La difesa dei lavoratori italiana passa per la difesa della Siria e del legittimo governo di Assad: intervista di CeC al compagno Ouday Ramadan
lug 11th, 2012 | Di Redazione | Categoria: Politica InternazionaleLa difesa dei lavoratori italiana passa per la difesa della Siria e del legittimo governo di Assad: intervista di Comunismo e Comunità al compagno Ouday Ramadan (a cura di Stefano Zecchinelli)
Nota introduttiva: Ouday Ramadan (detto Soso) è un compagno impegnato, ormai da moltissimo tempo, a contrastare le menzogne imperialistiche contro la Siria e i movimenti anti-imperialisti nell’area Medio Orientale. Inizialmente è stato un oppositore di sinistra al governo Assad, tanto che dovette uscire dalla Siria nel 1983.
Ha militato nel Partito comunista libanese e ha partecipato alla lotta armata in Libano. Dal 1986 è in Italia, dove ha aderito, negli ultimi anni, al Partito dei comunisti italiani.
Rientrato in Siria nel 1994, si è impegnato a difendere il governo del Ba’th dalle menzogne dei media di regime, nonostante non si consideri baasista.
Nel novembre scorso è stato in Siria e, come giornalista operativo sul posto, ha svolto una importante attività di informazione vera rispetto alla vergognosa disinformazione dei giornalisti occidentali.
E’ stato, insieme ad altri compagni, il principale promotore della manifestazione del 16 giugno a Roma ed ora della manifestazione del 14 luglio a Milano.
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1. D: Come prima domanda le chiederei di inquadrarmi, da un punto di vista storico e geo-politico, il ruolo della Siria nell’area Medio Orientale. Le chiederei di soffermarsi, in modo particolare, sul sostegno che il Ba’th siriano ha dato (e dà) alle resistenze anti-imperialistiche (libanese, palestinese ed irakena) ?
R: La Siria geograficamente è situata nell’area Medio Orientale e confina con la Palestina occupata; la Palestina occupata deve essere considerata come il termometro della libertà e della giustizia sociale.
Con l’arrivo al potere del generale Assad, attraverso il suo colpo di stato bianco, c’è stata la statalizzazione dell’economia siriana, persino gli alberghi sono stati statalizzati.
La Siria ha marcato e sottolineato quale sarebbe stata la sua condotta politica: in primis il totale appoggio alla causa palestinese, la riforma della società siriana attraverso le politiche sociali, il Ba’th ha combattuto l’analfabetismo e ha militarizzato la popolazione.
Nel 1974-1975 scoppiava la guerra civile in Libano e l’esercito siriano entrò nel territorio libanese su richiesta del presidente Sulaymān Farangiyye.
Il Libano era chiamato la Svizzera del Medio Oriente essendo un paese molto difficile da governare, per il numero di diverse etnie che convivevano in quel territorio. Dopo la cacciata dalla Giordania, Arafat cercò di creare in Libano uno stato palestinese.
La Siria, con il suo interveto, fermò il massacro dei cristiani e rimase in Libano fino al 2005.
A Beirut nell’ ’82 sono morti seimila soldati siriani mentre l’OLP aveva dato l’ordine della ritirata.
Arafat venne trasferito in Tunisia nel 1982 e rientrò nel 1984.
La Siria ha sempre appoggiato attivamente la resistenza palestinese e la resistenza libanese.
Senza la Siria di Assad quanto tempo sarebbero durati gli Hezbollah ?
Nel 2003 l’ambasciatore Collin Powell consegnò alla Siria una serie di dictat per riabilitarla: la prima richiesta era la cacciata da Damasco di Hamas, la cacciata degli Hezbollah e la cacciata dei bathisti irakeni rifugiati in Siria.
Da precisare che dal 2003 la Siria ha aperto le porte a due milioni di profughi irakeni e tutt’ora c’è una comunità di un milione e mezzo di profughi irakeni che vive a Damasco e dintorni (a parità di diritti con i siriani!)
Nel 2006, durante l’aggressione israeliana al Libano, la Siria aprì le porte a un milione e mezzo di profughi libanesi curando i feriti, seppellendo i morti, dando vitto ed alloggio ai profughi.
Bashar Al Assad rispose a Powell ‘’ne prendo atto delle tue richieste però noi facciamo le cose in cui crediamo’’.
2. D: La Siria è sicuramente un appoggio preziosissimo per la resistenza palestinese e nell’area svolge un ruolo anti-imperialistico fondamentale. Cosa ne pensi del cambio di posizioni politiche fatto da Hamas: spostamento della sede da Damasco ad Ankara (Turchia) ?
R: Lo spostamento di Hamas è da inquadrare con lo spostamento di rotta della dirigenza Usa.
Contrariamente a Bush, Obama che proviene da una famiglia islamica, ha cambiato rotta introducendo il dialogo con l’Islam padronale.
Una volta gli Usa erano alleati nel suolo dell’Afghanistan con i fondamentalisti islamici, oggi non hanno fatto altro che rispolverare le vecchie conoscenze.
La Fratellanza Islamica è stata riciclata e siccome Hamas è una costola della Fratellanza Islamica ha obbedito alla logica islamista radicale.
La tanto decantata Hamas può spiegarci come mai a Gaza non ci sono armi per combattere il sionismo, ma pullula di droga ed eroina ? Chi impedisce ad Hamas, che appoggia la guerra di dissanguamento contro il regime siriano, di appoggiare una guerra simile contro lo Stato israeliano ?
La Fratellanza Islamica ha detto che il nemico è Israele però oggi il Presidente dell’Egitto rispetta tutti gli accordi con la Comunità Internazionale in primis quelli di Camp David.
3. D: Che rapporti ha la Siria con la sinistra palestinese ?
R: Il Fronte popolare gode di ottimi rapporti con la Siria mentre il Fronte popolare commando gode di eccellenti rapporti.
In Siria vivono circa un milione di profughi palestinesi che hanno gli stessi diritti dei siriani ed hanno anche un esercito chiamato Esercito della liberazione della Palestina.
Inoltre, nel territorio siriano, i combattenti palestinesi svolgono l’addestramento militare.
4. D: Da comunista che critiche faresti a Bashar Al Assad ? Sono stati introdotti degli elementi di economia mercatistica nel sistema economico siriano (che è sempre stato un sistema economico con una fortissima partecipazione statale) ?
R: Da comunista mi oppongo all’introduzione di politiche private e quello che stiamo vedendo oggi in Siria non è altro che la logica conseguenza di ciò.
Critico Bashar Al Assad per aver introdotto le banche e le scuole private su spinta della borghesia e di aver accettato il Fondo Monetario Internazionale e tutti i sistemi della socialdemocrazia.
La cosa peggiore è stata quella di aver inventato il sistema misto pubblico-privato.
5. D: Dopo aver inquadrato storicamente la questione siriana andiamo al conflitto in corso. Penso che l’imperialismo occidentale usi sempre la stessa tattica: negli anni ’80 si affidò, in Nicaragua, a bande armate per destabilizzare il governo Sandinista (i famosi Contras), e questa operazione l’ha ripetuta in Jugoslavia, in Irak, Libia ed ora Siria. Gli imperialisti fanno leva sulle minoranze etnico religiose (come in Irak) o su bande di mercenari (come in Nicaragua). Che cosa ne pensa ?
R: Questa è la strategia più conveniente per gli Usa.
Ha funzionato in Jugoslavia, per il Kosovo, ed in Irak ha avuto comunque successo.
L’impero americano non è altro che la continuazione di quello inglese: ovunque gli inglesi hanno esteso il loro dominio c’è sempre stata una lotta per i confini basata sull’odio etnico e religioso.
6. D: Quali sono i principali centri di disinformazione all’estero ?
R: Tutti i mezzi di comunicazione controllati dalle forze imperialistiche: Arabiya, Al Jazeera, BBC, La Rai, ecc…
7. D: Che cosa significa la Siria per la Russia ? Mi spiego meglio: la stabilità del governo di Damasco è una chiave per fermare la globalizzazione unipolare americana ?
R: La Siria è il confine della Federazione Russa; caduta la Siria, i russi si troverebbero gli islamici in casa, oltre ai ceceni.
Tartus (base russa sul territorio siriano) è l’unico sbocco per i russi nel mediterraneo.
8. D: Molti analisti pensano che la crisi siriana possa porta ad una terza guerra mondiale. Quale è la tua posizione a riguardo ?
R: Sì, la crisi siriana può portare ad una terza guerra mondiale.
La Siria ha dimostrato di sapersi difendere ma la stupidità dell’imperialismo potrebbe portare ad una guerra mondiale.
9. D: Il 16 giugno c’è stata a Roma una importante manifestazione in sostegno del legittimo governo di Bashar Al Assad e la stessa iniziativa ci sarà a Milano il 14 luglio. Quale è il risultato politico raggiunto con la manifestazione di Roma e quale risultato politico possiamo raggiungere a seguito della manifestazione di Milano ?
R: La manifestazione del 16 giugno è stata un grande successo ed ha dimostrato che l’Italia non è allineata agli Usa.
Con la passione, malgrado tutto il boicottaggio, la manifestazione ha avuto un grande successo.
Il risultato politico dovrebbe essere un punto di partenza e non di arrivo.
La difesa della Siria è la difesa dei lavoratori italiani, degli oppressi, dei disoccupati, dell’articolo 18, di ogni valore sociale per cui milioni di uomini e donne nel mondo danno la vita, e va inquadrata sotto quella linea di sangue che va da Parma a Guernica, arrivando a Stalingrado, passando per tutti i decenni fino ai nostri giorni. Per non dimenticare quella linea condotta da Omar Al Mukhtar, Schulze-Boysen,Mehdi Ben Barka, Ernesto Guevara, Salvador Allende, fino ad arrivare a milioni di famosi ed anonimi martiri della causa anti-colonialista, che hanno lottato per l’emancipazione e la liberazione umana.
Considerato che la manifestazione del 16 giugno ha avuto un grande successo auspico che quella del 14 luglio sia sulla solita scia, però vedo che il boicottaggio è arrivato attraverso falsi manifesti, falsi organizzatori, prese di distanze e quanto altro.
Per quanto mi riguarda, io non ho alcun orticello da difendere, una qualche casa editrice o mettere il cappello su qualcuno. A Roma eravamo tutti contro l’aggressione alla Siria e a Milano sarà lo stesso.
Chi vuole venire venga e chi non vuole venire faccia pure, la Siria è al di sopra di ogni orticello.
Ringrazio il compagno Ouday Ramadan per avermi concesso questa importante intervista. Spero che questo lavoro di contro-informazione possa diffondersi fra i movimenti anti-imperialisti fino ad arginare la disinformazione dei media di regime. E’ doveroso per chi sostiene posizioni anti-imperialiste creare un dualismo di poteri anche sul piano informativo e sul piano culturale (Stefano Zecchinelli).