Marx e le forche caudine del capitalismo
gen 21st, 2011 | Di Piero Pagliani | Categoria: Dibattito PoliticoUn appunto sui movimenti “oggettivi” della realtà
di Piero Pagliani
Un anno fa la rivista on-line “Overleft” ha pubblicato un’intervista a Costanzo Preve (qui).
E’ da segnalare che poco prima era stata pubblicata un’intervista di David Harvey a Giovanni Arrighi (qui).
Dato che sia Preve sia Arrighi (ma anche Harvey) sono pensatori marxisti fuori dal coro che mi stanno particolarmente a cuore, quella doppia intervista mi è apparsa il segnale che anche nella sinistra italiana (che è tradizionalista quando è seria) qualcosa si sta muovendo.
L’articolo di Preve non poteva che suscitare reazioni. E’ ovvio ed è salutare, altrimenti queste operazioni culturali non servirebbero a nulla.
Nel numero seguente di “Overleft” è quindi apparso un articolo di Antonino Contiliano intitolato “Un antagonismo kairologico nel tempo del capitalismo finanziario”, apparso lo scorso maggio su “Overleft” come risposta critica all’intervento di Preve (qui).
E’ una risposta che invito a leggere perché permette di chiarire le posizioni alternative e i punti critici di cui si sta parlando. Così come invito caldamente a leggere anche l’articolato commento di Franco Romanò alla risposta di Contiliano. Tale commento contiene già elementi molto utili per spronare un po’ tutti ad andare avanti (anche nella critica culturale – si veda, come significativo esempio, l’ultima domanda posta da Romanò a Contiliano).
Qui di seguito vorrei contribuire analizzando un punto specifico dell’articolo di Contiliano su Preve.
Da quanto egli scrive sembra che la risposta di Marx a Vera Zasulich fosse che se le condizioni per il passaggio al comunismo erano favorevoli per l’Europa industrializzata tuttavia non lo erano per la Russia, perché eventi analoghi possono produrre risultati differenti in ambienti storici differenti. Secondo Contiliano questa sarebbe una riprova del materialismo potenza-atto di Marx (via Aristotele ed Hegel).
In realtà credo che l’utilizzo che Contiliano fa della risposta di Marx alla Zasulich sia filologicamente inesatto (ovviamente se ho ben capito il suo punto specifico).
La populista russa aveva esplicitamente chiesto infatti a Marx se per il passaggio al comunismo in Russia sarebbe stato possibile appoggiarsi sulla comune agricola tradizionale russa oppure si sarebbe dovuto passare per forza attraverso la fase capitalistica nelle campagne. La risposta di Marx fu che in Russia non sarebbe stato necessario passare attraverso le forche caudine del capitalismo, perché «la “fatalità storica” di questo movimento è [dunque] espressamente ristretta ai paesi dell’Europa occidentale» e «l’analisi fornita in Il Capitale non offre dunque ragioni né a favore né contro la vitalità della comune rurale, ma lo studio speciale che ne ho fatto, e di cui ho cercato i materiali nelle fonti originali, mi ha convinto che questa comune è il punto d’appoggio della rigenerazione sociale in Russia».
E questo, perché, per l’appunto, non esiste nessuna necessità storica di passare attraverso il capitalismo nelle campagne: «La “fatalità storica” di questo movimento è dunque espressamente ristretta ai paesi dell’Europa occidentale».
E’ il passaggio al comunismo attraverso il capitalismo ad essere ristretto a quei paesi, e non il passaggio al comunismo ad essere precluso ai paesi che non passino attraverso al capitalismo.
Nelle bozze della risposta a Vera Zasulich, Marx si spinge addirittura a dire che il comunismo sarà una sostituzione della «produzione capitalista con la produzione cooperativa e la proprietà capitalista con una forma superiore di tipo arcaico della proprietà, e cioè la proprietà comunista» (la sottolineatura è mia).
Questo passo non fu riportato nella stesura definitiva, ma non è una sorpresa, visto che quando Marx ed Engels parlano di società dove il rapporto sociale non è cosalizzato dalla merce, cioè non è funzionalizzato alla creazione di valore, si riferiscono una volta a società pre-capitalistiche e un’altra alla futura società dei liberi produttori associati (in sintesi, da questi riferimenti sembrerebbe evidente che l’idea di “forma sociale di tipo arcaico in forma superiore” – come ancora si legge nelle bozze della famosa lettera – non sia una svista del “vecchio” Marx – insomma, a quell’epoca aveva sessantaquattro anni, era una persona nel pieno della maturità intellettuale e della capacità di riflettere sull’enorme mole di esperienze, di informazioni e di conoscenze raccolta, non era un anziano affetto da demenza senile come a volte si vuole insinuare).
Che poi i Bolscevichi russi l’avrebbero pensata in modo differente è un altro paio di maniche (ma non si gridi infantilmente al “tradimento”).
Ovviamente la discussione è aperta attorno all’interpretazione previana di Marx e alla sua critica della oggettiva fatalità del movimento per il comunismo.
Ma occorre utilizzare argomenti differenti dalla risposta di Marx alla domanda che Vera Zasulich gli pose il 16 febbraio 1881.