L’ipocrita pubblicità etnica dell’Eni
feb 24th, 2010 | Di Federico Stella | Categoria: Politica Internazionaledi Federico Stella
Di recente abbiamo visto in tv e sul web una pubblicità dalle sfumature etniche e umanitarie con una manina nera intenta a fare disegnini e ghirigori sulla sabbia con uno sfondo musicale allegrotto. Stiamo ovviamente parlando dello spot di quei noti filantropi dell’Eni.
La memoria corta e il disinteresse dell’opinione pubblica per certi avvenimenti contribuisce ovviamente a rafforzare la nuova immagine filantropica che l’Eni cerca di darsi con il suo attuale rilancio. Ciò non vuol dire però che tutti si siano dimenticati delle devastazioni operate e tutt’ora in atto dalle compagnie petrolifere nel Delta del Niger e dei martiri caduti per la difesa del proprio popolo e della propria terra. Josè Maria Sison, attuale portavoce della Lega Internazionale di Lotta dei Popoli e presidente fondatore del Partito Comunista delle Filippine, in un recente scritto ha ricordato la tragica morte dei “Nove Ogoni”, tra cui il poeta Ken Saro-Wiwa, impiccati nel 1995 perché colpevoli di non piegarsi ai crimini commessi ai danni delle popolazioni locali dalla Shell e da altre compagnie. Di tutto ciò l’Eni non se ne può cero lavare le mani perché, come ha anche denunciato Amnesty International, ha anch’essa grosse responsabilità del saccheggio imperialista perpetrato da decenni ai danni delle popolazioni del Delta del Niger ridotte a uno stato di povertà riprovevole e lasciate in balia della corruzione dei governi locali.
Fatti questi più che noti a chi ha una sensibilità politica e umana che lo renda partecipe dei misfatti imperialisti e neocolonialisti che vanno avanti in Africa da decenni ai danni della popolazione, ma che tornano ora alla ribalta di fronte a certe pietose campagne pubblicitarie. Come non ci si può sentire indignati davanti a tanta ipocrisia, dopo aver visto uno spot che fa passare il saccheggio imperialista per filantropia, di fronte a chi, come se nulla fosse, tace dei morti, della povertà e della devastazione ambientale.
Vediamo però alcuni dati per capire concretamente i fatti. Sempre Sison ci ricorda che dal 1960 al 2000 la Nigeria, dai livelli elevati cui si trovava, ha diminuito della metà la produzione di cacao e di circa un terzo quella di gomma. L’estrazione del petrolio e l’accaparramento delle terre da parte degli stranieri, oltre a produrre una mostruosa corruzione locale, ha creato una quantità incredibile di povertà e di sfollati, rendendosi responsabile della distruzione delle comunità locali. La Shell in primis è stata responsabile di 2900 sversamenti inquinanti, tra cui gas tossici che hanno causato malattie, malformazioni e distruzioni ambientali. Oltre 1,5 milioni di tonnellate sono state riversate nell’ambiente. Circa la metà del petrolio è esportato negli Stati Uniti e la Shell da quando ha iniziato la produzione ha guadagnato oltre 700 milioni di dollari e di questo guadagno ne beneficia solo l’1% della popolazione locale. Il Delta del Niger è infatti una zona abitata da una popolazione poverissima con una delle più basse aspettative di vita, uno dei più alti tassi di mortalità infantile e, con i suoi oltre 30 milioni di abitanti, è una delle regioni più densamente abitate al mondo. L’accesso all’acqua potabile non è sufficiente e, inutile dirlo, il tasso di corruzione è tra i più elevati al mondo.
L’Eni è responsabile anch’essa di questo dramma e l’Italia ha assicurato a inizio 2009, offrendo subito due navi militari, l’ aiuto anche militare per contrastare la lotta dei ribelli del Delta del Niger (tra cui si è distinto come principale gruppo politico-militare il MEND- Movimento per l’Emancipazione del Delta del Niger) e per salvaguardare, quindi, gli interessi economici Eni nella zona.
Riportiamo anche noi l’appello lanciato da Sison: “Facciamo appello al popolo del Delta del Niger a portare avanti la causa alta e nobile per cui Ken Saro-Wiwa e i “Nove Ogoni” sono stati martirizzati. Sollecitiamo i popoli del Delta del Niger e la totalità dell’Africa ad intensificare ulteriormente la loro lotta per la liberazione nazionale e sociale contro potenze imperialiste guidate dagli Stati Uniti e dalle locali classi reazionarie”.
[...] [...]
Segnalo volentieri 4 video ineditissimi ed intriganti che giungono da autorevoli fonti ENI.
Trattasi d’un meeting a porte chiuse tra i vertici dell’ENI riunito in conclave in una sessione dell’ENI CORPORATE UNIVERSITY. A ruota libera il top management parla di tangenti, corruzione e robe varie. Il mitico Prof. Giulio Sapelli si lascia andare anche ad alcuni commenti abbastanza clamorosi (tipo l’ENI in Iran e Algeria fomentava le rivoluzioni peccato che oggi non ci stia pensando “… a mio giudizio dovrebbe ancora farlo”. Altra battuta carina “tutte le imprese cercano la corruzione e non la competizione (inclusa l’ENI) pure L’Italia è un paese naturalmente corrotto”. E altre cose di questo genere.
Sono postati nel presente articolo:
“ENI fuori controllo: fomentiamo la rivoluzione in Iran”.
http://piemonte.indymedia.org/article/10468
il link diretto dei 4 video:
http://it.tinypic.com/r/nnktb6/7
http://it.tinypic.com/r/vevihv/7
http://it.tinypic.com/r/23sya8l/7
http://it.tinypic.com/r/qp13ir/7