ERITREA. CRIMINI COLONIALI E FASCISTI. UN POPOLO ANCORA SOTTO ASSEDIO.
giu 6th, 2013 | Di Maurizio Neri | Categoria: Contributi, Storiadi Francesco Cecchini
Eritrea, l’altopiano e Asmara la capitale, la Dankalia , vulcani e un lago di sale, una costa di centinaia di chilometri lungo il Mar Rosso, Massaua, porto tropicale di fronte alle isole Dahalak. Un’Africa che merita di essere visitata e vista.
Un’ Africa, l’Eritrea, che ancora oggi, nel 2012, lotta per una propria presenza autonoma nel mondo contro le sanzioni dell’ ONU, contro i tentativi d’invasione, contro l’isolamento e le ingerenze e per un Corno d’Africa libero da intromissioni imperialiste.
La causa, lontana nel tempo di questa situazione, è ,anche, il colonialismo fascista, i suoi crimini, che elencheremo, ed i suoi errori , quali, per esempio, i confini con l’ Etiopia lasciati indefiniti, che ancora oggi sono causa di tensioni e guerre.
Nell’ immaginario di molti italiani, non solo di quei pochi, ancora in vita, che hanno perduto un’esistenza di privilegi, questa terra era una volta l’ Eritrea Felix. Se nelle vicine Libia ed Etiopia i colonialisti ed i fascisti avevano stuprato, torturato ed ucciso, qui si erano comportati bene, portando civiltà e benessere anche per gli eritrei. Ma è una falsità storica che la nostalgia per il paradiso perduto alimenta. I bianchi hanno costruito per loro stessi. Le infrastrutture, strade, ponti, ferrovie, fabbriche ed aziende agricole sono state costruite e formate per il proprio sviluppo economico e benessere. Hanno edificato ville ed alberghi dove vivere con privilegi, chiese dove pregare il proprio dio, bar, ristoranti e bordelli dove divertirsi. Non sono stati regali di civiltà al popolo eritreo. La missione dei coloni non è stata quella di migliorare le condizioni di vita degli indigeni. Eritrea felix per il bianco, Eritrea infelice per il popolo eritreo, una razza integrata al progetto coloniale come razza inferiore con funzioni subordinate e servili . La ferrovia Asmara Massaua , i ponti, le architetture di Asmara ed altro ,esistono ancora e sono utilizzate, ma non sono un regalo, bensì un bottino di guerra del popolo eritreo, che ha conquistato con l’indipendenza le opere degli italiani.
Oltre a migliaia di morti, il colonialismo ed il fascismo furono responsabili in Eritrea di razzismo e sfruttamento, di crimini sessuali e di uno spietato sistema carcerario.
Un genocidio africano
Africani sterminati in Abissinia
Il numero di morti eritrei dal 1890 al 1941 fu alto, anche se inferiore e di molto a quello dei libici e degli etiopi. Per dare un’idea del genocidio africano di cui l’Italia coloniale e fascista è responsabile, le perdite etiopi nella guerra del 1935 e 1936 furono 760.000, secondo il numero fornito dal Negus alla Società delle Nazioni. Un numero forse non esatto, ma che indica la dimensione del massacro. In Etiopia a questo numero immenso, vanno aggiunte le perdite della prima guerra italo etiope, 1895 – 1896, e dopo le stragi di bambini, donne e uomini dopo l’ attentato a Graziani nel 1937 ed il massacro di Amazegna Wagni, nel 1939 ed i morti della seconda guerra mondiale in Africa Orientale.
Gli eritrei che hanno pagato il più alto prezzo di sangue furono i soldati dell’ esercito coloniale gli ascari. Le stime, però sono molto vaghe. Per i soldati italiani morti in terrra d’Africa la contabilità è precisa, i soldati eritrei sono carne da macello, qualche migliaio in più o in meno ha poca importanza.
Circa 2000 furono gli ascari morti nella prima guerra italo etiopica dal al ad Amba Alagi, Makallè , tra il dicembre del 1895 e l’ottobre del 1896. Nella seconda guerra italo-etiopica , 1935 1936, gli ascari morti sono da 3500 a 4500. Contro gli inglesi i morti eritrei si stimano essere 10000, solo 3700 nella battaglia di Gondar nel 1941 . Queste morti di soldati di un popolo dominato, arruolati, con la costrizione o con il miraggio di sfuggire la fame, per combattere sotto la bandiera del dominatore devono essere addebitate al colonialismo ed al fascismo italiano.
Razzismo
Le africane oggetti sessuali egli africani codardi
Anche negli anni precedenti l’arrivo di Mussolini, la politica coloniale italiana in Eritrea fu razzista e discriminatoria. Un solo esempio: la trasformazione di Asmara da Arbate Asmara, alcuni villaggi con al centro delle chiese copte, le cui radici erano millenarie alla città coloniale segregata. Quando il generale Baldissera nel 1889 si avventurò fuori di Massaua ed arrivò ad Asmara, occupò la più alta collina che guardava l’ altipiano, costringendo il villaggio di Beit Mekae ed i suoi abitanti ad andarsene. La collina fu recintata, da qui il nome di Campo Cintato, e divenne il nucleo iniziale della città coloniale, il cui accesso fu sempre proibito agli eritrei. La principale preoccupazione era la difesa da una possibile ribellione della popolazione indigena. Il primo governatore civile, Ferdinando Martini fece preparare il primo piano regolatore di Asmara nel 1902 principalmente concentrando gli sforzi sul miglioramento delle condizioni igieniche di Campo Cintato, area bianca esclusiva. Nel giro di pochi anni vennero elaborati altri tre piani urbanistici, con lo scopo di definire la forma urbis della città coloniale. Il piano del 1908 defini 4 quartieri. IL primo fu un ‘ area solo per europei, principalmente italiano, il secondo con al centro il mercato per bianchi fu misto ebrei, greci, commercianti arabi ed anche eritrei, il terzo attorno alla chiesa ortodossa Enda Mariam, il quarto fu un area destinata agli insediamenti artigianali od industriali. Lo scopo del piano del 1908 fu di migliorare le condizioni dei quartieri per italiani e di confinare gli eritrei al nord della città o nella zona industriale. Gli eritrei che avevano proprietà nel centro della città furono costretti a vendere o svendere la propria terra e ad andarsene. Quello del 1913 fu solo un perfezionamento dei due precedenti. La segregazione razziale nella programmazione della forma urbis di Asmara non fu il mero punto di vista di architetti ed urbanisti di cultura razzista, ma la cosciente politica del governo coloniale di istituzionalizzare la discriminazione. I neri eritrei non avevano i diritti dei bianchi italiani, furono integrati al progetto coloniale come classe inferiore con funzioni subalterne e servili.
Durante il periodo fascista la segregazione razziale si approfondì ,da pratica diventò legge e si arrivò ad un vero proprio apartheid sudafricano con regole scritte molto rigide, che ribadirono usi e costumi precedenti. Le scuole restavano separate così le chiese, gli ospedali ed i trasporti. Il Campo Cintato ed quartieri europei erano proibiti ai neri che implicitamente non potevano frequentare i ristoranti ed i bar dei bianchi. Gli eritrei non potevano comprare moda europea, vestiti, camice e scarpe. Era loro vietato esercitare certe occupazioni
La “ Legge Organica per l’ Eritrea e la Somalia” del 1933,a cui seguirono decreti applicativi, prevedeva la necessità di procedere a un’analisi antropologica etnica finalizzata all’accertamento della razza al fine di definire degli standard limitativi per la concessione della cittadinanza a figli di coppie miste. Autorizzava discriminazioni basate su caratteristiche fisiche. Nell’ estate del 1935 Mussolini iniziò a formulare con più chiarezza le sue idee razziste chiedendo al Ministero un piano d’azione per evitare una generazione di mulatti, che culminò con la legge del 1937 Provvedimenti per i rapporti fra nazionali ed indigeni o Provvedimenti per l’integrità della razza Lo scopo era quello di combattere i matrimoni misti, di evitare che sangue bianco e nero si mescolassero . Con la fondazione dell’Impero la discriminazione razziale fa un balzo in avanti diventando legge dello stato. Nel 1938 l’Italia, sola fra i paesi dell’ Europa trasforma la discriminazione razziale da pratica a legge. La colonia Eritrea diviene il primo laboratorio di sperimentazione delle leggi razziali che nel 1938 saranno estese a colpire gli ebrei in tutto l’Impero.
Gli stessi ascari, che la propaganda dice di ben ricompensare per la loro fedeltà e coraggio non sono esenti da umiliazioni razziste. La separazione dai soldati italiani è assoluta. Vengono fatte marciare a piedi nudi, le scarpe vengono date solo agli italiani. Mentre i soldati bianchi bevono dai bicchieri, loro bevono da recipienti di metallo. Le punizioni per infrazioni non sono le stesse dei soldati italiani, ma secondo dei reati ricevono da 20 a 70 frustate. La pena viene sempre inflitta da un altro ascaro, ma questa, nell’intenzione dei colonialisti fascisti che hanno redatto i regolamenti è un’ulteriore umiliazione. La frusta è fatta di pelle di ippopotamo, il famoso curbash, e lascia segni permanenti.
Crimini sessuali
Come la donna africana viene rappresentata ed utilizzata
Un episodio agli inizi dell’ avventura coloniale in Eritrea è emblematico di futuri cinquant’anni di violenze e soprusi sulle donne di quel paese. Dopo l’occupazione di Asmara , il Generale Baldissera, su richiesta scritta dei suoi ufficiali, estrasse a sorte le cinque vedove del Kantibal Aman, morto in carcere, da assegnare ad altrettanti gentiluomini per soddisfarne i bisogni sessuali. Siamo nel 1889 ed è il debutto, o quasi, di una lunga storia di molestie, stupri, atti di pedofilia, pornografia, di crimini sessuali
Come scrivono Campassi e Sega nel loro libro “ Uomo bianco e donna nera”
“ La donna nera diventa il simbolo dell’Africa… ed il rapporto uomo bianco – donna nera è simbolico del rapporto nazione imperialista coloni..”
La donna eritrea diventa quindi il simbolo di un’ azione colonizzatrice dove l’ uomo bianco europeo la domina sia per la razza che per il genere. La donna nera assieme alla terra e alle ricchezze naturali è parte del bottino, il bianco ne può disporre come ne vuole. Nel corso dei 50 anni di possedimento cambia il rapporto tra Italia e l’ Eritrea, prima una colonia poi parte dell’ Impero. Cambia anche la rappresentazione della donna, che fu funzionale alle differenti fasi . Nella prima fase lo sfruttamento sessuale delle eritree fu non solo giustificato e tollerato ma promosso per attrarre maschi, scapoli e sposati, a venire a lavorare ed abitare questa terra. Anche per gli stupri o altre forme di molestia sessuale venne chiuso un occhio. Le innumerevoli fotografie scattate contribuiscono a far capire che significato la i donna nera nella cultura razzista e sessista degli italiani . Le donne sono il soggetto più fotografato dai colonizzatori in genere sono nude ed in pose invitanti e costituirono un vasto mercato di immagini pornografiche sia nella colonia che in patria. Una promozione della merce donna nera, beneficio per chi vive in colonia.
Anche quello che potrebbe significare il rovesciamento di questa situazione, la legge del 1937 con le sanzioni per i rapporti di indole coniugale fra cittadini italiani e sudditi neri, mette solo legame tra politiche e razziali del colonialismo fascista e ruolo della donna indigena.
Secondo i fascisti l’ eritrea nera era per lo sfogo sessuale, quella italiana bianca era per l’amore, per formare una famiglia. Negli impero dell’ Impero al fine di limitare il numero dei meticci se non di eliminarlo, si proibirono canzoni come Faccetta Nera si propagandò un’ immagine ributtante della nera.
Paolo Monelli nell’ articolo Mogli e buoi dei paesi tuoi, pubblicato nella Gazzetta del popolo del 13 Guigno del 1936, descrive con ribrezzo la donna africana
… sempre fetide di burro che cola a goccioline sul collo; sfatte a vent’anni; per secolare servaggio fatte fredde ed inerti tra le braccia dell’uomo; e per una bella dal viso nobile e composto, cento ce ne sono dagli occhi cipriosi, dai tratti duri e maschili, dalla pelle butterata… Le parole faccetta nera sono peggio che idiote. Sono indice di una mentalità che vorremmo trapassata.
Lidio Cipriani in un Articolo “ L’ incrocio con gli africani è un attentato contro la civiltà europea” apparso su “ La difesa della razza” del giugno 1938 così si esprime:
Nella razza negra, l’inferiorità mentale della donna confina spesso con una vera e propria deficienza; anzi almeno in Africa certi contegni femminili vengono a perdere molto dell’umano, per portarsi assai prossimi a quegli degli animali
La donna eritrea venne presentata quindi come un animale, da trattare come tale, al quale potevi fare di tutto, ma non convivere o sposare e fare dei figli.
Numerosi furono anche gli atti di pedofilia. Nei casi più eclatanti i responsabili furono rimpatriati, ma in genere ci fu tolleranza, la pedofilia non genera i meticci che il regime fascista diventato Impero vuole limitare se non eliminare. Il caso più famoso, perché il protagonista divenne famoso, è quello di Indro Montanelli che compro per 500 lire in cambio di compagnia sessuale una bambina eritrea di dodici anni, Fatima. Da quello che scrisse sugli eritrei in Civiltà Fascista del gennaio 1936:
“ Non si sarà mai dei dominatori, se non avremmo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. Con i negri non si fraternizza, non si può, non si deve…”
possiamo immaginare quale fu la natura del rapporto tra il giovane fascista Montanelli e la bambina Fatima.
Nocra, un lager africano
Campo di prigionia e prigionieri africani. Non ho trovato foto di Nocra
Colonialismo prima e fascismo poi crearono in Eritrea un sistema carcerario spietato. I campi di lavoro e di internamento furono molti, Assab, Massaua , Asmara, Cheren , Addi Ugri, Addi Caleh. Tra questi spicca il famigerato campo di concentramento di Nocra nell’omonima isola dell’ arcipelago Dakhlat, uno dei meno conosciuti orrori del dominio italiano in Africa.
L’ isola, fu scelta perché i 55 km di distanza dalla dalla costa, rendevano impossibile la fuga. Vi fu nel marzo 1893 il solo tentativo di fuga di massa, ma i fuggitivi furono catturati e passati per le armi. Il campo fu costituto da un fabbricato di mattoni per le guardie e 200 tra tucul e tende per i prigionieri.
Un paradiso tropicale nel Mar Rosso che si trasformò in un inferno lungo cinquant’anni : caldo e umidità provocavano una sete che la poca acqua salmastra proveniente da un pozzo aumentava. Oltre che con la sete la morte arrivava con la fame, erano concessi pochi grammi al giorno, e non tutti i giorni di farina, tè e zucchero, con le malattie, malaria, scorbuto e dissenteria e con la fatica. In queste condizioni i prigionieri erano costretti a lavori forzati in una cava di pietra. Si sa che il numero di prigionieri arrivò a 1000 e la media fu 500, ma non esiste una contabilità di quanti morirono.
Un capitano della marina militare che la visitò nel 1901 la descrisse così: “I detenuti, coperti di piaghe e d’insetti, muoiono lentamente di fame, scorbuto e di altre malattie . non un medico per curarli, 30 centesimi per il loro sostentamento, inscheletriti, luridi, in gran parte hanno perduto l’uso delle gambe ridotti come sono a vivere costantemente sul tavolato alto un metro dal suolo.” La realtà che trovarono gli inglesi dopo quarant’anni, quando la liberarono nel 1941, non fu molto diversa.
Nocra fu per le crudeli condizioni di prigionia un vero e proprio campo di sterminio, una Auschwitz tropicale.
Resistenza al fascismo
Il generale Graziani ferito da resistenti eritrei Adis Abeba
Negli anni della dominazione italiana, dal 1890 al 1941, non vi fu in Eritrea un movimento di opposizione e di resistenza al colonialismo ed al fascismo della forza e determinazione di quello libico od etiope. Non vi fu un Omar Muktar eritreo a capo di un movimento di ribellione e resistenza. Ma il popolo eritreo non fu una docile massa alla mercé del colonialismo fascista. Razzismo, discriminazione, sfruttamento sessuale diventarono terreno di coltura di sentimenti anticoloniali e nazionalisti che furono al la base del movimento di liberazione che lottò per l’indipendenza.
Coloro, poi, che organizzarono ed eseguirono, assieme ad altri l’ attentato a Graziani, ad Adis Abeba furono due intellettuali eritrei, Abrahm Debocth e Mogus Asghedom. Il 13 febbraio del 1937, in occasione di una cerimonia, improvvisamente lanciarono contro il palco 8 o 9 bombe a mano, uccidendo 4 fascisti italiani, tre etiopi e ferendo una cinquantina di presenti, tra cui, gravemente, Graziani, colpito da 350 schegge. La macchina che accompagnava Graziani all’ospedale fu anche investita da una raffica di mitra. Lo stesso Graziani descrisse in dettaglio l’evento e riconobbe: “ Nulla era stato trascurato; una preparazione da fare invidia ai più raffinati terroristi.” Purtroppo i giovani resistenti eritrei, Abrahm e Mogus non riuscirono nell’ intento di eliminare fisicamente il criminale fascista Rodolfo Graziani.
Nel suo resoconto sull’episodio Montanelli lo dolcifica molto. La ragazza aveva 14 anni – se ben ricordo – non dodici. E, sempre ina base al ricordo, era un affare con cui la famiglia della ragazza era consenziente.
Non altera la sostanza, ma l’impressione che uno ne riceve e’ diversa
Perchè non mi hanno insegnato queste cose alle lezioni di storia a scuola ?
Ho frequentato la scuola dal 1963 al 1976.
E’ la prima volta che sento queste storie.
Eppure è importante sapere queste cose.
Veramente vomitevoli certi atteggiamenti e comportamenti di persone “famose”.
Sono le persone famose (politici al comando del regno, dell’impero, genarali, giornalisti) che provocano i fatti, e la ignoranza, sottomissione, stato di bisogno, talvolta egoismo e superbia di chi li esegue (i soldati e gli occupanti coloniali).
Nell’ immaginario di molti italiani, non solo di quei pochi, ancora in vita, che hanno perduto un’esistenza di privilegi, questa terra era una volta l’ Eritrea Felix. Se nelle vicine Libia ed Etiopia i colonialisti ed i fascisti avevano stuprato, torturato ed ucciso, qui si erano comportati bene, portando civiltà e benessere anche per gli eritrei. Ma è una falsità storica che la nostalgia per il paradiso perduto alimenta. I bianchi hanno costruito per loro stessi. Le infrastrutture, strade, ponti, ferrovie, fabbriche ed aziende agricole sono state costruite e formate per il proprio sviluppo economico e benessere. Hanno edificato ville ed alberghi dove vivere con privilegi, chiese dove pregare il proprio dio, bar, ristoranti e bordelli dove divertirsi. Non sono stati regali di civiltà al popolo eritreo. La missione dei coloni non è stata quella di migliorare le condizioni di vita degli indigeni. Eritrea felix per il bianco, Eritrea infelice per il popolo eritreo, una razza integrata al progetto coloniale come razza inferiore con funzioni subordinate e servili. La ferrovia Asmara-Massaua, i ponti, le architetture di Asmara ed altro, esistono ancora e sono utilizzati, ma non sono un regalo, bensì un bottino di guerra del popolo eritreo, che ha conquistato con l’indipendenza le opere degli italiani.
Benedizioni, Per farla molto breve, dato che il discorso richiederebbe molto tempo, gli eritrei e gli etiopi sono sempre stati popoli fraterni. Possiamo dire che nel tempo della Rivelazione si é manifestato Sua Maestà, ma anche i suoi nemici, il nazifascismo, ma anche il comunismo. C’é un libro bellissimo di Oscar Rampone, giornalista di chiara fama, intitolato “Il Mareb era il Confine”. Il cronista accompagna il Re e documenta (anche con foto) i momenti in cui Sua Maestà Imperiale libera l’Eritrea dall’odio e quale accoglienza Lui abbia avuto da parte del popolo Eritreo. Non a caso gli stati occidentali furono d’accordo sulla federazione con l’Etiopia, perché era a scatafascio dopo il colonialismo italiano e quella era la situazione più vantaggiosa sia per l’Eritrea che per l’Etiopia, che, politicamente parlando (perché Qadamawi Haile Selassie é statista) avrebbe guadagnato uno sbocco sul mare ma ancora di più, e sono questi i miracoli politici di cui parliamo, avrebbe eliminato gli effetti del colonialismo che aveva separato due popoli fratelli da secoli. Il cronista nel capitolo intitolato “la metamorfosi” racconta di come gli eritrei, che avevano saggiato la “bontà” italiana in periodo coloniale, furono folgorati dal Re e subito persuasi da Lui, che con tutto quello che avevano fatto gli italiani in Etiopia aveva concesso agli italiani di vivere come cittadini liberi nella Sua Terra. Il popolo eritreo, che si é sempre sentito appartenere culturalmente ma anche spiritualmente, all’Etiopia, ha osannato al Suo Nuovo Imperatore, che perdona gli empi peggiori. Vi furono parate ed acclamazioni da parte di tutto il popolo eritreo in quei giorni. Guardando alla situazione attuale dell’eritrea, repubblica presidenziale, sembra manchino elezioni democratiche da circa 17 anni. Il presidente giustifica la negazione dei diritti civili con la situazione di instabilità. Da wikipedia.
Nell’ immaginario di molti italiani, non solo di quei pochi, ancora in vita, che hanno perduto un’esistenza di privilegi, questa terra era una volta l’ Eritrea Felix. Se nelle vicine Libia ed Etiopia i colonialisti ed i fascisti avevano stuprato, torturato ed ucciso, qui si erano comportati bene, portando civiltà e benessere anche per gli eritrei. Ma è una falsità storica che la nostalgia per il paradiso perduto alimenta. I bianchi hanno costruito per loro stessi. Le infrastrutture, strade, ponti, ferrovie, fabbriche ed aziende agricole sono state costruite e formate per il proprio sviluppo economico e benessere. Hanno edificato ville ed alberghi dove vivere con privilegi, chiese dove pregare il proprio dio, bar, ristoranti e bordelli dove divertirsi. Non sono stati regali di civiltà al popolo eritreo. La missione dei coloni non è stata quella di migliorare le condizioni di vita degli indigeni. Eritrea felix per il bianco, Eritrea infelice per il popolo eritreo, una razza integrata al progetto coloniale come razza inferiore con funzioni subordinate e servili . La ferrovia Asmara Massaua , i ponti, le architetture di Asmara ed altro ,esistono ancora e sono utilizzate, ma non sono un regalo, bensì un bottino di guerra del popolo eritreo, che ha conquistato con l’indipendenza le opere degli italiani.
Sono l’ autore della nota sui crimini colonialisti e fascisti in Ertrea. Concordo con i commenti di chi mi ha letto. Meno che sulle valutazioni di Rodney Cook le cui valutazioni sembra si basino su quanto dice Wikypedia. Il modello democratico borghese in Africa e’ stato lo strumento delle politiche neocolonialste per asservire le nazioni ” indipendenti” all’ imperialismo ed alla finanza internazionele. Un esempio eclatante e’ la Nigeria, paese che conosco. L’ Eritrea e’ un esempio di modello di sviluppo economico e sociale alternativo. E’ chiaro che esistono delle contraddizioni e la mia simpatia per la rivoluzione Eritrea non e’ acritica. La nota fa parte di un mio lavoro che narra anche della lotta di liberazione e della situazione attuale del paese. Peccato che non siano state pubblicate le foto della nota che contribuiscono ad informate su un passato vergognoso. Collaboro con un’ agenzia di notizie sulla quale sto per pubblicare una nota sulla situazione in Etiopia, in fase di aggiornamento che proporrò anche a questo sito, che ritengo importante nel quadro del dibattito politico e culturale in Italia. Per chiarimenti posso essere contattato al mio email personale:
francesco_cecchini2000@yahoo.com o francesco.cecchini2000@gmail.com