Consiglio per gli acquisti: fate il pieno di benzina nei prossimi giorni
giu 14th, 2010 | Di Pietro Garante | Categoria: Politica Internazionaledi Pietro Garante
Notizie contraddittorie dal prossimo scenario di guerra.
A quanto sembra, dalle dichiarazioni rese da Putin in visita all’Eliseo, la Russia congelerà la fornitura all’Iran dei missili terra-aria S-300, come richiesto dagli USA e da Israele. Fino a un giorno fa, invece, varie voci ufficiali, come quella del ministro degli Esteri Sergey Lavrov, affermavano che i missili non rientravano nelle sanzioni.
Da un punto di vista strettamente militare, la mancata consegna di queste armi difensive sguarnisce l’Iran rendendolo vulnerabile ad un attacco israeliano.
E’ uno scenario plausibile dal punto di vista politico? Cerchiamo di capirlo, per quanto siamo in grado.
Intanto registriamo che Russia e Cina hanno votato a sorpresa le sanzioni proposte dalla Clinton, cosa che fino a pochissimo tempo fa sembravano alquanto riluttanti a fare.
Cosa significa questo voltafaccia?
Non lo so, ma possiamo fare delle ipotesi:
1) Gli USA hanno promesso sostanziosi vantaggi ai due enormi Paesi (ciò spiegherebbe anche l’accordo, pare siglato poche ore fa, per il quale oltre a quelle statunitensi d’ora in poi anche le forze armate della NATO potranno passare per il territorio della Federazione Russa per raggiungere l’Afghanistan).
2) Sia la Cina sia la Russia vogliono portare senza mezzi termini l’Iran sotto il loro (rispettivo) ombrello, mentre l’atteggiamento indipendente di Teheran e i recenti accordi sulla questione nucleare che essa ha stretto con Turchia e Brasile fanno temere la possibile costituzione di un quarto polo geopolitico che impensierisce entrambi i Paesi (che, guarda un po’, hanno anche congelato l’ingresso dell’Iran nell’Organizzazione di Shanghai, la SCO).
Si tenga presente che la Turchia, che insieme al Brasile si è dissociata dalle sanzioni, ha da tempo in mente dei piani tutti suoi.
Durante una visita agli inizi dell’ottobre 2001 in Turkmenistan, da parte dell’allora vice premier turco Devlet Bahceli, alla fine di complimenti reciproci per aver promosso e incrementato la cultura nazionale (turca), il premier turkmeno Abdulhaluk Cay affermò che l’influenza della Turchia in Eurasia è una cosa naturale esprimendo la speranza che il XXI secolo sia il “secolo Turco”.
Sicuramente con tanto ottimismo e tanta retorica, ma tuttavia è un dato di fatto che l’influenza politica e/o culturale della Turchia attraversa l’Eurasia, dalle sponde albanesi sull’Adriatico fino allo Xinjiang-Uiguri in Cina, passando praticamente per tutte le repubbliche centroasiatiche.
Ed è probabilmente vero, come commentò alcuni anni fa un notista turco, che la Turchia faccia finta di voler entrare nella UE (considerata popolarmente un “club cristiano”) almeno tanto quanto l’Europa faccia finta di volerla ammettere. Staremo a vedere se l’onnipotente esercito turco e la sempre vigile magistratura, custodi dell’ortodossia di Atatürk, si sono effettivamente fatti convincere che è ora di farsi gli affari in proprio, con l’Asia come direttrice e non l’Europa come voleva il Padre della Patria.
Sia come sia, approfittando di questi due scenari di stallo (che non si escludono a vicenda) Israele potrebbe intromettersi con un attacco.
A meno che i giochi non siano addirittura già fatti, perché possiamo formulare anche un’ultima estrema (ma non per questo meno probabile) ipotesi.
3) Israele ha fatto capire a Russia e Cina che comunque l’attacco ci sarà e quindi meno resistenza Teheran opporrà, meglio sarà per tutti, e per gli interessi che i due Paesi hanno in Iran e che Israele, come certamente avrà in questo caso assicurato, si premurerà di salvaguardare.
Ci penserebbero poi gli Stati Uniti a “richiamare” Israele al momento opportuno, mostrandosi potenza “amica dell’Islam”, ragionevole, equa e amante della pace (come quando richiamò fermamente Francia, Inghilterra e Israele dal loro assalto a Suez nel 1956); sperando a quel punto in un rovesciamento di regime, dato che un’invasione dell’Iran è francamente impensabile. Insomma un attacco forse nucleare come prosecuzione della “rivoluzione verde”. Ci rifletta su chi la vedeva come un araldo indipendente di libertà ed emancipazione.
D’altra parte il dottor Kissinger l’aveva detto chiaro e tondo, dopo il fallimento dei “verdi”: Per colpa di quegli incapaci, per cui abbiamo speso ben 400 milioni di dollari, adesso ci toccherà andare a bombardare l’Iran.
Una scommessa giocata sul filo del baratro, ma ormai i giochi sono destinati a farsi sempre più pesanti, almeno quanto i paralleli (e collegati) sussulti della crisi economica e finanziaria, che sicuramente un attacco all’Iran peggiorerebbe notevolmente.
Quindi, il consiglio per i prossimi giorni è, in ogni caso: fate il pieno di benzina.
Un consiglio migliore: cerchiamo di fare qualcosa. Ma in fretta. Basta sognare, basta giocare agli indiani e ai cowboy, a Moltitudine contro Impero.
La ricreazione è finita!
In questo momento la cosa più pericolosa per la pace è lasciare l’Iran da solo. La cosa migliore che si possa invece fare per la pace è anche quella più politicamente scorretta: non lasciarlo isolato. Che non significa fare il tifo per Ahmadinejad. Significa denunciare preventivamente l’ennesima possibile aggressione per “esportare democrazia”.
Chi non lo capisce si prenda le proprie pesanti responsabilità.