Bastardi senza Storia: una continua ricerca da sostenere
gen 20th, 2012 | Di Riccardo Di Vito | Categoria: Recensionidi Riccardo Di Vito
Ho finalmente avuto modo di leggere con la dovuta attenzione il nuovo libro di Valerio Gentili, “Bastardi senza Storia”, edito da Castelvecchi, e voglio condividere con voi alcune riflessioni in materia. Chi si volesse accostare alla lettura del testo si prepari ad una cavalcata militante all’interno della storia dell’antifascismo storico, ma si metta da subito nell’ottica della storia come base dell’azione. Non è un caso, infatti, che negli ultimi anni abbiamo visto alcuni tentativi di dare vita a nuovi tipi di organizzazione, con un’estetica ed un’etica prettamente militante e, per certi versi, militare, in seno ai movimenti antifascisti capitolini.
Se siamo ancora tutti intenti nell’analizzare i soggetti sociali di riferimento con i quali costruire un’alternativa al capitalismo, non dobbiamo mai mettere da parte l’ immaginario collettivo, perché costituisce uno dei punti problematici che non andrebbero trascurati, pena la riproposizione del solito modus operandi di quasi tutta la sedicente sinistra italiana, cui siamo stati purtroppo abituati, soprattutto in occasione delle manifestazioni di piazza.
Gentili ancora una volta racconta una storia oscura, contraddittoria e, se vogliamo, ‘maledetta’, portando il lettore sulla strada che a noi sta molto cara: misurarsi con la cattiva coscienza della Sinistra, anche quella solitamente chiamata ‘rivoluzionaria’ e/o ‘di Classe’. Lo fa con il piglio dello storico, con un apparato di note serio e ragionato ed una bibliografia che introduce l’argomento in modo scientifico.
Al di là della “storia rimossa dell’antifascismo europeo”, Gentili ci pone di fronte ad una presunta dicotomia tra l’ala libertaria – da non confondersi con la vulgata libertaria (?) attuale – e quella strutturata e disciplinata della ‘sinistra’, genericamente intesa, una sorta di Makno contro Lenin. Lo stesso autore, mi pare di capire, alla fine condivide un punto di vista più ragionato, dove le estreme polarità della dicotomia si fanno fumose e dove categorie leniniane (vedi Partito-Avanguardia) e bakuniane (Elité-Cospirativa) si vanno a distinguere solo nel metodo di lotta, ma, nella sostanza, si fondano sulle stesse basi. Alla fine, torniamo sempre alla ricerca che stiamo facendo da anni, la mediazione culturale tra due ali altrettanto legittime e valide di una sinistra rivoluzionaria attualmente annichilita dagli stessi ‘pompieri di sinistra’, che non fanno altro che buttare acqua sul fuoco delle proteste montanti.
“Bastardi senza Gloria” è, invece, una corretta ricerca storica in cui trovano spazio (come nel primo capitolo) anche i simboli e le ritualità che da qualche tempo sono stati riscoperti e rivalutati. Rivediamo con piacere il teschio degli Arditi del Popolo, le tre frecce della Reichsbanner e tutte le forme estetiche ‘marziali’ delle associazioni militanti antifasciste europee.
L’oggetto della ricerca di Gentili, a ben vedere, non ha come oggetto lo scontro delle categorie fascismo/antifascismo, ma si pone l’obbiettivo di colmare un buco storiografico intorno alle milizie antifasciste d’Europa. Se non erro, si tratta della prima ricerca in Italia che va ad indagare un particolare modo d’agire politico, una vera e propria forma mentis. Già solo per questo dovremmo ringraziare l’autore per aver permesso a tutti di accedere ad una memoria non ancora collettiva, spesso celata di proposito.
Mi è capito di leggere anche la recensione dello storico anarchico Marco Rossi, che ha giustamente messo in luce “una delle incongruenze politiche che ancora persistono nella storia dei fascismi europei”, cioè “l’oblio attorno ai tentativi e alle esperienze di resistenza armata antecedenti l’affermazione dei regimi totalitari, quando la reazione si muoveva ancora sul piano dello squadrismo e del terrorismo anti-proletario”. Lo stesso Rossi sottolinea come Gentile abbia allargato “l’orizzonte della sua ricerca (iniziata con gli Arditi del Popolo) a Germania, Austria, Francia, Belgio, Gran Bretagna, Spagna… facendoci conoscere le diverse organizzazioni paramilitari di sinistra – in gran parte composte da reduci della Grande Guerra – che contesero palmo a palmo la penetrazione sociale, culturale e persino estetica delle forze controrivoluzionarie”.
All’interno di “Bastardi senza Gloria” avrete modo di capire la necessità di un’adeguata difesa attiva da parte delle organizzazioni di sinistra come unica garanzia delle libertà politiche e sindacali oltre che dell’incolumità dei propri attivisti. Allo stesso tempo sarà interessante sapere che i soggetti coinvolti nelle battaglie furibonde provenivano anche dai margini della società, dove troviamo ex-combattenti, disoccupati, sottoproletari, etc. Il motivo fondamentalmente fu quello di sottrarre ‘soldati’ all’arruolamento nelle file nazi-fasciste, che andavano a pescare nello stesso mare magnum.
Durante la lettura ci si imbatterà anche nelle varie forme di propaganda attiva proposte dalle organizzazioni antifasciste, dove si avrà modo di notare lo stile guerresco dell’iconografia, con divise e sfilate, in un contesto simbolico che spesso potrebbe venir accomunato alla controparte da occhi inesperti, un pianeta quasi agli antipodi della contemporaneità delle ‘manifestazioni’, in cui si fa fatica a discernere la protesta dal ballo e dallo sballo…
L’autore aiuta a capire anche in che modo le organizzazioni antifasciste si porponevano all’esterno, come facevano il ‘proselitismo’: spesso non si trattava di un indottrinamento ideologico strettamente inteso, ma di un’aggregazione di forze popolari insofferenti verso le condizioni di vita, percorse da sentimenti antisistemici anche non propriamente di ‘sinistra’. Si tratta dell’utilizzo di approcci, parole d’ordine e forme d’azione oscillanti tra cameratismo e solidarietà di classe, tra rivoluzione e restaurazione, tra socialismo e populismo, tra internazionalismo e patriottismo, in un universo simbolico spesso conteso tra le due fazioni.
Proprio in questo scontro-incontro di metodologie e ideologie si inquadra, come sottolinea Marco Rossi, “il prevalere dell’azione sulle idee, la disciplina militaresca verso le gerarchie, la necessità della guida carismatica di un duce, l’ostentazione del virilismo, la retorica dell’onore, l’etica produttivista, la strenua difesa dello stato-nazione fosse questo quello prussiano o quello sovietico, oppure la loro cupa sintesi teorizzata dai nazionalbolscevichi’.
Sebbene i tratti sembrino assai sfocati, Gentili è riuscito a connotare con assoluta precisione le diverse organizzazioni antifasciste, definendone i contorni in modo puntuale, dandoci modo di assaporare le gesta dei soldati politici che contesero l’Europa ai nazi-fascisti. La nota più evidente, però, rimane la dimostrazione che non fu il monopolio della violenza a spianare la strada del potere al nazi-fascismo, ma la continua opera di depotenziamento e vanificazione delle forze riformiste. I “Bastardi senza Storia” sono niente altro che i militanti politici, giovani e ribelli, che si sono alzati in piedi contro l’ingiustizia sociale, scrivendo pagine di eroismo e d’onore, affossate da burocrati e funzionari di partito.
Rimane da affrontare il punto dolente cui siamo costretti a dare delle risposte, cioè l’esistenza dell’Esercito all’interno di Paesi democratici, con tutte le domande annesse e connesse che Cristiano Armati si pone nella prefazione. Non posso che essere d’accordo con lui quando mette in risalto il pericolo di relegare un sapere ed un potere delicatissimo come queello militare in mano a pochi servitori dello Stato, lontano da quella milizia popolare che una Democrazia dovrebbe avere. Come dice Armati, “pensare di poter dormire sonni tranquilli delegando la tutela dei propri diritti a un pugno di dipendenti statali equivale a bestemmiare”.
Valerio Gentili
Bastardi senza Storia
Dagli Arditi del popolo ai combattenti rossi di Prima Linea: la storia rimossa dell’antifascismo europeo
Castelvecchi Editore, pagg.184, Euro 16,00
Disponibile presso La Comune – Roma
L’AUTORE – Nato a Roma nel 1978, Valerio Gentili si occupa di storia della resistenza e del movimento operaio. Tra le sue pubblicazioni, La legione romana degli Arditi del Popolo (Purple Press, 2009) e, per Castelvecchi, Roma combattente (Castelvecchi, 2010).
INDICE DELL’OPERA – Lista delle abbreviazioni – Prefazione, di Cristiano Armati – L’Esercito, un diritto dimenticato? – Introduzione – La Germania – L’Europa centrale – Epilogo – Note – Bibliografia essenziale – Indice dei nomi