Il concetto di nazione nella teoria marxista: da Gramsci a Frantz Fanon
ott 18th, 2011 | Di Redazione | Categoria: Contributidi Stefano Zecchinelli
”Il popolo è deciso a offrir la propria vita per dare ai propri figli un tetto e da mangiare, per dare soprattutto a chi verrà domani la patria non più schiava dei nordamerìcani” Proclama di Camilo Torres
”Se eliminaste l’esercito inglese domani e si issasse la bandiera verde in cima al Castello di Dublino, a meno che non si disponesse l’organizzazione della Repubblica Socialista i vostri sforzi sarebbero inutili. Il Regno Unito vi governerebbe comunque: Lo farebbe tramite i suoi capitalisti, i suoi coloni, i suoi finanzieri, attraverso l’intera massa di istituzioni commerciali e individualiste che ha piantato nel paese abbeverate con le lacrime delle nostre madri e il sangue dei nostri martiri” James Connolly
” Amo il mio secolo, perchè è la patria che posseggo nel tempo. L’amo già perchè mi permette di allargare di molto i limiti della mia patria nello spazio. Io amo la mia patria nel tempo, questo ventesimo secolo nato tra tempeste e procelle. Esso reca in sè possibilità illimitate. Il suo territorio è il mio mondo” Leon Trotsky
1. I colpi di coda dell‟imperialismo il quale a suon di bombardamenti al fosforo, e con i suoi mercenari islamisti, cerca di chiudere il ciclo delle rivoluzioni panarabe in Nord Africa, per poi allungare i tentacoli nel Medio Oriente, ha posto una serie di problemi che i marxisti non possono lasciare indefiniti. I movimenti di liberazione nazionale hanno ancora un carattere progressivo e antimperialista? Quale posizione deve assumere un (neo)marxista davanti il concetto di „‟nazione‟‟? Lasciando stare la squallida „‟sinistra colta‟‟, ormai cagnolino da guarda dell‟imperialismo yankee, ed occupandomi solo delle posizioni marxiste, devo dire che il dibattito è tutt‟altro che „‟pieno di certezze‟‟. In questo intervento, cercando di rispolverare qualche contributo teorico originale (e purtroppo messo in cantina), proverò a rispondere a queste domande. Se non ci riuscirò, spero almeno di spingere chi legge a fare qualche riflessione, anche solo per respingere.
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Mi hai chiarito le idee!
Ottimo articolo e il primo – che io sappia – dove si discute l’apparente paradosso della necessita’ di una co-operazione supernazionale per superare gli orrori del neo-liberismo ma conservando e valorizzando le differenze nazionali e culturali. Che “di vassallaggio si muore” e’ una realta’ evidente e portata alla ribalta giornalmente. Piccolo esempio, non sapevo o non avevo fatto caso che la “Buitoni” fosse stata incorporata dalla Nestle’, multi-nazionale francamente criminale. Qui a Portland stanno cercando in tutti i modi di imbrigliare l’acqua primigenia del Parco di Mt. Hood, per venderla a un dollaro alla bottiglia (di plastica), con enormi consumi di plastica, ancora danni alle migrazioni del salmone etc. Ma vado fuori tema. I “partiti comunisti” italiani sono una farsa, e appartengono in dialettica e comportamento al clima generale della repubblica del nulla.