Marxismo rivoluzionario o Nazionalismo di sinistra? Antimperialismi a confronto
set 29th, 2012 | Di Stefano Zecchinelli | Categoria: Contributidi Stefano Zecchinelli
- La Repubblica islamica dell’Iran è un baluardo dell’antisionismo e dell’antimperialismo e sulla base di ciò nessun marxista rivoluzionario può negargli sostegno, almeno in questa fase storico – politica.
Il coraggioso discorso del leader iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, all’ONU ha toccato una serie di problematiche di cruciale importanza. Ahmadinejad ha posto l’accento sulla crisi dei capitalismi occidentali, sulla funzionalità dell’ONU alle politiche imperialistiche e sullo strapotere del sionismo e dell’imperialismo americano. Come antimperialisti non possiamo che schierarci senza ‘’se e senza ma’’ dalla sua parte: che ben venga l’espansionismo locale della Repubblica islamica ed il sostegno alle resistenze palestinese e libanese, oltre all’appoggio dato al Ba’th siriano nel mirino (da oltre quaranta anni) di Stati Uniti ed Israele. I rappresenti dell’illegittimo Stato genocida ed etnocratico di Israele, inoltre, non hanno perso l’occasione per dimostrare tutta la loro arroganza, abbandonando la sala. Tutti gesti che qualificano la etnocrazia nazista israeliana appoggiata dalle potenze imperialistiche occidentali.
Ahmadinejad deve essere supportato in funzione delle sue politiche antimperialistiche, però, l’adesione al marxismo rivoluzionario, non può non spingerci a fare delle critiche; del resto lo stesso coraggioso presidente iraniano termina il suo discorso dicendo che ‘’il sistema marxista non ha più posto nel mondo e di fatto è stato cancellato dalla scienza amministrativa’’.
La sua critica al capitalismo è una critica strettamente umanistica (certo, il capitalismo degrada l’essere umano) privo della categoria analitica che ha caratterizzato la produzione teorica di Rosa Luxemburg, Lenin, Trotsky, Gramsci, Santucho, Le Duan, Guevara: l’imperialismo.
Partendo dalla ‘’critica debole’’ del capo di Stato iraniano cercherò di inquadrare il neo-imperialismo facendo riferimento alla analisi che Ernesto Guevara fece di questo fenomeno.
- Il discorso di Ahmadinejad punta il dito contro il capitalismo tossico neo-liberale e la globalizzazione unipolare di marca Usa, infatti: ‘’ l’organizzazione politica dei centri principali del potere mondiale, è basata sul dominio e sulla forza che un paese ha e che è superiore a quella di altri paesi. Gli enti internazionali pertanto sono centri per acquisire potere, ma non per creare pace e servire tutti i popoli’’.
Si chiama IMPERIALISMO ma Ahmadinejad (a parte questo spezzone ‘’ L’ordine mondiale di oggi è un ordine che ha le sue radici nel pensiero anti-umano dello schiavismo, nel colonialismo vecchio e nuovo, ed è responsabile della povertà, della corruzione, dell’ignoranza, dell’ingiustizia e della discriminazione diffusa in tutte le parti del mondo’’) non fa riferimento a questa categoria marxista (in passato vi ha fatto cenno ma senza ricollegarsi agli scritti leninisti).
Ernesto Guevara nella IX sessione dell’Assemblea Generale dell’ONU l’11 dicembre 1964 incalza i rappresentati delle potenze neo-coloniali dicendo ‘’ Animale carnivoro che si nutre di popoli inermi; ecco a che cosa riduce l’uomo l’imperialismo, questo è ciò che distingue il “bianco” imperiale’’. E chiama le forze rivoluzionarie a ‘’ prepararsi a vendicare il crimine del Congo’’. Che dire ? E’ un vero peccato che il coraggioso Ahmadinejad non abbia imputato agli Usa ed ai capitalisti occidentali il massacro della Libia popolare ed il linciaggio del suo leader, morto da martire, Gheddafi.
Per il Che la questione del conflitto di classe resta centrale. La lotta di classe non si pone, semplicemente, su un piano nazionale come scontro fra borghesia (o meglio dominanti) e proletariato, ma si estende sul piano internazionale e deve essere colta nello scontro fra l’imperialismo collettivo ( Usa – Europa – Giappone ) e gli Stati nazionali (coloniali, Stati nazionali indipendenti e Stati rivoluzionari). Cose più che concrete dato che gli operai serbi e irakeni si sono schierati con Milosevic e Saddam contro la NATO, ed hanno dato vita a movimenti popolari antimperialisti da prendere come esempi di lotta. In questo, Guevara, anticipa di gran lunga le riflessioni di teorici come Samir Amin, Hosea Jaffe e James Petras.
La denuncia del Che è di strettissima attualità e sulla questione delle armi nucleari il grande rivoluzionario argentino dice: ‘’ Noi riteniamo che questa conferenza sia necessaria per arrivare alla totale distruzione delle armi termonucleari e, come prima misura, suggeriamo la proibizione totale degli esperimenti. Al tempo stesso, bisogna stabilire chiaramente l’obbligo per tutti i paesi di rispettare le attuali frontiere dei diversi stati; di non esercitare alcuna azione aggressiva, neppure con le armi convenzionali.
Nell’unirci alla voce di tutti i paesi del mondo che chiedono il disarmo generale e completo, la distruzione di tutto l’arsenale atomico, la cessazione assoluta della fabbricazione di nuove bombe termonucleari e degli esperimenti atomici di qualsiasi tipo, riteniamo necessario sottolineare che deve essere rispettata anche l’integrità territoriale delle nazioni e deve esser fermato il braccio armato dell’imperialismo che non è meno pericoloso per il fatto che impugna armi convenzionali’’.
Lo Stato imperialistico israeliano dispone di circa duecento bombe atomiche e persevera nel suo folle progetto di militarizzazione dell’area. Inoltre un recente rapporto di Wikileaks ha scoperto che nella base italiana di Camp Darby, vicino Livorno, si fabbricano bombe atomiche israeliane. Quindi i capitalismi occidentali vengono privati dagli Usa e dal sionismo della sovranità nazionale che ha caratterizzato il vecchio capitalismo proprietario.
Che cosa dovrebbe dedurre un marxista ? Il problema della sovranità non può essere per nulla risolto dalle borghesie nazionali, rachitiche e vendute all’imperialismo americano; solo un movimento popolare ed anti-capitalista può dare una svolta socialista al conflitto in atto.
Non è casuale che Le Duan, uno dei teorici del socialismo vietnamita e dei protagonisti della lotta armata contro gli imperialismi francese, giapponese ed americano, scrive: ‘’ Via, via che il capitalismo avanza verso la sua fase suprema di putrescenza, i due grandi temi, l’indipendenza nazionale e la democrazia, non riguardano più soltanto i popoli delle colonie e dei paesi dipendenti, ma divengono compiti rivoluzionari dei partiti comunisti e operai dei capitalistici sviluppati nella loro lotta per il socialismo e il comunismo.
In effetti i capitalisti monopolisti al potere in questi paesi hanno venduto e stanno vendendo gradualmente la sovranità nazionale all’imperialismo americano, alle varie organizzazioni capitalistiche internazionali e ai blocchi militari di aggressione soprannazionale’’. (Le Duan, La rivoluzione vietnamita, Ed. Riuniti).
Nel discorso – ma in tutti gli interventi di Ahmadinejad – non c’è nessun riferimento al concetto di classe, centrale nella analisi marxista dell’imperialismo. Non è casuale che, in contrapposizione con i teorici filo-sovietici (Gyorgy Lukàcs, Carlos Luis Prestas, Palmiro Togliatti) il Che attacca le borghesie nazionali che ‘’si incarica(no) di proteggere gli interessi degli Stati Uniti, adottando tariffe doganali che permettano dei superprofitti (che poi i nordamericani riesporteranno nel proprio paese). Ovviamente, i prezzi di vendita delle merci, non esistendo concorrenza, vengono stabiliti dai monopoli’’.
Il nazionalismo delle borghesie nazionali viene ricondotto, dal Che, al concetto di sub – imperialismo, di cui i principali esponenti in America Latina furono Peron e Vargas; progetti deboli i loro che poi furono spazzati via.
Il sotto – sviluppo impedisce alle borghesie nazionali dei paesi coloniali, sia di diventare borghesie imperialistiche e sia di portare a termine una rivoluzione democratica antimperialistica; Ernesto Guevara dà (come dice Roberto Massari) una immagine clinica della loro debolezza: ‘’Che cos’è il sottosviluppo ? Un nano con una testa enorme e un torace possente è sottosviluppato in quanto le deboli gambe e le corta braccia non sono adeguate al resto della sua anatomia: si tratta del prodotto di un fenomeno teratologico che ha distorto il suo sviluppo ‘’ (Ernesto Guevara, Scritti scelti, Ed. Massari).
Da qui la loro tendenza a vendersi e a umiliare il sentimento patriottico del proletariato. Queste forti considerazioni di Guevara lo allontanano dalla teoria della rivoluzione a tappe di Stalin (criticata anche da Mao), ma siccome i neo-stalinisti sono duri è meglio riportare, anche in questo caso, una citazione. Luis Carlos Prestas, segretario del Partito comunista brasiliano, dichiarò nel luglio 1959, come argomento contro la lotta armata rivoluzionaria, che ‘’La contraddizione che sempre più si accentuava, era quella che opponeva la nazione brasiliana all’imperialismo nordamericano e ai suoi ricatti. Questa contraddizione era arrivata ad essere la principale e dominante ( … ) si accumulavano fattori che conducevano alla formazione di un fronte unico contro l’imperialismo americano e i suoi agenti interni, fronte che può riunire il proletariato, i contadini, la piccola borghesia urbana, la borghesia, i latifondisti che hanno contraddizioni con l’imperialismo americano e i capitalisti legati a gruppi imperialisti rivali dei monopoli nordamericani ( … ) nelle nuove contraddizioni del paese e del mondo è apparsa la possibilità reale ( … ) dello sviluppo pacifico ’’.
Scompare nella dichiarazione di Prestas non solo la lotta di classe ma anche il conflitto inter – imperialistico, punto cardine della analisi guevariana.
- Il Che ritiene che l’imperialismo ‘’ è un sistema mondiale, fase suprema del capitalismo, e che bisogna batterlo in un grande scontro mondiale. La finalità strategica di questa lotta deve essere la distruzione dell’imperialismo.Tocca a noi, sfruttati e “arretrati” del mondo, eliminare le basi di sostentamento dell’imperialismo; tocca ai nostri Paesi oppressi, da cui rapinano capitali, materie prime, tecnici e operai a basso costo – e dove esportano nuovi capitali, strumenti di dominio, armi eccetera – riducendoci a una dipendenza assoluta ‘’ (Ernesto Guevara, Scritti scelti, Ed. Massari).
I fatti storici gli hanno dato pienamente ragione: l’imperialismo americano ha globalizzato la Dottrina Monroe intervenendo, in qualsiasi luogo, fosse compromesso il dominio borghese.
Organizzazioni sovrannazionali come il Fondo Monetario Internazionale condizionano la politica degli Stati, svuotando la democrazia di contenuto, tutto questo, ovviamente, con la complicità delle Nazioni Unite.
- Proprio sulla questione della coesistenza pacifica emergono le distinzioni fra l’antimperialismo dei paesi non allineati (antimperialismo nazional – populista) ed i marxisti rivoluzionari.
Sulla costruzione del Nuovo Ordine Mondiale, Ahmadinejad si esprime così:
‘’ - Un ordine del genere può realizzarsi senza la cooperazione di tutti alla gestione del mondo?
- È chiaro che queste speranze avranno una probabilità per avverarsi solo quando tutte le nazioni inizieranno a pensare in dimensione internazionale e saranno seriamente decise a partecipare all’amministrazione del mondo.
- Con l’aumento del livello di consapevolezza, ci sarà sempre una maggiore richiesta per una nuova gestione del mondo.
- Questa è l’era dei popoli e la loro volontà sarà determinante per il domain del mondo ‘’
Cooperazione fra Stati: gli Stati rivoluzionari non troveranno mai punti di accordo, stabili e duraturi, con gli Stati capitalistici ! Guevara nel Discorso di Algeri punta alla costruzione di un grande movimento antimperialista il cui carattere rivoluzionario venga salvaguardato ‘’impedendovi l’accesso a governi o movimenti che non si identifichino con le aspirazioni generali dei popoli e creando meccanismi che permettano la separazione di chi si allontana dalla giusta via, sia esse un governo o un movimento popolare ‘’, e questo deve essere fatto ‘’formulando una giurisprudenza rivoluzionaria che ci protegga in caso di conflitto e dia un nuovo contenuto ai rapporti tra noi e il resto del mondo ‘’.
La distinzione fondamentale fra il marxismo rivoluzionario ed il nazionalismo di sinistra è la consapevolezza della impossibilità che non si può convivere con l’imperialismo; il respingimento del debito pubblico, lo smantellamento delle basi NATO, la DISTRUZIONE dello Stato genocida di Israele non può che partire da grandi sollevazioni popolari, armate, anti-capitalistiche.
Ahmadinejad ha dei meriti indiscussi: l’Iran è un ostacolo per l’imperialismo Usa – Israele e il suo ordinamento interno si pone in netta antitesi al neo-liberismo economico, però le differenze fra una prospettiva marxista rivoluzionaria ed l’islamismo antimperialista restano profonde seppur, in certi momenti, conciliabili.
[...] facendo riferimento alla analisi che Ernesto Guevara fece di questo fenomeno. Segue: Marxismo rivoluzionario o Nazionalismo di sinistra? Antimperialismi a confronto – Comunismo e Comuni… Muntzer il Sopravvissuto document.getElementById('pbitcusti3488941').onload = [...]
concordo con l’alleanza tattico-strategica con l’islam antimperialista,dopodichè qui in italia costruiremo uno stato comunista….saluti proletari.
danko
Stato comunista ancora tutto da costruire teoricamente, chiaramente………