Invece della Catastrofe
dic 19th, 2014 | Di Maurizio Neri | Categoria: Recensioni
Perché costruire un’alternativa è ormai indispensabile.
di Giulietto Chiesa
EDIZIONI PIEMME MILANO 2013
di Renato Pallavidini
Il testo di Giulietto Chiesa svela il carattere globale e drammatico della crisi in atto, che non è solo finanziaria ed economica. Chiesa puntualizza che le linee di crisi in atto erano già state previste dal Club di Roma di Aurelio Peccei, che lanciò un manifesto dal titolo significativo, I limiti dello sviluppo.
L’allarme lanciato dagli illustri esperti venne immediatamente sottaciuto, e poi posto nel limbo della storia, da un sistema mediatico comunicativo controllato dalla ristretta oligarchia che, coscientemente, sta portando l’umanità sull’orlo della catastrofe, e composto da marionette etero dirette, prive di ogni dignità professionale e umana: loro compito è disinformarci. La contraddizione fondamentale che sta alla base di questa crisi è quella di volere a tutti costi “una crescita infinita in un sistema finito di risorse”.
La crescita infinita –o meglio indefinitamente progredente- è tipica del sistema capitalista; e ormai si esprime a due livelli, che rappresentano due diverse forme di capitalismo, a tratti alternative, ma comunque compresenti e contraddistinte dalla spinta alla crescita indefinitamente progredente, a fronte di risorse non solo finite ma in rapido esaurimento. Il tradizionale capitalismo industriale e produttivo, ben espresso dalla formula marxiana D→M→D’, trainato in buona parte dalla crescita dei consumi al di là del necessario, del naturale e del lecito; inventandosi una quantità incredibile di beni di plastica, gomma, ecc. del tutto inutili, che non si sa più come e ove smaltire. Il capitalismo del tutto finanziario e speculativo degli ultimi 30/35 anni, che ha modificato la citata formula marxiana in un D→D’→D’’, “smaterializzandosi”, come ebbero ad affermare i reaganomics, fautori di questo tipo di economia già all’inizio degli anni ’80 in America e in Inghilterra. Si tratta di un capitalismo puramente bancario, basato sulla continua, irrazionale produzione di denaro, in forma di crediti, titoli finanziari messi in circolazione da banche, istituzioni finanziarie di incerta origine, tutti quotati in borsa. Una massa di titoli, pezzi di carta, bit di computer enormemente superiore alla ricchezza reale di tutti i ceti sociali, che sono dunque altrettanti crediti inesegibili.
L’esperienza di questi ultimi 10 anni, del crollo dei subprime americani nel 2007 –crediti facili per l’acquisto di case, concessi a chi non poteva pagarli, con il duplice criminale obiettivo di incamerare alcune rate e poi confiscare e rivendere le case- hanno dimostrato che se questa massa di titoli “spazzatura” non gira a velocità vorticosa da una banca all’altra, nell’illusione collettiva che siano coperti da denaro reale, l’intera baracca si ferma e crolla come un castello di carte, trascinandovi gli Stati sovrani e i loro cittadini. Infatti, fra 2008 e 2009, le banche centrali dei paesi occidentali, USA, UK, UE hanno ripianato i debiti delle banche private, ormai in bancarotta, stampando per loro denaro fresco. Di conseguenza i debiti delle banche sono diventati debiti pubblici, ripianati a spese di lavoratori, pensionati, ceti medi produttivi e anche della tradizionale alta borghesia, con tutto l’apparato mass mediatico a spiegarci, che le responsabilità del debito pubblico erano da addebitarsi alla spesa sanitaria, alla spesa pensionistica, al pubblico impiego, massimo ai “privilegi della politica”, fra cui i prezzi troppo bassi tenuti dal Buffet di Montecitorio –per altro con un ritornello già sentito dal 1992, anno delle svolte neoliberiste, delle privatizzazioni, di Maastricht, dell’inizio dell’era della globalizzazione.
Giulietto Chiesa, in un’intervista postata sul suo sito (www.giuliettochiesa.it), tempo fa, ebbe a dire che l’intero sistema, or ora descritto, era diretto da circa 35 “mascalzoni” –aggettivo suo!- equamente ripartiti fra Wall Streat e la City londinese. Forse il numero è un po’ esiguo e potrebbe far riferimento solo al vertice della piramide dei “mascalzoni”, che si nascondono in tutto il mondo come topi nel formaggio. Sì! topi ben nascosti, perché nella maggior parte dei casi, non sono i volti noti dei grandi magnati internazionali, gli Agnelli, i Rockfeller, i Berlusconi, ecc. Sono volti anonimi alla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica, nomi ai più non dicono nulla, come Wim Duisenberg (G.Chiesa, cit. p. 177), ex primo banchiere centrale europeo nel 2004, membro di una decina di diversi consigli di amministrazione.
Uomini simili, finanzieri anonimi o quasi, come Duisenberg, Soros, Draghi, Greenspan, costituiscono, secondo Chiesa, la classe dei proprietari universali, che stanno guidando il mondo verso la catastrofe annunciata, in una crisi finale del capitalismo che rischia di assumere i contorni di un drastico regresso di civiltà, per un’umanità moderna abituata “alla vita comoda”, all’auto, agli Hi Fi, alle merendine, a sventrare l’ambiente.
La classe dei proprietari universali sarebbe composta da non più di un milione di unità, lo 0,000007% della popolazione mondiale, cui fa da contorno un “alone” di 70-80.000 milioni di ricchi, che rosicchiano i miliardi eccedenti, cui appartengono i volti conosciuti al pubblico, i Berlusconi, i Monti, i Marchionne, spesso maledetti perché identificati tout court con il sistema e responsabilizzati per le sue contraddizioni. Questo “alone” funge da parafulmine del nocciolo duro del sistema di dominio della finanza globale: si prende gli accidenti e, talvolta, i pomodori marci delle persone normali, disinformate e colpite traumaticamente da una crisi di cui non comprendono la reale origine, né l’estensione e la gravità. Esempio per tutti, le stupide scene di giubilo a Roma, quando cadde il Governo Berlusconi, per essere sostituito da Monti, un vero gendarme della Banca Centrale Europea!
Tuttavia questi gravissimi problemi economici e sociali non esauriscono l’intero spettro della crisi in atto, che è crisi di un intero modello di civilizzazione, basato sullo spreco delle risorse e sulla sistematica violazione delle leggi naturali, sulla modificazione selvaggia dell’ambiente, di cui sono esempio emblematico, sempre in Italia, le costruzioni abusive su spiagge, spezzoni di rocce sporgenti sul mare, montagne e colline. Si stanno rapidamente esaurendo le risorse su cui si è fondato lo sviluppo moderno e l’espansione dei consumi, prime fra tutte quelle energetiche. Si sta raschiando ovunque il fondo del barile! E’ di questi ultimi mesi la notizia che le potenze occidentali, Stati Uniti, Gran Bretagna, persino la Norvegia hanno studiato un sistema per estrarre gas dalla frantumazione del materiale roccioso profondo. A parte il chiaro significato che i grandi gruppi capitalistici non sanno più dove “sbattere la testa” per trovare fonti energetiche non rinnovabili, il nuovo sistema rischia di rendere sempre più instabile la placca terrestre, generando movimenti tellurici imprevedibili.
Ancor più grave è che questi e altri dati ci indicano chiaramente che la tendenza in tutti i paesi sviluppati, o di nuovi sviluppo, o in via di sviluppo, è quella a persistere nell’uso di energie non rinnovabili e altamente inquinanti, nell’industria come nell’uso domestico. Non emerge, a nessuna latitudine, uno sforzo serio a rinnovare le tecnologie per l’uso di energie alternative, inesauribili, non inquinanti, come il vento e sole! Se non si corregge questo crinale –e non c’è nessun segno che qualcuno voglia correggerlo, né a Est, né a Ovest, né a Nord, né a Sud- entro 15 anni, sarà inevitabile, a metà secolo un aumento della temperatura terrestre di 2°, con conseguenze disastrose, oggi difficilmente immaginabili, almeno in Europa –a Holliwood ci riescono meglio! Già ora, nell’andamento climatico, ci sono anomalie gravissime che toccano persino gli Stati Uniti –e che dovrebbero in teoria, unitamente all’esperienza di Katrina far riflettere la locale classe dominante! Il sud del Texas è alle prese con una persistente siccità, che rende ormai impossibile le coltivazioni di mais e l’allevamento di bestiame; di fatto si sta espandendo a Nord il deserto messicano. Situazione simile in California, ove il fiume Sacramento è in secca da mesi. Questo mentre su tutta la costa atlantica, dalla Florida sino a New York imperversano spaventose bufere di neve!
L’incipiente crollo dell’ecosistema planetario, degli andamenti climatici sono aggravati dal problema dello smaltimento dei rifiuti, sia quelli normali –come la plastica- sia quelli decisamente tossici. Ormai la terra e il mare ne sono pieni! Senza rendercene conto viviamo ormai in una grande pattumiera, i cui effetti negativi sulla biosfera si aggiungono a quelli dell’inquinamento. E non è solo la questione di Napoli, degli inceneritori, della Somalia –uno dei tanti paesi/pattumiera del Sud del mondo- la questione si estende ben più gravemente ai mari. Si contano ormai quattro zone fra l’Oceano atlantico e l’Oceano pacifico in cui si accumula l’intera spazzatura terrestre. Sono veri e propri nuovi continenti di plastica e polistirolo, pericolosi anche per la salute umana, visto che i pesci tendono sempre più a nutrirsene.
Potremmo andare avanti quasi all’infinito con queste citazione, ma è evidente che i punti essenziali di tutte queste questione sono due: 1) l’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, fondato non solo sulla speculazione finanziaria, ma anche sull’uso di energie non rinnovabili e altamente inquinanti e sulla moltiplicazione insensata dei consumi; 2) la mancanza di una volontà politica di cambiamento dei fattori strutturali di un simile modello di civilizzazione, cambiamento troppo costoso per le classi dominanti, troppo difficile da comprendere per le rimanenti forze di “opposizione sociale”, dai sindacati ai centri sociali. Ce lo immaginiamo dunque cosa succederebbe, se contemporaneamente, tutti i capi politici dell’Est e dell’Ovest, USA, Cina, Russi, ecc., comparissero alla TV, spiegando ai loro cittadini allibiti la situazione e concludendo che d’ora in poi dovranno lasciare la macchina per tornare alla bicicletta!?
Del resto Holliwood, sita al centro dell’Impero, ha sempre anticipato il futuro della società capitalistica. Gli esempi sono innumerevoli da I Guerrieri della notte, a 1999 fuga da New York, sino a Blud Runner. Si poteva cogliere un tessuto sociale lacerato e violento, ove si combinavano individualismo estremo, rapporti di solidarietà interni a bande teppistiche rivali, strutture di potere oligarchiche e onnipresenti a controllare quanto rimaneva di un’umanità ricondotta allo stato ferino.
Nel caso che ci riguarda è denso di significato il film Anno 2022, con Charlton Heston, girato proprio su sollecitazione delle previsioni e delle polemiche suscitate dal manifesto del Club di Roma. Vale la pena sintetizzarne rapidamente la trama. Siamo nell’anno 2022 –data molto vicina a quella recentemente indicata da un pool di scienziati ONU, come limite per poter evitare il peggio della catastrofe-: la Terra è devastata dall’inquinamento e dalla sovrappopolazione. La natura incontaminata non esiste praticamente più e il clima è stravolto in senso torrido. Le stagioni si sono ridotte ad una perenne estate che dura tutto l’anno, con 32º di temperatura. New York City, dove si svolge la storia, è un formicaio di 40 milioni di abitanti pressati in fatiscenti condomini, il dominio tecnologico e il consumismo sono tramontati perché gli oggetti che hanno prodotto stanno cadendo a pezzi, per mancanza di ricambi; manca pure la corrente elettrica, per la crisi energetica causata dalla mancanza di petrolio; il cibo e l’acqua sono razionati.
La gente più povera vive dentro automobili nei parcheggi e chi non ha neppure l’auto, dorme sulle scale dei palazzi, un gradino ognuno. In determinati quartieri, definiti “Ricchezza”, dimora la classe dominante in veri e propri bunker di benessere: aria condizionata, videogiochi in salotto, acqua corrente, addirittura calda, impianto della televisione a circuito chiuso, un maggiordomo di palazzo. Le donne più giovani e fortunate sono un oggetto in dotazione personale o fanno parte della dotazione dell’appartamento delle persone facoltose. Solo i benestanti, possono permettersi una spesa di cibo normale come un gambo di sedano, qualche mela, un pomodoro e la carne, più unica che rara, è venduta a prezzi inaccessibili per la maggior parte delle persone.
Proprio il cibo è il problema maggiore dell’umanità. Gli alimenti tradizionali sono senza sapore e senza odore e quasi completamente scomparsi. L’unica risorsa rimasta è il Soylent, gallette nutritive di vari colori secondo la composizione: rosso soia, giallo mais, ecc. La pubblicità dice che il plancton è la materia prima del Soylent verde, l’ultimo prodotto della ditta Soylent, destinato a diventare il principale alimento della popolazione con l’inaridirsi della terra. Si scoprirà che è tratto dai cadaveri! Il grosso dell’umanità è regredito allo stato ferino, le classi ricche si sono in qualche modo salvate; anzi hanno consolidato il loro strapotere.
La via verso questa catastrofe annunciata potrebbe non essere così diretta e lineare come l’abbiamo descritta. Seconda Chiesa, nel medio periodo –il ché significa negl’anni che stiamo vivendo-, l’imperialismo atlantico potrebbe trascinarci in una vera e propria guerra guerreggiata con la Russia e con la Cina. Del resto la crisi ucraina è sotto agl’occhi di tutti e chiunque ne porti le responsabilità –mi si perdoni l’eccesso di imparzialità!- siamo di fronte ad un duro e diretto confronto fra le due maggiori potenze nucleari del pianeta, esattamente come nel 1962, in occasione della questione dei missili a Cuba. La differenza è che all’epoca i media informavano, anche se con eccessi verbali da Guerra Fredda, e l’opinione pubblica era allertata, oggi sta passando tutto nel disinteresse e nell’ignoranza generale, in un clima disincantato che ricorda quello dell’estate 1914!
Perché la crisi dell’attuale modello di sviluppo si sta capovolgendo in un pericolo di guerra totale, che rischia di accelerare la catastrofe annunciata o quanto meno di aggiungere ad essa ulteriori fattori negativi –esempio emblematico l’inquinamento da radiazioni nucleare, problema già presente da quasi vent’anni in Adriatico, Kossovo ed Irak, visto il largo uso fatto dalla Nato di munizioni ad uranio impoverito, nelle guerre del 1991, 1999, 2002? A parte l’esperienza storica, che ci indica che quasi sempre le crisi economiche più gravi generano la guerra, c’è da rilevare che la spinta aggressiva americana degli ultimi 15 anni, in pratica dall’aggressione alla Serbia del 1999, ha come primo e fondamentale motivo il monopolio di quanto resta delle materie prime planetarie.
Alla Casa Bianca sanno da tempo quali sono i problemi reali, che abbiamo cercato di enucleare, e sono dunque ben coscienti che, se vogliono garantire un certo livello di benessere alla popolazione occidentale, in attesa che maturino gli eventi, devono negare consumi e accesso alle materie prime alle altre aree del pianete, soprattutto ai paesi emergenti del BRICS, Russia e Cina in testa. Solo imbrigliando l’emergente potenza cinese, con un ridispiegamento delle forze americane nell’Oceano pacifico –il Pivot to Asia di Obama- e impedendo la resurrezione di quella russa, l’America può mantenere il suo ruolo di superpotenza planetaria dominante. Ormai, come abbiamo visto, la potenza militare atlantico americana si regge su un’economia di carta, in pratica sui debiti, a tal punto che, nel 2011, se la resistenza libica fosse durata qualche giorno in più, Francia e Inghilterra avrebbero avuto serie difficoltà a finanziare i bombardamenti.
Con questa economia di carta, l’Occidente non può più controllare le materie prime con le normali regole di mercato, Russia, Cina e Paesi arabi sarebbero ormai in grado di definire i prezzi internazionali autonomamente rispetto alle grandi “Corporations”. Può solo farlo usando continuamente la propria superiorità militare e massmediatica, visto che l’alternativa ai bombardamenti sono le rivoluzioni “colorate”, sovversione interna organizzata dal gruppo Soros Clinton, come in Serbia, in Georgia e in Ucraina. Oggi il Pentagono è fortemente tentato ad utilizzare il proprio apparato militare anche contro Russia e Cina, perché si è spezzato l’equilibrio del terrore, che dominava la guerra fredda. Tutti i dati disponibili fanno pensare che le forze armate americane siano dotate di tali e tanto sofisticate tecnologie da poter prevenire ogni ritorsione atomica. Sono senz’altro in grado di agire sull’atmosfera e sulle onde elettromagnetiche della crosta terrestre, provocando disastri climatici, maremoti, terremoti. Uno scenario bellico teorico quasi fantascientifico che consentirebbe agli imperialisti di mettere in ginocchio un paese senza dargli il tempo di fiatare, cioè di abbozzare una reazione. Questo almeno in teoria! Ma se, per puro caso, qualcosa non funzionasse a dovere e ci scappasse qualche missile? Forse non saremmo al Day After, ma a qualcosa che gli potrebbe assomigliare….!
La domanda che sorge spontanea, fra tutti questi disastri annunciati è senz’altro la seguente: cosa possiamo fare, noi avanguardie coscienti, anzi noi singoli dispersi e divisi ideologicamente, per contrastare questa deriva? Il lettore ammetterà che la risposta è improba, tanto è vero che lo stesso Chiesa da poche indicazioni, sia in rapporto all’entità dei problemi, sia in rapporto allo strapotere dei media che li nascondono e ci disinformano. La sua principale risposta è la difesa dei “territori”, là ove si trovino problemi di grande impatto ambientale e movimenti organizzati. I riferimenti più diretti sono la Val Susa per la TAV e la Campania per i rifiuti. Noi riprendiamo al “plurale” una risposta che diede il grande filosofo Heidegger: “solo un Dio ci salverà!”.