. Strappiamoci, invece, le vesti perché lo spettacolo rituale delle elezioni rischia di diventare una sceneggiata. Questo è ciò che conta!
E tuttavia io non trascurerei le funeste conseguenze di questo indecente spettacolo. Funeste quanto più tali rituali (del tutto inservibili nella presente fase storica in Italia, pur con ogni buona volontà non estremistica) segnano un tale distacco dalla realtà da far ritornare di allarmante attualità la famosa descrizione di Marx ed Engels:
“Cretinismo parlamentare, infermità che riempie gli sfortunati che ne sono vittime della convinzione solenne che tutto il mondo, la sua storia e il suo avvenire, sono retti e determinati dalla maggioranza dei voti di quel particolare consesso rappresentativo che ha l’onore di annoverarli tra i suoi membri, e che qualsiasi cosa accada fuori delle pareti di questo edificio, – guerre, rivoluzioni, costruzioni di ferrovie, colonizzazione di intieri nuovi continenti, scoperta dell’oro di California, canali dell’America centrale, eserciti russi, e tutto quanto ancora può in qualsiasi modo pretendere di esercitare un’influenza sui destini dell’umanità,- non conta nulla in confronto con gli eventi incommensurabili legati all’importante questione, qualunque essa sia, che in quel momento occupa l’attenzione dell’onorevole loro assemblea.”
Marx-Engels, “Rivoluzione e controrivoluzione in Germania”.
Good night and good luck
Ben scritto Pietro, riflessione e considerazioni quanto mai azzeccate.
“Ma poco importa. Strappiamoci, invece, le vesti perché lo spettacolo rituale delle elezioni rischia di diventare una sceneggiata. Questo è ciò che conta!”
Ottimo, pungente e preciso, come sempre.