Ennesima sconfitta
feb 3rd, 2012 | Di Riccardo Di Vito | Categoria: Politica internadi Riccardo Di Vito
Chi perde, stavolta, è la Giustizia. A Montecitorio è stato approvato un emendamento proposto da Gianluca Pini, della Lega Nord, che introduce la responsabilità civile dei magistrati. Letta così potrebbe non chiarire subito la gravità dell’atto, quindi è bene specificare il concetto: se un giudice sbaglia, deve pagare di persona. Il testo deve essere ancora approvato al Senato, ma il risultato ottenuto alla Camera non promette niente di buono, soprattutto perché sappiamo bene da dove venga questo attacco ai giudici…
A parte un astenuto, la guerra dei voti è finita 264 a 211, con una netta prevalenza dei favorevoli, ma lo scrutinio segreto – richiesto dalla stessa Lega Nord – potrebbe aver favorito l’esito grazie all’anonimato. I magistrati, dal canto loro, sono pronti allo sciopero, ma l’evento su cui dobbiamo riflettere, fuori dalla retorica, è che uno dei pilastri dello Stato democratico, così come uscito dalla Costituente, quello giudiziario, è stato minato.
La mancanza di teoria politica e di fiuto strategico ha portato il Partito Democratico a pensare – del tutto erroneamente – che il PDL avrebbe votato contro il provvedimento, come aveva esplicitamente lasciato intendere Pier Luigi Bersani in una delle sue ultime interviste. Poteva essere possibile sbagliare così tanto?! Si poteva anche solo immaginare che il partito di Berlusconi azzardasse una manovra politica del genere, dopo tutti gli strali lanciati contro le “toghe rosse”?!
Eppure, con l’emendamento approvato si va a depotenziare la magistratura, andando a minare il lavoro dei magistrati, al di là del grado di giudizio, mettendo una spada di Damocle sulla loro testa, perché il provvedimento stabilisce che “chi ha subìto un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento – di un magistrato, chiaramente, N.d.R. – in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni o per diniego di giustizia, possa rivalersi facendo causa allo Stato e al magistrato per ottenere un risarcimento dei danni”. Chiaro, no?!
Si sta portando avanti quell’operazione di classe per cui, attraverso questo squarcio profondo del cuore del potere giudiziario, chi avrà le possibilità economiche per farlo si venderà anche l’anima pur di appellarsi alla responsabilità civile dei magistrati, innescando una guerra tra poteri. Senza andare troppo in là nel tempo, ricordiamoci della “macchina del fango” innescata contro il PM Ilda Boccassini, durante la vicenda ‘escort’: non si trattò di altro che di una prima picconata contro la magistratura, per indebolirne i perni più scomodi per il potere dell’esecutivo, nel chiaro disegno di eliminare i bastoni tra le ruote dell’accelerazione ultraliberista e capitalista.
L’emendamento, a dirla tutta, non spunta a caso. In questi giorni siamo stati bombardati dalle notizie circa i soldi rubati dalle casse della Margherita da Luigi Lusi, 13 milioni di euro, e sulle compravendite dell’affarista-senatore del Pdl Riccardo Conte, membro della Commissione Finanze e Tesoro di Palazzo Madama, il quale, nel giro di poche ore, ha acquistato per 26 milioni e mezzo di euro un intero palazzo in pieno centro a Roma e, poi, l’ha rivenduto a 44 milioni e mezzo… Quanti saranno i magistrati coraggiosi che si metteranno ad indagare su fatti del genere, col rischio di vedersi citato per danni da parte di indagati come questi?
Proviamo ad immaginare quale possibilità si presenterà per tutti quei personaggi in attesa di giudizio, che non aspettano altro che puntare il dito contro il magistrato “comunista”. E che dire della continua tensione cui sarà sottoposto il magistrato, il cui compito dovrebbe esser quello di interpretare una legge ed emettere una sentenza nel massimo della serenità?! A me pare che la classe dominante si stia dotando dell’ennesima arma in più, stavolta contro chi dovrebbe giudicarne, sanzionarne e condannarne i comportamenti.
Ad ogni modo, il risultato immediato dell’emendamento, che era stato già proposto un anno fa, è stato quello di ricompattare i vecchi schieramenti, con il centrodestra a favore della responsabilità diretta delle toghe ed il centrosinistra contro, nonostante ci siano stati diversi “franchi tiratori” (solo il PD aveva in aula 240 parlamentari, ma i contrari sono stati solo 211, tanto per dare i numeri).
Finora lo Stato – non il singolo magistrato – ha risarcito chi avesse subìto un danno a causa di un errore giudiziario commesso per dolo o colpa grave. Come mai è subentrata a gamba tesa questa proposta di modifica? L’origine è da ricercare nella recente sentenza della Corte di giustizia europea, che intimava all’Italia di cambiare la legge, in quanto la responsabilità andava estesa anche agli errori commessi dal magistrato per un’interpretazione errata delle norme europee e per una valutazione sbagliata di fatti o prove.
La Corte Ue non si spingeva però ad investire direttamente il magistrato dell’onere del risarcimento, non toccando il principio che fosse lo Stato, e non la singola toga, a pagare. L’emendamento, tra l’altro, riprende uno dei punti della riforma della giustizia dell’ex ministro Guardasigilli Angelino Alfano, approvata dal precedente governo: il magistrato che sbaglia deve sborsare il risarcimento di tasca sua. A questo punto, la questione è chiara: si continuano ad utilizzare indicazione europee per spianare la strada dei dominanti in Italia.