Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi
set 3rd, 2010 | Di Costanzo Preve | Categoria: Teoria e criticaQuello che segue è uno degli ultimi lavori teorici di Costanzo Preve. Come diciamo da tempo, manca quasi del tutto la pars costruens e non può essere considerato come un manifesto programmatico del Laboratorio di Comunismo e Comunità, ma va letto, perché può costituire un valido elemento per alimentare il dibattito intorno al comunismo.
La Redazione
di Costanzo Preve
1. Il problema. Rimettere sui piedi il problema del comunismo ed il problema della percezione complessiva del ruolo di Marx nella storia universale del pensiero umano
2. Il modo di produzione comunitario, forma storico-naturale della riproduzione umana complessiva
3. Dalla natura alla storia, Il passaggio dalla comunità egualitaria al dispotismo comunitario.
4. Le forme asiatiche del dispotismo comunitario: Cina, India, Incas
5. La dialettica sociale della comunità greca antica: eccezionalismo ed universalismo filosofico potenziale
6. La logica di sviluppo della comunità nel modo di produzione schiavistico europeo antico
7. La logica di sviluppo della comunità nel modo di produzione feudale europeo medievale
8. Lo sviluppo storico progressivo dell’innovazione individualistica occidentale
9. L’idealismo tedesco come grande reazione filosofica comunitaria all’innovazione individualistica occidentale ed i suoi tre grandi esponenti (Fiche, Hegel, Marx)
10. Il necessario riorientamento gestaltico integrale di Marx. Dal futurismo utopico del coronamento della modernità al ricollegamento ad una tradizione millenaria di difesa della comunità contro la dissoluzione individualistica
11. La legittimità del comunismo storico novecentesco e le ragioni del suo fallimento
12. Il modo di produzione comunitario oggi nell’epoca della dittatura totalitaria della globalizzazione capitalistica neoliberale
Continua qui: Modo di produzione comunitario corretto
Era ora!
E’ un saggio che è necessario leggere.
Provvedo subito.
Eugenio Orso
Hai ragione, è imperdibile!
L’articolo è interessante, ma non mi chiarisce cosa sia il “modo di produzione comunitario”, se non in termini filosofici negativi, dobbiamo lavorare per formulare una proposta organica, da leggere assolutamente.
Sto leggendo il saggio di Costanzo e ho compreso che il suo non è che un primo passo in avanti per “riempire di contenuti”, sperabilmente inediti, ciò che potrebbe essere un nuovo modo di produzione sociale, su base comunitaria.
Costanzo scrive chiaramente, nel suo saggio, che non è possibile costruire il futuro attraverso un “ritorno al passato”, poiché le condizioni attuali non lo consentirebbero [pensiamo alla divisione del lavoro, alla demografia, eccetera] ed inoltre bisogna fare i conti con la struttura fortemente classista di questa società , pur celata in una sorta di mistificazione a-classista, struttura classista che sovrapponendosi storicamente all’originario modo di produzione comunitario ha generato quello che Costanzo chiama il “dispotismo comunitario”.
Comprendo perfettamente le perplessità ed anche l’”impazienza” di Maurizio, ma non possiamo chiedere a Costanzo “miracoli salvifici” ed è chiaro che tutto il laboratorio di Comunismo e Comunità dovrà contribuire a riempire di contenuti, nel tempo, un possibile nuovo modo di produzione sociale su base comunitaria [giustificando così la sua stessa esistenza] e questo sarà sicuramente un lavoro duro, da pianificare sulle lunghe distanze.
Saluti
Eugenio Orso
Ciao Eugenio, la mia non voleva essere assolutamente una critica a Costanzo, so bene che è un “primo passo in avanti per “riempire di contenuti”, sperabilmente inediti, ciò che potrebbe essere un nuovo modo di produzione sociale, su base comunitaria.”, La mia voleva essere una sollecitazione, principalmente, al Laboratorio a lavorare in questa direzione.
Per Maurizio
Ed è la stessa cosa che dico io.
Bisogna però essere coscienti fino in fondo che un simile lavoro sarà duro e di lunga durata.
La mia idea è che nel contempo dobbiamo sviluppare una Nuova Critica dell’Economia Politica, con all’iinterno una Nuova Sociologia Italiana Antagonista, ma di questo potremo discutere in seguito …
Si spera, inoltre, nella possibilità di “arruolare” nuove forze intellettuali per affrontare tutto …
Saluti
Eugenio Orso
L’articolo secondo me è molto interessante nella misura in cui, facendo uso dello stesso metodo di Marx, ovvero della teoria dei modi di produzione e della deduzione sociale delle categorie del pensiero, ricostruisce coerentemente la storia universale liberando la costruzione marxiana di alcuni elementi deterministici e soprattutto progressistici.
Ovviamente il lavoro in tale direzione è lungo, ma ancor più lungo è il comprendere la maniera in cui poter proporre oggi un contenuto politico forte agli strati popolari ed a tutti coloro che non hanno nulla da guadagnare dal capitalismo in generale e dal capitalismo nella suo attuale funzionamento in particolare.
D’altra parte la teoria, la comunicazione teorica e la prassi sono tre passi di un unico percorso.
Rivolto, in particolare, a Neri, Di Vito e Dorato
Insisto sulla necessità, non soltanto per scopi teorici, di un impegno presumibilmente a lungo termine per la costruzione di una Nuova Critica dell’Economia Politica – ossia di una critica integrale al capitalismo contemporaneo, antropologica, sociologica, etica, e non soltanto “economica” – a partire dal pensiero teorico-filosofico, critico ed evolutivo, che Costanzo ha saputo regalarci in questi ultimi anni, oltre Marx ma non contro Marx.
E’ noto che io considero Costanzo il più grande filosofo italiano [ma soltanto italiano?] dell’inizio del terzo millennio, ma è chiaro che anche lui ha dovuto fare i conti, nello sviluppo del suo pensiero informato anzitutto dalla ricerca della “verità filosofica”, con la particolare ambiguità di questo capitalismo, con la capacità mistificatoria dei suoi apparati ideologico-culturali [svelata dallo stesso Costanzo] e la sua apparente “illeggibilità”, da taluni definita capziosamente per ipocrisia o per stupidità-ingenuità come una inestricabile”complessità”, che non si può essere spiegata, come “post-capitalismo” basato su sofisticati servizi e produzioni culturali [e il lavoro schiavo in settori più o meno tradizionali che riemerge un po' ovunque, dove lo mettiamo?], od anche come “post-modernità” dissolutrice dei vecchi legami, ed ancora in altre forme che non consentono di cogliere ciò che deve esser colto – come ci insegna Costanzo – e cioè la totalità espressiva.
Forse un giorno qualcuno cercherà di “coerentizzare” il pensiero di Costanzo, ma speriamo – se non saremo noi a farlo – che lo farà con meno manipolazioni e fraintendimenti di quelli che hanno caratterizzato le pur rilevanti elaborazioni del pensiero di Marx dall’ultimo quarto dell’Ottocento in poi.
Per quanto mi riguarda, spero invece che saremo noi a seguire la strada tracciata da Costanzo, anche se le difficoltà sono tante, davanti a noi abbiamo cortine di nebbia, perché siamo all’inizio di un nuovo Evo e la nottola di Minerva è ben lungi all’alzarsi in volo …
Credetemi, questo è un punto estremamente importante e deve essere affrontato
Eugenio Orso
La principale difficoltà sta nel coniugare la nostra voglia di ricerca con i ritmi frenetici di questo secolo, con la voglia di agire nel mondo dei dominati e una generale mancanza di collante nella società…ho detto poco eh? I tempi non mi sembrano maturi per coerentizzare la teoria che tutti noi stiamo tentando di elaborare, da anni, Maurizio in primis e Costanzo in secundis…ma ci stiamo provando, tutti insieme.
Secondo me, invece, i tempi sono maturi eccome! Ovvero siamo in un’epoca di vuoto totale, di caduta delle certezze, di profondissima crisi culturale ed etica. Mancano appigli forti e in mancanza di appigli forti si aprono molteplici vie d’uscita dal vuoto. Il problema è che queste vie d’uscita possono assumere connotazioni molto diverse. A chi ha maturato sensibilità politica, capacità analitica e forza espressiva collettiva minima (quella forza che ancora ci manca), spetta il dovere di agire affinché il ventaglio di possibilità apertissimo, si richiuda su soluzioni favorevoli per i dominati ed in ultima istanza per il genere umano nel suo insieme.
ho dovuto rileggere lo scritto due volte e a distanza di qualche settimana. Il linguaggio ha una chiave di lettura ma una volta che si diventa padroni di questa, tutto scorre via che è una bellezza, chiaro e profondo il pensiero. Rielaborazione originale che non posso, per quanto mi riguarda, non abbracciarla totalmente, mi sembra una sorsata di aria pura in questa morte attuale.
Mi lascia perplesso, la parte centrale, a parere mio, dell’elaborato, quello che i dominati non hanno l’accesso materiale alla conoscenza della produzione totale dei rapporti sociali, vado a memoria.
Ho rielaborato questo concetto accostandolo al pensiero leninista che insiste dicendo che bisognqa coniugare la teoria con la pratica, e precisa che la classe operaia per sua limitatezza materiale, è obbligata, se vuole ottenere il potere a conoscere la teoria che i borghesi emancipati riescono a teorizzare e a mettere a disposizione.
Il mondo che Costanzo Preve mi ha aperto rispetto ai marxisti, mi ha fatto sorridere perchè è lo specchio sociale del mondo occidentale e nello stesso tempo mi sono sentito fortunato, perchè la mia formazione culturale (poca cosa in verità) e soprattutto basata su i testi leniniani e quindi saltando i concetti dei vari marxisti ho la possibilità di muovermi più agilmente anche nelle preposizioni del Preve.
Comunque, cari teorici lavorate perchè c’è un grande bisogno di aria e poi a verificare ci pensiamo noi.
Con gratitudine.