Gli Slogan per le elezioni europee
apr 22nd, 2014 | Di Maurizio Neri | Categoria: ResistenzePer anni abbiamo sentito ripetere, dai media e dai politici di sistema, “ce lo chiede l’Europa”, intendendo che lo vuole l’unione. Una sorta di “deus le vult”, dove il dio che fu dei crociati è stato sostituito da un organismo sopranazionale, in rappresentanza degli interessi della classe dominante neocapitalistica. Che cosa ha chiesto e preteso l’unione dai governi italiani, in questi lunghi anni di crisi e declino? Ma naturalmente le privatizzazioni, il taglio della spesa pubblica, i “sacrifici” per le classi dominate, la flessibilizzazione dei lavoratori e delle masse. Più di recente, abbiamo udito gli euroservi targati pd ripetere come pappagalli, davanti a microfoni e telecamere, “ci vuole più Europa!”. Mentre crollavano occupazione, redditi, produzione e consumi proprio a causa di questa Europa.
Nella campagna elettorale per le europee, che è in corso da un po’, i burocrati del pd furbescamente non starnazzano ai quattro venti, come prima, “ci vuole più Europa!”. Sanno bene che moltissimi italiani, data la situazione in cui si trovano, potrebbero interpretare la cosa molto negativamente, o addirittura come una provocazione intollerabile. Ci vogliono ancor più disoccupati, ancor più suicidi per fallimento individuale, ancor più precari e più anziani che frugano nei bidoni dell’immondizia, dietro i supermercati? Gli astuti euroservi del pd, a partire da Renzi, hanno perciò cambiato lo slogan, stando bene attenti a non preoccupare, o scontentare, i padroni eurocrati. Non possono dire “ci vuole meno Europa!” per gabbare gli elettori, ma possono furbescamente affermare che “non ci vuole più Europa, ma un’Europa migliore!”, come ha fatto Renzi ricevuto da Cameron nella perfida Albione. Così si lascia intendere ai fessi che la costruzione unionista può essere cambiata, in termini di politiche e processi decisionali, dandogli “un volto umano”, rendendola più vicina ai popoli, imprigionati nell’eurolager e vessati dalle politiche neoliberiste. Le stesse politiche applicate dai governi pd.
Se il pd ha fatto questa piccola virata, ma solo in termini di slogan elettorali per le europee, forza Italia (con Mediaset) punterebbe sul “meno Europa in Italia, più Italia in Europa”. Il risultato è che gli euroservi del pd, giocando con le parole per ingannare il popolo, agitano l’improbabile carota di un’Europa diversa – altro da sé, un po’ come fa Tsipras con i suoi seguaci greci e italiani – mentre forza Italia vorrebbe dare l’illusione che è possibile far valere le ragioni dell’Italia, oggi completamente soggiogata, nell’Europa unionista. E’ chiaro, però, che “un’altra Europa non è possibile” – il grande capitale finanziario che la domina impedirebbe i cambiamenti – e che l’Italia, paese occupato economicamente, monetariamente e finanziariamente, non conta più nulla e non potrà contare in futuro. Si capirà a privatizzazioni ultimate, che lo priveranno di alcune fra le sue principali armi (Eni, Enel, Finmeccanica, eccetera).
L’unico cartello elettorale che usa ancora il provocatorio slogan “ci vuole più Europa”, è quello che contiene l’infamissima scelta civica, anche se Monti capostipite, il “salvatore” dell’Italia, sembra essersi eclissato. Sono questi i peggiori propagandisti dell’eurosfacelo, boriosi e sicuri di sé, senza vergogna, perché sanno che non avranno mai un vero consenso popolare, ma nonostante questo resteranno ancora per un po’ in sella. Sono entrati nel governo Renzi e possono sperare, uniti in scelta europea ad altre formazioni minori (centro democratico e fare per fermare il declino), di avere un seggio a Bruxelles. Infatti, l’altro loro slogan è “scegli l’Europa”, cioè la totale subalternità italiana al sopranazionale e il massacro sociale indiscriminato. Chi potrà votare per loro? Solo i patrimonializzati che adorano il neoliberismo e l’euro per ragioni di portafoglio, gli imbecilli totali e i poveri pollastri.
Il nuovo centro destra alfaniano, da parte sua, si rifà al vecchio slogan berlusconiano “unire i moderati”, giustificando così l’inciucio elettoralistico con l’udc. L’importante è ottenere un seggio o due nel prossimo parlamento europeo e mostrare che ncd non scompare ad urne aperte. C’è poco altro da dire. Se forza Italia vorrebbe “più Italia in Europa” e meno Europa da noi, in una sorta di voglio ma non posso essere “euroscettico” fino in fondo (ciò che è successo al fondatore, Berlusconi, gli è di monito), ncd è invece “europeista”, come la moderatissima udc o un po’ più tiepidamente. Nel simbolo comune per le europee ncd, udc e ppe, oltre allo scudo crociato con tanto di libertas, hanno inserito in bella posta il nome di Alfano, ma hanno evitato slogan come scelta europea o più Europa. Non si sa mai, può essere pericoloso, potrebbe avere la funzione repellente che ha l’Autan con le zanzare … meglio il furbesco richiamo alla “compianta” democrazia cristiana. A uso e consumo di elettori nostalgici e ingrigiti.
La mattina del 6 aprile (se non vado errato) con qualche anticipo sui termini previsti, Roberto Calderoli ha depositato al Viminale il simbolo della lega per le europee. Sotto l’ormai classico e leggendario Alberto Da Giussano, con tanto di elmo, scudo e spadone, campeggia la scritta “basta euro”. E’ questo lo slogan scelto dalla lega di Salvini per affrontare l’appuntamento elettorale di maggio, mostrando un cambiamento rilevante rispetto al passato. Infatti, “basta euro” sostituisce il richiamo propagandistico a una Padania la cui esistenza è da sempre dubbia. Lo slogan, inoltre, non dovrebbe lasciare spazio ad equivoci, ma spetterà a Matteo Salvini, nel prossimo futuro, dar prova che non si tratta di un mero espediente elettoralistico, mantenendo nel concreto una dura posizione “euroscettica”, sia a Bruxelles che in Italia. Positiva è l’adesione leghista alla proposta di Marine Le Pen per coordinare gli sforzi oltre la dimensione nazionale. Di più, se Salvini vuole veramente occupare le prefetture, le occupi, dando un segnale forte. Altrimenti, la lega, che oggi è in buon recupero di consensi, rischierà di tornare indietro avvicinando la sua fine. Ricordiamo tutti che la lega è stata al governo per anni con Berlusconi, ha ottenuto ministeri importanti e, soprattutto dopo la defezione di Fini, ha avuto nella maggioranza un peso determinante. In quegli anni, però, a parte i discorsi un po’ di facciata sul federalismo, e la riformina federalista oggi defunta, non ha posto seriamente il problema della permanenza italiana nell’euro. Anche se può sembrare strano viste le mie passate (e feroci) critiche alla lega, oggi che la situazione italiana è disperata e ben poche sembrano le vie d’uscita, sono disposto a concedergli un’apertura di credito. Le crisi possono indurre a cambiamenti positivi e il fiuto mi porta a concludere che Salvini ha impresso una svolta al partito, e che intende seguire una nuova strada. Con quale determinazione, lo vedremo.
Fratelli d’Italia, partito annoverato fra gli “euroscettici”, presenta per le europee un simbolo sovrastato dal cognome di Giorgia Meloni – quasi che fosse una lista personale – ma in basso rispolvera il vecchio logo di alleanza nazionale. Se ho ben capito, i suoi capisaldi in campagna elettorale sono tre: l’immagine della Meloni, la critica alla moneta unica e all’Europa a trazione tedesca, senza però l’intenzione di uscire integralmente dalla ue, e il richiamo intriso di nostalgismo a alleanza nazionale. La Meloni è giovane ma non è di primo pelo, come sappiamo, essendo stata ministro dell’ultimo governo Berlusconi (politiche per i giovani). Inoltre, i fratelli d’Italia nascono dalla dissoluzione del pdl e durante il governo Monti per lunghi mesi, come tutti gli altri, hanno votato le controriforme montiane e europoidi che hanno messo in ginocchio il paese. Dovranno dar prova di fare sul serio, questa volta, per accrescere il consenso e “mondarsi l’anima”. La chicca è il richiamo, nel simbolo, alla defunta alleanza nazionale, con tanto di fiamma tricolore del vecchio “mis”. Com’è accaduto per il pci, anche qui c’è stata una degenerazione progressiva. La catena trasformistica, quasi parallela a quella pci-pds-ds-dp, in tal caso diventa msi-an-intermezzo pdl-fdi. Lo slogan più proprio potrebbe essere “alleanza nazionale è tornata”, intendendo che sono loro i veri eredi di an (ometto di fare il nome di Fini, per ovvi motivi) e addirittura del “mis” di Giorgio Almirante. Anche se ciò gli consentirà di intascare qualche voto dai nostalgici, come e più di Salvini e la sua lega dovranno dar prova di essere determinati a fare sul serio, e che questa volta eviteranno di fare i furbi. Infatti, come faranno a giustificare nelle future elezioni politiche (se ci saranno), viste le posizioni che esprimono per le europee, un cartello elettorale con forza Italia e soprattutto con ncd e udc?
Infine, m5s e Beppe Grillo. In questo caso acquistano importanza i provocatori post pubblicati sul blog dei blog, quello di Grillo. Oppure gli spettacoli che il comico porta in giro per l’Italia. Si va dalla promessa agli italiani del referendum per la permanenza nell’euro alla solita ossessione per i “costi della politica”, da abbattere a qualsiasi costo. Tanto è vero che i candidati pentastellati, per potersi sedere nel parlamento europeo dove i compensi sono altissimi, dovranno firmare un testo molto particolare. In caso di violazione del codice di comportamento e di mancate dimissioni dal parlamento europide, s’impegnano a versare al comitato promotore elezioni europee del 5 stelle una penale di ben 250mila euro. Personalmente credo che molti pentastellati dovrebbero comprendere che il primo problema italiano non è quello dei “costi della politica”, ma il complesso sistema neocapitalista di dominazione e sfruttamento che va sotto il nome di unione europea. Nel quale la moneta è l’euro. Non solo l’euro, quindi, ma l’intero sistema, che comprende le cosiddette istituzioni europee (parlamento compreso) e i trattati-capestro. Per quanto riguarda un preciso slogan per la campagna elettorale, nel caso del 5 stelle ho difficoltà a individuarlo, perché molteplici sono gli spunti offerti dal blog di Grillo. Si va dal celebre “P2 macht frei” (nel post Se questo è un paese), che non piace alla comunità ebraica ma che riguarda specificamente il nostro sistema politico, a “Renzi e dell’Utri per me pari sono” (dall’omonimo post). La verità è che l’”Europa” non è il tema sul quale si è costituito il movimento e sul quale Grillo e Casaleggio hanno costruito le loro fortune.