La “Guerra dell’Europa”: Presentazione alla Bottega del Libro
gen 29th, 2013 | Di Rodolfo Monacelli | Categoria: ContributiGiovedì 16 Febbraio, alle ore 18, presso la Bottega del libro, si è svolta la presentazione del libro di Monia Benini, “La guerra dell’Europa”.
Una presentazione che voleva rappresentare anche la nostra vicinanza al popolo greco, perché il libro di Monia Benini, da questo punto di vista, è importante e fondamentale.
Numerosi sono stati, infatti, i libri usciti in questo periodo, che descrivono in maniera precisa e rigorosa le cause della crisi dell’Eurozona (in primis quello di Alberto Bagnai e quello di Marino Badiale e Fabrizio Tringali).
Il libro di Monia Benini racconta, però, qualcosa di diverso. Più che esprimere opinioni (che comunque ci sono), dà voce, finalmente, alla Grecia e al suo popolo a cui è stata dichiarata una vera e propria guerra dalla Troika e dal Capitale. Una guerra certamente non convenzionale, ma che ha avuto e sta avendo come conseguenze:
- il taglio dei salari e degli stipendi
- aumento della disoccupazione di circa il 20%
- la confisca dei beni statali
- bambini denutriti
- scuole senza libri e senza riscaldamento
- ospedali senza materiali di prima necessità
- aumento della criminalità e dei suicidi
Insomma, questi sono i risultati del “sogno europeista” della sinistra italiana tutta, senza nessuna eccezione.
Va a merito del libro di Monia Benini, così come dei testi precedentemente citati, che evita di ripetere i soliti luogocomunismi, recitati come un mantra, da destra come soprattutto a sinistra. Innanzitutto quello sul debito pubblico.
In Grecia, così come in Italia, il debito pubblico è un falso problema, anzi, è un non problema. Il fattore scatenante e determinante della crisi greca e italiana, e più in generale di tutti i PIIGS, è l’aumento del debito estero, dovuto essenzialmente alla crescita del debito privato a causa dell’afflusso di capitali esteri (essenzialmente tedeschi).
Un giochino facile facile (e anche molto conveniente) per la Germania: ti presto i soldi, ti compri le mie merci, e così ti indebiti, trasformando il debito privato in debito pubblico.
Un giochino che potrebbe benissimo definirsi imperialistico: un imperialismo non militare, non ancora almeno, ma certamente economico che fa della Germania, per citare Lenin, un vero e proprio monopolismo capitalistico all’interno dell’Eurozona.
Ciò che è successo in Grecia, però, non è solo questo, e Monia Benini lo spiega bene nel suo libro. Per la prima volta nella storia, infatti, si è dimostrata l’incompatibilità tra il capitalismo (quello dell’Unione Europea in particolare) e la democrazia, compresa quella parlamentare che una volta si sarebbe definita “borghese”.
Ciò è successo perché, e su questo bisogna essere molto chiari, l’Euro non è un problema economico o monetario, ma soprattutto politico, anzi «l’Euro è un metodo di governo» (cit. Alberto Bagnai).
Non è un caso, dunque, che, tornando alla Grecia, fu un solo ministro a firmare il primo Piano di salvataggio mentre la legge greca prevede il voto favorevole di almeno 3/5 del Parlamento.
E non è neanche un caso che, in Italia, abbiamo assistito ad un vero e proprio golpe bianco, con l’intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e la nomina a Presidente del Consiglio, senza che nessuno l’avesse votato, dell’uomo dei poteri forti europei (e non solo) Mario Monti. Naturalmente con il silenzio, quando non l’assenso in funzione anti-berlusconiana, di gran parte della sinistra italiana.
Numerosi sono, insomma, i paralleli tra il caso italiano e quello greco. Non a caso, direi. Perché, ed è questa una delle tesi di fondo del libro di Monia Benini, la Grecia è stato un vero e proprio esperimento da esportare: vedere, cioè, quanto e come un popolo possa sopportare le misure dell’austerity imposte dalla Troika.
Tra il caso italiano e quello greco esiste, però, una differenza su cui è importante soffermarci. In Grecia, rispetto all’Italia, si sta costruendo un vasto fronte – che va dal Movimento Indipendente dei Cittadini fino al KKE – che non pone, come obiettivo politico, il “Più Europa” o un’”Altra Europa”, ma la sovranità nazionale. E nessuno, a differenza di ciò che succede in Italia, si sogna di confondere una lotta di questo tipo con il Nazionalismo, nonostante la presenza in Parlamento di un movimento chiaramente neonazista come Alba Dorata.
Questo avviene a causa della sinistra italiana, non internazionalista – poiché l’Internazionalismo non si contrappone certo alla sovranità nazionale, ma ne è anzi la sua premessa – ma cosmopolita, e che costituisce il luogo culturale dello sradicamento e il luogo privilegiato, non soltanto di questo europeismo senza Europa, ma dell’americanizzazione forzata del pianeta e dell’attuale globalizzazione capitalistica (per approfondire tale concetto, leggere questo precedente articolo).
Non illudiamoci, dunque, di poter cambiare questa sinistra, che continuerà a considerare la questione nazionale come una battaglia di retroguardia e continuerà a blaterare di “Più Europa” contribuendo, non soltanto a lasciare il campo libero alla Destra e ai professor Monti di tutto il mondo ma, volontariamente o meno non è importante, sostenendo chi ha fatto della Grecia un campo di battaglia per “La guerra dell’Europa”.