Divide et impera: le cosiddette liberalizzazioni
gen 20th, 2012 | Di Lorenzo Dorato | Categoria: Capitale e lavororiceviamo e pubblichiamo
di Pasquale Felice
Anche al governo Monti, come ad ogni forma di potere, conviene seminare rivalità e discordie, suscitate ad arte, per meglio comandare e dominare. In questo senso si inseriscono i recenti provvedimenti contenuti nella proposta di decreto, cosiddetto per la crescita, che rappresentano un vero e proprio manifesto per la deregolamentazione di molti servizi e attività economiche, ma che interessano anche ampi settori del lavoro autonomo. Tra questi il servizio taxi.
Ciò avviene dopo le manovre del governo Berlusconi della scorsa estate e la super manovra salva-Italia di dicembre, operata da Monti, che ha aumentato l’età pensionabile, ridotto l’importo delle pensioni sia con il sistema contributivo sia bloccando gli aumenti al costo della vita, aumentato le tasse, ad iniziare dalle tasse sulla prima casa, aumentato l’Iva, l’Irpef locale, i ticket sanitari, le accise sulla benzina, ecc… garantendo allo stesso tempo recessione e inflazione.
Al fine di avere campo libero nell’approvazione dei contenuti del decreto sulla cosiddetta crescita, il governo Monti, ha avuto dalla sua parte l’intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm), che in una dettagliata segnalazione ha lanciato misure di liberalizzazione, nonché proposte di riforme del diritto del lavoro, utili allo scopo di favorire tali liberalizzazioni tutelando solo le imprese e il cosiddetto mercato a danno del lavoro sia dipendente che autonomo.
L’Agcm, di fatto, sembra operare nell’interesse di qualcuno o di qualcosa, ne più e ne meno, come operano le cosiddette società di rating, che in questi mesi stanno mettendo sotto attacco della grande finanza e delle banche, intere nazioni, nonché l’Europa e l’euro. Alle proposte tecniche dell’Autorità si affiancano poi anche le varie Associazioni dei cosiddetti consumatori o utenti o pendolari (ad esempio nel caso del trasporto pubblico locale sia su gomma che ferroviario).
È in questo quadro, dicevamo, che si inserisce l’attacco al lavoro autonomo (tra questi si inseriscano anche i pastori sardi oppure gli agricoltori della Sicilia), nel caso specifico, che ora a noi interessa trattare ci sono appunto i tassisti.
In un documento elaborato dal Centro Studi di Uritaxi, una delle più importanti associazioni dei tassisti italiani, si legge: “I costi di gestione del taxi italiano sono più elevati rispetto alla media europea: il carburante costa il 22% in più, la vettura al netto dell’iva costa il 10% in più, le tasse sul mezzo sono superiori del 15%. Il lavoro di tassista non è considerato usurante, pur essendo, da uno studio Inps, tra i più usuranti, dopo quello degli autisti di autobus. Si registrano morti d’infarto sopra la media, cancro alla prostata, danni all’udito e alla vista, spostamenti del bacino, usura dei menischi e problemi alle spalle ed alla schiena. Il tassista non ha giorni di ferie né malattia retribuiti; niente tredicesima e liquidazione e va in pensione a 70 anni (ammesso che ci arrivi …) con 600-700 euro al mese.“
Nello stesso documento, dal titolo significativo “LE LIBERALIZZAZIONI SONO UNA TRUFFA A DANNO DI TUTTI NOI, LAVORATORI E CONSUMATORI! LE LIBERALIZZAZIONI SONO LO STRUMENTO GRAZIE A CUI VENGONO REGALATI INTERI SETTORI ECONOMICI AGLI SQUALI DELLA FINANZA!“, i tassisti denunciano che “Quando le cose andavano male molti anni fa, gli squali della finanza che controllano l’Italia erano abituati a farsi regalare i soldi pubblici. Oggi che soldi non c’è ne sono più, richiedono, attraverso l’eliminazione delle regole, di potersi impossessare di interi settori economici! Ti sei chiesto perché la liberalizzazione del commercio abbia portato alla morte di tantissimi piccoli negozi? Oppure perché la prima liberalizzazione delle edicole, le abbia ridotte di circa il 30%? I professori dicono semplicemente che con l’offerta scendono i prezzi. Allora perché i risultati prodotti dalle liberalizzazioni sono il fallimento sopra descritto. Parlano di teorie o della realtà?”
L’esperienza dimostra che laddove si è liberalizzato il servizio, si è puntualmente verificato un accaparramento delle licenze da parte di chi ha maggiori disponibilità di capitali, creando così un oligopolio che, al contrario, ne condiziona il mercato anziché liberalizzarlo; oltretutto si è verificato un aumento vorticoso delle tariffe nonché un super-sfruttamento degli operatori, che spesso lavorano senza le tutele minime, di conseguenza con un forte peggioramento e degrado della qualità del servizio taxi. In soldoni, la grande finanza e la grande industria si vuole impossessare delle licenze taxi e avere lavoratori schiavi, magari sul modello dei tassisti del nord America, che vivono, dormono e lavorano in macchina, per pochi dollari, oppure, qualcuno dice, sul modello delle cooperative di appalto delle pulizie per 600 euro al mese.
Solo una ampia unità del lavoro autonomo e dipendente e di tutti i cittadini in generale (pensionati, studenti, ecc…) può contrastare le decisioni del governo Monti che sottopongono il futuro del paese agli interessi dei cosiddetti mercati; solo l’unità di tutti i lavoratori e popoli europei, possono contrastare le decisioni sbagliate della Commissione Europea e della Banca Centrale Europea ed impedire che si trasformino in strumento della grande finanza ed industria.
P.F.
[...] limbo democratico. E’ bene dire con chiarezza che le liberalizzazioni servono solo a rafforzare il potere e la penetrazione del capitale finanziario che si vuole impadronire di tutto, dai trasporti ferroviari a quelli urbani, scatenando una nuova [...]
[...] bene dire con chiarezza che le liberalizzazioni servono solo a rafforzare il potere e la penetrazione del capitale finanziario che si vuole impadronire di tutto, dai trasporti ferroviari a quelli urbani, scatenando una nuova [...]
Proprio così.
Le liberalizzazione non hanno altro fine che la penetrazione del grande capitale in settori ancora protetti, vincolati e soggetti a norme di vario tipo.
Eliminati vincoli e norme, vale solo la legge del più forte. E il più forte è il grande capitale contro il piccolo capitale, e contro il lavoro in tutte le sue forme, autonomo e dipendente.
Lorenzo Dorato
Pian piano si compone il mosaico. E si comincia a delineare l’obbiettivo di questo governo iper liberista, decisionista. Decisionista in quanto il PD è incapace, al momento, di indicare una seppur minima mediazione e dunque il binomio destra/sinistra sembra obsoleto come categoria di analisi constatando l’impotenza della politica. E questo sia detto con drammatico senso per le conseguenze sociali che vivremo da qui agli “immediati” prossimi anni. L’obbiettivo di questo governo è chiaro: riduzione drastica del costo del lavoro, deregolarizzazione di quanto rimane dei diritti acquisiti dai lavoratori. Tutto nel tentativo di rilanciare la “competitività” del sistema Italia, coerentemente con quanto succede succederà nei paesi europei.Mai come in questo momento storico, almeno riferendosi agli ultimi 40 anni, è così forte e delineata la violenza di classe, qyesta volta orientata sulla stragrande maggioranza della popolazione, comprendendo anche ceti sociali cosiddetti medi. Operato il primo step, ovvero la riforma della previdenza che ha bloccato definitivamente lo scarico sullo Stato dei costi delle imprese che potevano operare mandando in pensione lavoratori a 55 anni, il Governo si appresta al secondo step ovvero a distruggere e lo deve fare con ferocia la residua trama dei diritti dei lavoratori garantita dall’art. 18 o aggirandolo o abrogandolo, in ogni caso instaurando il Comando del Capitale, libero da lacci e lacciuoli sulla vita di milioni di donne e uomini che saranno costretti, dopo aver perduto il posto di lavoro (per chi ce l’ha ma anche per chi non ce l’ha mai avuto) a vivere di misero sussidio di stato anche sotto ricatto laddove non accetti di renderti disponibile a qualsiasi lavoro anche precario e ovunque sia richiesta mano d’opera. Le ripercussioni saranno terribili anche perchè avvengono nel pieno vuoto e assenza di organizzazioni. politiche di massa. E tale debolezza già rende più facile la repressione armata (vedi non solo TAV ma anche operai caricati e manganellati). Vorrei che qui, quelli più bravi, cominciassero a indicare elementi di riflessione circa l’rganizzazione di un “partito di massa” critico e alternativo.