Un libro di Jacques Sapir
mar 29th, 2012 | Di Redazione | Categoria: RecensioniPubblichiamo questa fresca ed interessante recensione di Marino Badiale al libro di Sapir, perché riteniamo che sia davvero un bellissimo invito alla lettura del nuovo testo dell’ottimo economista francese. Leggetela con cura.
La Redazione
Jacques Sapir, Faut-il sortir de l’euro?, Seuil, 2012.
Il testo prende in esame la situazione attuale della zona euro e i suoi problemi, discutendo le varie opzioni possibili per far uscire la moneta unica dai problemi attuali. L’analisi svolta dall’autore sulla crisi dell’euro è in forte consonanza con quanto va dicendo in Italia, da vari mesi, Alberto Bagnai (si veda il suo blog Goofynomics, che qui abbiamo già raccomandato): mettendo assieme economie molto diverse fra loro, “lungi dal produrre una qualsiasi convergenza, la zona euro ha generato una massiccia divergenza delle economie e della struttura dei loro apparati produttivi” (pag.18: la traduzione, qui e nel seguito, è mia responsabilità). Chi ne ha beneficiato è stata soprattutto la Germania, che ha ottenuto piena libertà di accesso per le proprie merci ai paesi vicini, mentre i bassi tassi di interesse di cui ha goduto l’eurozona fino all’attuale crisi hanno permesso a tali paesi di indebitarsi per acquistare le merci tedesche (pag.33). La Germania ha realizzato politiche del lavoro che hanno tenuto relativamente bassa la propria inflazione, guadagnando in competitività rispetto ai paesi vicini, che hanno quindi cominciato a registrare forti deficit commerciali con la Germania. In presenze di monete nazionali, questo avrebbe portato all’apprezzamento del marco rispetto alle altre monete, ristabilendo l’equilibrio. Ma la creazione dell’euro ha escluso questa possibilità. In questo modo la Germania ha potuto approfittare della crescita della domanda interna dei paesi della zona euro, crescita che è stata in media più alta di quella tedesca (particolarmente interessanti a questo proposito i dati riportati a pag.63). Sapir nota a questo proposito che “sono dunque le altre economie (…) che hanno “tirato” la crescita della zona euro (e, incidentalmente, della Germania), ma al prezzo di un importante deficit commerciale con la Germania” (pag.63) (in Italia è stato De Nardis a notare che “la locomotiva tedesca va nella direzione sbagliata”). La conclusione di Sapir è netta, e val la pena di riportarla: “la crisi attuale non proviene dunque solamente da politiche economiche nazionali inefficaci (come per l’Italia) o pericolose (è il caso della Spagna e, in certa misura, del Portogallo), o ancora da politiche lassiste sul piano fiscale (come in Grecia): essa è prima di tutto il prodotto della politica tedesca all’interno dell’eurozona. La Germania ha squilibrato l’eurozona con la sua politica di depressione della domanda interna. D’altronde, si vedono i deficit commerciali degli altri paesi (Francia, Italia, Spagna) esplodere a partire dal momento (2002) in cui la Germania mette in opera la sua politica. Questo aggravamento improvviso delle condizioni commerciali all’interno dell’eurozona ha causato o un indebitamento privato (di famiglie e imprese) molto forte, o un innalzamento dell’indebitamento pubblico” (pag.64).