Perché per Monti è decisivo il superamento dell’articolo 18
feb 10th, 2012 | Di Cesare Allara | Categoria: Capitale e lavorodi Cesare Allara
E’ ormai evidente a tutti che un’intesa di fondo fra le parti sociali e il governo Monti per manomettere l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, nelle grandi linee c’è già da un pezzo. I due camerieri della Marcegaglia, Angeletti e Bonanni, parlano di “robusta manutenzione, anche se di certo non va abolito” e di “riscrittura”. Anche le quote rosa Fornero e Marcegaglia, dicono che non si tratta di abolirlo tout court, ma di modificarlo e cioè, tradotto dal politichese e dal sindacalese in italiano corrente, di sterilizzarlo. Con la scusa della lentezza della giustizia italiana che penalizzerebbe le aziende e scoraggerebbe gli investimenti, si tratta in sostanza di togliere di mezzo, per quanto possibile, il giudizio della magistratura notoriamente rossa, nei conflitti di lavoro, per lasciare mano libera in materia di licenziamenti ad accordi fra sindacati collaborazionisti e padronato.
Leggi l’articolo in pdf: Perché per Monti è decisivo il superamento dell’articolo 18
Non si può, però, non cercare di dare una spiegazione dell’impossibilità di muoversi dei sindacati e dei partiti di “sinistra”. Il problema è che queste forze hanno accettato ormai da tempo il libero mercato e la fiducia dei mercati come elementi naturali da non porre mai in discussione, e la concorrenza sfrenata come regola base dell’economia. La trappola sta nel fatto che non si sono limitati all’adesione ideologica, ma di fatto hanno sostenuto in ogni momento le strutture dell’Unione Europea e degli altri organismi internazionali come il FMI.
Se non pensano minimamente di mettere in discussione il meccanismo che ha permesso il ricatto del debito e la sorta di colpo di stato Monti-Napolitano, è naturale che i sindacati non abbiano più alcun senso, e si limitino a fare rivendicazioni che sembrano fuori dal tempo e vengono anche irrise (giustamente) dai “padroni”.
Come ci si può arroccare sull’articolo 18 quando l’unico modo per salvare la zona Euro è aumentare la competitività delle aziende italiane (e come si può farlo se non riducendo i salari e i diritti dei lavoratori?)? Il problema dei sindacati e dei movimenti di sinistra è proprio non sapere cosa proporre in alternativa, e il motivo semplice per cui non si hanno alternative è che nel sistema Ue non c’è un altro modo di andare avanti se non come sta facendo il governo Monti.
Ho parlato di competitività di aziende italiane, ma rettifico: non si tratta di rilanciare la competitività delle aziende italiane, ma piuttosto di rendere il mercato italiano appetibile per gli investimenti (anche e soprattutto) stranieri, tramite lo smantellamento definitivo dei diritti dei lavoratori (che già comunque erano già stati devastati negli ultimi due decenni – l’articolo 18 è solo il suggello finale).
Resta il fatto, che questo attacco finale viene giustificato proprio come “sacrificio necessario” per salvare l’euro, lo stesso euro che le sinistre hanno sempre sostenuto. Ed è quindi assurdo opporsi alle politiche di Monti quando si approva il quadro stesso che ha permesso il commissariamento dell’Italia.
fare contratti a tempo indeterminato è l’obiettivo dichiarato.
Eliminando l’articolo 18, in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo si rende il lavoro indeterminato sempre e comunque precario.
Estensione del precariato a tutto il mondo del lavoro. Obiettivo vero da realizzare.
D’accordo con Gian Marco. Se ci si muove nell’ambito dell’Ue non vi è possibilità di evitare i diktat che provengono dalla Commisione europea, dal Fondo monetario internazionale e dalla Bce. L’obiettivo è chiaro: destrutturare completamente il mercato del lavoro e polverizzare ciò che resta del welfare, e il governo Monti ne è un perfetto esecutore. L’unica soluzione sarebbe uscire dalla gabbia d’acciaio dell’euro ma servirebbero forze politiche che avessero a cuore la sovranità nazionale e, allo stato, non esistono.
Chiedo scusa, ho dimenticato di firmare il commento.
Pasquale S.
l’amiko amerikano.Se non altro abbiamo 2 tavoli. Forse. latitudine tedesca e americana. Dentro un possibile spazio di mediazione. No alla grande Germania da parte degli americani e l’Italia può essere il cuneo interno all’area euro dan utilizzare. In cambio non finiamo come la Grecia. Per il momento. Quale il senso del viaggio chez Obama? Solo per rassicurare i mercati e attirare investimenti possibili? e la foto sul time dell’uomo che salverà l”Europa? – Ultima notizia di oggi, incontro segreto con la Camusso – prima di volare in USA. Possibile mediazione- L’art. 18 resta per i lavoratori già a tempo indeterminato. Sospeso per x anni per i nuovi lavoratori. Ma…. è così? – Perchè la notizia è uscita prima dell’accordo? – Solo per questione d’immagine CGIL? Mah … staremo a vedere.
[...] sito ospita un lucido articolo di Cesare Allara, già delegato FLM alla Fiat Mirafiori, sulle manovre in corso per abolire [...]
Dietro all’attacco finale al lavoro, che deve essere rapidamente privato di ogni forma di concreta tutela, c’è molto di più della semplice tensione per una rapida riduzione dei costi di produzione (identificati furbescamente con quello generato dal lavoro), della conclamata necessità dell’aumento della produttività, e della (peraltro dubbia) volontà di attrarre i capitali stranieri in Italia con una maggior flessibilità “in uscita” imposta ai lavoratori.
Dietro l’attacco finale al lavoro c’è un progetto antropologico per ridurre l’uomo, nei contesti produttivi, a mero fattore-lavoro disumanizzato, al pari delle materie prime, dei semilavorati, dei prodotti energetici utilizzati nel ciclo produttivo (anzi, meno importante di questi ultimi, il cui costo tende ad aumentare), e per creare una neoplebe adatta a vivere, senza ribellarsi e creare troppi problemi, nei contesti culturali e sociali del nuovo capitalismo.
Controriformando il mercato del lavoro, privando delle tutele storiche i lavoratori fino ad ora “stabilizzati”, Monti, la sua segretaria Fornero e il suo compagno di merende Napolitano, contribuiscono a portare a compimento il progetto antropologico globalista, imposto dai dominanti.
Monti non è un semplice contabile per conto terzi, incaricato di ridurre deficit, debito, spesa pubblica.
Monti non è Tremonti.
La determinazione che mostra proseguendo sulla strada della trasformazione violenta dei rapporti sociali, testimonia che la società italiana deve essere riconvertita, al più presto, in “società di mercato”, e ciò richiede un cambiamento culturale ed antropologico non da poco.
Eugenio Orso