La giornata del ricordo
feb 10th, 2010 | Di Rodolfo Monacelli | Categoria: Dibattito Politico, Primo PianoIl 10 Febbraio è stata celebrata la cosiddetta “giornata del ricordo”, in onore dei martiri delle foibe. E’ necessario, in questo coro generalizzato, far sentire la nostra voce anche su quest’annoso e delicatissimo argomento cercando di svelare gli specchi di carte che si celano sotto quest’apparente solidarietà verso le popolazioni dalmate. Al tempo stesso con quest’articolo cercheremo di non aderire all’altrettanto generalizzato coro dell’ultrasinistra che, invece di cercare razionalmente di affrontare la questione, sceglie la via più facile e comoda: quella della rimozione e del negazionismo. Le cose, da una parte come dall’altra, sono invece un po’ più complicate.
Necessario è, per affrontare un discorso del genere, contestualizzare gli avvenimenti precedenti la Seconda Guerra Mondiale. Bisogna ricordare innanzitutto che le foibe non furono, come viene strumentalmente oggi affermato, una “pulizia etnica” a danno degli italiani da parte degli slavi. Fu una crudele ed ingiusta resa dei conti, una vendetta avvenuta però dopo anni di sopraffazioni di qualunque genere da parte del Fascismo, l’italianizzazione forzata di toponimi e di cognomi, i licenziamenti di lavoratori che avevano la sola colpa di non essere italiani, di deportazioni di donne e di bambini, distruzioni di villaggi, scioglimento di organizzazioni dall’alto valore culturale per i popoli slavi che abitavano in quelle zone come la Cirillo e la Metodio e, a pochi anni dal secondo conflitto mondiale, l’archiviazione di un’inchiesta che avrebbe dovuto accertare la verità sulla tragedia avvenuta nel bacino carbonifero dell’Arsia, di proprietà dell’IRI, che provocò 185 morti tra minatori italiani e slavi. Da questo e da molto altro sorse dunque un rancore profondo delle popolazioni slave nei confronti dei fascisti, poi identificati con gli italiani. Vennero infatti uccisi, e questo non viene mai ricordato, anche importanti esponenti del CLN di Trieste, antifascisti e comunisti di Fiume e dell’Istria.
Si continua però a parlare di “odio e pulizia etnica” che ha provocato un processo collettivo di deformazione della verità mentre la discriminante etnica costituirà invece solo ‹‹un elemento secondario›› (Diego De Castro, istriano, difensore dei diritti degli italiani e consigliere politico del governo italiano presso il governo militare Alleato a Trieste).
Si tratta inoltre di cercare di capire perché, dopo anni di rimozione, questa vicenda sia venuta improvvisamente all’ordine del giorno della politica italiana, tanto da dovergli dedicare una giornata del “ricordo”. Pensiamo che tutto questo sia non tanto un tentativo di equiparare il fascismo al comunismo per appoggiare l’avanzata della destra più o meno estrema (o,almeno, non è solo questo il motivo), come da parte dell’estrema sinistra si afferma, quanto piuttosto di celebrare la democrazia occidentale nelle sua presunta liberalità e tolleranza. Se, insomma, la “giornata della memoria” è un tentativo, ormai scoperto, di giustificare i crimini sionisti (come se un crimine ne permettesse un altro), la “giornata del ricordo” sembra essere invece una dichiarazione d’intenti. Una dichiarazione che intende affermare che ciò che non si collochi all’interno del capitalismo sfocia inevitabilmente nel sangue e nell’assassinio: difendiamo dunque lo status quo, il capitalismo, il migliore dei mondi possibili.
Non si tratta dunque, oggi, di difendere Tito, di negare la realtà delle foibe o di appoggiare il comunismo storico novecentesco, ma di cercare di proporre una nuova teoria rivoluzionaria e un’altra prassi politica che possa liberarci dai fantasmi del passato e, al tempo stesso, dall’incubo che oggigiorno tutti noi viviamo: quello dell’alienazione, dello sfruttamento capitalistico e della morte che ogni giorno tutti noi dominati subiamo sulla nostra pelle.
Bene fa l’articolo a sottolineare le responsabilità tutte italiane in salsa fascista nel perpretare nei confronti dei popoli slavi occupati forme ignominiose di violenza e sopraffazione coloniale. Quella dell’occupazione balcanica da parte italiana è una fetente storia colonialista che invece di essere discussa e criticata viene sottaciuta per soffermarsi su un aspetto “reattivo” che corrisponde al cosiddetto infoibamento. Lì ci fu una vera e propria guerra civile che portò non alla pratica dell’infoibamento come mezzo di “soluzione” fisica. Bisogna riscordarsi che la pratica dell’infoibamento nella zona istriana fu iniziata dagli italiani come applicazione della direttiva di Mussolini che “consigliava” così di sbarazzarsi degli imbarazzanti slavi restii ad italianizzarsi.
Mi sento d apprezzare le considerazioni fatte da Rodolfo sul perché dell’istituzione della cosiddetta giornata della memoria.
L’ultima parte dell’articolo, invece, non mi convince, e per due motivi: 1) non si può negare o sottovalutare la grande opera di riunificazione degli “slavi del sud” (la Jugoslavia) compiuta da Tito, il quale va ricordato per aver saputo restituire la dignità a popoli che l’avevano persa causa colonialismo, quindi onore e merito al generale Tito; 2) la conclusione dell’articolo mi sembra un po’ appiccicata e retorica (non me ne voglia Rodolfo).
1) Nella conclusione dell’articolo quando ho scritto “non si tratta oggi di difendere Tito” non intendevo negar il valore storico della figura di Tito ma nel senso che,oggi, non è quello il nostro scopo principale;
2) per quanto riguarda invece la conclusione dell’articolo volevo sottolineare come, proprio per le mie considerazioni sul fine della “Giornata del ricordo”(così come quello della memoria), è prioritario proporre una teoria tale da opporre ai crimini,altrettanto virulenti dei cosiddetti “totalitarismi”(definizione generica dove si può comprendere tutto e il suo contrario, da Pinochet a Castro);
3) Prendermela e di che? Le critiche sono sempre utili per una crescita individuale,culturale e politica
Ciao.
Ottimo articolo Rodolfo! Purtroppo lo sappiamo come spesso e volentieri la storiografia ufficiale sia asservita agli interesse dell’ideologia dominante. Mai come ora è necessario opporsi a queste strumentalizzazioni farsesche di alcuni drammatici eventi storici (giornata della memoria, giornata del ricordo ecc.), le .quali risultano essere nient’altro che strumenti per fortificare e rendere inespugnabile l’attuale sistema produttivo
Leggo: “la “giornata della memoria” è un tentativo, ormai scoperto, di giustificare i crimini sionisti (come se un crimine ne permettesse un altro)” e non mi pare corretto. La giornata della memoria è infatti tuttora un modo per ricordare i crimini messi in atto da un regime razzista antisemita e per condannare ogni forma di razzismo, Questo almeno nella forma corretta e non strumentale della celebrazione. Tito inoltre ebbe il merito almeno di impedire la degenerazione di etnici e religiosi, abbiamo infatti constatato che la pulizia etnica gli jugoslavi la misero in atto più contro se stessi che contro gli italiani
La prima parte la trovo ineccepibile, vorrei solamente che tali giornate fossero adeguatamente inquadrate nella realtà storica del tempo in cui si verificarono quegli eventi, evitando interpretazioni e strumentalizzazioni politiche di parte, almeno se la storia si fa ancora come diceva Tacito “sine ira et studio”
cose ovvie per chi conosce un pò di storia dei balcani. La retorica invece dimentica per esempio l’aiuto dato dal fascismo agli ustascia. Anche la chiesa cattolica nasconde molto i propri crimini commessi in Croazia.Ma si sà, contro il comunismo, tutto è lecito, anche appoggiare Hitler come fede il card. Stepinac beatificato da papa Giovanni II. Credo che quando si uniscono nazionalismo e fanatismo religioso, la religione si fa complice dei peggiori delitti, come è avvenuto anche in Spagna all’epoca del cattolicissimo Franco.
Personalmente sono stato educato sia all’anticomunismo che all’antifascismo, che non mi sembra proprio che per quello che hanno espresso storicamente siano molto differenti, e quindi non trovo nessuna giustificazione né per le foibe né per la shoa. Detto questo è pur vero che questo capitalismo, sotto le mentite spoglie del ritenersi l’incarnazione della Democrazia, usa sia gli eccidi dell’uno che dell’altro ai propri fini di ottundimento generalizzato delle menti. Ritengo quindi che qualunque tentativo di difesa sia del comunismo che del fascismo avvantaggi solo di chi vuol perpetuare questo gioco di rivolgere troppo l’attenzione al passato invece che al presente schifoso, “debole” , “relativista” e al come fare a cavarci questa scimmia dalla schiena.
Condivido in parte l’opinione del Signor Monacelli. Personalmente provengo da una famiglia istriana e ebrea (il che potrebbe sembrare l’inizio di una barzelletta), che fra gli anni ’20 e gli anni ’50 ha fatto tris: all’inizio perseguitati dai fascisti come non abbastanza italiani (ci cambiarono a forza i cognomi e la mia bisnonna bilingue non poté insegnare il croato alle figlie), sfiorati dall’ebreicidio nazista poi, infine perseguitati come italiani dai titini. Sono d’accordo con quanto espresso riguardo la strumentalizzazione delle ricorrenze, usate per legittimare una cosa assolutamente intollerabile come il sionismo nel caso del 27 gennaio, o per attaccare ingiustamente il comunismo e difendere la democrazia occidentale nel caso del 10 febbraio.
Quello che però non condivido è il rifiuto della categoria di pulizia etnica per la vicenda giuliano-dalmata.
Infatti è necessario effettuare una distinzione fra le foibe, avvenute come ingiusta ma comprensibile rappresaglia durante la guerra, e l’esodo forzato di istriani, dalmati e fiumani di lingua italiana pianificato nel dopoguerra.
Nel primo caso si trattava di una vendetta effettuata in un contesto bellico per i torti subiti, fatta quindi in condizioni di assenza di ordine da parte di una componente etnica comprensibilmente accecata dall’ira verso le “zaba” italiane. Questo è, ripeto, non giustificabile ma assolutamente comprensibile.
Nel secondo caso invece fu una pulizia etnica bella e buona e assolutamente intollerabile e vergognosa, pianificata a guerra finita (perciò quando si poteva operare in altri modi per raddrizzare i torti subiti dagli slavi anziché con la giustizia sommaria e indiscriminata contro gli italiani), organizzata e messa magistralmente in atto dal falso comunista Tito e compari. E dico pulizia etnica perché esistono vari modi per mettere in atto questa pratica, come è noto. Un territorio può essere “ripulito etnicamente” o convertendo la popolazione considerata allogena a nuovi usi e costumi, o distruggendola fisicamente, oppure costringendola all’emigrazione. Ciò ci ricorda quanto detto dagli ustas’a riguardo ai serbi quando si ripromettevano di convertirne 1/3, ucciderne 1/3 ed esiliare il terzo restante. Ebbene, la pulizia etnica fascista impiegò il sistema della “conversione”, costringendo croati e sloveni ad italianizzarsi. L’ebreicidio nazista come è noto optò per lo sterminio di massa, mentre Tito decise di costringerci all’esilio.
Si tratta di modi diversi, più o meno violenti, di fare pulizia etnica. Ma sempre di pulizia etnica si tratta.
“Si tratta inoltre di cercare di capire perché, dopo anni di rimozione, questa vicenda sia venuta improvvisamente all’ordine del giorno della politica italiana” Questa cosa è venuta in luce solo ora, come i crimini del comunismo solo DOPO la pubblicazione del famoso “Libro nero del comunismo”, per la semplice ragione dell’occultamento pervicace e di vari decenni della Sinistra nostrana….e sarebbe pure rimasto tale per chi, ottusamente, a questa ideologia si richiama ancora.
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Apprezzo il riferimento al trattamento che gli jugoslavi riservarono ad antifascisti italiani.
Non basta però, perché molti sono gli errori. Spiace constatare, ad esempio, che il 10 febbraio sia menzionato solamente come Giornata del ricordo “in onore dei martiri delle foibe”: in verità è stato istituito “al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”, o almeno così recita la legge n.92/2004 (http://www.camera.it/parlam/leggi/04092l.htm).
Altro sbaglio non da poco: una confusione sulle zone di provenienza degli Esuli. Quali sarebbero “le popolazioni dalmate”? Quasi l’intera mia famiglia paterna è esule da Pirano d’Istria: assicuro che non sono Dalmati, ma Istriani. Così come gli abitanti di Fiume e circondario sono Fiumani, non Dalmati.
Al di là di queste imprecisazioni, che evidenziano una certa imperizia nel trattare il tema in questione, la tesi dell’autore è incentrata sullo schema: fascismo—>persecuzioni contro gli jugoslavi—> odio—> giustificata ribellione—>episodi brutti ma comprensibili come Foibe ed Esodo. Trattasi di un’esposizione selettiva della storia che scarica sul fascismo tutte le colpe. Il punto è che tutto ciò è profondamente viziato da un errore di fondo: si ignora infatti il carattere di scontro etnonazionale presente in tutta questa storia, già prima e durante la Grande Guerra, come dimostrato da vari storici.
Non voglio risultare prolisso, per cui rimando gli interessati ad una breve citazione tratta da un libro di Antonio Sema, storico Italiano, Istriano(Esule), Comunista: vedasi http://indipendenza.lightbb.com/t1060-il-mio-giorno-del-ricordo