Rampini e la cricca atlantista

ott 21st, 2010 | Di | Categoria: Cultura e società

di Federico Stella

Nella puntata di mercoledi 20 ottobre del programma Otto e mezzo sono stati invitatati il leghista Zaia e Rampini, giornalista del quotidiano Repubblica. Le parole più scandalose e inquietanti non sono state, tuttavia, pronunciate da Zaia (il quale si è comunque distinto in abominevoli uscite sulla natura delle delocalizzazioni), personaggio di cui tutti ormai conosciamo le gesta, bensì dal sinistro Rampini; tutti i suoi interventi non sono stato altro che un elogio della democrazia liberale, dello stato di diritto e della politica migratoria statunitense. Rampini ci propone compiaciuto una carrellata di pregi della politica interna Usa, dipinta come un esempio di civiltà e tolleranza, al quale noi, miseri e incivili europei, dobbiamo guardare con ammirazione e imitare a testa bassa. La nazione delle infami condanne a morte, la nazione di Guantanamo, la nazione delle leggi razziali e della violenza xenofoba della popolazione e delle forze dell’ordine è, per Rampini, un esempio per tutti noi. Forse il giornalista della Repubblica si è dimenticato dei crimini xenofobi di cui si è macchiata e di cui continua a macchiarsi la democrazia Usa, eccessi che da noi neanche i leghisti hanno messo in atto. Rampini continua poi il suo discorso mistificatorio paragonando due fenomeni migratori totalmente diversi, mostrando le varie soluzioni attuate negli Usa per favorire l’integrazione. Sorge, quindi, il dubbio che gli azzardati paragoni, in cui si diletta il giornalista, tra due fenomeni migratori totalmente differenti, non siano altro che un espediente per proporci un’apologia del paradiso yankee e per contribuire a indirizzare l’opinione pubblica verso le derive atlantiste alle quali una certa sinistra ci ha ormai abituati.

Quest’ultima osservazione è forse il punto più importante su cui è necessario soffermare la nostra attenzione. Rampini, infatti, non è altro che una pedina della sinistra da cui dobbiamo tenerci alla larga, una sinistra atlantista che si perde in elogi di una “democrazia liberale” responsabile di continui crimini verso i suoi cittadini e di una politica internazionale imperialista votata al massacro di popolazioni inermi e al saccheggio economico di stati sovrani. Uno “stato di diritto” con una prigione chiamata Guantanamo in cui centinaia di innocenti sono stati sottoposti a brutali torture psicologiche e fisiche. Uno “stato di diritto” in cui le minoranze etniche sono state vittime per decenni delle brutalità di organizzazioni criminali e delle stesse forze dell’ordine. Torture, morti e feriti, vittime innocenti di una democrazia liberale in cui cani e porci vanno in giro armati pronti a improvvisarsi serial killer indemoniati. No Rampini noi non ci facciamo imbambolare dalla tua miserabile propaganda. Non vogliamo certo difendere lo squallore politico e culturale rappresentato dalla Lega, ma qui in Italia non siamo mai arrivati agli eccessi xenofobi della nazione da te tanto amata.

Come se ce ne fosse ancora bisogno, ci possiamo rendere conto di nuovo con chi abbiamo realmente a che fare; personaggi “di sinistra” da tenere alla larga, rappresentanti una cricca politico-economica asservita al più squallido atlantismo che tenta in ogni modo di propinarci un minestrone ideologico liberal-democratico-multiculturale. Bisogna per forza di cose mantenere l’occhio vigile per distinguere gli amici dai nemici, i potenziali alleati da chi invece va tenuto lontano. Personaggi del genere sono forse i più pericolosi perché fanno utilizzo di una serie di ingredienti (a cui va ovviamente aggiunto l’antiberlusconismo che il modo più sicuro per nascondere la mancanza di politiche alternative) che fanno venire l’acquolina in bocca al popolo di sinistra. Ma, arrivati a questo punto, cos’è la sinistra e cos’è la destra? L’urgenza di un ripensamento delle vecchie dicotomie deve essere una questione da mettere in testa al nostro programma di lavoro.

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8 commenti
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  1. Ho visto il programma anche io. Gli elogi spudorati di Rampini agli Stati Uniti avevano qualcosa di grottesco, quasi surreale. Purtroppo dalla fine della presidenza Bush, con l’elezione del Santo preventivo Obama personaggi alla Rampini di cui abbandona il fronte “progressista” in Italia (ma non solo, anche se il nostro paese si distingue per vertici notevoli di servilismo) sono rispuntati fuori come funghi nelle loro sperticate lodi della demcrazia americana. Finché c’era Bush, brutto, cattivo, arrogante, volgarotto con accento texano, non era facile (se non per i fanatici della parrocchia filoamericana di destra, alla Nirenstein-Fallaci per intenderci) stendere tappeti rossi agli americani. Finito il ciclo dell’ubriacone texano, con l’arrivo del politicamente corretto Obama (che in termini sostanziali non ha cambiato nulla di nulla della politica USA, estera in primis) l’immagine è stata ripulita e personaggi come Rampini continuano a farneticare di democrazia, libertà, stato di diritto in relazione agli Stati Uniti.

  2. Perdonate la mia intemperanza,
    ma quanti anni ha l’autore del pezzo? Non troppi, spero. Io ne ho 21, ed è dai 18 che gente come Rampini è uscita dal mio campo visivo. Sinistre colpite da deriva atlantista? perchè, quando mai la sinistra è stata anti-atlantista? Sinistre da cui dobbiamo tenerci alla larga? Perchè, quali ci dovremmo tenere strette? La sinistra non era, in quanto tale, “l’avanguardia marciante e urlante della de-emancipazione” (Costanzo preve)?
    Con tutto il rispetto, ma Stella (di cui ricordo il convincente articolo sull’indimenticabile Shariati) appare qui come un tipico elettore PRC deluso che, accortosi che qualcosa non va, mette sull’attenti i compagni dalle cattive, anche se invitanti, frequentazioni repubblichine (da “Repubblica”). è un punto di vista molto più arretrato di quello del vostro lettore medio, che queste cose le sa da diversi pezzi, e che per Rampini prova (da anni!) schifo e compassione.

  3. Ciao ho 27 anni. Guarda non capisco bene qual’è il punto della tua critica. So benissimo che il nostro “lettore medio” non ha bisogno di un piccolo articolo scritto di getto per sapere chi è Rampini, la sua ideologia, ne tanto meno ha bisogno di essere messo in guardia dai sinistri di Repubblica e via deicendo. L’articolo voleva solo sottolineare una tendenza tipica della sinistra italiana, in modo tale da far notare, a chi non conosce le nostre posizioni e il nostro lavoro, cosa pensiamo su questi personaggi. Tutto qua. Che tu, io e gli altri lettori medi di CeC non abbiano scoperto nulla di nuovo dopo questo articolo non lo metto in dubbio; il problema è che tante altre persone stanno ancora dietro a questi individui e ripetere ciò che per noi è noto può sempre (si spera) giovare a qualcuno. Comunque sono contento che ti sia piaciuto l’articolo su Shariati! E’ stato un grande pensatore!

  4. Amo Ali Shariati, e maledico i responsabili della mancata pubblicazione in italiano delle sue opere.

    Il punto di critica puo essere così riassunto: si sarebbe dovuto impiegare questo spazio per analizzare, partendo dalla squallida figura di Rampini, la visione della Cina, dello sviluppo, della politica propria dei dirigenti del Gruppo L’Espresso, così da decrittare le loro proposte sulla scuola, sull’università, sull’assetto istituzionale, ecc.
    Un lavoro di più ampio respiro, insomma. Mi rendo conto però che in questo momento sto pretendendo di insegnarvi il mestiere, e che ciò mi rende insopportabile. Scusate.
    Comunque mi fa piacere sapere che l’età media della redazione è piuttosto bassa. Siete una delle riviste più fresche delll’asfittico panorama italiano.

    Cordialità

  5. Hai ragione avrei potuto ampliare molto di più il discorso toccando i temi da accennati. Il fatto è che volevo fare solo un articoletto che ripetesse ciò che da noi e da Preve è già stato ripetutamente detto. Vedi uno spera sempre che il nostro sito venga letto anche da chi non è sui nostri stessi binari. Penso sia importante ribadire le nostre posizioni e penso soprattutto che sia ancora più importante allargare sempre di più il nostro bacino d’utenza in modo tale da creare una vera e propria corrente d’opinione che smacheri davanti ai più la reale natura ideologica di certi personaggi. Purtroppo ancora troppe persone vanno dietro a queste figure e sono dell’idea che molte siano ancora recuperabili. Comunque grazie per i complimenti per il sito, cerchiamo di fare del nostro meglio. Di Shariati svariati anni fa venne tradotto qualcosa in italiano e di recente il giornalista Riccardo Cristiano ha pubblicato un libro intotolato “Tra lo scià e Khomeini” in cui sono proposte traduzioni e sintesi di passi scelti. L’unico difetto del libro sono alcuni passaggi dell’introduzione in cui l’autore sembra dare una lettura di Shariati in chiave liberista. Comunque a parte ciò ti consiglio di comprarlo perchè è molto interessante. Ciao!

  6. Ho visto anche io la puntata in questione.
    Rampini e’ stato semplicemente scandaloso.
    Il suo fregiarsi ripetutamente del fatto che abbia la cittadinanza americana e’ sintomatico
    ed il disprezzo via via accumulato negli anni verso la cina (che gli ha perfino permesso di
    vendere milioni di libri) sotto forma di Osservatore Speciale, e’ aberrante.
    Adesso che i nodi vengono al pettine e che la Cina fronteggia seriamente gli Stati Uniti, avendone
    in gestione buona parte delle riserve, abbiamo visto da che parte stia rampini.
    Dipingere sempre la societa’ multietnica e mondialista americana come la panacea

    Andare in Arabia, in Svezia, in Turchia, in Tirolo ed apprezzare le caratteristiche degli autoctoni dalla cultura, all’estetica, al cibo, alla societa’…oppure criticarne gli eccessi…non vuol dire essere razzisti,
    vuol dire riconoscere le diversita’ del Creato.

    Qui non c’entra Guenther o Cavalli Sforza ma e’ un discorso antropologico-sociale piu’ complesso che esula dai razzismi beceri e populisti del Sole delle Alpi.
    Vogliono far diventare l’Europa come gli Stati Uniti e metterla per forza contro l’Islam in una sorta di Divide et Impera che a Luttwak piace tanto.

    Trovo molto piu’ pericoloso Rampini (che infatti scrive su Repubblica) di uno di quei poveracci di Terzigno.

    Un saluto all’autore

    saluti
    CH

    PS
    appreziamo molto il vostro sito ed i vostri articoli.

  7. Io non ho visto la puntata – non guardo la televisione da tempo – ma so che Federico Rampini è quello che ha introdotto in Italia l’espressione Cindia, unione molto impropria di Cina e India nello spazio globalizzato, e che ora parla di “estremo occidente”, soggetto alla decadenza ed alla concorrenza degli emergenti.
    Rampini è chiaramente un globalista neoliberale – o liberalsocialista, il che è quasi lo stesso – ed è un prodotto maligno di quello che Costanzo Preve ha definito il comunismo individualistico, in contrapposto al comunismo comunitario.
    Federico Stella sostiene che Rampini è peggio di Zaia.
    Tuttavia, se dovessi buttare dalla torre, come nel vecchio gioco, o Zaia o Rampini, credo che per bypassare l’ostacolo [e non lasciare vivo uno dei due] abbatterei la torre …

    Comprendo il disgusto dell’autore del pezzo.

    Saluti

    Eugenio Orso

  8. Ciao, sinceramente anche io sceglierei di abbattere la torre… Il considerare Rampini peggio di Zaia non è tanto dovuto ai contenuti da essi proposti, quanto piuttosto alla collocazione che i due personaggi assumano nell’immaginario di molte persone. Zaia si sa chi è cosa vuole. Rampini e Repubblica, invece, sono considerati tutt’ora da buona parte della “sinistra” anche di origine marxisteggiante come rappresentanti di chissà quale orientamento politico alternativo, quando invece sono portatori del più infame atlantismo oggi in circolazione. La maggiore pericolosità di Rampini e di tutta la cricca è proprio dovuta a questa loro collocazione ideologica che non lascia emergere di fronte all’opinione pubblica la reale matrice del proprio pensiero.
    Un saluto

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