Intervista a Mario Fracasso
apr 15th, 2011 | Di Antonella Ricciardi | Categoria: Interviste, Storiadi Antonella Ricciardi
Nella testimonianza che segue a breve, Mario Fracasso, un tempo esponente delle Brigate Rosse, narra alcuni passaggi della difficile vicenda che lo ha portato a cercare di “cambiare le cose”, prima attraverso la lotta armata, poi tramite la cultura, espressa tramite libri autobiografici e la partecipazione a produzioni documentaristiche, anche per poter guardare avanti in altra maniera. Al di là delle visioni politiche che si possano avere, comunque, il dialogo con Mario Fracasso ha i suoi motivi d’interesse, soprattutto perchè è, per diversi aspetti, il ritratto di un’epoca storica, quella degli anni di piombo italiani, ancora in parte da approfondire.
RICCIARDI: “Sei stato un esponente storico delle Brigate Rosse, motivo per cui hai trascorso una prigionia molto lunga, dato che eri stato arrestato, a causa di un pentito, nel 1980, rimanendo segregato fino al 1994, e sei tornato del tutto libero nel 2004… Durante gli anni più recenti sei divenuto autore di vari libri, in prosa e in poesia, e in diversi brani (molti dei quali nell’opera “Autobiografia di un ex brigatista rosso”) ripercorri un itinerario di ribellione contro un’oppressione molto dura, di natura economica e politica: puoi riassumere, in estrema sintesi, quali sono state le motivazioni che ti hanno spinto a partecipare alla lotta armata?”
FRACASSO: “Le motivazioni sono state possiamo dire “socialmente e politicamente storiche” (storia del movimento operaio e comunista per combattere il sistema borghese e vivere il comunismo) e, nel concreto, ci sono state per affrontare le condizioni umane e sociali dei bisogni che si volevano soddisfare, insieme alle alternative guerrigliere, di fronte alla reazione della borghesia e del revisionismo. Un discorso un po’ lungo… perciò è giusto fermarsi sul perché che mi ha spinto a partecipare alla lotta armata. Un perché che mi ha spinto per soddisfare quei bisogni umani e sociali di giustizia che continuamente sentivo sulla propria pelle proletaria e di classe, e che attraverso la partecipazione alle lotte che il movimento politico e sindacale portava avanti, ma non sentivo ancora concretizzato. Nell’incontro e nella discussione avuta con un compagno brigatista ho avuta la convinzione di fare ciò, anche se era tutto da approfondire che questo mio bisogno potesse essere realizzato”.
RICCIARDI: “Cosa ti è rimasto più impresso dell’esperienza del carcere? Sei riuscito a riconoscere un senso a questa vicenda di prigionia, nonostante sia stata certamente anche sofferta?”
FRACASSO: “Dell’esperienza in carcere mi è rimasto impresso il senso dell’annientamento e in alcuni casi di eliminazione fisica indotta, visto le poche e insufficienti alternative per far fronte a questo annientamento che esprime la prigione. Il mio rapporto forzato con la prigione è emblematico perchè per questa mia ricerca di giustizia la borghesia mi ha condannato inizialmente a 5 anni e poi a 50 anni di prigionìa per la partecipazione alle lotte che il proletariato prigioniero ha condotto e in specifico alla partecipazione all’annientamento di due traditori politici. Perciò l’unico senso che riconosco alla prigionia è quello della prosecuzione dell’attacco criminale e terroristico di chi detiene il potere, per vedere annientato chi cerca di combatterlo ponendosi all’altezza dello scontro di classe. Tutto questo ci deve portare ad essere a conoscenza di tutte le sue articolazioni, essendo in un luogo di prigionia e in condizioni anche di ostaggio e di rappresaglia, e con convinzione affrontarlo organizzati logicamente se vogliamo resistere e liberarcene”.
RICCIARDI: “Attraverso i tuoi volumi, hai spesso cercato di congiungere la descrizione di episodi significativi di vita di persone a te molto care e ben note (ad esempio, i tuoi genitori, contadini molto poveri del Salento, una compagna d’impegno ideale, Alfonsina Bertelli) con un contesto storico-culturale più generale, in quanto si trattava di episodi con valore simbolico anche generale… Puoi fare qualche esempio di esperienze di tali singole persone che ti hanno reso più consapevole della situazione storica del nostro tempo?”
FRACASSO: “Tra le singole persone che ci sono tante, sono i miei genitori e Alfonsina che mi hanno dato un contributo notevole per la consapevolezza della situazione storica del nostro tempo: da una parte i miei genitori, per le condizioni lavorative che furono costretti ad affrontare per poter vivere e mantenere la famiglia in modo dignitoso, e dall’altra Alfonsina, per cui le condizioni famigliari erano insoddisfacenti prima, e poi, da donna, per anni ha affrontato con coraggio e dignità il rapporto attraverso i nostri colloqui con la prigione, magistratura ecc. fino al punto di arrivare alla morte”.
RICCIARDI: “L’opera “Nel tratto di strittuledda” [il termine “strittuledda”, in dialetto salentino, vuol dire “strettoia”, con riferimento sia al restringimento fisico del carcere che al fatto che in tale ambiente, per forza “raccolto”, si sono accumulati anche fatti positivi: rapporti umani ed ispirazione per scritture poetiche, n.d. R.] è una miscellanea di poesie, di autori vari (alcune di queste ti sono state dedicate): in questi versi, scritti da diversi militanti politici, e preceduti da una tua introduzione di ringraziamenti, trovano spazio, oltre a sentimenti personali ed universali, anche aspirazioni intense a favore della emancipazione delle classi sociali più svantaggiate e di popoli oppressi da colonialismo ed imperialismo: ad esempio, dei Tupac Amaru peruviani, dei rivoluzionari afroamericani, dei pellerossa, e così via. Tu stesso sei autore di un libro di poesie (“Alessano lo conosceva bene…eppur bisogna andare…”) in cui i versi non sono scissi da una visione politica (ad esempio, c’è una composizione di sostegno al popolo palestinese)… Ritieni, quindi, che la letteratura possa essere utile non meno della militanza politica attiva per sostenere un certo tipo di cause?”
FRACASSO: “Sono convinto che la letteratura possa dare un contributo notevole per sostenere la lotta della liberazione di classe, proprio per non lasciare in mano alla borghesia e ai suoi servi la smemorizzazione e la mistificazione ipocrita delle battaglie che i popoli oppressi conducono da secoli per potersi liberare dallo sfruttamento sanguisuga e guerrafondaio. E’ anche una battaglia
culturale e di classe per liberarci dalla divisione del lavoro manuale che spesso tocca ai proletari e del lavoro intellettuale che spesso è la borghesia o la piccola borghesia a portarlo avanti”.
RICCIARDI: “Quali sono i messaggi più significativi che hai voluto comunicare attraverso i tuoi libri?”
FRACASSO: “I messaggi che ho voluto comunicare attraverso i libri, sono quelli che dicevo prima, che i sacrifici e le lotte che i popoli, il proletariato portano avanti ogni giorno, devono essere loro a scriverli e comunicarli, affinchè non ci siano più sfruttamento e oppressione”.
RICCIARDI: “Oltre ad aver scritto ben nove libri, hai anche partecipato al film-documentario “Sangue vivo”, in quanto comparsa, lo stesso nel documentario “Fine pena mai” e in quanto protagonista sei stato nel film “Italian Sud Est”: in che modo è nata l’iniziativa di questi film- documentari, e quali sono i messaggi più importanti di cui si fanno portatori?”
FRACASSO: “L’iniziativa per partecipare a film e documentari è stata, come sempre, per tentare di dare un mio contributo di lotta, e di conoscenza delle condizioni proletarie e di ribellione a questo sistema sociale ingiusto e segregante anche attraverso il cinema, e anche per far conoscere un po’ di storia del movimento guerrigliero espresso dalle Brigate Rosse”.
RICCIARDI: “Tornando ai tuoi scritti, in essi valorizzi anche le tradizioni della tua terra, cioè la Puglia, ed in particolare la provincia di Lecce, nel cuore della cultura salentina: si tratta di un territorio con un bagaglio molto specifico (ad esempio, con caratteristiche musiche e danze) oltre che con una tradizione anche di battaglie sociali notevoli (per esempio, le lotte dei contadini nelle campagne, per la terra): a cosa ti senti più legato di questi luoghi,che hai voluto rielaborare anche nelle tue opere?”
FRACASSO: “Mi sento legato anche qui, nella realtà concreta del Salento, perchè continua ad essere in una condizione di sfruttamento, le musiche e le danze sono espressione delle sofferenze, amori e lotte, che il popolo contadino e bracciantile esprimeva, e sia con le lotte che hanno portato avanti nell’occupazione delle terre che erano state promesse al ritorno della guerra, e sia riguardo i diritti negati con la repressione e con la prigionia”.
1° aprile 2011