Paraguay: 22J. O il golpe delle multinazionali

lug 10th, 2012 | Di | Categoria: Politica Internazionale

Paraguay: 22J. O il golpe delle multinazionali

lugo paraguay 20120708

di Gabriel Impaglione* – revista isla negra

“Prima, prima dell’amarezza, prima di bere un ampio calice di indigenze boreali,
prima che ammassassero i profumi, che nel suo rovescio il sole guardasse la fame che allegri camminavamo!”

Elvio Romero

Dietro i tanti eufemismi continua ad essere un “colpo di Stato” che è costato l’interruzione della Presidenza di Fernando Lugo in Paraguay che assunse l’incarico con una coalizione di centrosinistra dopo 60 anni di governo (tra dittatura e destra neoliberale).

La casta conservatrice pro-imperialista a furia di sostenere i suoi privilegi e consolidare la rapina sotto l’impunità da loro instaurata per loro; non dubitò di mutare il gioco di perversioni in democrazia fino a nuove forme golpiste e, anche se il sentire finale fu lo stesso come pure il risultato ottenuto; il declamato giudizio politico basato su supposte basi costituzionali non rappresenta se non una farsa legaloide che, sotto qualsiasi denominazione la si voglia definire, equivale a “colpo di Stato”.

E questa violenza ha colpito, una volta in più, sulla già castigata nazione guaraní.

 

Non vale la pena ripetere le giustificazioni che la casta ha espresso per alzare la mano in Parlamento; vana paroleria.

 

Tutto indica che si è trattato di un paziente programma golpista iniziato già dalla prima ora del governo Lugo, golpe sostenuto dalle multinazionali con basi di appoggio nella borghesia e loro istituzioni.

 

 

Scenario

 

Questo film (già visto in America Latina fino alla nausea) ha fatto vedere le ovvie scene d’azione.

Diverse fonti confermano che gli scontri per la terra in Curuguaty (dipartamento di Canindeyú, vicino al Brasile) dove persero la vita 17 persone (tra polizia e contadini) sono stati un montaggio disegnato per servire in piatto d’argento la prova finale contro il governo di Lugo. Le fonti indicano che l’assassinio della polizia fu realizzato con armi di grande precisione in mano a cecchini professionisti.

Dettaglio che mette in dubbio la versione ufficiale e che aggiunge la figura di specialisti strategicamente infiltrati in scena.

 

L’esproprio di contadini che protestavano in difesa della loro terra, fu domandato dal Ministro dell’Interno Carlos Filizzola che dal momento degli assasinii fu sospeso dall’incarico (non giudicato) e tornò impunemente in Parlamento.

La sua mano è una di quelle che si è alzata per destituire Lugo.

 

Non è la prima volta che si utilizzano situazioni come la suddetta per avviare golpes, politiche repressive e leggi speciali. I nostri popoli hanno sofferto praticamente tutte le varianti possibili di tirannia. 

 

Però…..

chi ha sparato contro i contadini e i poliziotti? Le multinazionali? Il Partito Colorado e i partiti e i gruppi politici precipitati nella pentola dell’opposizione? Spararono responsabili e assessori dell’oligarchia?

La usaid? I latifondisti?

Gli agenti corrosivi dell’unità latinoamericana?…………

 

 

Coincidenze (quasi)

 

Nelle elezioni del 1998 trionfò Raúl Cubas col 56% dei voti, in mezzo a un periodo politico convulso che continuò ad infiammare il clima del paese. Nel 1999 l’assassinio del  vicepresidente Luis María Argaña accende l’opinione pubblica e si moltiplicano le manifestazioni in piazza.

Nel Congresso si parla di Giudizio politico al Presidente. L‘assassinio di otto studenti che partecipavano alle manifestazioni, per mano di cecchini, scateno’ il giudizio parlamentario che destitui’ Cubas.

 

Qualunque similitudine con gli ultimi giorni di Lugo alla Presidenza…è pura coincidenza?

 


La lotta per la terra…

 

…non trovò la sua giornata catartica in questo giorno in Curuguaty. È una lotta tanto antica quanto giusta, questa del contadino paraguayo. Si è già pagata con numerosi morti.

E la borghesia – come è chiaro supporre – con l’assunzione del moderato Lugo cominciò ad immaginare uno scenario pericoloso per i suoi interessi al suono di queste terribili parole: riforma agraria.

E che dire di tutto ciò che è visto come minaccia alle multinazionali quali Monsanto, Cargill e altre estensioni filose del mostro unipolare?

 

Qualsiasi tentativo di limitare la distruzione dei boschi, la vendita di prodotti transgenici e agrochimici e i pingui guadagni puo’ giustificare ogni misura: il fine unico è salvaguardare gli interessi in gioco.

È qui il punto.

 

La forte integrazione latinoamericana, i lacci crescenti coi governi progressisti che rincarano diverse trasformazioni sociali nella regione, furono la base occulta (immaginata dalla borghesia) per che ogni tipo d’azione governamentale su distribuzione e protezione della terra suonasi a minaccia di decisa espropriazione.

Questo è uno dei temi fondamentali per comprendere il presente nel  Paraguay nonché gran parte della storia del paese.

 

Nell’ 85% la terra è in mano del 2% dei proprietari (percentuali riferite al censimento agronomo del 2008).

Il processo di accumulazione di terre è tanto evidente come di antica data, e fu favorito da un’interminabile successione di governi antipopolari, repressivi e corrotti. Gli interessi economici in poche mani hanno guidato le politiche del governo per decadi, distruggendo la giustizia sociale e la dignità di un popolo.

Non sono dati minori inoltre che Paraguay rappresenti una delle più grandi riserve di titanio, níquel, uranio, cromo e cobalto: tutto questo, è fisiologico, richiama l’attenzione degli investitori internazionali.

La nazione occupa il secondo posto tra gli esportatori mondiali di energia elettrica, il quarto tra i produttori di soia ed il nono nell’esportazione di carni.

 

La crescita delle zone destinate alla produzione agropecuaria sono vincolati alla perdita del 90% dei boschi vergini della zona orientale, dove lo sfruttamento forestale è stato spietato.

Bene, questo è il punto cardine per comprendere da dove proviene il colpo di Stato.

 

Per dare un esempio che non necessita di ulteriori commenti: gli specialisti stimarono che i lavori di deforestazione nei dipartimenti dell’Alto Paraguay e di Boquerón cominciarono nel 2009 tra 1000 e 1500 ettari quotidiani.

Lugo, avvertendo questo suicidio ambientale la cui esecuzione sta donando enormi risultati economici solo ai latifondisti /monopoli internazionali; presentò il progetto “Deforestación cero”, deforestazione zero, in grado di mettere un punto finale al saccheggio della natura. Ma la camera dei deputati lo respinse.

 

 

Disuguaglianza 

 

Paraguay ha generato l’espansione economica più vigorosa della regione.

Considerando il dato del primo semestre 2010 si registra una crescita del 14%, ma la povertà riguarda il 35,1% della popolazione. Altri dati stimano il 56% .

La crescente economia beneficia appena una piccola porzione di paraguayos.

 

Nei latifondi è riscontrabile senza difficoltà la ragione dell’ultimo colpo di Stato.

 

 

Vecchia formula

 

Al contrario del paradigma di Francis Fukuyama e gli adoratori della “non política”, il mondo dona un ulteriore esempio della gran contraddizione che dinamizza le relazioni politiche economiche e sociali nel mondo contemporaneo: la lotta di classe.

 

Da una parte la crescita delle organizzazioni contadine che rivendicano il loro diritto a terra e lavoro, l’incipiente militanza politica stimolata nell’esempio di unità latinoamericana, la presa di coscienza attraverso nuovi mezzi d’informazione che vanno a rompere il monopolio comunicativo ancestrale sul quale si contò per decenni.

La chiara visualizzazione dei diritti della cittadinanza da sempre nascosti dal potere in Paraguay, l’azione degli organismi in difesa dei diritti umani che cominciavano a mettere luce sul passato prossimo, le aspettative del popolo paraguayo di vivere in un cambio di paradigma como si vede concretamente in Venezuela, Argentina e Brasile.

 

Dall’altra parte troviamo latifondisti e multinazionali, abbarbicati ai settori di produzione e alla tipica borghesia attorniata dai suoi storici privilegi. Tutto un piu’ dello stesso che si ripete fino all’inimagginabile, in un paese ferocemente compromesso dalla dipendenza.

 

A differenza dall’ultimo colpo di Stato in latinoamerica (Honduras) e dell’ultimo tentativo (Ecuador) la manovra in Paraguay ha consolidato un ulteriore spazio per le forze antidemocratiche.

 

Diversi osservatori politici affermano che è un tiro per l’elevazione alla rivoluzione bolivariana e anche per il Mercosur e la recente Unasur. I governi della regione non ebbero dubbi nel sospendere al Paraguay di questi organismi fino alla realizzazione di elezioni nel paese sudamericano.

 

Il recente ingresso del Venezuela al Mercosur (la sua partecipazione fu respinta sistematicamente dalla legislatura di Asunción) installa un forte problema politico nella casta golpista. Una “controgiocata” non sperata che fortifica la fraternità della popolazione, inclusa la paraguaya, i cui settori progressisti piu’ dinamici lavorano nel consolidare la resistenza.

Si aprono ore oscure in terra guarani.

 

Ritorneranno le truppe yankee del Comando Sur a ri-occupare il territorio paraguayo “per lottare contro il terrorismo e i carteles della droga”? Il Paraguay verrà incluso nel TLC?

Riceverà Asunción un grosso credito dal FMI?

Cominceranno ad operare bande paramilitari contro la resistenza popolare?

 

Urge da tutto questo processo la forza politica del popolo, capace di riportare al governo del Paraguay le urgenti e necessarie trasformazioni sociali che la storia le negò, una volta in più, a questo già castigato popolo fratello.
Gli ayoreos

 

Gli ayoreos suonano coi loro boschi,

con la Terra-senza-male nascosta

più in là di palmeti e orizzonte,

col collare di piuma nei loro riti,

coi misteri profondi della notte.

 

(l’uomo bianco ha imposto

la sua legge nel territorio;

ha tolto la terra ai loro dei,

ha schiacciato le loro maschere,

la loro alba di guacamayos,

i loro confini di caccia.)

 

Gli ayoreos suonano coi loro boschi,

con l’iguana che attraversa i sentieri

e il caimano che costeggia i confini

del gran fiume, nelle sieste gialle,

quando il calore arranca i monti.

 

(il bianco ha rubato

il cervo e la calma,

le antiche credenze,

la luce passata,

la fascia dei fulgori

e la bacchetta della danza).

 

Gli ayoreos suonano coi loro boschi,

col pannello di fuoco dell’alba;

decifrano linguaggio e colori

delle api che attraversano il deserto,

dei serpenti negli antri.

 

mentre il bianco trama la sua imboscata,

Gli ayoreos suonano coi loro boschi.

 

Elvio Romero, Flechas en un arco tendido, (1983-1993)

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