Beppe Grillo e il Movimento Cinque Stelle
mar 28th, 2013 | Di Rodolfo Monacelli | Categoria: Politica internaScriviamo quest’articolo in risposta alle analisi fatte dal compagno Piotr Zygulski sul Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo.
Come potrete leggere nell’articolo presente su questo sito se ne da una valenza molto positiva, quasi rivoluzionaria, comunitaria. Chi scrive non è della stessa opinione e cercherà di inquadrare le sue critiche secondo tre punti principali e una conclusione:
- Da un analisi sbagliata le soluzioni non possono che essere sbagliate. L’analisi del Movimento Cinque Stelle, e di Beppe Grillo in particolare, si basa su un’analisi sostanzialmente errata della crisi. Si afferma, infatti, che il problema principale italiano deriverebbe da quello della casta. Un’analisi sostanzialmente moralistica che non sfiora neanche lontanamente il problema fondamentale: la permanenza nell’Eurozona e nella gabbia dei trattati europei, cui si lega il problema del debito estero e non certo del debito pubblico, e la crisi da domanda scatenata da una distribuzione sempre più regressiva del reddito.
- Un’analisi, come dicevamo, errata e che porta a conseguenze catastrofiche. Se, infatti, fosse vero, come dichiara Grillo, che eliminando le “spese inutili”, le spese della “casta politica”, tutti i problemi si risolverebbero, allora le soluzioni di austerità del governo Monti non sarebbero errate.
“L’austerità montiano-grillina equivale allo zelo del chirurgo che amputa la gamba sana, trascurando la cancrena dei mercati finanziari privati (in Italia ben rappresentata da Mps). Nella follia montiana c’era metodo: raggranellare 40 miliardi di euro da dare a spagnoli e greci perché li restituissero ai loro creditori tedeschi. Il “salvataggio” di Monti ha salvato la Germania, affossando via Imu gli italiani. Se Grillo parte dalla stessa diagnosi, c’è da temere che arrivi alla stessa terapia” (Grillo e l’eurocrisi: torniamo all’austerità di Monti? – Alberto Bagnai – Il Fatto Quotidiano – 6 marzo 2013)
Non è, perciò, un caso né, come alcuni affermano, un incidente di percorso le dichiarazioni di Beppe Grillo a una televisione tedesca in cui afferma esplicitamente: “Dovremmo avere un piano paragonabile all’Agenda 2010 in Germania. Ciò che ha dato buoni risultati in Germania, lo vogliamo anche noi […]”.
Ricordiamo a tutti che l’Agenda Schroeder che “ha dato buoni risultati in Germania” prevedeva, tra le altre cose, deflazione salariale e flessibilità. Un’inquietante identità di vedute con Walter Veltoni da questo punto di vista.
Questa errata analisi della crisi porta, inoltre, anche altre pericolose conseguenze. Naturalmente, nessuno nega come la gestione del finanziamento pubblico ai partiti in Italia sia stata, soprattutto in tempo di crisi, errata e ingiusta (tutti abbiamo in mente l’immagine di Fiorito e delle ostriche). Partire, però, da questa giusta valutazione per arrivare a negare ogni finanziamento alla politica significa arrivare a negare ogni possibilità reale di rappresentanza politica nelle istituzioni democratiche dei dominati. E non tutti potranno avere la visibilità mediatica e il patrimonio di Beppe Grillo o le capacità di marketing di Gianroberto Casaleggio. Siamo sicuri che vogliamo proprio questo?
2- Né destra né sinistra. Chi legge questo sito e la nostra rivista sa benissimo come uno dei principi su cui si basa la nostra attività politica e culturale è basata sul convincimento della fine della dicotomia destra-sinistra perché inadeguata a descrivere con precisione la sostanza di una posizione politica rispetto all’attuale capitalismo e al sistema di relazioni sociali e culturali dominante. “Lo dice anche Grillo”, perché non siete d’accordo, vi chiederete. Perché anche se le parole sembrano simili, non sempre lo sono anche i concetti. Come è noto noi partiamo dall’assunto, elaborato da Costanzo Preve, della fine della dicotomia destra-sinistra, in Occidente, oggi per lo più interne alla visione capitalistica del mondo e alla difesa dell’esistente, rappresentandone in fin dei conti due varianti culturali, a causa della fine di un ciclo storico e che si collega alla fine della polarizzazione tra borghesia e proletariato. Beppe Grillo, e con lui il Movimento Cinque Stelle, dice, invece, cose assolutamente diverse. Beppe Grillo, sostanzialmente, afferma che “le idee non sono di destra e di sinistra, ma sono giuste o sbagliate”. Negando, sostanzialmente, uno dei principi cardine del marxismo e cioè che le idee non sono giuste o sbagliate, ma che rappresentano interessi confliggenti e contrapposti. Per entrare nel pratico: cosa voteranno un piccolo imprenditore del nord ex leghista ed un ex delegato della Fiom sull’articolo 18?
Le prime dichiarazioni del Capogruppo alla Camera Roberta Lombardi, dopo le strampalate dichiarazioni sul “fascismo buono”, non sono certo rassicuranti:
“Rintrodurre il testo così com’era è a mio avviso un errore. E questo è il pensiero di una persona che comunque ha il privilegio (di questi tempi lo è) di un contratto a tempo indeterminato. Pensare di poter reintegrare nel posto di lavoro da cui è stato licenziato senza giusta causa o giustificato motivo è secondo me un’aberrazione e crea uno stato di tensione (relazionale, discriminatoria o di natura economica) maggiore tra datore di lavoro e lavoratore stesso di quello che ha dato origine al licenziamento. Meglio a mio avviso prevedere invece un veramente congruo indennizzo a favore del lavoratore ove venisse riconosciuta dal giudice del lavoro l’illegittimità del licenziamento. Qualcosa che gli dia veramente la tranquillità di potersi guardare intorno in cerca di nuove opportunità”.
Forse all’On. e cittadina Lombardi sfugge che l’indennizzo non durerebbe per sempre, anche qualora il lavoratore non avesse trovato una nuova occupazione (cosa di questi tempi molto probabile).
3 – Il Movimento Cinque Stelle come Comunità? Anche su questo elemento di dissenso bisognerebbe chiarire cosa si intende per comunità. Ovviamente, se si intende una “comunità interclassista”, probabilmente il movimento di Beppe Grillo potrebbe essere inteso in questo modo. Ma se, come per chi scrive, si intende la comunità come un insieme di “libere individualità” volte ad eliminare lo sfruttamento, pare difficile associare tale concetto al Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo. Anche la definizione di “libere individualità”, del resto, al di là delle retoriche affermazioni di “uno vale uno”, sembra difficile associarlo a un movimento politico in cui due persone valgono più di tutti gli altri. Da questo punto di vista ha ragione Giovanni Favia quando ha affermato che, più che uno vale uno, tolti Grillo e Casaleggio, nel Movimento Cinque Stelle “uno vale l’altro”.
Conclusioni. Naturalmente queste analisi critiche sull’articolo di Piotr Zygulski non portano a negare le tantissime positività del Movimento Cinque Stelle né, tantomeno, a considerarlo un nemico. Innanzitutto, nel considerare che dopo vent’anni di finto bipolarismo Pd-Pdl, si è inserito nel dibattito parlamentare un altro soggetto, costituito da tantissime persone in buona fede e critici nei confronti dell’attuale sistema politico. Vi sono, poi, da considerare le tantissime battaglie condivisibili nel Movimento Cinque Stelle: la lotta contro la TAV, contro il governo Monti, contro l’austerità. E vi è, infine, da considerare il fatto che, senza la presenza del Movimento Cinque Stelle in Parlamento, oggi staremmo parlando di un governo Bersani-Monti.
Tutte queste cose non vanno mai dimenticate né sottovalutate quando si parla criticamente del Movimento Cinque Stelle, né dimenticare i motivi reali e concreti del motivo per cui l’Italia è l’unico paese europeo in cui la lotta contro l’austerità non ha portato vantaggi alla sinistra radicale. Detto questo, come si sarà compreso dalla lettura di questo articolo, chi scrive non considera il Movimento Cinque Stelle come una soluzione. Piuttosto come un’esigenza sentita ormai da gran parte della popolazione italiana. Ci sarebbero, dunque, una volta che le contraddizioni interne al Movimento Cinque Stelle scoppieranno, le condizioni reali per la costruzione di un movimento politico realmente chiaro nei contenuti anticapitalistici, partecipativo e senza nessun padre fondatore, padrone o padroncino.
Se il compagno Rodolfo continuando a guardare il bicchiere mezzo vuoto pare non condividere le mie riflessioni, io invece, pur nutrendo in parte le sue medesime preoccupazioni, preferisco osservare il bicchiere mezzo pieno. Quindi il mio è ovviamente da considerarsi un sostegno critico e tattico (come mi pare fosse quello del compagno Eugenio Orso e di SollevAzione – MPL) e mai e poi mai un appoggio apologico acritico, questo è fuor d’ogni dubbio. Resto consapevole dei limiti del tatticismo, delle contraddizioni interne al M5S e dell’imperscrutabilità del futuro ove, assai frequentemente, le buone intenzioni tendono a rovesciarsi nel loro opposto. Tuttavia continuo a confidare nell’eterogenesi dei fini, di qui la mia simpatia.
son d’accordo su quanto dice il compagno Monacelli sulla limitatezza del discorso sulla ‘casta’,ma su cio’ ci siam trovati in sintonia anche col compagno Piotr,in una discussione recente.Le critiche sono pertinenti,ben oltre la ‘casta’ occorre usare i bisturi,purtuttavia io continuo a pensare al m5s come un primo cavallo di troia da sfruttare.Il fatto che abbia attirato gli strali delle vestali della sinistra sistemica,moderata,radicale etc.,di Pacifici etc,significa,secondo me,qualcosa.La situazione e’ molto confusa e fluida,chi ha piu’ tela da tessere si muovera’ meglio,continuo a pensare che sarebbe stata peggio una situazione di status quo con un PD e suoi cespugli completamente padrone della situazione e,quindi,con oligarchie e poteri europoidi in grado di controllare al meglio la penisola.
D’accordo con il senso dell’articolo. Guai a considerare il M5S come punto di arrivo. Il M5S deve essere considerato unicamente il grimaldello per cercare di ingrippare qualche (SOLO QUALCHE) meccanismo del sistema, niente altro che quello. Nello specifico un voto dato al M5S alle recenti politiche (come il mio alla camera) è servito unicamente per mettere il bastone tra le ruote del “tandem Bersani-Monti”. Solo unicamente quello. Niente altro che quello.
concordo, momento tattico.
Rispondo in colpevole ritardo. Potrei essere d’accordo, e l’ho comunque scritto nel mio articolo, che il voto agli ortotteri possa essere stato utile da un punto di vista tattico. Anche se, sinceramente, pure da questo punto di vista, non mi pare che stiano dando grandi prove di sé.
L’elemento che comunque mi preme sottolineare è che deve essere solo un momento in attesa di costruire un movimento realmente anticapitalista, partecipativo e dal basso. Anche perché non vorrei essere costretto a sostenere per sempre un movimento che, appena entrato in Parlamento, invece di discutere del Fiscal Compact, va a controllare gli scontrini fiscali del caffè alla bouvette….
D’accordissimo con questa analisi e con l’intervento del Sig Monacelli , ma il M5S è anche un contenitore interessante , una novità , grillo non mi piace , ma ci sono spunti interessanti , persone nuove e anche tanta apertura .