Bernie Sanders: Quale Socialismo?
mar 5th, 2019 | Di Thomas Munzner | Categoria: Politica InternazionalePubblichiamo come contributo alla discussione un intervento di Mark Epstein scritto perMarx21
Da poco più di una settimana Bernie Sanders è ufficialmente uno dei candidati in lizza per la nomination democratica.
Anche se non ai livelli di venerazione di Obama, in base a scambi avuti con amici, colleghi e compagni, ho l’impressione che anche per Sanders esistano livelli di mitologizzazione non indifferente, in parte basati sulla sua presenza ‘socialista’ in un paese notoriamente, per non dire paradigmaticamente, anti-comunista ed anti-socialista (anche se in misura minore).
Dovrebbe essere noto che Sanders ha costruito la sua carriera politica partendo da basi nel Vermont, come sindaco di Burlington. Partendo da un’esperienza abbastanza tipicamente 68ina per gli USA (membro della SNCC per esempio), Sanders ha difeso posizioni in linea con quell’esperienza, essendo (allora) critico della politica USA in America latina.
Da quando è stato eletto alla Camera dei Rappresentanti, come indipendente, Sanders ha comunque operato praticamente come ‘interno’ al partito Democratico. E rispetto agli inizi della sua attività politica si può riscontrare un inesorabile ed incrementale spostamento costante verso la destra nelle posizioni politiche di Sanders. Esiste un ampio spettro di valutazione ed opinione riguardo sia il perchè di questi slittamenti, sia quanto genuinamente si possa considerare Sanders un candidato ‘socialista’, anche se indubbiamente lui si presenta spesso e volentieri come tale, e si può in parte essere d’accordo che il livello di sostegno che ha riscontrato nella battaglia per la nomination contro (S)Hillary Clinton ha contribuito a diminuire, di un po’, la prevenzione preconcetta contro il termine ‘socialismo’ nei media americani (per i lettori che non lo sapessero il termine shill in gergo americano si riferisce a un mezzano camuffato per interessi commerciali).
Ciò che non viene detto o discusso è che in realtà l’interesse per posizioni politicamente esterne alla Duopoly Repubblicano-Democratico stava già crescendo da anni se non decenni tra la maggioranza dell’elettorato USA, quella che in genere non vota (proprio perchè ultra-schifata dal dominio della Duopoly), e che viene classificata (se viene contata) come ‘indipendente’. Il caso forse più sintomatico ed interessante è quello di Kshama Sawant, membro e fondatrice del partito Socialist Alternative, che vince un posto sul consiglio municipale di Seattle (WA) in buona parte su una piattaforma piuttosto progressista e militante fondata soprattutto su prospettive di classe, prioritarie rispetto a quelle ‘identitarie’, che sono quelle invece usate ormai da decenni dai Repubblicani (in senso pregiudiziale e negativo) e dai Democratici (nel senso del contentino simbolico, privo di conseguenze e significati reali, ‘positivo’) per i loro giochini oligarco-duopolistici per l’alternanza di facciata alle leve di comando: al centro di questa piattaforma la richiesta di salario minimo a $ 15.- x ora. A seguito della vittoria della Sawant contro il Dem di turno nel suo distretto, questa richiesta di salario minimo comincia ad avere una serie di vittorie a catena sulla West Coast degli USA. E benchè Sanders non l’abbia mai veramente ammesso pubblicamente, questa idea che era uno dei contenziosi con la Clinton durante le primarie, Sanders in realtà l’ha presa dalla Sawant.
È anche sintomatico appunto che Sanders, sebbene senz’altro a livello individuale si identifichi con tradizioni socialiste, anche tipico-tradizionali della comunità ebraica dove è cresciuto, a livello istituzionale, soprattutto anche nel Congresso, non abbia fatto grandissimi sforzi per sottolineare questa presenza ‘socialista’ in alternativa alla Duopoly. Ovviamente invece Socialist Alternative questo lo fa esplicitamente. Socialist Alternative è di tendenza trotzkyista, ma non lo è a mio avviso in modo troppo settario od elitario: hanno sostenuto la candidatura prima di Ralph Nader e alle ultime elezioni di Jill Stein, candidata dei verdi (della Green Party). In questo brevissimo intervento non è affatto il caso di affrontare la complicatissima storia delle minoranze di sinistra nell’Impero, e la, in gran parte triste, storia dei vari movimenti trotzkyisti al suo interno (basti ricordare la figura di Sidney Hook, uno dei ‘padri’ dei Neocon: un buon libro a riguardo è Alan Wald, The New York Intellectuals, anche rispetto appunto all’ascesa dei Neocon).
In realtà l’etichetta ‘socialista’ come viene usata, soprattutto dai media propagandistici dell’Impero, è, se non priva di significato, estremamente ambigua e contradditoria. Spesso significa semplicemente persone che sono anche solo un poco contrarie alle politiche neoliberali (con crescendi totalitari) del duopolio Repubblicani-Democratici. Nel caso di Sanders un buon numero di osservatori in genere acuti ed attendibili ha notato come in pratica la sua piattaforma e le sue proposte rientrino perfettamente nell’alveo della ‘sinistra’ democratica, e quindi con alcuni aspetti del New Deal rooseveltiano, anche se spesso meno ‘spinti’ di quelli. Come metro di paragone per capire di quanto sia spostato a destra l’universo politico USA, bisognerebbe ricordare che le misure di politica interna di Richard Nixon (ambiente, misure nell’universo della ‘previdenza sociale’, ecc.) erano di parecchio a sinistra delle posizioni ufficiali della maggioranza Dem di oggi.
Uno degli altri motivi per cui Sanders mi sembra solo scarsamente assimilabile ad un filone socialista, è che non si è mai mostrato come difensore coerente di posizioni anti-imperialiste. Sì, non ha sottoscritto l’invasione dell’Iraq, ma in tante altre occasioni ha equivocato, non ha preso posizione, o ha preso posizioni pro-imperialiste. Qualche anno fa ha anche difeso l’Arabia Saudita… Per esempio recentemente ha sostenuto l’invio di ‘aiuti umanitari’ al Venezuela: ed un bravo critico (comico di professione, no, non è Grillo…) della propaganda imperiale, Jimmy Dore, che ha una propria serie su YouTube (“The Jimmy Dore Show”), che è stato e per molti versi è ancora un grande fan di Sanders, l’ha criticato duramente per questo: vedi qui.
Inoltre si è spesso e volentieri dimostrato inaffidabile, prendendo decisioni politiche completamente errate per motivi che sembrano essere di puro potere personale: quando Wikileaks ha fatto le rivelazioni sensazionali sui moltissimi modi nei quali i vertici Dem controllati dalla fazione di Hillary Clinton hanno fatto di tutto per affossare la candidatura di Sanders e per manipolare e falsificare i risultati delle primarie, Sanders invece di prendere una posizione di principio, rompere con i Dem, seguire e rappresentare degnamente la sua base di sostegno, soprattutto giovanile, e quindi per esempio accettare di essere il candidato dei verdi (Green Party) per le elezioni, cominciando quindi nei fatti a porre le basi per una vera alternativa politico-istituzionale alla Duopoly, alla fine si è lasciato praticamente sottomettere al 100% dalla gerarchia Dem ed alla Convention ha sostenuto Hillary, benchè, nominalmente appunto, sia un ‘Independent’ (o ‘socialista’).
Questo tipo di comportamento è particolarmente grave venendo da Sanders, visto che, come sostiene Jimmy Dore in vari suoi episodi, è stato lo stesso Sanders a sostenere (a mio avviso e penso anche secondo la stragrande maggioranza dei movimenti marxisti e rivoluzionari nell’Impero) che non ci sarebbe stato alcun cambiamento significativo reale, istituzionale, nell’Impero, se non si riusciva a costruire sul medio-lungo termine un partito esterno alla Duopoly nell’Impero. Per chiunque studi con un minimo di acume e di ricerca sui fatti storici il decorso dell’Impero (quasi a partire dalla guerra di secessione), risulta piuttosto ovvio che questa è l’unica soluzione e l’unica via d’uscita. Eppure Sanders, ed in maniera tanto più grave visto come era stato trattato dai Dem, ha rinunciato a queste posizioni, e ci rinuncia tutt’oggi, ‘sperando’ che i Dem lo trattino meglio nel 2020 (per vedere l’ultimo di un’infinità di episodi di come i media propagandistici ed i vertici oligarchici Dem cerchino di manipolare le carte a favore delle solite marionette dell’oligarchia, contro Sanders ed altri ‘progressisti’, vedi qui).
Gli individui che credono alla mitologia riguardo la figura di Sanders in parte lo fanno partendo da una logica ‘in negativo’. Se realmente Sanders fosse così innocuo, perchè appunto queste campagne dei vertici Dem e dei media propagandistici per cercare di sminuirlo, distruggere le sue possibilità elettorali, e via dicendo?
A mio avviso ciò si ricollega al fatto che ricordavo sopra riguardo Nixon vs. i Dem di oggi: e cioè che il baricentro politico dell’Impero è spostato talmente a destra, anche a livello di tutta una serie di istituzioni (come appunto il giornalismo, i media, ecc.) che anche delle proposte molto moderatamente keynesiane e nell’alveo di un New Deal molto annacquato, vengono viste come completamente inaccettabili dall’oligarchia imperiale, che ormai si fonda su livelli di ingerenza istituzionale, di parassitismo di tutti i tipi, e, come ho descritto altrove, di deriva totalitaria (di nuovo tipo) abbastanza inauditi; per cui anche queste tenui forme riformiste (che certo non sono a mio avviso nè socialiste, nè tanto meno in grado di affrontare seriamente e fino in fondo le gravissime e sempre crescenti conseguenze che la barbarie capitalista ci impone) vengono viste come pericolose e da distruggere.
Certo Sanders se riuscisse a diventare il candidato dei Dem e poi a vincere le elezioni (due cose che ritengo siano estremamente (!) improbabili, proprio per i tipi di manipolazione coinvolta, sulle quali, come sugli organi propagandistici, spero di poter ritornare in altri interventi) sarebbe meglio (se poi non si arrendesse davanti alla minima opposizione, come ha fatto appunto nel caso della manipolazioni di Hillary e dei Dem) di candidati voluti dall’elite oligarchica dell’Impero (come Kamala Harris ad esempio).
In realtà ci sono candidate o già attive come Tulsi Gabbard (che sebbene abbia sostenuto in maniera anche coraggiosa Sanders, secondo me si situa parecchio alla sua sinistra ed è come individuo-carattere, parecchio più affidabile e coerente di Sanders), che è ed è stata penso di gran lunga la rappresentante più anti-imperialista al Congresso (Ron Paul, il padre di Rand, venendo da posizioni libertarie di destra, era ed è a suo modo ‘anti-imperialista’ secondo principi di non ingerenza e non intervento, ma è una figura del passato), o neo-elette, come Ilhan Omar, Rashida Tlaib, o la ormai famosa Alexandria Ocasio-Cortez (in parte nuova darling dei media, soprattutto di quelli superficialmente ‘progressisti’) che secondo me sono più a sinistra di Sanders, anche se in vari modi hanno dichiarato o dichiarano di sostenerlo (almeno in parte).
Certo la loro elezione, così come quella di parecchi altri candidati-candidate progressiste in tempi recenti, così come per esempio i risultati di queste recentissime elezioni municipali a Chicago, fanno pensare che ci siano inizi di contrattacco alle repressioni, involuzioni e coercizioni più abominevoli nell’Impero, che sono senz’altro benvenuti. Il partito cui sono affiliati, i Democratic Socialists of America, hanno un passato socialdemocratico annacquato (piuttosto invisibile), così come piuttosto equivoco ai tempi del mccartismo, ma anche la Ocasio-Cortez ci è affiliata. Ma come gli organi cui è affiliato l’articolista di questo saggio su Chicago ne The Nation dimostrano, si tratta di ‘socialismi’ nelle accezioni date da una sinistra per lo più liberal, con qualche accento rosaceo radical, ma non di socialismo in un’accezione più storicamente e filosoficamente fondata, come la si potrebbe intendere in altre parti del mondo, come anche in aree più militanti e non dimentiche delle tradizioni marxiane nella stessa Europa.
Finalmente si fa ed è stato spesso fatta un’analogia tra Bernie Sanders e Jeremy Corbyn. Io personalmente non la trovo persuasiva: penso che Corbyn sia stato sia come carriera politica (molto più affidabile e coerente) sia come posizioni di politica estera (più coerentemente vicino all’anti-imperialismo) più ‘socialista’ e più militante (anche nel come ha affrontato le sedizioni dell’ala Neocon Blairista nella Labour) di Sanders. Certo riguardo la Brexit (visto che veniva da posizioni sue pro-Lexit) ha fatto molti errori tattici anche di rilievo, soprattutto visto che poteva appunto sostenere una Lexit (uscita da posizioni di sinistra dalla UE) con fondamenti di classe militanti, invece che come ora cercare di avversare una “No Deal Brexit” che in realtà sarebbe a detta di molti anche a sinistra (Tariq Ali, Steve Keen, Michael Hudson, ecc.) molto meno ‘peggio’ di come la prospetta certa stampa ed ora pare anche Corbyn (almeno in parte). Ma ciò secondo me non invalida affatto le differenze che vedo in altre aree.
Mark Epstein, da Princeton (USA)