Colpo di stato in Niger
feb 20th, 2010 | Di Rodolfo Monacelli | Categoria: Politica InternazionaleIl presidente del Niger, Mamadou Tandja, è stato arrestato in seguito a un colpo di stato organizzato dal Supremo consiglio per il ripristino della democrazia (Csdr), un gruppo armato. Nella notte, sulle frequenze della Voce del Sahel, la radio nazionale, i militari si sono rivolti alla popolazione per chiedere di mantenere la calma e assicurare che a nessuno verrà fatto del male. “Il Csdr – ha detto il colonnello Goukoye Abdoulkarim, responsabile dell’informazione militare – ha deciso di sospendere la Costituzione della VI Repubblica e di sciogliere tutte le istituzioni che sono state create”.
I principali responsabili del golpe sarebbero tre colonnelli: Djibrilla Hima Hamidou, Harouna Adamou e Goukoye Abdoulkarim. Sia Hamidou che Adamou avevano già preso parte al colpo di stato del 1999. La democrazia in Niger è sempre stato un miraggio. L’attuale colpo di stato è, infatti, il quarto che si verifica nella nazione dopo quelli del 1974, del 1996 e del 1999. I militari hanno organizzato posti di blocco a Niamey per mantenere il controllo, mentre il presidente, stando alle fonti locali, si troverebbe rinchiuso nella caserma di di Tondibia, a circa una ventina di chilometri dalla capitale. Con lui si troverebbero anche i ministri. Le prime voci di un possibile colpo di stato sono arrivate ieri in mattinata. Attorno al palazzo presidenziale di Niamey, dove era in corso la riunione settimanale del consiglio dei ministri, si è svolta una lunga sparatoria. Dopo una breve pausa, nelle prime ore del pomeriggio sono ripresi i combattimenti. Le strade della capitale sono diventate teatro di una violenta battaglia tra l’esercito e i golpisti. Molti i feriti, solo quattro i morti. Secondo fonti diplomatiche francesi, avrebbero preso parte al golpe anche alcuni elementi della stessa guardia presidenziale, in disaccordo con la linea politica di Tandja. La notizia del golpe non ha stupito gli esperti di politica internazionale.
Dallo scorso agosto il Niger viveva una profonda crisi politica. A scatenare le tensioni, la scelta del presidente di modificare la Costituzione per poter avere accesso a un nuovo mandato. Il terzo. Al potere dal 1999, Tandja, 71 anni, avrebbe dovuto terminare il suo secondo mandato nel dicembre del 2009. Nonostante le proteste, il capo di Stato non si era fatto intimidire e aveva deciso di indire un referendum sulla questione costituzionale. Gli esiti della votazione popolare erano stati ovviamente favorevoli al presidente, ma non erano mancate le accuse di brogli elettorali. Dopo aver modificato la Costituzione, Tandja non si era fermato e dopo le elezioni legislative, aveva sciolto anche il Parlamento. La scelta era stata criticata a livello internazionale e aveva portato la sospensione degli aiuti da parte del Cedeao, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale. La situazione del Paese, uno dei più poveri del mondo, era andata peggiorando e la crisi istituzionale era inavitabile.
Nonostante possieda alcuni dei più grandi giacimenti di uranio, che ne fanno il terzo produttore mondiale, il Niger è una nazione senza pace. I suoi giacimenti sono, infatti, oggetto delle mire commerciali delle grandi multinazionali. E’ in particolare la Francia a fare la parte del leone che, nel corso degli anni, non ha esitato a sostenere governi corrotti o dittature per mettere le mani sul prezioso materiale. Il monopolio francese ha, tuttavia, subito una battuta d’arresto nel 2007, quando il governo nigerino ha optato per la liberalizzazione del commercio dell’uranio e aperto il mercato a nuovi partner commerciali: Cina e India. Si attendono, dunque, le disposizioni economiche del Csdr per avere un quadro più chiaro e capire se i militari abbiano potuto fare affidamento su eventuali sostenitori esterni.
Fonte: it.peacereporter.net