Nella trappola berlusconiana
set 27th, 2010 | Di Stefano Moracchi | Categoria: Politica internadi Steafano Moracchi
La sinistra continua ad inseguire la logica berlusconiana, non avendo compreso nulla nei quindici anni, che sono trascorsi, dalla discesa in campo.
Berlusconi, con il caso Casentino, ha trasformato una questione morale in questione politica. La sinistra, inseguendolo su questo terreno, ha finito per trasformare una questione politica in questione morale. Siccome sulla questione morale non si può permettere di dare lezioni a nessuno, finisce per competere negativamente con il giustizionalismo di Di Pietro e con il doppiopesismo di Casini. I finiani sono caduti nella stessa trappola, subendo una sconfitta politica ancora peggiore, visto il caso Montecarlo.
La sinistra ha rinunciato da un pezzo a sconfiggere politicamente Berlusconi. Vi ha rinunciato nel momento stesso in cui è passata dal PCI al PDS, perché del vecchio partito è riuscita a portarsi dietro solo la questione morale berlingueriana, pensando che potesse tornargli utile nella manovra politico-giudiziaria Mani Pulite.
Lo stesso errore che sta commettendo Fini, che di quella maledetta stagione golpista, fu all’inizio un grande fautore (insieme alle forche leghiste).
Sia Fini che Bersani, scordano che il prodotto di quell’operazione militare siede in Parlamento, ed è più forte che mai, grazie anche alla scelta (sotto ricatto?) di Veltroni che, pur avendo detto al Paese con enfasi e narrazione con tanto di borghi medievali sullo sfondo, che il partito sarebbe stato a vocazione maggioritaria competendo da solo, si è smentito subito portandosi dentro Di Pietro con tanto di simbolo (ciò che ha, invece, negato ai Radicali).
Berlsuconi, con una mossa sola, ieri, in parlamento, ha operato una distinzione ideologica che gli risulterà vincente se si dovesse tornare alle urne. Da una parte i finti moralizzatori, dall’altra i decisori. Il carattere decisionale si rafforza nel momento stesso in cui riesce a far apparire i suoi avversari dei trasformisti e degli opportunisti.
Fini, scegliendo di votare insieme alla sinistra, è morto politicamente. Gli verrà rinfacciato di essere passato prima per un apologeta del giudice di Mani Pulite, poi di essere quello che condannava quella stagione, per arrivare oggi a fare la morale a Berlusconi.
Quella che ai più sembra una scelta incomprensibile di Berlusconi è, al contrario, un piano ben congegnato e vincente.
Berlusconi continua a dare mazzate a Fini con i suoi giornali e finge di ignorare i voti dei finiani. In questo modo, oltre a dare l’impressione di non temere le urne, oltre ad aver dato prova al Presidente della Repubblica di responsabilità istituzionale nel non far cadere la legislatura (ottenendone l’elogio), riesce a non cadere nel ricatto finiano, passandogli il cerino in mano.
Questo è Berlusconi, e paradossalmente, oggi è più forte grazie al trasformismo infantile dei suoi avversari.
La sinistra, nel momento di maggiore crisi del PDL, è riuscita a creare il mito della narrazione di Vendola, rispolverare il mito della vocazione maggioritaria di Veltroni, e i le passeggiate mattutine di Bersani alle catene di montaggio.
Sulla Fed stendo un velo pietoso.