Proprio quando occorrerebbe aiutare gli USA a deimperializzarsi senza collassi verticali, vanno ovunque al governo i bauscia, i fascisti e altri disastri [Piotr]
di Piotr
Il lato nascosto di Bausciolandia
Il 40% al PD di Matteo Renzi mi ha abbastanza sorpreso ma non sconcertato.
Tuttavia conta anche il sempre più forte calo dell’affluenza alle urne, così che il 40% del 58,6% fa meno del 24%. Ovviamente è un discorso che vale per tutti.
Il 40% a Renzi è il 18 aprile del PD. Ma con una differenza rispetto all’alba della DC. Mentre nel 1948 la Democrazia Cristiana aveva dalla sua il dopoguerra, la ricostruzione e le prime avvisaglie di quello che verrà chiamato il ventennio d’oro del capitalismo, Renzi ha contro la resa dei conti di una drammatica crisi sistemica. Certo, il fiorentino cerca di usare le stesse tecniche propagandistiche ma si capisce da lontano che è un “bauscia“. Non è solo una questione di stile personale o di gorgia fiorentina. Chiunque al suo posto, con la sua missione da compiere, non potrebbe essere altro che un bauscia. Diciamo che forse è il bauscia giusto al monumento giusto.
Povero Renzi, se la DC dei tempi d’oro – composta per nulla da bauscia ma da gente molto seria, democristiana ma seria – poteva giustamente mostrare al “popolo sovrano” mezza pagnotta italiana e mezza pagnotta americana, perché era nell’ordine degli eventi che l’altra mezza pagnotta venisse dalla sponda opposta dell’Atlantico, oggi le cose sono capovolte e Obama ha fatto capire chiaramente che lui ha solo mezza pagnotta e il resto glielo devono dare i suoi alleati, ad esempio tramite il “Transatlantic Trade and Investment Partnership“, il famigerato TTIP.
Insomma, il trionfatore fiorentino è abile nella supercazzola democristiana, come dice Marco Travaglio, ma secondo me non sarà molto sostenuto dagli eventi. Con l’appoggio degli Usa e facendo leva sulla scocciatura degli Europei venuta ampiamente a galla con le recenti elezioni, riuscirà a far allentare la politica di austerità imposta dalla Germania (già Monti aveva iniziato a chiederlo, nonostante i luoghi comuni un po’ superficiali di sinistra).
Quindi assisteremo anche a qualche esempio di supercazzola economica (come i famosi 80 euro). Qualcuno tirerà momentaneamente il fiato, qualcuno si metterà in mostra col proprio servo encomio e qualcuno si pavoneggerà. Ma avrà il fiato corto. Poi la realtà della crisi sistemica ci ripiomberà addosso come un macigno ingigantito.
Insomma, solo di derivati abbiamo un sacco vuoto grande come il 1000% del PIL mondiale. E ci dicono che occorre riempirlo!
Con tutta la buona volontà, anche se spremessero i lavoratori come limoni e succhiassero tutta la ricchezza privata e pubblica come vampiri, santi numi!, nessuno ha dieci Terre dieci per riempire quel sacco. Occorrerà bruciare i libri contabili.
La domanda cruciale è allora: Lo si farà concordemente in un mondo a quel punto necessariamente multipolare (perché si tratta anche di bruciare il Dollaro come moneta imperiale) o lo si farà con devastanti guerre mondiali come è successo fin’ora perché nessuno ha mai voluto rinunciare al proprio dominio?
Se vogliamo essere realisti, il problema principale che dovrebbero porsi gli alleati degli Usa non è come leccargli meglio i piedi o fargli meglio una fronda micragnosa, ma come aiutarli, con la collaborazione dei grandi Paesi emergenti, a deimperializzarsi senza collassi verticali che scatenerebbero in tutto il mondo terremoti a cui nessuna forza politica e sociale in nessun Paese è preparata e quindi dall’esito imprevedibile ma prevedibilmente devastante.
Purtroppo i governanti della UE sembrano avvitati in diversi giri viziosi e in balia degli eventi. Non c’è nessuno statista di caratura al governo di nessun Paese dell’Unione e meno che meno uno statista con una visione internazionale e globale dei problemi. Nemmeno Obama sembra un gran che. Sembra solo aver registrato obtorto collo che gli Usa devono fare i conti con altre forze e con le proprie debolezze, come aveva iniziato a fare Bush Jr. nel suo ultimo anno di presidenza. Temo che se la Clinton dovesse arrivare alla Casa Bianca persino questa impropria “capacità” di fare la scelta giusta dopo aver tentato tutte quelle sbagliate verrà meno. Ragion per cui, faccio voti affinché alla Casa Bianca questa sponsor di golpisti parafascisti non ci arrivi mai, con buona pace delle sue fan che giracchiano a sinistra.
Il lato nascosto dell’Impero.
Ho recentemente ripreso in mano la storia di Lawrence d’Arabia e del suo periodo. È molto istruttiva.
Probabilmente pochi sanno che Thomas Edward Lawrence era un archeologo. Un archeologo al servizio diretto dell’Impero Britannico, analogamente ad altri studiosi di cose del Vicino Oriente, come Gertrude Bell (donna dalla vita straordinaria sulla quale Ridley Scott sta girando un film con Angelina Jolie, ma che sarà probabilmente anticipato da un film di Werner Herzog sullo stesso personaggio con protagonista Naomi Watts), o come Harry St. John Philby esperto di Arabo e di lingue del subcontinente indiano, il cui figlio sarà la famosa spia doppiogiochista Kim, o come David Hogarth, grande studioso degli Ittiti. Tutte persone di grande cultura, temperamento e ingegno.
C’è un motivo ovvio per cui l’Impero chiedeva il loro servizio: potendo viaggiare, in quanto studiosi, senza destare troppi sospetti in aree geostrategicamente delicate, essi fornivano la necessaria copertura ad operazioni di intelligence, o potevano condurle personalmente.
Ma c’è un motivo più sottile, che va sotto quel concetto di “orientalismo” straordinariamente descritto dal compianto Edward Said nel suo omonimo saggio (Feltrinelli), cioè un complesso articolato e coerente di discipline, che andavano dall’archeologia, appunto, a nuovi campi di studio come la linguistica comparata e che aveva un compito ben preciso:
“Teorizzare l’Oriente, dargli forma, identità definizione, col pieno riconoscimento del suo posto nella memoria storica, della sua importanza nella strategia imperiale, del suo “naturale” ruolo di appendice dell’Europa; conferire dignità al sapere acquisito tramite l’occupazione coloniale, considerandolo un “contributo alla cultura moderna”… . Sentire di poter disporre quasi a piacimento, in quanto europei, della storia, della geografia, del tempo degli orientali; istituire nuovi campi di specializzazione; creare nuove discipline; suddividere, dispiegare, schematizzare, incolonnare, classificare e registrare ogni cosa visibile (e se possibile anche invisibile); da ogni dettaglio osservabile trarre una generalizzazione; da ogni generalizzazione una legge immutabile sulla natura, il temperamento, la mentalità e i tratti costituzionali degli orientali; ma soprattutto tramutare la realtà viva in materia libresca, possedere o credere di possedere la realtà principalmente perché nulla in Oriente sembra potersi opporre efficacemente alla forza dell’Occidente.”
Come ebbe a dire un alto papavero dell’amministrazione coloniale britannica, Lord Curzon, nel 1914 alla Mansion House, gli studi orientali non erano un “lusso intellettuale” bensì “un grande obbligo imperiale.“. Quindi la scuola di studi orientali a Londra che egli proponeva era “parte dell’indispensabile attrezzatura per il governo dell’Impero“. E infatti la scuola fu fondata e divenne la London University School of Oriental and African Studies.
Più muscolare di quello inglese – che in fondo faceva capo a una piccola nazione e aveva quindi necessità di esercitare più egemonia che repressione – l’imperialismo statunitense ci ha invece innanzitutto abituati a grandi stragi: dalle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki ai due milioni di morti in Vietnam, al milione e mezzo di morti in Iraq. Più centinaia di migliaia di morti sparsi qua e là. Negli ultimi venti anni gli Stati Uniti hanno aggredito un Paese dietro l’altro, tra cui il Sudan, la Serbia, l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, la Somalia. Marines, bombe, missili, budella squarciate, crani fracassati, bambini bruciati vivi, donne violentate, persone torturate, armi proibite, come quelle usate dagli Usa a Falluja, dagli Israeliani a Gaza e che ora i nazisti di Kiev stanno utilizzando nelle zone russofone dell’Ucraina.
Non basterebbe una Norimberga per questi crimini. Ma non ci sarà nessuna Norimberga.
Ai giorni nostri non sarebbe pensabile neppure un “Tribunale Internazionale” come quello che nel 1966 fu fondato da Bertrand Russell e Jean-Paul Sartre per indagare sui crimini di guerra americani nel Vietnam.
Il motivo è lampante: la sinistra, tranne pochissime eccezioni in quella cosiddetta “estrema” (ma anche qui, ripeto, le eccezioni sono rare) è stata completamente metabolizzata dal nuovo orientalismo imperiale, cioè da quella narrazione condotta all’unisono da partiti e media, che utilizza concetti surrettizi e pervasi che creano un campo culturale di grande efficacia permettendo al più alcune critiche a particolari “modalità” imperiali, ma non alla “missione imperiale”, che è data per scontata. Ovviamente ognuno la sconta in base a una o più delle molteplici sfaccettature con cui si presenta (diritti umani, lotta all’Hitler di turno, persino salvaguardia ecologica; e così via).
L’orientalismo classico da una parte doveva convincere gli Occidentali a sentirsi in diritto di imperare (se non addirittura in dovere come suggerivano concetti come il famoso “fardello dell’uomo bianco” di Rudyard Kipling) e dall’altra doveva fornire agli Orientali una immagine di sé che li facesse in vario modo “collaborare” con i loro dominatori.
Al contrario, cosa stupefacente, il neo-orientalismo deve innanzitutto convincere ad appoggiare l’Impero chi in Occidente dovrebbe invece essere antimperialista. Un vero lavaggio del cervello. Grazie anche alla pervasività dei media moderni il lavoro non si è rivelato poi così complesso: bastava appropriarsi di parole d’ordine, concetti e termini progressisti e dare in restituzione il senso comune dell’avversario all’attacco presentato in confezione e con griffa accettabili. E così, al posto di raffinati cervelli come Gertrude Bell o T. E. Lawrence sono infine bastati venditori di fumo e intellettualotti imbonitori da quattro soldi.
Mission accomplished!
Oggi un Bertrand Russell o un Jean-Paul Sartre che volessero istituire un “Tribunale internazionale contro i crimini di guerra” sarebbero visti come dei provocatori. Innanzitutto dai “progressisti”, termine al quale io difficilmente riesco ancora ad associare qualche valore positivo.
Nel giro di un decennio le centinaia di migliaia, i milioni di persone, che protestavano contro le guerre di Bush Jr. sono state spazzate via. Ma non con la forza. Sono state spazzate via dalla propria testa.
La crisi avanza, il sistema unipolare centrato sugli Usa cede, ma – cosa per certi versi paradossale – la capacità dell’apparato culturale imperiale di essere egemonico miete un successo dopo l’altro.
“Egemonia“. Famoso concetto gramsciano. Eccola all’opera. Da anni insisto nel dire che una delle più efficaci armi statunitensi è quella culturale. Sarebbe tutta da studiare la storia di questo nuovo pervasivo “orientalismo”, il clima culturale che riesce a creare (di cui fanno parte integrante e sono testimonianze le ridicole pubblicità in lingua inglese o la sostituzione di termini dell’Italiano con calchi su quell’idioma, come l’idiota “supportare” al posto di “sostenere” o l’ancor più idiota “competitor” invece di “concorrente”) e la sua capacità di espansione che – cosa stupefacente – è direttamente proporzionale all’ampiezza delle dimostrazioni che questo apparato imperiale procura progressivamente più danni che vantaggi.
Il lato nascosto dei guerrafondai
Le polemiche sul Movimento 5 Stelle sono parte di questo clima. Io, personalmente, non mi scandalizzo della scelta del M5S di fare gruppo con l’UKIP.
Certo, avrei preferito che facesse gruppo con la sinistra antimperialista e libertaria. Il problema è che la sinistra antimperialista e libertaria non c’è. Un delimitato ma preciso problema. Se ci fosse stata l’avrei votata al posto del M5S. Il gatto si mangia la coda. Il M5S è lontano dalla mia concezione di “sinistra antimperialista libertaria”, ma lo è di più la sinistra che si presenta alle elezioni. Quindi approssimazione per approssimazione, preferisco chi si approssima di più secondo quello che ritengo un ordine concreto di priorità e non secondo il nominalismo di sigle, bandiere, simboli e altri codici ideologici di riconoscimento. E in cima alle priorità io vedo l’antimperialismo, che vuol dire innanzitutto una cosa semplice: ricerca e difesa della pace, contrasto a guerre e massacri e in secondo luogo possibilità di non farsi devastare da questa crisi sistemica (di questa possibilità, remota, l’antimperialismo è una condizione indispensabile).
Ecco perché, ad esempio, Curzio Maltese è il prototipo del motivo per cui non ho votato la Lista Tsipras. Maltese dice che dopo l’incontro con Farage nessuno a sinistra vuole più dialogare con Grillo. Maltese vuole infatti dialogare col PD. Poi succede che ci siano persino prove di dialogo sulle regole elettorali fra M5S e PD, con buona pace di tutti.
Ma ammesso che l’UKIP sia xenofobo, con che termine qualificare un partito, il PD, la cui gestione dell’immigrazione ha indotto decine di immigrati tenuti in campi di concentramento a cucirsi per protesta la bocca con ago e filo? Trovate voi il termine adatto.
E magari qualcuno di voi saprà anche rispondere a questa domanda: se l’UKIP è così xenofobo, come mai ha chiesto e ottenuto l’espulsione di Borghezio, dopo i suoi insulti alla Kyenge, dal gruppo parlamentare europeo EFD “per le ripugnanti dichiarazioni rilasciate” e dare così “un segnale inequivocabile che i commenti di stampo razzista sono inaccettabili.” (Farage)? Come mai si continuano a citare le dichiarazioni razziste di suoi esponenti che per tali dichiarazioni sono stati espulsi?
Se tanto mi dà tanto, ecco una piccola parziale antologia piddina:
- Caterina Marini, ex portavoce del segretario della federazione pratese del Pd, renziana di ferro:
“Extracomunitari ladri stronzi dovete morire subito” (giugno 2013).
- Giovanni Picaro, candidato sindaco PD di Biccari (Puglie):
“I bambini Mao-Mao“.
Bella espressione usata per contrastare l’assegnazione di un alloggio popolare agli extracomunitari. (aprile 2014).
- Paola Binetti, senatrice PD:
“Queste tendenze omosessuali fortemente radicate presuppongono la presenza di un istinto che può risultare incontrollabile. Ecco: da qui scaturisce il rischio pedofilia“. E per ribadire il concetto: “Fino agli Anni Ottanta nei principali testi scientifici mondiali l’omosessualità era classificata come patologia, poi la lobby degli omosessuali è riuscita a farla cancellare. Ma le evidenze cliniche dimostrano il contrario“.
E non mi consta che nessuno dei tre sia stato espulso. La Binetti se ne andò nel 2010, ma nessuno la volle mai cacciare. Ma andiamo avanti.
Il M5S aveva due alternative: relegarsi all’assoluta irrilevanza per via dei regolamenti del Parlamento europeo, o far parte di un gruppo internazionale.
La soluzione suggerita dai soliti benpensanti di sinistra era quella di formare gruppo con i “Verdi”.
Per carità di Dio! Fare gruppo con personaggi come Daniel Cohn-Bendit, e i suoi pari, i più ligi servitori dell’Impero, coloro che hanno appoggiato tutte le aggressioni imperiali, talmente lacchè che facevano ringraziare il Cielo perché c’era la Merkel al governo e non loro? Gente come Cohn-Bendit che “capiva le ragioni” del governo turco contro i militanti di sinistra che assieme alle loro mogli o compagne morivano per lo sciopero della fame che conducevano per protesta contro le condizioni carcerarie?
Ma di che cosa stiamo parlando? Di “diritti umani”? Di “guerra” e di “pace”? Di che cosa stiamo parlando? Io parlo di persone con le budella fuori, di uomini e donne ridotti a scheletri per rivendicare la propria dignità, di centinaia di migliaia di madri di bambini morti per missili, embarghi disumani e infine scannati da tagliagole fondamentalisti sguinzagliati dall’Impero e dai suoi tirapiedi per i dannati soldi e il dannato potere.
Di che cosa stiamo parlando? Ditemelo voi!
Ma sì. Dialoghiamo con il PD come vuole Curzio Maltese. Almeno l’UKIP si è dichiarato risolutamente contrario ad ogni guerra imperiale. Il PD puzza di cadaveri lasciati marcire nel deserto, di piaghe da embargo, di brandelli di carne sparsi per centinaia di metri dai missili. Dialoghiamo col Partito che ha bombardato Belgrado, che ha sostenuto le missioni subimperiali in Afghanistan e Iraq, che ha osannato – con Napolitano in testa – i bombardamenti sulla Libia, il PD dei leader che si facevano fotografare allegri con fondamentalisti poi beccati dal New York Times ad assassinare persone in Siria. Il PD che amplia la base di Vicenza, che vuole il MUOS in Sicilia, crimine contro i Siciliani per perpetrare crimini contro il Mondo. Infine col PD che regala i soldi alle banche, che sostiene (ops! “supporta”) il gioco d’azzardo in mano alle mafie, che regala i soldi ai camorristi che inquinano il territorio, che tiene secretate per anni e anni confessioni di pentiti d’importanza letteralmente vitale per la salute di milioni di concittadini.
Dialoghiamo, va bene. Ma che gli diciamo?
Il lato nascosto del M5S
Il Parlamento europeo non conta nulla, non decide nulla, non ha voce in capitolo su nulla. Per ammissione stessa dei lobbisti ufficialmente registrati a Bruxelles, riceve meno informazioni dalla Commissione Europea di quante ne ricevano le lobby stesse. Le pochissime cose che una forza politica a Bruxelles può fare sono condizionate dall’appartenenza ad un gruppo transnazionale.
L’apparentamento con l’UKIP permetterà di condurre, per quanto consentito, battaglie neutraliste comuni (ripeto; condizione fondamentale ad ogni discorso di tipo politico ed economico) e battaglie antioligarchiche. Quando non sarà così, metterà a nudo le differenze tra UKIP e M5S e servirà quindi a questo movimento per assestare la sua identità che si sposta sempre più decisamente a sinistra, ma come la si intendeva una volta: antimperialista, pacifista, nemica delle oligarchie politiche, economiche e finanziarie.
E’ un dato di fatto che questo vituperato M5S è l’unica forza politica italiana che stia difendendo conseguentemente la nostra Costituzione nata dalla Resistenza.
Al di fuori ci sono solo chiacchiere e finanziarizzazione, chiacchiere e smantellamento dei principi costituzionali, chiacchiere e liberismo, chiacchiere e imperialismo col suo puzzo di carne bruciata, coi suoi fascisti laici e islamici lanciati all’attacco di ogni singolo Paese che non rientra nei ranghi.
Il lato nascosto della crisi ucraina
Il neo-Orientalismo imperiale ha fatto un buon lavoro e tuttora lo sta facendo. In Ucraina il governo neonazista di Kiev voluto, foraggiato e sostenuto dagli Usa e malvolentieri dalla UE sta compiendo nefandezze di ogni genere.
Cose tenute debitamente nascoste dai nostri grandi media.
È una drammatica nota finale necessaria perché nei prossimi giorni uscirà in Italia un documentario intitolato “Femen” in cui le note “paladine della libertà” ucraine si autoincensano.
Come è stato ampiamente documentato, le Femen sono collegate al partito neonazista “Svoboda” (il cui manuale ideologico si intitola “Nazionalsocialismo”) e all’ancor più disgustoso “Pravy Sector“, il famigerato Settore Destro autore tra l’altro proprio del massacro di Odessa.
Boicottare questa iniziativa è quindi, come si diceva una volta, dovere di ogni sincero democratico.