Mele marce e casi isolati
mag 26th, 2010 | Di Eugenio Orso | Categoria: Contributidi Eugenio Orso
Ed ecco che il satiresco mafioso con venature pedofile di Arcore [mi ripugna chiamarlo “presidente”, pur con la p minuscola] propina ad una platea mediatico-popolare obnubilata dalle sue televisioni, Rai compresa, la storiella per bambini che non c’è corruzione politica diffusa, nella politica sistemica ed in particolare nel Pdl di governo, ma ci sono soltanto “casi personali e isolati” … come dire, le classiche mele marce in un cesto sano.
Il veicolo che Berlusconi sceglie per comunicare al suo popolume e agli italiani tutti quanto precede è un ennesimo libro del Supremo Leccalulo Mediatico Bruno Vespa, dal titolo espressivo di Nel segno del Cavaliere [il cui sottotitolo potrebbe convenientemente essere: E sul suo libro paga …].
La balla berlusconiana dei casi isolati, peraltro non troppo originale e brillante, rivela tutto il disprezzo che SuperSilvio [come lo ha definito acutamente un suo ammiratore e mio ex corrispondente] nutre per la popolazione della penisola e nasconde una valutazione, non certo confortante, sull’intelligenza dell’italiano medio debitamente massificato e flessibilizzato, al quale tipicamente si rivolge l’”offerta politica” berlusconiana.
Non c’è dunque da meravigliarsi se tale “offerta politica”, sul Mercato del Consenso Elettorale e dei Sondaggi, è rappresentata da prodotti oltremodo scadenti, a partire da quelli berlusconiani, ma non solo, con l’eccezione vistosa del PD, dato che questo amebico cartello elettorale – pur contribuendo in modo significativo alla Nuova Corruzione Politica Nazionale, familistica, tutta individualistico-liberale e completamente rifluita nell’interesse privato – sembra che non sia in grado di esprimere alcuna “offerta politica”, seppur scopertamente truffaldina.
Da buon manipolatore delle tre carte, non nei classici atri delle stazioni ma in quelli televisivo-mediatici, e da buon imbonitore di masse postmussoliano [ma tragicomico e decisamente inferiore a Mussolini], Berlusconi cerca di far passare per singole “mele marce”, da buttare per conservare un cesto fondamentalmente sano, coloro che scoperti non si difendono più affermando di “averlo fatto per il Partito” – spesso impropriamente spacciato come sinonimo di alta “idealità”, di vera lotta politico-sociale, come avveniva nella Tangentopoli dissolutiva dei primi novanta – ma invocano la Famiglia, non di rado numerosa e bisognosa, la moglie, i figli e i nipoti “da sistemare”, eccetera …
Gli agi, i lussi e i “piccoli” piaceri della vita – escort di buon bordo comprese – sembrano aver sostituito le più sbrigative e agili bustarelle colme di denaro.
Gli 80 assegni della banda Anemone, erogati per pagare l’appartamento romano di Scajola [intestato alla figlia dello stesso, se non erro, nel solco di questa nuova corruttela “familistica”], non equivalgono esattamente la valigetta colma di denaro che fu trovata nelle mani del mitico Primo Greganti [unico PCI-PDS allora pubblicamente “impallinato”], e non solo per la differenza di valuta, di importo e di potere d’acquisto.
C’è un’evidente differenza qualitativa con Tangentopoli/ Mani pulite che rivela un’ulteriore e drammatica involuzione del sistema politico ufficiale liberademocratico, avvicinando il momento della sua dissoluzione finale.
Qui, la crisi della liberaldemocrazia – ed anzi la sua putrefazione progressiva ed inarrestabile, che trova la sua prima sorgente nella perdita di autonomia dello stato nazionale e delle federazioni [quindi il federalismo non risolverebbe nulla …] quanto a sovranità nazionale, politica monetaria e politiche sociali, ben al di là dei fenomeni di corruzione diffusa – rivela una malattia terminale e l’irriformabilità di questo sistema, che deve essere combattuto e superato da tutti gli uomini [ancora] di “buona volontà”, per poter uscirne con le ossa almeno parzialmente intere.
Come ha messo in rilievo il filosofo Costanzo Preve, una importante contraddizione sistemica del Nuovo Capitalismo del Terzo Millennio [in realtà, un vero e proprio nuovo modo di produzione sociale con nuovi attori e nuovi paradigmi] è che per esistere la liberaldemocrazia rappresentativa ha necessità di uno stato nazionale sovrano dal punto di vista politico e monetario, perché entro tale quadro ed esclusivamente entro questa cornice la liberaldemocrazia si è sviluppata nello scorso secolo come “il migliore dei sistemi possibili” [o meglio come scelta obbligata, nelle vicende storiche di molti paesi tributari degli USA], mentre internazionalizzazione della finanza e globalizzazione neoliberista hanno avuto come presupposto indispensabile la perdita di tale sovranità.
In altre parole, la stessa costruzione del Nuovo Modo di Produzione Sociale fondato sulla Finanza Selvaggia per la “creazione del valore” e sul Libero Mercato Globale ha richiesto [e richiede] la diminuzione di stati nazionali e federazioni in termini di sovranità.
Tornando al miserabile e periferico caso italiano, le marionette sistemico-berlusconiane Scajola, Bondi, Matteoli, Verdini, Bertolaso, eccetera, collegate alla “cricca” affaristico-paramafiosa Anemone-Balducci-De Santis-Della Giovampaola, altro non sono che piccole e miserabili comparse dell’atto finale della dissoluzione della liberaldemocrazia rappresentativa, quantomeno in Italia, dell’implosione di quello che è [e forse fra qualche anno si dirà di quello che fu] il miglior compendio sul piano politico del Neoliberismo Mercatista Planetario di marca USA.
Su tutto questo grava naturalmente l’ombra della crisi sistemica globale, ma rispetto alla stagione di Mani pulite [scomodando ancora una volta l’espressione usata in altra epoca da Amendola] oggi non è più la politica a “condurre le danze”, a imporre tangenti ad un’industria ancora parzialmente “sana”, con il fine – oltre che dell’arricchimento personale di singoli attori – di finanziare attività politiche e “raccolta” di consensi dei partiti di massa.
Oggi prevale una corruzione diffusa e atomizzata, “rifluita anche lei totalmente nel privato”, in cui politici frutto della Selezione Inversa Sistemica – operata dopo la fine dei cosiddetti partiti di massa novecenteschi sia dal “centro-destra” sia dal “centro-sinistra”, in ciò gemelli – accettano il [polposo] “osso”, gettatogli sotto il tavolo con sollecitudine da comitati d’affari di imprenditori/ confindustriali cinici e delinquenziali, avventurieri degli appalti pubblici, che però hanno ancora bisogno dei servigi dei politici e della svalutata burocrazia di stato.
Si sono, in qualche modo, invertite le parti ed è la politica a dipendere dall’industria saccheggiatrice delle risorse pubbliche, anzi, meglio sarebbe dire dell’industria fondata sul saccheggio del prodotto sociale.
I favori concessi, e spesso non sollecitati, ma erogati come se dovuti, non sempre costituiscono in sé reato penale, e la giustificazione non può più essere [detto brutalmente] “ho rubato per il partito” – perché ormai non ci crederebbero più neanche i figli scemi dei leghisti altrettanto scemi [a partire dalla “Trota” di Bossi] – tanto più che nei casi specifici citati, da Scajola a Bondi, lo stesso Berlusconi ha ricordato nel libro del devoto Vespa che i soldi per coprire i “buchi” del Pdl ce li mette lui, di tasca sua …
Lungi dal trattarsi di “casi personali e isolati”, alias – si potrebbe affermare – di singole “mele marce” in un cestino bello e sano, questi casi sono probabilmente centinaia, se non migliaia, e quindi rivelano lo Sfacimento Etico e Politico del Sistema Liberaldemocratico, pur nella variante periferica italiana afflitta da mali endogeni pluridecennali, se si pensa che la sola Lista Anemone, non corredata di precisi importi economici, riporta circa 400 nomi [sarà solo un’ennesima punta di iceberg?].
Gli importi della Nuova Corruzione Atomizzata, Familistica Amorale e Individualistica, presi singolarmente possono esser modesti in valore assoluto, ma non lo sono nel loro complesso, se sommati, e resta il fatto che dalle Grandi Opere [o peggio, dalle grandi sciagure, come quella del terremoto in Abruzzo] in genere si possono ricavare centinaia di milioni di euro, attraverso l’esplosione voluta dei costi degli appalti.
L’obiettivo finale non è diverso da quello generale e planetario della Globalizzazione di matrice anglo-americana, ed è quello dello spostamento delle risorse dall’ambito pubblico ai “forzieri” privati, nel miserando caso italiano direttamente nelle tasche di industrialotti-banditi e saccheggiatori, con la successiva “ricaduta” di favori, di gentilezze e di benefit su politici affamati di comodità e bonus per sé e per la propria famiglia, e nel caso planetario, ad un livello di potere effettivo incomparabilmente più alto, in primo luogo a beneficio dei gruppi di comando della Classe Globale, che si affrontano nel conflitto mondiale finanziario e valutario.