Dei selvaggi e della civiltà (cristiana)
mag 2nd, 2011 | Di Piero Pagliani | Categoria: Politica Internazionaledi Piero Pagliani
con post scriptum di Lorenzo Dorato
Nel 1838, lo studioso William Howitt scriveva: “Gli atti di barbarie e le infami atrocità delle razze cosiddette cristiane in ogni regione del mondo e contro ogni popolo che sono riuscite a soggiogare non trovano parallelo in nessun’altra epoca della storia della terra, in nessun’altra razza, per quanto selvaggia e incolta, spietata e spudorata.” (William Howitt, “Colonization and christianity”, Londra, 1838, pag. 9).
Nel 2011, precisamente il 1° maggio 2011, festa del lavoro e giorno della beatificazione di papa Wojtyła, considerando l’escalation assassina della NATO contro la Libia, non posso che constatare che nulla è cambiato, se non la potenza distruttiva delle armi a disposizione dei barbari.
L’ipocrisia è la stessa: se una volta si conquistavano le Indie Orientali e quelle Occidentali massacrando in nome dei pregiudizi che gli Istituti per l’Oriente mettevano a punto per scaricare la coscienza dell’uomo bianco dagli orrori che commetteva e fargli invece credere di aver preso sulle spalle il “fardello” della civilizzazione, come pretendeva il grande cantore dell’impero britannico, Rudyard Kipling, oggi ripetiamo le stesse menzogne e gli stessi crimini, esibendo sulla nostra gobba il peso del fardello della democrazia da esportare, in nome di quell’astratto universalismo che tanto affascina gli scialbi cantori della fu sinistra, ormai ridotti a menestrelli del Destino Manifesto degli Stati Uniti d’America.
Abbiamo assassinato Saif al Arab, il figlio minore di Muammar Gheddafi; il “figlio del raìs”, come recitano con dileggio i nostri quotidiani, orma privi di ogni pur labile senso di pietà e di decenza. E con lui sono stati assassinati tre nipotini del leader libico. Le titubanze della NATO ad ammettere il massacro sono state svergognate dal vescovo di Tripoli, Giovanni Martinelli, che ha visto e benedetto le salme. Un atto di carità cristiana in mezzo allo scempio.
Sì, perché Gesù predicava la misericordia e la carità e non le guerre del Bene contro il Male, come ci viene ripetuto dai tempi di Bush Jr, ora con l’amplificatore laicistico e politicamente corretto della fu sinistra.
Quando si tratterà di votare ricordiamoci allora di chi ha trasformato il Bene e i nostri ideali in una portaerei per lanciare bombardieri umanitari che si esercitano al tiro al bersaglio su esseri umani. Nessuno sconto, per carità di Dio, a questa gente. Nessun se e nessun ma. Sono complici e basta. E il crimine di cui sono complici ha un nome ben noto a sinistra: si chiama “imperialismo”.
Nel 2003, il professor David Harvey, un signore che ha insegnato a New York, Oxford e Baltimora, scriveva: “Qualsiasi tentativo del genere [cioè di contestare l’egemonia statunitense] da parte di potenze estere (per esempio, attraverso la fuga di capitali e il crollo del dollaro) susciterebbe sicuramente negli USA una risposta politica, economica e anche militare selvaggia”.
Ecco la radice dell’inciviltà più incolta e spudorata che ci sia al mondo. Chi non l’ha capito non merita comprensione, ma solo disprezzo.
Chiedo quindi che il mio Paese si ritiri immediatamente dalla coalizione dei massacratori e si faccia determinato e infaticabile promotore delle soluzioni negoziali proposte e già accettate dal legittimo governo libico.
E’ dedicato a Gesù il più alto dei minareti della moschea degli Omayyadi a Damasco. Se non lo distruggeremo con i nostri prossimi selvaggi bombardamenti, si narra che lì sopra apparirà Cristo il giorno del Giudizio Universale. Se quel giorno io andrò in Paradiso spero che i bombardatori siano cacciati all’Inferno. Ma se dovessero andare loro in Paradiso allora io voglio andare all’Inferno per non averli più tra i piedi e non vedere più le loro facce orrende. Meglio quella del Diavolo.
pubblicato da Megachip.info
Post Scriptum
di Lorenzo Dorato
E’ di questa mattina la notizia della, al momento presunta e da accertare, uccisione di Osama Bin Laden (alcuni siti come Peacereporter sembra abbiano smentito la veridicità delle foto mostrate e un comunicato dei talebani negherebbe l’autenticità della notizia). Probabile creazione o comunque fedele alleato dei servizi segreti statunitensi, Bin Laden è stato trasformato negli anni della propaganda di guerra post-11 Settembre nel nemico numero 1 del mondo “civile”, il mostro fondamentalista che stringe d’assedio il mondo libero con la minaccia di atti terroristici. Senza scendere ora in disquisizioni sulla natura reale sia della barbara strage dell’11 Settembre delle Torri Gemelle sia della stessa Al-Qaeda, basti rilevare, alla luce delle reazioni in successione espresse dai principali esponenti politici, il tenore della propaganda di guerra, incentrata nella creazione del nemico emotivo e nell’implicita (o esplicita) divisione del mondo in buoni (occidente libero democratico) e cattivi (dittatori, straccioni, fondamentalisti, populisti di ogni risma). Che nel fronte dei “buoni” allineati ci siano gli alleati fondamentalisti sauditi (e fino all’11 Settembre lo stesso Bin Laden), gli ex-dittatori Ben Alì e Mubarak, i tagliagole dell’Uck, i fondamentalisti islamici interni al tentato colpo di Stato in Libia, l’integralista ultra-conservatore Moussavi in Iran, la destra fascista sud-americana in Honduras, in Venezuela e in Bolivia e quella al governo in Colombia, ciò conta poco. Si tratta di dettagli estetici trascurabili! L’importante è far passare l’idea che Buoni e Cattivi si dividano non (come è nella realtà) per la loro supina sottomissione o meno ai voleri dell’imperialismo predominante, ma per i cosiddetti “valori” dell’occidente. Valori disgustosi tanto nella forma declamata, quanto nella sostanza reale. Nella forma leggasi: democrazia individuale, diritti umani estraniati, libertà d’impresa. Nella sostanza leggasi: suprematismo culturale, diritto di fare la guerra senza se e senza ma, dominio incontrastato delle esigenze del capitale sul resto dei momenti della riproduzione sociale, sovranità assoluta del mercato sulla vita dell’uomo, mercificazione dell’esistenza. Ecco l’occidente luminoso del XXI secolo che si vuole esportare e far trionfare.
in queste ore, dopo l’annunciata uccisione del fondamentalista Bin Laden, già burattino dell’Occidente con la sua fantomatica Al-Qaeda infiltrata (chissà perché) ovunque si tratti di destabilizzare paesi riottosi all’allineamento imperiale, le dichiarazioni disgustose degli esponenti politici si sommano una ad una in un crescendo di occidentalismo mediatico accelerato. Frattini descrive l’11-9 come l’evento (politico suppongo) più tragico del secolo in corso (dove evidentemente il milione di morti in Iraq, le centinaia di migliaia di morti in Afghanistan, le migliaia di morti in Palestina, la distruzione di interi paesi, per il nostro ministro non sono un evento paragonabile). I capi di Stato europei si congratulano con Obama per il prezioso colpo messo a segno nella guerra del Bene contro il Male. Migliaia di persone, a quanto è dato sapere, festeggiano a Ground Zero e inneggiano, anche davanti alla Casa Bianca, alla vittoria degli USA nella guerra al terrore (convinti evidentemente che la gendarmeria di terra e di aria USA sparsa per il mondo stia facendo ancora giustizia dell’orrore, innegabile per carità, delle Torri Gemelle).
Nelle due guerre mondiali si parlava di nazionalizzazione imperialistica attiva delle masse. Oggi si potrebbe parlare di cooptazione mediatica passiva delle stesse masse, ridotte a consumatori di bombardamenti mediatici quotidiani. Gli stessi bombardamenti mediatici che hanno impedito, al momento, la formazione di un minimamente consistente fronte contro i bombardamenti reali in Libia che si stanno consumando sotto gli occhi accondiscendenti di milioni di cittadini del democratico occidente.
Le parole meno disgustose di commento all’uccisione di Bin Laden, al momento provengono dal direttore della sala stampa vaticana padre Lombardi, il quale ha affermato: “Di fronte alla morte di un uomo, un cristiano non si rallegra mai, ma riflette sulle gravi responsabilità di ognuno davanti a Dio e agli uomini e spera e si impegna perché ogni evento non sia occasione di una crescita ulteriore dell’odio, ma della pace”. Nessun sbilanciamento politico, ordinaria frase di circostanza di una Chiesa che non osa levare una chiara voce politica contro i soprusi e in particolare contro la guerra. Ma per lo meno un briciolo di quotidiano buon senso, per quanto estraniato possa essere. Senz’altro migliore dell’esaltazione crociata secolare dei sicari attivi dell’imperialismo del “Bene” in lotta contro il “Male”.
Di fronte a questa ipocrisia assordante, le vittime dell’11 Settembre, inclusi i pompieri morti nelle drammatiche operazioni di soccorso probabilmente da 10 anni si staranno rotolando inquieti nelle loro tombe assieme alle centinaia di migliaia di vittime della guerra in Afghanistan, in Iraq, in Palestina ed ora in Libia.
Arriverà un giorno meno ipocrita e meno vigliacco in cui li lasceremo finalmente riposare in pace?!
Due rapidi rilievi conclusivi di carattere politico:
1- da notare l’enfasi posta dai diversi commenti politici alla presunta morte di Bin Laden sul ruolo “innegabile” del Pakistan come rifugio dei terroristi. In Pakistan è in atto una vera e propria guerra USA-NATO, mai esplicitata, con bombardamenti in piena regola, sempre con la scusa di stanare terroristi nascosti. E’ forse giunto il momento di un’ufficializzazione della guerra anche contro il Pakistan e di un incremento ulteriore delle energie militari impiegate?
2- in piena guerra libica, mentre continuano le vigliacche uccisioni di civili (tra cui figlio e nipoti di Gheddafi), la notizia di Bin Laden ucciso, vera o falsa che sia, esce a pennello per distrarre l’opinione pubblica statunitense ed europea dall’ennesima guerra disastrosa, mostrando i presunti “benefici” delle guerre, a partire proprio dalla guerra di più vecchia data che perdura da 10 lunghissimi anni.
Mai come oggi, è irrinunciabile un coordinamento forte e partecipato, in Italia, per opporsi al pensiero unico della guerra umanitaria.