Chi ha ucciso Mahmud al-Mabhouh?
mar 2nd, 2010 | Di Federico Stella | Categoria: Politica Internazionaledi Federico Stella
Assasinio organizzato e messo in atto dal Mossad, scrivono il Sunday Times e il Sunday Telegraph citando fonti interne israeliane, omicidio commesso al 99% dal Mossad afferma Dahi Khalfan, capo della polizia di Dubai. Fino ad ora tutte le piste sono sembrate ricondurre la responsabilità della morte di Mahmud al-Mabhouh, avvenuta lo scorso 19 gennaio in una stanza d’albergo a Dubai, ai servizi segreti dello stato ebraico. Al-Mabhouh, tra i fondatori delle brigate Ezzedin al-Qassam, ala militare di Hamas, era ormai da parecchio tempo nelle mire del Mossad che pare stesse progettando questo omicidio già da parecchi anni. Israele nega, ma il Sunday Times insiste tirando in ballo lo stesso primo ministro israeliano Netanyahu il quale avrebbe dato il via all’operazione.
La vicenda ha ovviamente causato delle delicate tensioni internazionali, seguite dall’imbarazzo dovuto all’utilizzo di passaporti falsi (britannici, irlandesi, francesi, australiani e uno tedesco) da parte degli undici sospetti, diventati ventisei nel procedere delle indagini. Secondo le ricostruzioni della polizia locale, i ventisei sospetti, sarebbero arrivati a Dubai separatamente e avrebbero alloggiato, almeno alcuni di essi, nello stesso hotel in cui si trovava al-Mabhouh l’uomo dalle mille precauzioni e genio del travestimento. Il leader di Hamas, sempre secondo quanto riferito dalla polizia, è stato sedato con la succinilcolina, un potente anestetico utilizzato in chirurgia per rilassare i muscoli, e in seguito soffocato.
Come ci si poteva immaginare, oltre ai problemi e agli imbarazzi diplomatici sorti in seguito all’omicidio, sono immediatamente partite accuse di ogni genere da un parte e dall’altra. Alle accuse di Dahi Khalfan, ha risposto il premier israeliano Netayahu negando ogni coinvolgimento, dichiarazioni a cui hanno fatto subito seguito quelle del ministro del commercio Byniamin ben-Eliezer che, in un’intervista rilasciata alla radio militare israeliana, ha affermato di non sapere chi siano i responsabili. A questo batti e ribatti si sono aggiunte pure le affermazioni di Hamas, che, oltre alla inevitabili accuse lanciate al Mossad, ha tirato in ballo anche Mohammed Dahlam, membro di Fatah ed ex elemento di spicco dell’ANP a Gaza prima dell’insediamento di Hamas, accusandolo di aver fatto una soffiata ai danni di al-Mabhouh. Israele in questo tam tam di accuse e controaccuse si è trovato evidentemente in difficoltà e il Mossad ha ritenuto opportuno applicare la sua solita tecnica dell’ambiguità, del non confermare e del non smentire.
I nomi dei presunti membri della squadra che ha portato a termine l’operazione è stato pubblicato e, stando alle informazioni della polizia di Dubai, i sospetti, sarebbero rientrati quasi tutti in Israele. Il Wall Street Journal sostiene che due dei sicari si sarebbero subito recati negli Stati Uniti il giorno dopo aver ucciso al-Mabhouh, altre fonti ci dicono che uno degli assassini sarebbe stato arrestato, altre ancora che uno dei membri della squadra avrebbe compiuto il viaggio in compagnia del leader di Hamas.
In questa interminabile serie di botta e risposte, di dichiarazioni e smentite, Dahi Khalfan, continuando ad andare imperterrito sulla pista Mossad, ha invitato il direttore dei servizi segreti israeliani, Mèir Dagan, a riconoscere le proprie responsabilità nella regia e nell’esecuzione dell’assasinio di al-Mabhouh. In un’intervista pubblicata il 1 marzo sul quotidiano degli Emirati Arabi Uniti, Al-Khaleej, Khalfan ha dichiarato che tutti i membri della squadra che ha ucciso al-Mabhouh sono partiti per Israele subito dopo aver commesso il delitto, e che le loro foto e i video effettuati dalle telecamere dell’albergo sono in possesso della polizia di Dubai. Per tutti i presunti sicari è stato anche emesso un mandato di cattura internazionale.
Cosa rimane da commentare per una vicenda che, nonostante il polverone diplomatico alzato, probabilmente sfumerà nell’arco di poco tempo? Rimane solo da dire che i metodi utilizzati da Israele per eliminare i suoi nemici sono alquanto inquietanti, soprattutto se teniamo in considerazione il grottesco status appioppato allo stato ebraico di “unica democrazia del Medio Oriente”.